18 marzo 2017

Il movimento dei Meli Gemelli - Paolo Latini

Una terra che prima non esisteva è emersa, da qualche parte al nord. Tutto merito del progetto di bonifica di un giovane architetto e di una strana corrente che scorre sotto un fiume impaludato. Per completare in tempo i lavori di insediamento, l'Ammiraglio proprietario dell'acquitrino recluta braccianti e artigiani da ogni dove. La bislacca comunità che ne deriva viene però presto annientata dalla prima guerra mondiale. Unico superstite di quella incongruenza sociale è il brefotrofio che presidia la grande ansa dei Meli Gemelli. Lì dentro, un giovane tutore che ha studiato arte a Parigi, insegna ai ragazzini la reattività creativa, ispirato dalle teorie del Bauhaus e dai rovelli di Brancusi. Crescerà così una bolgia scombinata di fanciulleria, da dove emergono il saltapozzanghere Griso, il campione di sollevamento pesi dallo stomaco Sanco, ma ci sono anche la piccola Sosta, che decide di essere una bambola per dare almeno un balocco alle sue amiche, e la saggia Tecla, che per tenere unito il clan organizza collettivi e redige pugnaci comunicati, invocando equilibrio, armonia e giustizia.

Recensione

La storia apre i battenti proprio con la comparsa del nuovo terreno, nato dalla bonifica del giovane ingegnere Salto Polla che, animato da tante buone speranze, approda in zona e conosce il proprietario dell’acquitrino, vedendoci un ottimo potenziale.
Il suo entusiasmo, che si trascina in modo più o meno lento per una cinquantina di pagine, porterà un po’ tutti a convergere con le sue idee, creando poi una comunità di persone proprio lì, nell’ansa dei Meli Gemelli. A questo punto, senza troppe soluzioni di continuità, la storia fa un balzo in avanti, restituendoci prima le vicende del giovane Nosse che da orfano ospitato nel befetrofio vivrà la sua possibilità di redenzione artistica per poi tornare alle origini come tutore, ponendosi in modo tale da insegnare ai ragazzini ospitati a sperare e a usare l’immaginazione per costruirsi il futuro.
Sullo sfondo, la comunità verrà messa in pericolo dall’avvento, o meglio, dal quasi concluso secondo conflitto mondiale, e dalla confusione che in quei giorni si vive in Italia, tra nazisti, nostalgici del fascio, alleati e partigiani, che potrebbero mettere in serio pericolo la vita dei ragazzi.

Nel narrato, la prima cosa che si percepisce, è la presenza sulla scena di una miriade di attori, che impersonano il proprio ruolo con puntualità, seppur peccando spesso di una definizione di spessore che agevoli il lettore nel cogliere le sfumature dei giovani, anche quando questi si riuniscono nei loro “Bauhaus” per riflettere sulle opportunità da perseguire, oppure per agire le sibilline indicazioni che il mentore Nosse dona loro per mezzo di lettere da tenere in gran segreto al resto degli adulti.
Il problema di fondo che caratterizza questi aspetti è la bidimensionalità dei protatgonisti, accentuata da una profusione di battute dialogate, spesso troppo ermetiche, che non distinguono chi è Griso da Sanco, piuttosto che Tecla da Nosea.
La stessa costruzione dei dialoghi in alcuni tratti è disturbante, per tipologia di vocabolario utilizzato e per l’estrema variazione di ritmo nell’intercalare, come se ci fosse una continua curva che sale e che scende, a volte lenta, a tratti troppo veloce che conduce al finale della scena con molti dubbi e pochissime certezze.

L'atmosfera di cornice, ovvero il connotato storico del periodo precedente alla prima guerra mondiale così come quello che si sviscera durante la seconda, non è definito: sappiamo l’epoca, ma non ne sentiamo l’esistenza nella storia, pochi dettagli che spesso non fanno cogliere nulla del contesto storico che, in una trama come questa, avrebbe dovuto possedere un peso maggiore, per accompagnare chi legge in una reale collocazione temporale.

A livello di forma, il romanzo è caratterizzato da uno stile edulcorato ma decisamente ampolloso, con sviste di punteggiatura di una certa rilevanza e utilizzo di termini che presupporrebbero un voler ricondurre la traccia sul nesso storico ma che non raggiungono veramente l'obiettivo.
La stessa problematica affligge l’intreccio del romanzo: per gran parte del tempo, e forse persuaso dalla quarta di copertina, il lettore procede nella lettura cercando di capire dove si volesse andare a parare con la storia e, soprattutto, alla ricerca di vicende che possano uscire fuori dai paragrafi per raccontarci l’umanità, emotiva e ragionata, delle vite contenute all’interno del raccontato. Tuttavia, tutto si ferma alle elucubrazioni mentali, spesso para-filosofiche e surreali, dei protagonisti senza mai raggiungere sul serio una fine, intervallati da vere e proprio inondazioni di informazioni spesso non necessarie, atte a colmare le vicende rimaste escluse dalla penna.

Tutti questi elementi lasciano presupporre l’assenza di un editing strutturato sull’opera, in grado di sfoltire il dialogo, rendendolo fruibile e immediato, e nel contempo di limare lo stile per renderlo più appropriato a una storia che vuole raccontarci il riscatto di un gruppo di bambini acuti di intelletto e degli adulti coraggiosi e imperiosi che concertano con sacrificio un modo di proteggerli, ma, soprattutto, in grado di centrare meglio l’intento della trama, apportando tutti i correttivi necessari per dare un fil rouge che permeasse la storia dall’inizio alla fine. Conducendoci il lettore in quel percorso.

È un dato di fatto, i libri possono piacere o no, possono o meno essere insigniti di premi e di complimenti, ma alla fine la voce e il giudizio spetta soltanto ai lettori. Il movimento dei Meli Gemelli come storia rimane poco impressa, giusto l’idea. La stessa idea che sarebbe potuta essere accattivante e lasciare un segno indelebile nell’esperienza di lettura, ma purtroppo, a mio parere, in questo romanzo ciò non è successo.

Giudizio:

+1stella+

Dettagli del libro

  • Titolo: Il Movimento dei meli gemelli
  • Autore: Paolo Latini
  • Editore: Lettere Animate
  • Data di Pubblicazione: 2013
  • ISBN-13: 9788897801917
  • Pagine: 225
  • Formato - Prezzo: € 12,00

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