3 febbraio 2011

Intervista a Mamma Editori

Cari lettori,
dopo La Penna Blu Edizioni vi propongo nuovamente un'intervista al responsabile di una casa editrice, la Mamma Editori (di cui abbiamo in passato recensito e intervistato una delle autrici, Giusy de Nicolo col suo Porcaccia, un vampiro!), che pubblica senza chiedere alcun contributo agli autori. In un mondo editoriale in cui l’EAP (Editoria A Pagamento) si sta espandendo senza sosta, nutrendosi del numero sempre crescente di autori che desiderano pubblicare a ogni costo, noi del Ghetto dei Lettori abbiamo deciso di lanciare un piccolo messaggio: aspiranti e inesperti scrittori che frequentano queste pagine, ricordate che le case editrici che pubblicano senza chiedervi un contributo esistono, che quasi sempre vi troverete uno staff serio e interessato al vostro lavoro, e pronto a fornirvi editing, assistenza, stampa, copertina, impaginazione. E che rischiano di scomparire pressate dalle grandi case editrici da un lato e dal proliferare di editori che chiedono all’autore di staccare assegni a tre cifre dall’altro.

Oggi abbiamo virtualmente invitato sul Ghetto dei Lettori Monica Montanari, portavoce di Mamma Editori. Lascio che sia lei a presentarvi la casa editrice.


1. Come prima cosa, naturalmente, ti ringrazio per essere qui oggi e per aver accettato di rispondere alle mie domande. Potresti presentare brevemente ai lettori la Mamma Editori? Quando è nata e come? Con quali obiettivi? Perché questo nome?

Nasciamo nel 1997, per occuparci di immaginario religioso in qualsiasi forma, dal saggio storico, al manoscritto del trecento, alla storia dell'esoterismo, alle teorie visionarie della fisica moderna. La casa editrice è nata dalla ricerca in quel settore, con l'obiettivo di recuperare l'immaginario religioso di area occidentale in un momento di fascinazione popolare per le visioni orientali e amerinde. Il nome "mamma" mi è parso il più assoluto, come ha detto Bersani replicando a Berlusconi che voleva chiamare un nuovo partito "Italia": "Perché non chiamarlo "mamma", allora!". Poi, strada facendo, ho scoperto le componenti inconsce che ci avevano portato a scegliere quel nome. La spietatezza, insieme razionale e irrazionale, delle donne che come madri devono difendere il cucciolo ma anche insegnagli a vivere; la natura; la koiné mediterranea, l'idea che l'immaginario religioso vada ripreso e raccontato come le favole che le mamme raccontano ai figli prima che vadano a dormire.


2. Perché questo passaggio dalla letteratura religiosa alla narrativa più di consumo?

Perché il nostro testo più prestigioso e ricercato, Il Miroir des simples ames (Il manoscritto del Libero Spirito), ha venduto 700 copie in 12 anni mentre un vampirico ne vende 700 in un anno e mezzo. Di qui la necessità di fare l'uno e l'altro, testi alti e "bassi", in ogni caso di immaginario religioso. Che cosa sono i vampiri se non immaginario religioso?


3. Che servizi fornisce Mamma Editori agli scrittori? Che tipo di distribuzione opera?

Servizi? Noi non offriamo servizi agli scrittori! Noi coviamo l'opera sotto tutti gli aspetti con una mole di lavoro che può immaginare solo chi ha pubblicato con noi. Poi magari per problemi di organico siamo meno brillanti nell'evitare il refuso, o ancora: se riceviamo recensioni spontanee sui media, bene, ma non ci mettiamo denaro, non ci sono i margini. Facciamo promozione sul Web perché non richiede soldi, quello sì. La distribuzione si avvale di sei agenzie regionali a coprire un territorio che dal Nord arriva in Abruzzo e Lazio. Avendo l'intermediazione della distribuzione noi percepiamo il 45% del prezzo di copertina e tuttavia riusciamo a tenere sotto i 10 euro libri di quattrocento pagine in brossura incollata con copertina a colori plastificata. Non tutte le regioni rispondono ugualmente bene. La Liguria curiosamente è più chiusa a noi di altre regioni. Nel Sud abbiamo rapporti con singole librerie che si attivano sulla base della notorietà del titolo in rete.


4. Di quali generi vi occupate? Potresti descriverci in breve le vostre collane?

Abbiamo una collana vera e propria che si chiama "A cena col vampiro" e ci mettiamo dentro il fantasy contemporaneo. Niente fantasy classico. Sto vanamente mettendo a punto un genere giallo spurio... ma ancora siamo in alto mare. Il resto più che da "collane" è costituito da tavolini ognuno illuminato da una sua abat-jour di stile diverso. Sono angoli della nostra biblioteca immaginaria dove si trovano saggi di argomenti anche molto diversi e per i quali rimandiamo al nostro sito.


5. Il genere gothic-romance ultimamente ha avuto un'enorme diffusione presso un pubblico femminile giovane e meno giovane. Purtroppo i dati di vendita hanno anche incoraggiato gli editori a puntare maggiormente sulla quantità che non sulla qualità, producendo una vera e propria cascata di titoli che ben poco si differenziano gli uni dagli altri. Qual è la tua opinione a riguardo? Perché il genere ha avuto un simile riscontro e figure inquietanti presenti da secoli nell'immaginario collettivo (come il vampiro, il demone o il lupo mannaro) sono state spogliate delle loro caratteristiche principali, sono state insomma 'addomesticate' per essere sottoposte a trame romantiche?

Il vampiro sarà presto sostituito da qualche altro amante impossibile, ed è qui appunto il suo segreto. Lo si è reso desiderabile. Edward è quanto mai diverso dal vampiro di Coppola che non affascinerebbe proprio nessuno. È apollineo, così lo definisce la Meyer e purtuttavia, poferbacco, essendo un vampiro non può fare quel mestiere lì altrimenti rischia di scappargli un morso e prosciugare la nostra eroina. Che cosa di più erotico? Il supplizio di Tantalo: ecco in breve il segreto del romanzo rosa nelle sue infinite varianti fino all'attuale rosa/nero. Il romanzo sentimentale ti mette davanti una bella Sacher Torte con su scritto "non toccare". Ed eccoci così a sbavare come come bulldog davanti alla pappa ancora troppo calda.


6. Mi permetto di dissentire per quanto riguarda il vampiro di Coppola, ma forse sono io ad avere gusti un po' bizzarri. Quindi secondo te ci aspetta una controtendenza (torniamo ai vichinghi e agli scozzesi in kilt) oppure è in arrivo la romanticizzazione di un'altra creatura ancora ignara?

Se, per questo ritorno ai kilt e ai nordici, pensi all'Highlander di Christopher Lambert ti dico che quella era una grande idea. Se invece pensi al Jamie della Gabaldon, gli spezzerei le rotule. La Gabaldon è quanto di più becero abbia letto ultimamente. Mette una bella tecnica di scrittura al servizio di trame pessime e contenuti peggiori. Jamie picchia e stupra la poveretta in cui dovremmo identificarci noi lettrici. Una cretina che perdona perché lui le dice, udite udite: "Non lo farò più". Io mi chiedo come le lettrici di romance possano tollerare una cosa del genere. Poi mi criticano Twilight, ma la Meyer è Shakespeare! Per il futuro, annuso un'evoluzione "mentale". Nel senso che vedo eroi con grande potenza mentale, eroi cui si illumina lo sguardo in modo strano e che innescano la tensione erotica con la capacità di intromissione cerebrale. Eroi che quando sono al punto critico tirano fuori attributi sessuali straordinari. Non saprei dirti se saranno reduci del popolo perduto di Shamballa o di Thule. Bisognerà interrogarsi sul superomismo latente in questo immaginario, perché, non sia mai, potrebbe essere indice di latenze che possono serpeggiare ben oltre i confini dell'immaginario femminile romantico. Una cosa è certa: è passata l'epoca del bel guerrigliero dalla pelle bruna, c'è aria di eroi algidi, alti e biondi. Figure mortifere, fredde e spietate ma sopratutto potenti e ricche, capaci cioè di proteggere e coprire le spalle a una donna sempre più provata dal carico lavorativo e familiare. Non so cosa leggeranno, e se avranno tempo di farlo, le lavoratrici di Mirafiori, ma con dieci ore al giorno nella NewCo, un paio d'ore di viaggio casa lavoro, figli-marito-calzini-stoviglie non ci si può meravigliare se poi sognano uno straricco, uno straforte... uno insomma che se le incolli in spalla e se le porti a vivere in panciolle.


7. Più che altro mi riferivo a romance del genere. Ma tornando all'editoria: che quella medio-piccola sia in crisi ormai non è un mistero. Quali sono i vostri punti di forza per sopravvivere in questo campo minato?

Noi stavamo molto più in crisi prima, secondo me l'editoria è anticiclica. Se ci sono pochi soldi per andare in giro, con dieci euro ti compri un romanzo e hai svoltato. Certo manovre come quelle di togliere le agevolazioni all'editoria, come ha fatto il Governo l'anno scorso, hanno rappresentato un problema. Noi spedivamo direttamente ai lettori guadagnandoci molto di più del 45% che ci dà il distributore, eppure non chiedevamo al lettore di pagare spese di spedizione. Poi il Governo, togliendo le agevolazioni, ha portato nel giro di un giorno le spese di spedizione da 2,5 a 5 euro circa. Non è più stato possibile inviare un libro da 10 euro senza far pagare spese di spedizione e dunque abbiamo perso quel canale diretto.


8. Condividi l'opinione comune che in Italia, ultimamente, tutti scrivono, pochi leggono, e si pubblica troppo? E chi detiene l'eventuale responsabilità? Il lettore diseducato  alla lettura, l'autore che vuole pubblicare a ogni costo, l'editore che punta al marketing e non alla qualità?

No. Ben venga l'accesso alla scrittura. Che ci siano tanti libri in giro è segno di buona salute. Che pochi leggano è vero, ma le perversioni della storia sono tali che internet sta rialfabetizzando la società dell'era della televisione. Nel lungo periodo, ciò significherà più lettori. Il marketing del libro, quello sfrenato, mira a far acquistare il libro al pubblico dei non lettori. Sono gli obbiettivi da centinaia di migliaia di copie, cose iperuraniche viste dalla prospettiva della piccola editoria. Ma che non ti tolgono nulla. Faccio un esempio, il libro di Vespa venduto a tonnellate alla chiunque a me non toglie un lettore. Idem dicasi del pregevole lacerto di cultura popolare promosso dall'Arcuri, poi da Lele Mora e prossimamente, sembra, dalla nipote di Moubarak.



9. Cara Monica, non sai cosa stai dicendo, ma non è colpa tua: sei immobilizzata come tutti noi dallo strateggismo sentimentale. E' una pissicosi comune. Tornando ancora una volta all'editoria, cosa pensi di quella a pagamento?

L'editoria a pagamento può essere una fregatura per il lettore, per lo meno lo sarebbe perché ormai il lettore che il libro è una ciofeca ha abbastanza imparato ad annusarlo "da fuori". Sì, può essere una fregatura per il lettore. Nel senso: editore e autore fanno un contratto di servizio e se va bene a loro va bene a tutti. Per esempio: io realizzo a pagamento la rassegna dei formaggi trentini, e ho un cliente che mi fornisce le fotografie pregandomi di scrivere i testi, di fare la copertina etc, stamparlo... io gli consegno chiavi in mano l'opera compresa di servizi distributivi ma è lui che ha corso il rischio d'impresa e che percepirà gli utili di impresa. Diciamo che è il libro "conto terzi". E questo è un tipo di contratto in cui se il prodotto finale è bello fa contenti tutti, anche i lettori. Sui libri "senza figure" il discorso è più delicato, perché il lettore ha meno strumenti per giudicare il prodotto dall'esterno e dunque il marchio editoriale è un elemento costitutivo del suo affidamento.
A volte tuttavia l'editoria a pagamento può essere una fregatura anche per l'autore. Abbiamo aziende che alimentano le illusioni degli autori tenendosi sul filo della truffa, che raccontano loro che accederanno all'empireo della koiné culturale, che saranno promossi, lanciati quando invece non li leggeranno neppure, non li metteranno neppure in un impaginatore! Organizzeranno i loro testi in Word semplicemente! E chiedono tanti soldi, del tutto ingiustificati oggi con l'editoria digitale che ti consente di tirare poche copie. I nomi di queste aziende sono noti, eppure continuano a comparire come sponsor in molti siti che si occupano di scrittura e letteratura. I nostri scrittori percepiscono royalties e non sborsano un soldo ma siccome la fantasia perversa dell'editore non ha limiti, abbiamo trovato un modo particolarmente subdolo per sfruttarli facendoci aiutare a correggere e visionare i lavori degli altri.


10. Potresti dare qualche consiglio agli aspiranti autori che desiderano esordire nel mondo dell'editoria? Quali parametri tenete in considerazione voi della Mamma Editori nella scelta di un manoscritto da pubblicare?
E a proposito della tua precedente risposta, conosco il forum in cui accogliete a braccia aperte aspiranti scrittrici che vogliono presentarvi le loro opere: puoi parlarcene?

Allora, per il capitolo saggi rimando al sito. Come letteratura, facciamo solo narrativa di genere, artigianato letterario. Niente mainstream, la poesia poi è l'anticristo.
Il parametro è la scrittura standardizzata internazionale; sui contenuti essendo io cattocomunista, buonista etc.. sono una granspaccamaroni. Nei romance si ciula, ma non si tradisce il partner e non si viene traditi. Le figure genitoriali non sono mai criminalizzate, le donne non vengono stuprate, picchiate etc... Ovviamente nel thriller o nel noir questo discorso non vale (se mai riusciremo a farne, poi, perché sto disperando: non riesco a scollarmi dal romance fantasy). Va bene, in ogni caso tutte queste belle cose sono esposte nei Docks, il sito della Bloody Roses Secret Society: un gruppo che lavora sulla scrittura e che ha raggiunto i settanta membri. Ah, dimenticavo: la trama. L'intreccio del romanzo deve essere ben studiato. Inutile presentare romanzi benissimo scritti con trame deboli.
Purtroppo ho pericolosi cedimenti ogni tanto. Come con Porcaccia, un vampiro! di Giusy De Nicolo. Un meraviglioso gioco sul tema del vampiro per raccontare di una Bari vera, di una storia umana credibilissima. Insomma, mainstream che ho ficcato a pedate nella collana "A cena col vampiro" perché ogni tanto davanti alla qualità vera ho, ripeto, un cedimento.


11. Ultima domanda: a quali eventi sarete presenti prossimamente per incontrare i vostri lettori?

Ho sempre fatto fiere e manifestazioni varie. Poi, dopo l'esperienza a Belgioioso di quest'anno, ho sospeso tutto. Non è il momento giusto: alle fiere non va più nessuno. C'è il web e la forza dei nostri lavori. Ho questo L'alba della chimera in cui credo molto. Prima o poi esploderà, deve raggiungere la massa critica e poi parte. È troppo ben scritto, efficace ed erotizzante. Un vero gothic romance di soddisfazione.


Grazie per il tuo tempo, Monica, sei stata gentilissima. Buona fortuna a voi della Mamma Editori, mi auguro che ci saranno nuove occasioni di conversare, in futuro.

Grazie a te, "Sakura ossignur*"!

[*ossignur era la mia consueta esclamazione ai tempi delle ferventi battaglie ideologiche su Twilight che mi hanno permesso di conoscere Monica]

3 Commenti a “Intervista a Mamma Editori”

  • 3 febbraio 2011 alle ore 15:30
    Anonimo says:

    Intervista piena di contenuti e idee. Bravissime.
    Mandar.

  • 24 marzo 2012 alle ore 23:12
    Imy Cullen says:

    Questa Monica e' una forza della natura e una vera stratega. Brava e auguri per la tua Mamma Editori

  • 3 febbraio 2013 alle ore 15:01
    emerson says:

    Intervista molto interessante con concetti su cui riflettere.

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