22 marzo 2017

L'uomo che non sono - Cristina Bellon

Una vita da travet con gli amici al bar, un’ex moglie da mantenere, uno schnauzer nero gigante e una datrice di lavoro ossessionata dal controllo. Una quotidianità priva di emozioni quella di Giovanni Tosi, quarantacinque anni, che dopo il divorzio si ritrova a vivere nel paese della campagna lombarda in cui è nato. Poco eccitante, anche se con una sua confortante monotonia. Poi, un giorno, avviene un fatto tragico. Beppe, il migliore amico di sempre, muore e Giò, stordito dal dolore, si scopre terrorizzato dalla prospettiva di troppi rimpianti. È l’inizio della metamorfosi: se la vita ti manda un segnale, sta a te coglierlo. Il cambiamento comincia dall’aspetto: ritrovare la forma fisica e rivoluzionare il guardaroba è certamente il primo passo per mostrarsi al mondo in modo diverso. Poi, un calcio alla tranquillità e si apre la caccia alle emozioni forti, ai guadagni facili, alle trasgressioni. Sì, forse alcune esperienze portano con sé una dose di rischio, ma anche la possibilità di toccare il cielo. Basta non farsi troppe domande. Dall’hinterland agricolo cristallizzato sotto la brina, il pericoloso apprendistato di Giò lo trascinerà, tappa dopo tappa, in un viaggio di perdizione. Fino all’inevitabile e drammatica resa dei conti in una città del Caucaso misteriosa e violenta, per scoprire che in quel nuovo cielo non si può volare. 

Recensione

L’uomo che non sono è diviso in tre parti: la prima è piuttosto lenta, la seconda piena di colpi di scena e la terza drammatica.
La prima parte è incentrata sulla presentazione del protagonista, Giovanni Tosi, figlio di contadini, diplomato geometra, che lavora in una ditta di prodotti per l’edilizia. È un uomo insoddisfatto della propria vita,  sia perché la sua datrice di lavoro è una donna invadente, tirchia e dispotica, sia perché è stato lasciato dalla moglie. Giovanni, dopo il divorzio, è tornato a vivere nel suo paese d’origine. E' andato ad abitare insieme al cane nella casa ereditata dai suoi genitori, ma continua a pagare il mutuo per l'acquisto dell’appartamento in cui risiede la moglie a Milano, città in cui si reca come pendolare ogni giorno.

Giovanni non è bello, ha i denti in fuori, sta perdendo i capelli ed è sovrappeso. Le uniche distrazioni che si permette sono le serate al bar con gli amici di gioventù a giocare a carte e a fare gli stessi discorsi di sempre sulle donne, lo sport e le opportunità non avute o non sapute cogliere. Un’esistenza monotona e piuttosto insignificante. Il suo migliore amico è Beppe che avrebbe voluto avere una vita diversa, ma si è sentito in dovere di rimanere a lavorare nei campi per aiutare il padre. Beppe ha avuto, non si sa come, il numero di telefono di una persona a cui potrebbe rivolgersi, qualora decidesse di dare una svolta alla propria esistenza. Ne parla con Giovanni, forse sperando che, con l'appoggio dell'amico, insieme possano riuscire a decidersi ad affrontare un'attività ancora ignota e sicuramente non lecita ma remunerativa. Entrambi continuano a rimandare la decisione, preferendo, com’è nel loro carattere, lamentarsi e tentennare, fino a quando Beppe improvvisamente muore e Giovanni decide allora di sfruttare l’opportunità prospettatagli dall’amico scomparso.
L'autrice sorvola su alcuni aspetti non secondari del racconto, ad esempio come Beppe abbia ottenuto il fatidico numero di telefono, che poi sarà chiamato da Giovanni, ventilando solo la possibilità che venissero ricercate persone incensurate, anonime e con un'attività alle spalle tale da fungere da copertura per una attività illecita non ben determinata. Qualche perplessità nasce anche dal fatto che la persona che risponde al numero telefonico si mostri di persona al protagonista, senza timore di poter essere un giorno denunciato, come se conoscesse Giovanni meglio di quanto non si conosca lui stesso e fosse in grado di prevedere qualsiasi sua decisione.

La seconda parte del romanzo è molto più veloce della prima e piena di sorprese. Giovanni inizia il suo secondo lavoro come corriere di non si sa che cosa. Egli deve solo trasferire all'estero, in un paese dell'est Europa, la valigia che gli viene di volta in volta consegnata. Non deve fare domande e limitarsi a seguire pedissequamente le istruzioni ricevute. Una volta passata la frontiera qualcuno provvederà a contattarlo per poi farsi consegnare quanto in suo possesso. Con i soldi che riceve Giovanni inizia a curare il proprio aspetto, tanto che i conoscenti fanno talvolta fatica a riconoscerlo. Si sistema i denti, rinfoltisce i capelli, fa degli allenamenti per dimagrire, compra abiti nuovi ed entra nel giro di una Milano bene e trasgressiva, coadiuvato in questo dall'uomo contattato telefonicamente. Per quanto Giovanni sappia che quella che sta vivendo non è la vita che in realtà desidera, non riesce a tirarsene fuori.
La terza parte del romanzo è la più drammatica ed è bene non anticiparla per non rovinare la sorpresa al lettore.

L’immagine del protagonista che si evince dal romanzo è quella di un uomo debole, insicuro di ciò che vuole. Permette che le altre persone gestiscano la sua vita, senza avere la forza di ribellarsi. Lascia che la moglie lo abbandoni prevalentemente per accidia e analogamente si comporta sul posto di lavoro, lasciandosi bistrattare dalla padrona della ditta. Per gran parte del romanzo Giovanni non riesce a far nascere in se stesso un po’ di amor proprio, ma ciò che colpisce di più è forse la sua assoluta mancanza di interessi. Pur denotando una buona capacità nello svolgimento della sua attività professionale, non è appagato dal suo lavoro, non è interessato alla cultura, non va al cinema o a teatro, non è attratto dalla politica e non ha alcuna curiosità per ciò che lo circonda. Non legge libri e l’unico romanzo che prende in mano, regalatogli da un conoscente occasionale, lo cestina dopo aver sfogliato le prime pagine.
Anche dal punto affettivo non sembra che Giovanni sia in grado di provare sentimenti di qualche spessore. Lascia perfino senza troppi rimpianti ad una vicina di casa il proprio cane, quando decide di ritrasferirsi a Milano. Non è, cioè, un personaggio a cui il lettore riesca ad affezionarsi, tanto più che non è dotato di un minimo senso di ironia. In fondo non sembra veramente interessato neanche al sesso che tende a compiere con un certa vivacità solo dopo aver sniffato qualche pista di cocaina ed è la droga che diventa gradualmente la sua unica fonte di piacere. Pur non essendo cattivo, Dante lo metterebbe probabilmente all'inferno nel girone degli ignavi.
Ciò che in fondo stupisce è che in genere le scrittrici tendono ad affezionarsi ai protagonisti dei loro romanzi e riescono spesso a trasmettere al lettore il loro trasporto verso i personaggi da loro creati, anche quando questi non sono del tutto positivi. Cristina Bellon si dimostra in questo un’eccezione.
Per quanto L’uomo che non sono sia scorrevole, e che dopo un inizio piuttosto lento diventi sempre più vivace e ricco di colpi di scena, l'autrice non cerca di far nascere un legame di empatia fra il lettore ed il protagonista. Giovanni Tosi è troppo abulico e con tendenza a piangersi addosso per stimolare qualsiasi sentimento nei suoi confronti, fosse anche di avversione. In fondo non si può del tutto biasimare la moglie che l'ha lasciato, ancorché anche il comportamento della donna denoti la carenza di maturità che caratterizza i personaggi di questo romanzo.
L'autrice dipinge il ritratto di un uomo che, pur non essendo cattivo, non ha principi morali abbastanza solidi per tentare di fare del bene. Pertanto i lettori che dovessero incontrare Cristina Bellon sappiano come non devono comportarsi,  se vogliono sperare di essere guardati con apprezzamento dai suoi begli occhi azzurri.

Giudizio:

+4stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: L'uomo che non sono
  • Autore: Cristina Bellon
  • Editore: Cairo
  • Data di Pubblicazione: ottobre 2016
  • Collana: Scrittori Italiani
  • ISBN-13: 9788860527479
  • Pagine: 240
  • Formato - Prezzo: Brossura - Euro 15,00

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