19 dicembre 2013

Diario di lettura di Sakura: Vogliamo la favola

"È chiaro che è colpa loro, di tutte le coppie da sogno che hanno popolato la nostra immaginazione fin dalla più tenera età, non importa se reali o inventate, se cinematografiche o letterarie, se in carne e ossa o fatte a cartone animato. È colpa loro. Se la nostra vita sentimentale si è nutrita di aspettative troppo alte. Se qualsiasi storia passata, presente o futura che non contenga passione in quantità pazzesca ci sembra una noia mortale. Se abbiamo aspettato l'arrivo del Principe Azzurro, o anche di una versione scolorita. Se, insomma, abbiamo creduto e fortissimamente voluto la favola. È colpa loro: belli, innamorati, complici. Ci abbiamo creduto, li abbiamo invidiati, ci siamo perse nell'idea che l'unico amore degno di essere vissuto fosse il loro e se non si è amate così, allora è un fallimento, oltre che una noia. Ci siamo fatte fregare, è vero, e questo lo abbiamo ormai capito e stabilito. Ne valeva la pena? Secondo me sì. Voglio dire, ma sai che triste la vita senza neanche un po' di sogno?" Con il suo stile inconfondibile, alternando una sana autoironia a una punta di inguaribile romanticismo, Simona Siri riesce a intrecciare le grandi storie d'amore con cui siamo cresciute e di cui ci siamo nutrite con le piccole e grandi storie d'amore che hanno segnato la sua vita. Dall'incontro-scontro tra favola e realtà scaturisce un'educazione sentimentale che è unica e personalissima, ma in cui potranno riconoscersi donne e ragazze di tutte le età.

Diario di lettura di Sakura, o: Le favole che non vorremmo


Intro: generalmente non leggo di questi libri. Non si tratta di snobismo, è che sono cresciuta tra maschi e mi ritrovo molto poco nella donna media cui generalmente questi libri sono destinati. Soprattutto mi ritrovo molto poco nella donna «che vuole la favola»: in questo momento il mio lieto fine sarebbe la fine della mia disoccupazione in questo paese dove per me anche il lavoro da precaria è un'utopia. Ho approfittato però di una presentazione a Milano per conoscere l'autrice Simona Siri, giornalista per Vanity Fair, donna di un certo carattere e di una certa presenza, spiritosa, autoironica.
Trattandosi Vogliamo la favola non di un romanzo né di un'autobiografia, ma piuttosto di un memoir umoristico che racconta la vita sentimentale dell'autrice riflettendo nel contempo sull'influsso che tutte le donne subiscono fin dall'infanzia da parte delle coppie famose (siano esse reali o fittizie), ho deciso di non farne una recensione canonica - cosa che avrebbe penalizzato senz'altro il divertente libretto, tutt'altro che alta letteratura - ma un diario di lettura, ripercorrendo le pagine di Simona Siri per argomentare un po' anch'io sullo stesso tema.

Se mi chiedessero quanto la mia idea dell'amore sia stata influenzata dai paradigmi proposti dai media, la mia risposta sarebbe, inevitabilmente, una quantità molto prossima allo zero. Probabilmente il mio secondo cromosoma X è stato incerto fino alla fine, perché, sin da bambina, ho sempre preferito i cartoni animati più avventurosi che romantici. Non so se qualcuno ricorda Prince Valiant, un fumetto canadese di cui all'inizio degli anni '90 trasmettevano la versione animata: Valiant era una sorta di vichingo alla corte di re Artù, un cavaliere dagli occhioni azzurri che correva tra le frecce, combatteva in mezzo alle mischie, salvava le donne in pericolo. Ebbene, non so cosa sia scattato in me e quando, ma io mi rivedevo in Valiant e volevo essere come lui. Tra le mie fantasie a occhi aperti non ce n'è mai stata una, ribadisco, nemmeno una, in cui fossi io la damigella in pericolo da salvare, e questo nonostante fossi una patita dei film Disney (di cui ho sempre apprezzato tutto, fuorché il romanticismo). Si può quindi dire che, nonostante i media mi abbiano influenzato eccome, la mia idea dell'amore, sigillata da qualche parte a tripla mandata, non ne sia minimamente venuta in contatto.
Simona Siri, per il suo Vogliamo la favola, parte proprio da questa domanda per giungere a una risposta valida per le più: che sì, la tv e le riviste di gossip hanno formato e illuso le donne, le hanno bombardate di coppie perfette o quasi, di storie tragiche e/o maledette, quasi tutte accomunate dall'assioma che maggiore è la sofferenza, maggiore è l'amore. L'autrice si concentra principalmente su coppie di vip, partendo da quella che è la favola del momento: William e Kate, versione rimodernata della coppia di vecchia generazione Carlo-Diana. Concentrandosi - talvolta con una certa dose di superficialità, va detto - sul modello di relazione di volta in volta proposto, l'autrice cita Johnny Depp e Kate Moss, Rachel Weisz e Daniel Craig, Michelle e Barack Obama, Brad Pitt e Angelina Jolie, Madonna e Sean Penn e molti altri. Decisamente non condivido l'entusiasmo verso le vite private dei vip, comune all'autrice e a molte donne di ogni età: io sono cresciuta a pane e "buon-per-loro-tanto-a-me-soldi-non-ne-danno" (la stessa filosofia più poeticamente proposta in coda all'epilogo di alcune fiabe popolari da filastrocche come loro vissero felici e contenti, e noi siamo qui che ci freghiamo i denti o così vissero e godettero, sempre in pace se ne stettero, e a me nulla mi dettero), che è anche il mio atteggiamento nei confronti dello sport: il pallone da calcio mi piace finché ci gioco io, delle due ore di uomini in calzoncini che inseguono un pallone in tv mi interessano invece solo i primi piani sugli uomini in calzoncini. Non credo di aver mai compreso l'ossessione di certe donne per il gossip riguardante persone che non conoscono, che non le conoscono e che non conosceranno mai: la mia unica fase vip è stata tra gli undici e i dodici anni, quando il sex simbol del momento era Leonardo di Caprio schiattato sul Titanic, e il mio massimo era appiccicare le sue figurine sul diario di scuola. Non mi è mai passato per l'anticamera del cervello di interessarmi minimamente alla sua vita privata e sentimentale.
Il bad boy, che figura soprattutto tra le coppie di musicisti (per esempio quella formata da Sean "picchio mia moglie con una mazza da baseball" Penn e Madonna "divorzio ma ritiro la denuncia perché in realtà mi ama" Ciccone), ritorna nelle pagine migliori del libro che, a mio parere, sono quelle dedicate alle coppie fittizie: da Terence di Candy Candy a Ian Solo - anche se qui, mi spiace, a qualsiasi appassionato di Star Wars si sarebbe accapponata la pelle al leggere -, Diabolik, Danny Zuko di Grease, eccetera. Il bad boy, che, ahinoi, nella realtà sotto l'aria da duro spesso non ha un cuore d'oro ma solo un gran cumulo di psicopatologie, è quello che, grazie a tanta letteratura spazzatura, al momento va più per la maggiore. La Siri cita entrambi gli Anticristo letterari per eccellenza: Christian Grey di Cinquanta sfumature di grigio ed Edward Cullen di Twilight.
Il primo viene definito (non a torto) una «versione leggermente più spinta della classica dinamica "io ti cambierò"»; in realtà Simona Siri ci si sofferma qualche riga giusto per citare il nuovo modello di coppia in voga al momento, quella lei-vergine-lui-miliardario-sadomaso-si-innamorano-in-un-mese-e-lui-cambia-per-lei. Quel che la Siri non aggiunge è che la James rende questa relazione perversa una favola desiderabile e desiderata, e che Christian Grey, che nella realtà sarebbe un ottimo candidato a finire sul notiziario per femminicidio, tra le pagine diventa l'equivalente moderno del principe azzurro che tutte dovremmo attendere sospirando. L'uomo perfetto, secondo le fan, il partner iperprotettivo che controlla ogni aspetto della vita della donna per proteggerla. L'abuso di autorità del protagonista maschile viene giustificato con la sua passione per il sadomaso, peccato che la James il sadomaso non sa neanche dove stia di casa e trasforma Grey in un perverso tiranno di cui la protagonista, vittima di quella sindrome da "io ti salverò" che spinge molte donne a tentare di concupire avanzi da galera, amebe col complesso di Edipo e persino gay incalliti, è follemente innamorata al punto da accettare il totale annullamento di ogni sua libertà personale.
Non a caso Christian Grey è modellato sul più moderato Edward Cullen, la star dello stracitato Twilight che, ahimè, insieme a tutti i suoi delitti ha anche ispirato l'immonda trilogia della James. Grey ha rubato un po' di podio a Edward, il sogno erotico di tante ragazzine e signore nel periodo di fulgore della tetralogia di Stephenie Meyer: come Grey, anche Edward è ricco, bellissimo, iperprotettivo al limite dello stalking (non al limite, scusate: pedina Bella, le sabota l'auto, la spia mentre dorme; anche in questo caso mi trovo d'accordo con l'affermazione della Siri per cui il loro rapporto è «un filo patologico»), ma piuttosto che generare qualche dubbio su quanto una simile relazione nella vita reale sarebbe soffocante si configura come l'uomo ideale. Fortunatamente, nel panorama letterario destinato alle ragazze non ci sono solo le Anastasia e le Bella, le svampite e idiote protagoniste dei succitati romanzi, ma anche le Hermione Granger e le Katniss Everdeen, che nella vita hanno ben altre prospettive.
Credo di dover concludere con qualche indicazione sul libro di Simona Siri: se amate il gossip e i vip, se vi divertono i libri leggeri e umoristici che sono anche testimonianza di vita privata, Vogliamo la favola fa per voi.

Dettagli del libro

  • Titolo: Vogliamo la favola
  • Autore: Simona Siri
  • Editore: Tea
  • Data di Pubblicazione: novembre 2013
  • Collana: Tea Varia
  • ISBN-13: 9788850232444
  • Pagine: 208
  • Formato - Prezzo: Rilegato, sovraccoperta - 13,00 Euro

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