19 giugno 2013

Drood - Dan Simmons

Il 9 giugno del 1865, durante un viaggio in treno in compagnia della sua giovane amante, Charles Dickens rimane coinvolto in un terribile incidente ferroviario, in seguito al quale incontra un misterioso e sinistro personaggio di nome Drood che cambierà per sempre la sua vita. Il racconto degli sconvolgenti avvenimenti che seguirono è affidato al suo migliore amico ed eterno rivale, Wilkie Collins, autore di libri di strepitoso successo come La donna in bianco e La pietra di luna, che viene coinvolto in una serie di indagini nell’underworld di Londra, attraverso sotterranei oscuri e misteriosi, colonie umane di derelitti e delinquenti, fumerie d’oppio clandestine, pratiche di mesmerismo e antiche sette segrete. Quando però l’enigmatico Drood sembra avvicinarsi alle loro ricerche, egli viene messo da parte da Dickens, il quale comincia a mostrare segnali inquietanti di cambiamento. Come se non bastasse, anche Collins inizia ad avere visioni inspiegabili, allucinazioni, un senso costante di minaccia. Provato fisicamente e mentalmente ma allo stesso tempo avvinto da questo gioco mortale, Collins si dibatte tra la paura della follia e il dubbio che tutto questo faccia invece parte di un diabolico piano della creatura che si fa chiamare Drood…

Recensione

Non me ne vogliano i fan di Hyperion, ma l'unico traguardo raggiunto da Dan Simmons con questo Drood è quello di aver scritto uno dei libri più brutti che ho letto quest'anno. Anzi, considerando le aspettative, direi senz'altro il più brutto.
Sulla scia delle "note positive" aggiungerei che grazie a questo libro la mia (già elevata) insofferenza verso il romanziere Wilkie Collins ha raggiunto picchi indescrivibili. Di contro, il mio smisurato amore per Dickens sta iniziando a vacillare: perché non ci si mette a scrivere il primo romanzo mistery della propria carriera pochi mesi prima di morire, con il rischio concreto di lasciare l'opera a metà, autorizzando implicitamente i posteri a lanciarsi nella produzione di un'infinità di romanzi che si propongono di svelare il mistero attorno all'ultima opera di Dickens e invece svelano solo nuovi abissi di noia.
Faccio un passo indietro per i non-membri del "Charles Dickens fan club". Nel 1865 Dickens rimane coinvolto nel disastro ferroviario di Staplehurst, nel quale sei carrozze del treno su cui viaggiava precipitano da un ponte in riparazione.
Nonostante l'autore esca incolume dall'incidente ne rimane mentalmente sconvolto e fisicamente indebolito, dando inzio a un declino che lo porterà alla morte cinque anni dopo, prima che potesse completare il suo ultimo romanzo Il mistero di Edwin Drood. Siccome il destino è barbaro e meschino, il romanzo si interrompe proprio quando il suo protagonista, Edwin Drood, scompare improvvisamente senza lasciare alcuna traccia. Che fine ha fatto Drood? E' ancora vivo o è stato ucciso? E se così fosse, chi l'ha ucciso? E soprattutto, cosa spinse Dickens a scrivere un romanzo così cupo e angosciante, diverso da tutto il resto della sua produzione? 
Molti nella storia della letteratura hanno tentato di rispondere a queste domande, con risultati abbastanza sconfortanti. Simmons raggiunge a mio parere nuovi apici di inutilià trasformando del materiale così eccitante in una delle storie più noiose mai scritte. Egli si mette nei panni del romanziere Wilkie Collins, autore de La donna in bianco e grande amico e colaboratore di Dickens, e in prima persona narra gli ultimi cinque anni di vita del grande autore, da Staplehurst alla morte, cinque anni infestati dalla presenza di un personaggio tanto misterioso quanto pericoloso e sfuggente: il famigerato Drood.
Quello che Simmons vorrebbe scrivere è una sorta di viaggio allucinante, un incubo ad occhi aperti che trascina due fra i più importanti autori vittoriani nei labirintici bassifondi di Londra, prima cacciatori e poi vittime di una figura a metà fra realtà e leggenda, un pericoloso assassino dai misteriosi poteri sovrannaturali, deciso a sfruttare il loro talento per consegnare alla storia le sue spaventose gesta. Il risultato finale è purtroppo molto diverso e potremmo brevemente riassumerlo come la tediosa e pedante biografia di Dickens e Collins, scritta dallo stesso Collins. La causa di tutti i mali risiede nel fatto che, per scrivere quest'opera, Simmons ha deciso di documentarsi, sia sui suoi due protagonisti che sulla Londra vittoriana; in teoria questo tipo di ricerca dovrebbe essere scontata per qualunque scrittore che si rispetti ma evidentemente così non è, visto l'alto numero di lettori che sono andati in visibilio per le approfondite ricerche fatte da Simmons e soprattutto visto l'irrefrenabile desiderio di Simmons stesso di esibire il risultato delle sue ricerche nel romanzo. Ripetutamente ed estensivamente. Tanto che delle prime 400 pagine, quelle che effettivamente contengono una sembianza di trama saranno al massimo una decina, tutte le altre raccontano la vita di Dickens, della moglie, dei figli e anche dei cani, e quella di Collins, più un estensivo resoconto delle opere pubblicate dai due, insieme e separati. Nelle ultime 400 pagine la situazione migliora ma non di molto (le pagine di trama salgono ad una cinquantina). Per di più queste informazione biografiche non solo sono per il 90% ininfluenti sulla trama, ma non sono in alcun modo mescolate con essa (del resto come potrebbero dato che la trama praticamente non esiste?), tanto che più che un romanzo sembra di leggere la tesi di laurea di uno studentello di letteratura inglese. Uno studentello mediocre per di più, che continua ripetere le stesse informazioni all'infinito (ho letteralmente perso il conto del numero di volte in cui si racconta che il fratello di Collins ha sposato la figlia di Dickens o di quante volte vengano ripetuti i nomi dei cani di Dickens. I cani di Dickens, per l'amor del cielo!). Per di più, le conoscenze diffuse da Simmons le potete recuperare tutte leggendo le biografie dei due romanzieri su Wikipedia, coadiuvate dalla lettura di una paio di romanzi di Dickens stesso che vi forniranno una descrizione dei bassifondi di Londra molto più viva e vibrante della scolastica imitazione che ne fa Simmons.
Inoltre, il Collins di Simmons non è altro che una figura mediocre, petulante, codarda e rovinata dalle malattie veneree e dalla dipendenza dal laudano (cosa probabilmente vera) oltre che rosa dall'invidia verso l'amico-rivale di maggior successo, il quale, a sua volta, attraverso gli occhi gelosi di Collins appare come un bambinone ipocrita e borioso con un ego grande come l'intera Inghilterra (anche questa cosa probabilmente un po' vera). La rivalità fra i due viene ridotta a battibecchi fra due arroganti egocentrici e la narrazione, già lenta, ne soffre. Dell'angoscia che l'autore vorrebbe evocare non vi è quasi traccia anche perché del personaggio chiave, il diabolico Drood, Simmons si dimentica per decine e decine di pagine di fila, senza contare che la risoluzione di questo delirio onirico che dovrebbe mantenerci svegli nei nostri letti la notte è palese fin dalle prime pagine per chiunque voglia ricordare che il naratore ingurgita bottiglie di laudano come fosse acqua minerale.
Questo è il terzo romanzo che leggo collegato o ispirato dall'opera incompiuta di Dickens, includendo Il ladro di libri incompiuti di Matthew Pearl e Il mistero di Edwin Drood riveduto e completato da Leon Garfield, ed è sicuramente anche il più deludente, il che è tutto dire se si considera che il libro di Pearl era stato un potentissimo sonnifero. Dickens era sicuramente un romanziere pieni di difetti ma ha creato personaggi e storie straordinarie, come sia possbile che coloro che decidono di ispirarsi a lui producano solo schifezze proprio non si spiega. Sarà il desiderio di emulazione senza averne il talento, sarà l'idea che i lettori sono una manica di ignoranti che non possono leggere un romanzo ambientato nell'800 senza subire una conferenza scritta sull'epoca vittoriana, fatto sta che sto seriamente considerando di abbandonare tutte le speranze e curare la mia astinenza da Dickens rileggendo le sue opere per l'ennesima volta.

Giudizio:

+1stella+

Dettagli del libro

  • Titolo: Drood
  • Titolo originale: Drood
  • Autore: Dan Simmons
  • Traduttore: A. Tagliavini
  • Editore: Elliot
  • Data di Pubblicazione: 2010
  • ISBN-13: 9788861921573
  • Pagine: 817
  • Formato - Prezzo: Rilegato - Euro 14,60

9 Commenti a “Drood - Dan Simmons”

  • 19 giugno 2013 alle ore 12:11
    emerson says:

    Pensavo di essere stato l'unico a trovare il romanzo oltremodo noioso.

  • 19 giugno 2013 alle ore 12:17
    Valetta says:

    Mah, ho letto diversi commenti entusiati, io raramente ho letto un libro così noioso.

  • 19 giugno 2013 alle ore 17:10
    emerson says:

    In compenso Collins, il protagonista, è di un'antipatia unica.

  • 19 giugno 2013 alle ore 17:21
    Valetta says:

    Io già avevo odiato "La donna in bianco", questo libro sicuramente non mi ha aiutata a riconciliarmi con Collins, mi auguro nella vita reale fosse un po' meno insopportabile.

  • 8 settembre 2013 alle ore 07:31
    Anonimo says:

    A me è piaciuto molto ... i gusti ...

  • 17 aprile 2014 alle ore 01:01
    Sbrino says:

    Qualcuno sa indicarmi dove è sepolto Edward Morgan Forster? grazie

  • 22 aprile 2014 alle ore 17:05
    Lily says:

    Sbrino, E.M Forster e' sepolto a Canley, in Inghilterra.

  • 21 agosto 2016 alle ore 22:52
    Ugo says:

    non dovrebbe esserti consentito scrivere recensioni. veramente.

  • 22 agosto 2016 alle ore 13:57
    Valetta says:

    Complimenti per la tolleranza dimostrata verso un'opinione diversa (immagino) dalla tua.

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