26 settembre 2016

Harry Potter and the Cursed Child (Harry Potter e la maledizione dell'erede) - J.K.Rowling, John Tiffany, Jack Thorne

E' sempre stato difficile essere Harry Potter e lo è ancora di più ora che Harry è un impiegato del Ministero della Magia oberato di lavoro e con tre figli a cui badare.
Mentre Harry lotta con un passato che si rifiuta di rimanere tale, il suo figlio più giovane lotta con una pesante eredità che non ha mai voluto. Mentre passato e presente si fondono minacciosamente, padre e figlio imparano una sgradevole verità: il male a volte arriva da dove meno ce lo si aspetta.




Recensione

Vi riproponiamo la nostra recensione aggiornando i dettagli relativi alla pubblicazione italiana, avvenuta lo scorso 24 settembre.

Dopo averci stuzzicati per anni con piccoli racconti pubblicati su Pottermore, J.K.Rowling ha finalmente esaudito il desiderio di molti fan pubblicando una nuova avventura della saga del maghetto più famoso del mondo e l'ha fatto scegliendo una strada originale, quella della commedia teatrale.
Harry Potter and the Cursed Child è infatti una commedia in due parti andata in scena per la prima volta il 30 luglio scorso al London's Palace Theatre; il giorno successivo - che guarda caso coincide anche con la data di nascita di Harry - è stata pubblicata un'edizione speciale dello script, che quindi non è una versione romanzata della commedia ma è il copione vero e proprio, arricchito da alcuni brevi commenti iniziali per contestualizzare le scene e spiegare al lettore lo stato d'animo dei personaggi.

I lettori che hanno deciso di aspettare settembre, quando Salani pubblicherà la traduzione del libro, è bene quindi che siano preparati a ciò che si troveranno davanti: leggere un testo teatrale non è come leggere un romanzo e sicuramente toglie all'opera il fascino che deriva dal vederla rappresentata dal vivo. Per questo molti potranno pensare che non ha nemmeno molto senso scriverne una recensione senza averla vista in teatro, tuttavia ci sono caratteristiche della storia, dei personaggi e dei dialoghi che difficilmente possono cambiare tra testo scritto e la sua rappresentazione per cui è ancora possibile a mio parere farne una critica, pur tenendo presente questi limiti.

La storia prende il via 19 anni dopo gli eventi narrati in Harry Potter e i Doni della Morte e si rifà esplicitamente all'epilogo della saga in cui un maturo Harry accompagnava i figli al famoso binario 9 e 3/4 per prendere l'Espresso per Hogwarts. La scena viene ripresa per intero, compreso l'intenso dialogo tra Harry e il secondogenito Albus, preoccupato di finire tra i Serpeverde. Scopriremo presto che il piccolo Potter verrà smistato proprio in questa Casa e sceglierà come migliore amico nientemeno che il figlio di Draco Malfoy, Scorpius.

Queste le cose belle della commedia: forse influenzata da chi criticava i suoi libri per una distinzione in bianco e nero tra buoni e cattivi, la Rowling immagina per il suo storico eroe un figlio Serpeverde, imbranato negli sport e adorabilmente insicuro, afflitto dal confronto con famoso genitore. Anche l'amicizia col giovane Malfoy ha tratti piuttosto adorabili: due nerd schiacciati da aspettative e pregiudizi che si aggrappano l'uno all'altro in un intenso rapporto di amicizia dai sottintesi a volte velatamente romantici - almeno a mio modo di vedere -, anche se l'autrice decide di non approfondire quest'aspetto.

Purtroppo le note positive si fermano qui e a conti fatti sono davvero troppo poche per riscattare un'opera che mi è sembrata uno di quei sequel mosci di cui nessuno aveva realmente bisogno. E' impossibile infatti ritrovare qui la prosa scherzosa e originale della Rowling e non solo perché il format dello script teatrale non lo consente: i dialoghi sono piatti, scontati, forzati e sdolcinati fino all'inverosimile.
L'atmosfera zuccherina pervade l'intera opera ed è davvero difficile immaginare che certe frasi da soap-opera siano uscite dalla penna della stessa autrice che nelle opere passate aveva dato prova di un'accattivante ironia e un sentimentalismo mai banale o superficiale.
Tutto il contrario di quanto fatto in Harry Potter and the Cursed Child che tra rapporti di amicizia osteggiati fra membri di famiglie rivali, improbabili figli segreti spuntati da un nebuloso passato, paternità dubbie e melodrammi vari naviga tra l'imbarazzante e il ridicolo.

Ferisce in particolar modo la difficoltà nel ritrovare i personaggi a cui siamo tanto affezionati.
Forse la Rowling negli ultimi anni ha dedicato troppo tempo a leggere le teorie e le critiche dei fan e in quest'opera ha cercato di rispondere e porre rimedio un po' a tutto, compiendo a volte scelte in diretto constrasto con quanto affermato per anni finendo col fare un guazzabuglio insoddisfacente.
Ad esempio, una delle critiche più frequentemente mosse alla saga di Harry Potter è che un ragazzino testimone di tante tragedie come quelle vissute da Harry avrebbe dovuto mostrare forti disturbi emotivi e della personalità (una teoria da psicologi della domenica con cui non mi sono mai trovata d'accordo); l'autrice tenta ora di venire incontro a questa osservazione presentandoci il nostro eroe come un quarantenne un po' sciapo, con un incarico importante al Ministero della Magia ma che ancora ha incubi sulla morte dei genitori (seriamente: ancora?) e che fatica a instaurare un rapporto con il suo secondogenito per motivi che il racconto non arriva mai a spiegare davvero. L'approfondimento psicologico è infatti del tutto assente e qualche frase vaga e mal messa non basta certo a spiegare i presunti problemi di Harry, che per noi lettori è veramente difficile da immaginare mentre pronuncia frasi da fotoromanzo adolescenziale come "Vorrei tu non fossi mio figlio" o "Voi due non dovrete vedervi mai più!" (sic!).
Un trattamento ancora peggiore è riservato al povero Ron che qui è visto come un'annacquato surrogato della coppia Fred&George, intento solo a far scherzi che non fanno ridere nessuno e a presentarsi sulla scena con abiti invariabilmente sporchi di cibo per offrire commenti stupidi e non richiesti.
Hermione è solo una pallida ombra della sua versione adolescenziale, Ginny appare dolce, comprensiva e del tutto priva di personalità, la McGranitt appare solo per amore dei ricordi e il povero Silente ritorna sotto forma di ritratto solo per essere rappresentato come uno scaltro manipolatore emotivo.
Chi ne esce meglio sono i due cattivi "storici" Draco Malfoy e Severus Snape, e anche qui la Rowling dimostra di aver dato un po' troppo ascolto alle numerose fan fiction che negli anni hanno voluto dipingere Malfoy come una vittima incompresa, un cambio di rotta di 180 gradi rispetto a quanto dichiarato per anni dall'autrice stessa che si è sempre opposta all'immagine di un Draco dal cuore d'oro. In questa nuova opera, per assurdo, i commenti più saggi e maturi escono proprio dalla bocca di Malfoy, il quale è anche presente nei momenti di maggior spessore del racconto.
E come a ribadire che i personaggi bianco e nero non le appartengono, ecco ricomparire il vecchio Snape in una commovente sequenza in cui per l'ennesima volta viene ricordato che il suo puro e imperituro amore per Lily Evans lo rende di base un brav'uomo.

Purtroppo anche la trama manca di idee interessanti e non convince assolutamente. L'autrice aveva promesso che quest'opera avrebbe contenuto solo materiale nuovo invece scopriamo che i tre co-autori hanno giocato un po' sporco costruendo una storia basata su una Giratempo, con problematiche già viste in Harry Potter e il prigioniero di Azkaban,che tra l'altro consente loro di riciclare numerose scene del torneo Tremaghi di cui Harry fu protagonista ne Il Calice di Fuoco.
A differenze di quanto fatto nel terzo libro della saga, inoltre, qui i continui viaggi nel tempo sono gestiti con parecchie imprecisioni che si aggiungono ai numerosi buchi della trama e alla parziale mancanza di logica nelle azioni dei protagonisti e del nuovo cattivo. Su quest'ultimo non mi dilungo dato che dovrebbe essere uno dei pochi colpi di scena del romanzo, basti dire che è una figura pretestuosa, improbabile, eccessivamente melodrammatica e assolutamente non all'altezza di Colui-che-non-deve-essere-nominato.

Infine la struttura stessa della commedia lascia a desiderare, spezzettata com'è in mille brevi scene che spesso coinvolgono gli stessi personaggi e la stessa ambientazione della scena precedente,una struttura frammentaria che sinceramente fa pensare a un approccio un po' dilettantesco.

Leggendo Harry Potter and the Cursed Child mi è venuto spesso il dubbio di avere fra le mani una brutta fanfiction di quelle in cui si immagina un'allegra "rimpatriata" fra tutti i personaggi visti in tutta la saga che più che conversare si scambiano battute sui "vecchi tempi", affiancati dai rispettivi numerosissimi figli che ovviamente sono il ritratto dei genitori. Alla fine tutti sono amici, tutti si conoscono, tutti si vogliono bene come una grande e felice famiglia. Stomachevole e accettabile da una fan adolescente ma non da un'autrice matura e più volte mi sono chiesta se davvero le parole che stavo leggendo erano uscite dalla penna della Rowling. Il mio amore per quest'autrice mi porterebbe a addossare la colpa di questo scempio a Tiffany e Thorne, resta però il fatto che la Rowling ha messo il suo nome su quest'opera e deve averne approvato la versione finale e come sia stato possibile davvero non me lo spiego.
In definitiva questa commedia non fa che confermare la mia idea che le saghe concluse dovrebbero restare tali.

Giudizio:

+1stella+

Dettagli del libro

  • Titolo: Harry Potter and the Cursed Child
  • Autore: J.K.Rowling, John Tiffany, Jack Thorne
  • Editore: Little Brown
  • Data di Pubblicazione: 31 luglio 2016
  • ISBN-13: 9780751565355
  • Pagine: 343
  • Formato - Prezzo: Hardcover - Euro 21

Dettagli del libro (edizione italiana

  • Titolo: Harry Potter e la maledizione dell'erede
  • Autore: J.K.Rowling, John Tiffany, Jack Thorne
  • Tradittore: Luigi Spagnol
  • Editore: Salani
  • Data di Pubblicazione: 24 settembre 2016
  • ISBN-13: 9788869187490
  • Pagine: 368
  • Formato - Prezzo: Hardcover - Euro 19,80

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