3 settembre 2016

La scuola cattolica - Edoardo Albinati

Roma, anni Settanta: un quartiere residenziale, una scuola privata. Sembra che nulla di significativo possa accadere, eppure, per ragioni misteriose, in poco tempo quel rifugio di persone rispettabili viene attraversato da una ventata di follia senza precedenti; appena lasciato il liceo, alcuni ex alunni si scoprono autori di uno dei più clamorosi crimini dell’epoca, il Delitto del Circeo. Edoardo Albinati era un loro compagno di scuola e per quarant’anni ha custodito i segreti di quella “mala educación”. Ora li racconta guardandoli come si guarda in fondo a un pozzo dove oscilla, misteriosa e deforme, la propria immagine. Da questo spunto prende vita un romanzo poderoso, che sbalordisce per l’ampiezza dei temi e la varietà di avventure grandi o minuscole: dalle canzoncine goliardiche ai pensieri più vertiginosi, dalla ricostruzione puntuale di pezzi della storia e della società italiana, alle confessioni che ognuno di noi potrebbe fare qualora gli si chiedesse: “Cosa desideravi davvero, quando eri ragazzo?”. Adolescenza, sesso, religione e violenza; il denaro, l’amicizia, la vendetta; professori mitici, preti, teppisti, piccoli geni e psicopatici, fanciulle enigmatiche e terroristi. Mescolando personaggi veri con figure romanzesche, Albinati costruisce una narrazione potente e inarrestabile che ha il coraggio di affrontare a viso aperto i grandi quesiti della vita e del tempo, e di mostrare il rovescio delle cose. La scuola cattolica è forse il libro che mancava nella nostra cultura.

Recensione

Impossibile catalogare questo libro in un genere unico, perché è molte cose insieme.
Prima di tutto è un saggio sulla società a partire dagli anni settanta e in esso l'autore vuole spiegare quali siano le circostanze per cui dei giovani di buona famiglia siano arrivati a compiere quello che è stato chiamato Il Delitto del Circeo. In secondo luogo è un’indagine psicologica sulla mentalità dei ragazzi e giovani adulti di quel periodo. In terzo luogo è una autobiografia e per ultimo un romanzo che potrebbe definirsi di formazione, purché il termine venga inteso in senso lato.
A proposito di questi due ultimi punti, per distinguere le parti inventate da quelle vere, l’autore fornisce un unico input: le scene di fantasia sono quelle che suonano meno assurde.

A rafforzare la parte autobiografica del libro, c’è il fatto che il protagonista si chiama, appunto, Edoardo Albinati, le cui esperienze si seguono dal momento in cui entra nella scuola cattolica a quando l'abbandona verso la fine del liceo. Episodi della sua vita fuori dal periodo scolastico si ritrovano solo saltuariamente in momenti successivi, quando l'autore si diverte a dialogare con il lettore, ora facendolo partecipe delle proprie impressioni, ora scusandosi della propria prolissità, ora per raccontare qualche fatto personale su cui si compiace di soffermarsi per chiarire qualche concetto.

Nel caso il lettore si ponesse la domanda se, per spiegare le condizioni sociali del tempo e la psicologia dei giovani che si sono macchiati di delitti atroci, con una indifferenza che fa rabbrividire, fosse necessario scrivere 1300 pagine, la risposta è negativa. Ma vengono raccontati molti fatti che, pur non direttamente attinenti al Delitto del Circeo, sono significativi della mentalità del tempo:

troppo lento e divagante, direte, questo mio cammino? L’ho presa un bel po’ alla larga? Avete ragione: ma era la natura stessa del delitto a richiedere che se ne raccontassero i preliminari; o piuttosto, i cerchi concentrici che lo avvolgono, gli anelli che da un lato vi conducono, dall’altro se ne allontanano, come in certe insegne luminose. La scuola, i preti, i maschi, il quartiere, le famiglie, la politica. Potrebbe darsi che al centro del bersaglio non vi sia alla fine quel delitto, ma qualcos’altro … che se avete la pazienza di seguirmi scopriremo insieme.
Diciamo pure che quella del DdC, nascosta in questo libro, non fu l’unica storia. Accanto a una determinata vicenda e intrecciata con essa ve ne sono altre, che si ramificano in ogni direzione, come negli alberi genealogici, non si può mai dire dove finisca una e inizi quella accanto, così strettamente sono connesse, origini e filiazioni.

Albinati ha maturato il libro nel corso di diversi anni e, se anche non l'avesse confermato lui stesso, lo si sarebbe intuito dal fatto che talvolta ritorna a spiegare da angolazioni diverse concetti già espressi in precedenza.
Ciò che il libro non vuole fornire sono nuove rivelazioni sul Delitto del Circeo il cui racconto, anzi, risulta stilizzato. Il libro tratta invece diffusamente di sesso e violenza, emerge inoltre l’interesse dell’autore verso la psicoanalisi:

Se a prima vista sembra che tutto si riduca alla smania di fottere, o di essere fottuti, dentro questa smania raramente si nasconde un esclusivo desiderio sessuale – che si placa nella ginnastica elementare del coito. Il più delle volte il sesso agisce come linguaggio, usato per esprimere altri desideri e paure.
L’impulso sessuale ha un raggio e una durata circoscritti, per questo deve essere integrato da altre prove di dominio. A smontarsi impiega pochi istanti, dopodiché emerge la gravità dell’accaduto (…). Durante uno stupro, se non era già stata programmata in partenza, sopravviene sempre e comunque l’ipotesi di eliminare la vittima.
Se si ritiene che la violenza sia una prerogativa solo maschile, allora è anche l’indicatore di virilità più significativo. Lo si adoperava moltissimo tra i gruppi giovanili specie se politicizzati: sia a destra sia a sinistra, chi menava le mani era ammirato dagli uomini, desiderato dalle ragazze.

Il punto di vista dell’autore è in genere condivisibile, come quando afferma:

Non esiste nulla di più fertile della noia. Geniali scoperte capolavori imprese folli e crimini scaturiscono dalla noia. L’autolesionismo e lo sperpero.

Tuttavia per altre prese di posizione la condivisione può essere solo parziale, a mio parere. Non posso che trovarmi d'accordo, ad esempio, con l'osservazione che le persone siano in genere ossessionate dal sesso, meno soprattutto le più intelligenti, le più curiose e creative, lo erano e lo sono, anche se Berlusconi potrebbe convenire su questo con Albinati.
Interessante anche questa riflessione sul cattolicesimo:

È una singolare caratteristica del cattolicesimo italiano quello di portare avanti una millenaria tradizione di difesa degli ultimi mentre si allea nei fatti con gli interessi mondani dei primi. Forse questa contraddizione fonda la sua grandezza e la sua solidità. Ma non può sfuggire a nessuno, e i primi a cui non sfuggiva eravamo proprio noi, gli alunni fortunati. 

anche se, anche in questo caso mi trovo solo parzialmente d'accordo in quanto non credo che l’alleanza tra religione e potere possa definirsi una caratteristica esclusiva del cattolicesimo italiano.

Una critica che viene posta ad Albinati è che nel suo libro vengono evidenziati solo i punti di vista dei carnefici ma non le voci delle vittime. Direi che la critica è infondata. Albinati era compagno di scuola dei carnefici e non delle vittime. Fra l’altro afferma che probabilmente, in un altro momento storico, senza voler esprimere un giudizio di merito, gli assassini avrebbero subito una pena minore se nel periodo non fosse maturato il femminismo che, secondo l’autore, è il più originale e durevole discorso politico del novecento. Si ricorda che al processo dei responsabili del DdC fu sempre presente una nutrita schiera di femministe. Una conseguenza del femminismo sarebbe che:

Prima ci si lamentava della scarsa disponibilità delle donne; poi si diffuse il timore che fosse eccessiva, e l’aspirazione al piacere illimitata. All’epoca in cui si svolge questa storia ci si poteva lagnare di entrambe le cose. 

Il Delitto del Circeo si presta a essere visto anche come lotta di classe pur se, a parere dell'autore, non era certamente questo il movente, ma perché gli esecutori cercavano: un’esperienza qualsiasi che ti sollevi fuori dalla banalità della vita ordinaria(…)Droga sesso sono le ovvie risposte a questa esigenza. Ma c’è poi un’altra attività che non fa mai andare in overdose: la violenza gratuita. Quella che si scatena cioè su corpi inermi.(…)Essendo persone mediocri, il sogno dei ragazzi del DdC era di far paura agli altri. Non potendo essere veramente potenti o nobili o autorevoli, a loro non restava che essere spietati.

Albinati racconta molti episodi inerenti la vita dei compagni di scuola e fa molti esempi a sostegno delle proprie affermazioni. I fatti da lui indicati sono in genere descritti con grande ironia, specie quelli che lo riguardano personalmente, o che si presume lo riguardino.
Il libro è interessante e, a mio avviso, immensamente superiore per profondità al precedente Premio Strega, La ferocia, con cui La scuola cattolica condivide solo il fatto che in entrambi si parli di comportamenti violenti, in cui vengono prese di mira soprattutto le donne ma non solo quelle. È vero che 1300 pagine spaventano, tuttavia il libro è piacevole, quasi mai lento, e fa riflettere.

Giudizio:

+4stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: La scuola cattolica
  • Autore: Edoardo Albinati
  • Editore: Rizzoli
  • Data di Pubblicazione: 2016
  • ISBN-13: 9788817086837
  • Pagine: 1295
  • Formato - Prezzo: Rilegato, sovraccoperta - Euro 22,00

1 Commenti:

  • 4 luglio 2018 alle ore 08:25
    donatevi says:

    Da testimone di quel periodo, ho apprezzato il violento nitore di quelle immagini proiettate nelle pagine che scorrono voracemente. Decisamente interessante, spudoratamente crudo ma realista.

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