24 giugno 2016

Ninfee Nere - Michel Bussi

A Giverny in Normandia, il villaggio dove ha vissuto e dipinto il grande pittore impressionista Claude Monet, una serie di omicidi rompe la calma della località turistica. L’indagine dell’ispettore Sérénac ci conduce a contatto con tre donne. La prima, Fanette, ha 11 anni ed è appassionata di pittura. La seconda, Stéphanie, è la seducente maestra del villaggio, mentre la terza è una vecchia acida che spia i segreti dei suoi concittadini da una torre. Al centro della storia una passione devastante attorno alla quale girano le tele rubate o perse di Monet (tra le quali le Ninfee nere che l’artista avrebbe dipinto prima di morire). Rubate o perse come le illusioni quando passato e presente si confondono e giovinezza e morte sfidano il tempo. L’intreccio è costruito in modo magistrale e la fine è sorprendente, totalmente imprevedibile. Ogni personaggio è un vero enigma. Un’indagine con un succedersi di colpi di scena, dove sfumano i confini tra realtà e illusione e tra passato e presente. Un romanzo noir che ci porta dentro un labirinto di specchi in cui sta al lettore distinguere il vero dal falso. 

Recensione

Il prologo di Ninfee Nere inizia con la descrizione di tre donne, le protagoniste, che hanno rispettivamente undici, trentasei e ottant’anni, e sembra l’incipit di una favola:

Tre donne vivevano in un paesino.
La prima era cattiva, la seconda bugiarda e la terza egoista.
Ed effettivamente il luogo in cui si vengono a svolgere gli eventi è piuttosto favolistico, nientemeno che Giverny, in Normandia, dove Claude Monet ha dipinto ben duecentosettantadue quadri aventi per soggetto le ninfee. Non per niente Toulouse-Lautrec definiva Monet
«[...] un coglione, proprio così, ha usato il termine “coglione”, perché sprecava il suo immenso talento a dipingere paesaggi anziché esseri umani. E meno male che Lautrec è morto prima di vedere Monet trasformarsi in eremita e dipingere esclusivamente ninfee per trent’anni…»

Il primo capitolo del romanzo inizia però con il rinvenimento di un corpo piuttosto corpulento, quello di un ricco chirurgo oftalmologo trovato morto con la testa nell’acqua sulla riva di un ruscello, con una ferita al cuore e la testa sfondata.
Gli inquirenti si trovano a dover battere diverse piste: quella del movente passionale, perché l’uomo era un noto dongiovanni, nonostante non avesse le phisique du rôle; quella degli oscuri traffici delle opere d’arte, perché la vittima era anche un collezionista di quadri e cercava di acquistare illegalmente uno dei tanti dipinti di Monet avente per oggetto le ninfee; nonché la pista collegata a una precedente morte risalente a venticinque anni prima con modalità quasi simili, anche se la vittima, in quest'ultimo caso, era un bambino di undici anni e la sua morte era stata archiviata come accidentale.
Quale sia la pista giusta lo si scoprirà, ovviamente, solo alla fine del romanzo, quando l’autore fornirà la chiave di lettura da utilizzare per interpretare tutta la vicenda.

Un giallo particolare, raccontato in parte in prima persona dalla donna ottantenne che osserva tutto e che si muove per il paese quasi invisibile, come lo sono spesso gli anziani, e in parte in terza persona per narrare soprattutto le vicende dell’ispettore che dirige le indagini, della maestra del paese, e di una bambina di undici anni, della quale riusciamo a conoscere i pensieri, dato che l’autore ci fa entrare direttamente nella sua mente.
Fin dall’inizio l’anziana fa capire di sapere tutta la verità, ma l'autore dosa con furbizia le rivelazioni in modo che il lettore non capisca se ciò che dice la vecchia risponde al vero o sia invece qualche vaneggiamento di una mente resa confusa dall'età.

Un bel giallo, quindi, originale, avvincente, con personaggi accattivanti e perfettamente caratterizzati. Scritto inoltre benissimo e che trova la sua cornice nel luogo in cui Monet, uno fra i pittori impressionisti più apprezzati dal pubblico, amava dipingere con assiduità quasi ossessiva le ninfee del suo laghetto, modificando ogni volta luce e colori. Ma non è solo un romanzo poliziesco, perché c’è anche una storia d’amore bellissima e struggente che si intreccia con le indagini ed è quella che nasce tra la bella maestra del paese e l’ispettore che segue il caso. E, alla fine del romanzo, rimane una sensazione di rimpianto per le occasioni perse dai personaggi che avrebbero meritato una vita diversa e più appagante di quella che il destino ha loro riservato.

Insomma, un piacevolissimo libro che soddisferà tutti quelli che non si faranno spaventare dalle quattrocento pagine di lunghezza. Non per niente Ninfee Nere ha vinto numerosi premi come il Prix Polar Michel Lebrun, il Grand Prix Gustave Flaubert, il Prix polar méditerranéen, il Prix des lecteurs du festival Polar de Cognac, il Prix Goutte de Sang d’encre de Vienne.
A mio avviso Michel Bussi, autore praticamente sconosciuto in Italia, merita maggiore divulgazione e l'originalità che mostra e la capacità di coinvolgere il lettore mi hanno indotto a dare al romanzo la valutazione più elevata fra quelle previste.

Giudizio:

+5stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Ninfee nere
  • Titolo originale: Nynphéas Noirs
  • Autore: Michel Bussi
  • Traduttore: Alberto Bracci Testasecca
  • Editore: E/O
  • Data di Pubblicazione: 2016
  • Collana: Dal Mondo
  • ISBN-13: 9788866327462
  • Pagine: 400
  • Formato - Prezzo: Brossura - Euro 16,00

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