Recensione
Laura è proprietaria di una casa in una paesino sperduto dello Yorkshire: per far fronte a tutte le spese, è costretta ad affittarla per brevi periodi dell'anno. Per lei è un trauma, e non solo per il legame profondo che sente verso quella casa: prima di lasciarla in mani estranee, la percorre centimetro per centimetro, con il terrore che i suoi ospiti possano trovare qualcosa che lei non vuole sia scoperto.
I suoi nuovi affittuari si fermeranno per le feste natalizie: Barbara ha deciso di regalare al marito Ralph la vacanza che da tempo desiderava trascorrere nel paese dei suoi sogni.
In realtà è solo una scusa per staccare dalla quotidianità del loro lavoro di avvocati, che li tiene separati per gran parte del tempo: il loro matrimonio è in crisi e trascorrere del tempo da soli, in un paesino sperduto sembra perfetto per venire a capo dei loro problemi.
Un'inaspettata tormenta di neve li coglie di sorpresa, bloccandoli in casa senza provviste, elettricità, riscaldamento, telefono: la loro salvezza è la rimessa annessa alla casa, che è stipata di legna per la stufa e i camini. Qui Barbara trova per caso un dattiloscritto: risale a più di quindici anni prima ed è stato scritto dalla precedente proprietaria, Frances Gray. Si tratta della sua autobiografia, raccontata però in terza persona: Barbara non resiste alla curiosità e inizia la lettura, trovandosi coinvolta in vicende che sembravano ormai sepolte nel tempo.
Non sempre i romanzi sono ciò che ci aspettiamo: leggendo la quarta di copertina, chissà perché, mi ero immaginata una sorta di giallo condito da fantasmi e misteri, ma sono stata presto smentita.
La storia di Frances Gray è dura e dolorosa: giovane inquieta, non vuole accettare di dover fare la moglie a vita e a diciassette anni si trasferisce a Londra, presso una zia. Qui ritrova Alice, la ragazza del fratello maggiore, che la coinvolge nel movimento delle suffragette: in seguito a dei tafferugli, Frances viene arrestata. In prigione, con altre donne come lei, decide di aderire allo sciopero della fame per protestare contro le condizioni disumane con cui vengono trattate: oltre allo sporco, a una cella che le contiene a malapena, alle umiliazioni imposte, le donne devono anche subire la tortura dell'alimentazione forzata. Sono passi sconvolgenti, che lasciano un sapore amaro in bocca. Quello che però colpisce, fra le righe, è la freddezza con cui questa tragedia viene narrata: e forse la scelta della terza persona è dettata proprio dalla necessità di Frances di mantenere un distacco emotivo dal suo passato.
Arriva la Prima Guerra Mondiale, che porta con sé altri dolori e disperazioni: altrettanto succede vent'anni dopo, con l'incubo di Hitler che incombe e il terrore di rivivere l'agonia della guerra che sembrava terminata il giorno prima.
Frances, tornata da tempo nella terra natia, accetta di accogliere le figlie di Alice, Laura e Marjorie: altri problemi vanno ad aggiungersi a quelli che già deve affrontare e che sembrano non avere mai fine.
La biografia di Frances termina in modo brusco, in quello che è l'evento chiave della vicenda: un climax da cui si sente il bisogno di un respiro di sollievo, che però non arriva. Nella prefazione delle sue memorie, infatti, Frances spiega chiaramente che non è interessata a raccontare la sua vita da anziana: questo priva il lettore della consolazione di immaginare la signora finalmente in pace, nella sua casa, insieme a persone che le vogliono bene. Sappiamo che è stato così, lo si intuisce dai pensieri di Laura e da accenni colti qua e là, ma resta la sensazione di qualcosa di non detto.
Nelle ultime pagine arrivano anche i brividi: Barbara, leggendo il dattiloscritto, viene a conoscenza di un segreto e di un ricatto, che mettono lei e il marito in pericolo di vita. Questa forse è la parte più avvincente del romanzo, almeno per me che amo i thriller: ma dopo trecento pagine di storia vera e dolorosa, l'autrice non riesce ad andare altrettanto a fondo nella vicenda. I moventi sembrano fragili, i protagonisti seguono un copione prestabilito, con attimi talmente assurdi da rasentare il ridicolo. La conclusione arriva troppo in fretta, lasciando molto in sospeso.
La casa delle sorelle non è una lettura facile, anche se l'ho trovata così avvincente da non riuscire a staccarmi dal romanzo: c'è tanto, forse troppo, e di tutto. Troviamo le storie d'amore, i conflitti familiari, le lotte sociali, la gelosia, l'invidia, l'odio, le privazioni e gli stenti non solo fisici ma anche dei sentimenti: Barbara e Ralph, che sembrano i protagonisti della storia, si trasformano in macchiette aride, che hanno l'unico compito di alleviare l'amarezza della storia di Frances. Laura, co-protagonista un po' ridicola, è poco credibile nella sua evoluzione brusca che prende tratti a dir poco surreali.
Chiudendo il libro, nonostante la lettura vorace e motivata, non mi sono sentita pienamente soddisfatta: l'amaro in bocca non è stato addolcito, punti di domanda non hanno trovato risposta, l'ansia delle ultime vicende non è stata completamente placata.
Giudizio:
+3stelle+Dettagli del libro
- Titolo: La casa delle sorelle
- Titolo originale: Das Haus der Schwestern
- Autore: Charlotte Link
- Traduttore: Lidia Perria
- Editore: TEA
- Data di Pubblicazione: 2004
- Collana: Teadue
- ISBN-13: 9788850206872
- Pagine: 611
- Formato - Prezzo: Brossura - 9,00 Euro





































