25 settembre 2017

Nati due volte. L'età del bronzo e del miele - Laura MacLem

È vero che l'ho amato. Ed è vero che ho dato a Teseo il filo che l'avrebbe guidato nel Labirinto, in nome di quell'amore per il quale avrei – ho – sacrificato tutto il resto. Infine, è vero che, dopo averlo perso, ho legato per sempre la mia vita a quella di un dio, quando venne sulle rive di Nasso per fare di me la sua immortale consorte. Tutto questo è vero. Ma non c’è solo questo. Sembra che la mia vita sia cominciata davanti a quelle porte chiuse, con un gomitolo di filo da donare all'eroe perché compisse la sua missione. Quel momento fu una parte della storia. Non tutta. Quello che venne prima, pur non essendo segreto, dorme in fondo al Labirinto, ed è un mistero. Si dice che i cretesi siano tutti bugiardi, e forse è così: il mio è un popolo che tiene in gran conto la capacità di capire ciò che gli altri ignorano. L'astuta Arianna, figlia di re Minosse e della regina Pasifae, l'onnisplente, non poteva essere una sciocca. Non lo sono mai stata, se non quando ho amato. Per questo, immagino, Dioniso mi volle nell'istante stesso in cui posò lo sguardo su di me. Dioniso aveva capito tutto di me, molto prima di quanto lo capissi io stessa. Ma non me ne lamento: io compresi tutto di lui quando lui non conosceva nulla di sé, neppure il nome. Fui io a svelarglielo, così come svelai i segreti del Labirinto all'eroe, per porre fine alla guerra di dèi e mortali. Perché, se nel Labirinto l’eroe combatté il mostro, fuori dal Labirinto io combattei gli dèi. La mia battaglia cominciò molto prima che Teseo giungesse a Creta. L'ho amato più di tutti. Lo amerò sempre più di tutti. Lui è l'eroe del Labirinto. Salvò Creta, l'Attica, l'Ellade e il mondo intero. Per lui danzai e raggiunsi il centro, dove nessuno arriva. Per lui ho dipanato il filo in quei corridoi, quei vicoli, quei passaggi tortuosi, sfidando buio e caos e morte. Lui, il mio eroe. Il toro di Minosse. Mio fratello. Il Minotauro.

Recensione

In questa nuova opera, Laura MacLem accompagna ancora una volta il lettore a riscoprire il mito greco, questa volta addentrandosi, tra riferimenti storici e allegorie, in una rivisitazione del mondo dell’isola di Creta, ascoltando la voce impertinente ma comunque attraente della mitica Arianna, figlia di Minosse, erede della Signora Pasifae, detentrice del potere del Labirinto che l’ordine porta, come fece Gaia, sul caos, dando vita al mondo allora conosciuto.
In questo senso la stessa scrittrice ci spiega come la sua rielaborazione della corso degli eventi tramandato, tra l’altro molto ben curata in termini storici ed epici (ovvero senza lasciare nulla all’interpretazione ma andando a fondo all’epopea così come ci è stata riportata) ovviamente detenga i tratti romanzeschi, dando voce e corpo non solo ai fatti, ma anche alle emozioni e alle vicende pregresse.

La storia parte da ben lontano, sin da quando in tempi non sospetti Arianna incontra Zagreus, il nuovo dio dell’Olimpo, reietto perché frutto dei peccatucci di Zeus (e quindi automaticamente maledetto dalla coniuge Hera) in una società evoluta, che detiene il potere e che regola i commerci e le guerre per il mondo Ellenico.
Teseo, più volte menzionato nella storia, non è ancora arrivato Cnosso, questa primo volume si concentra su quanto succede prima delle vicende del Minotauro.

Un aspetto che indubbiamente colpisce della storia, è la ricostruzione storica, non soltanto a livello ambientale quanto invece a livello sociale: esisteva un tempo in cui l’ordine precostruito si basava soprattutto sulla gestione del rango e sulle differenza che, a quanto pare, sono andate a perdersi nel tempo successivo: ne è un emblematico esempio la figura femminile: a Cnosso le donne sono più libere che nel resto dell’Ellade, non solo per libertà di costume ma per potere di potersi esprimere, di vivere, di vestirsi anche mettendo in mostra parti del corpo che per pudore sono poi state coperte.

Le donne comandano il caos, la stessa Signora/Sacerdotessa dell’Isola conduce il comando, ha potere decisionale e riesce in qualche modo a far pesare il suo potere allo stesso Minosse.
In questo la nostra bellissima (così bionda, così ben descritta, così affascinante da far perdere la testa agli dei) Arianna ci fa un resoconto esaustivo, tanto da tirare in ballo la differenza di comportamento degli attici (barbari di prima categoria) e descrivendoci il loro imbarazzo in questa società dove la donna comunque ha diritto di essere tale.

Nonostante i tempi andati, a livello contenutistico, il libro si permea sui dilemmi che ancora oggi riguardano la nostra vita: in primo luogo, l’innamoramento. Arianna ama Zagreus, diviene sua moglie pur non sposandolo secondo le norme vigenti, consapevole che il suo destino è volto a portare ordine sul suo personale caos e nel contempo a lasciare che l’ordine stesso si tramuti in disordine.
Su di lei pende il destino societario, con un continuo riferimento a un vaticinio che andrà a concretizzarsi e che consente di aumentare la suspense sulla storia, sino alla fine. Oltre alla figura emancipata della donna, ci raffrontiamo inoltre con il senso del tradimento e del perdono, che a volte ha un peso ben maggiore del giudizio. Per amore di Icaro e di sua madre Naucrate Arianna non denuncia Dedalo, ma va oltre, tenendosi il segreto che li riguarda per sé. Ed è un percorso difficile e irto quello che percorre.

L’opera non manca di senso dell’umorismo, indotto in primo luogo dal riportare le vicissitudini di alcuni personaggi, rendendoli quasi delle macchiette e sovvertendo quindi l’immaginario collettivo: in questo senso sia Zeus ma soprattutto Eracle divengono ridicoli, rappresentando i difetti del genere maschile, tanto da lanciare un ben preciso messaggio attuale: la superiorità non deriva dal genere di appartenenza, ma dalle capacità delle persone.
Un concetto che, sentendo la cronaca ancora moderna, nonostante l’era del bronzo sia conclusa da un pezzo, dovremmo marchiarci a pelle. La cultura del rispetto.

In questo senso Arianna è un’eroina moderna che anzi, avrebbe davvero tanto da insegnarci.
In merito allo stile, nulla da eccepire: fluido, corretto, costruzione delle frasi ineccepibile per una prosa cha sa dosare gusto moderno alla solennità dell’arcaico in un matrimonio ben riuscito, sotto vari spunti di vista. Una cosa è certa: se leggete di notte e soffrite di insonnia, non si può leggere questo libro. La sua trama e la sua espressione nella resa finale, hanno il potere di trascinarvi da un capitolo all’altro, obbligandovi a rimanere svegli.

Ed è così che si propone Nati due volte, l’età del bronzo e del miele.
Una lettura accorata e trascinante, che si esplica e percuote il lettore che ama e vuole scoprire il gusto del fantastico che affonda le sue radici nella culla della nostra cultura, nei miti che ci hanno fatto sognare quando eravamo ragazzi. Un’esperienza dedicata a chi ama storie che dosano passione e magia e nel contempo intensa, da assaporare, che non lascerà delusi, se si è pronti a lasciarsi avvolgere dalle sue pagine una carezza dopo l’altra.

Giudizio:

+4stelle+ e mezzo

Dettagli del libro

  • Titolo: Nati due volte - L'età del bronzo e del miele
  • Autore: Laura MacLem
  • Editore: Autopubblicato
  • Data di Pubblicazione: 2017
  • ISBN-13: 978-1544653662
  • Pagine: 400
  • Formato - Prezzo: Brossura € 11;43

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