22 settembre 2017

La provvidenza rossa - Lodovico Festa

Questo romanzo è un mistery, sono inventati il crimine che scatena la vicenda, la trama, e la soluzione finale, e sono fittizi i protagonisti; ma è pure un pezzo importante di memoria, come forse sarebbe difficile riportare con la stessa evidenza in un saggio di storia. La memoria di cosa fu un grande partito, di come funzionava la mente di dirigenti e militanti, di come si muoveva l’invisibile macchina del potere e del contropotere in una grande metropoli negli anni fine Settanta, poco prima che l’omicidio Moro scompigliasse la storia d’Italia. Milano, autunno 1977, zona Sempione. Una sventagliata di mitra ha ucciso una giovane fioraia. Accanto al corpo, nel chiosco di via Procaccini, una copia dell’«Unità», perché Bruna Calchi, la vittima, era un’iscritta al Pci, dirigente della sezione e del circolo Arci, dove si occupava di teatro e di diritti gay; bella ragazza, molto conosciuta anche per la sua spigliata esuberanza. L’inchiesta poliziesca parte con tutta la prudenza del caso delicato, affidata a un giovane funzionario, moderno e progressista ma capace di stare al mondo; e subito incorre in un primo mistero: l’arma del crimine, una Maschinenpistole, i famosi Mp 40 in uso alla Wehrmacht, riemersa chissà come dalla Seconda guerra mondiale. Contemporaneamente, «per evitare eventuali provocazioni e trappole», muove la controinchiesta del Pci. Se ne occupa il vecchio Peppe Dondi con il suo vice ingegner Cavenaghi. Peppe, un ferreo partigiano di quelli che hanno attraversato guerre civili, guerra e clandestinità, ingaggia con la polizia una corsa volta a scoprire prima la verità per occultarne un’altra. L’autore, che in quegli anni fu egli stesso un dirigente comunista, sceglie nella prosa lo stile narrativo di un ex funzionario di partito che, a decenni di distanza, si confessa. Proiettando il lettore in quel quotidiano mescolarsi di idealismo, realismo, spregiudicatezza e capacità, che dava grandezza, ambigua ma oggi perduta, a una politica che seppur mediante il misfatto cercava fini superiori. 

Recensione

Quando viene uccisa la compagna Bruna Calchi di professione fioraia, oltre alle indagini svolte dalla polizia, ne vengono fatte in parallelo anche dal partito comunista di cui la donna era attivista. Per fare luce sulla vicenda criminosa, la federazione milanese del PCI incarica delle indagini l’ingegner Cavenaghi, vicepresidente della commissione probiviri regionale.

In La provvidenza rossa, più che il mistery in sé, risulta impressionante la descrizione dell’organizzazione del partito, sempre un passo avanti rispetto alla polizia nel condurre le indagini che risultano decisamente complesse, perché la vittima, la cui vita viene passata al setaccio, potrebbe essere stata implicata in una speculazione edilizia, in corse clandestine di cavalli e nel racket del furto degli addobbi floreali nel cimitero monumentale.
Inoltre, vicino al negozio di fiori della vittima, c’era stato anche uno spaccio di droga che faceva capo ad un noto malavitoso, senza contare un giro di prostitute della zona.

Gradualmente, scartando le varie ipotesi, dopo aver ascoltato decine di testimonianze di compagni di partito, sempre pronti ad aiutare la dirigenza, l’ingegner Cavenaghi riuscirà a risolvere il caso.
Ma l’opera del PCI non finisce qui, perché sarà necessario offrire all’opinione pubblica un colpevole per cui il partito, che vuole porsi come valida alternativa alla DC che al tempo governava in Italia senza fondate previsioni di soluzione di continuità, appaia del tutto estraneo al fatto di sangue se non vittima di ideologie fasciste.

Ciò premesso, il doppio filone di indagini e l’eccessivo numero di personaggi che compaiono come persone a conoscenza dei fatti, rendono la lettura piuttosto lenta. Opportunamente è stata posta una tabella con evidenziati i numerosissimi personaggi per aiutare il lettore, ma l’elenco è stato situato a fine del libro e, in genere, a meno di non essere di quelli che corrono alle ultime pagine per scoprire l’assassino, ci si accorge della sua esistenza a lettura ultimata.

Buona, in ogni caso, la caratterizzazione dei personaggi, ma soprattutto è interessante l’imponente macchina organizzativa del partito comunista, che viene considerata “una struttura di potere efficientissima e capillarmente ramificata”, tanto da apparire come uno stato nello stato, ma con un senso civico e una disponibilità da parte degli iscritti al PC sicuramente superiore a quella degli impiegati e funzionari statali.
Nell’organizzazione del partito comunista non sarebbe stato ipotizzabile il fenomeno dei cosiddetti “furbetti del cartellino” e l’unico organismo a cui potrebbe essere comparata la struttura organizzativa del PCI è quella della Chiesa.

È chiaro che solo un dirigente del PCI, come è stato l’autore, avrebbe potuto scrivere con competenza un romanzo di questo genere, che presuppone una grande conoscenza dell’organizzazione e mentalità comunista, idiosincrasie degli iscritti comprese.
Pertanto, nonostante l’eccessivo indulgere da parte dell’autore in filoni di indagini ripetitive che avrebbero potuto essere eliminate (le oltre 500 pagine rendono la lettura del libro un po’ pesante), l’originalità dell’ambientazione e la scorrevolezza della scrittura sono tali da rendere apprezzabile questo giallo che non ha suspense né alcuna descrizione truculenta.


Giudizio:

+3stelle+ e mezza

Dettagli del libro

  • Titolo: La provvidenza rossa
  • Autore: Lodovico Festa
  • Editore: Sellerio
  • Data di Pubblicazione: 2016
  • Collana: La memoria
  • ISBN-13: 9788838934483
  • Pagine: 532
  • Formato - Prezzo: Brossura - Euro 15,00

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