16 marzo 2016

Abietarii - Cristina Lattaro

Alberto è un architetto affascinante e trasgressivo, abituato a frequentare belle donne senza tuttavia trascurare la falegnameria ereditata da suo padre. Passati i trent'anni, sente il bisogno di stabilità e intreccia una relazione a distanza con Elisa. Quando la segretaria va in pensione, Alberto propone a Vito, l'autista assunto da poco, di prendersi cura della contabilità. Incuriosito da Alberto, Vito inizia a spiarlo mentre si intrattiene nello showroom che di notte l'architetto trasforma in alcova. Intanto Elisa decide di stabilirsi da Alberto che esperto e malizioso, cerca di gestire la situazione.

Recensione

Abietarii, nominativo plurale di Abietarius, significa falegnami. Sin dal titolo, pertanto, inquadriamo subito l’ambientazione di contorno di questa storia, che ci porta nel reatino e precisamente in una falegnameria di famiglia gestita dall’architetto Alberto, teatro di tutte le vicende sentimentali che coinvolgono lui e gli altri due protagonisti della storia, Vito ed Elisa.
I tre giovani, che costituiscono il nucleo centrale delle vicissitudini, apparentemente non possono essere più diversi: Alberto ci racconta il significato e le conseguenze del rincorrere una dimensione sentimentale stabile, per quanto il suo stesso obiettivo sia compromesso dal suo atteggiamento nei confronti della vita, in nome della quale non si nega nulla ma sottende nel contempo all’idea che gli manchi quel qualcosa che lui stesso non riesce a identificare. Vito invece compare come un giovane impenetrabile, di modeste origini, che ha delle mete da raggiungere e che soprattutto cerca di scacciarsi di dosso l’imbarazzo per le scarse risorse su cui può fare affidamento, a parte se stesso. Infine Elisa è una giovane del Nord Italia che cerca l’emancipazione dal ruolo in cui la sua famiglia la relega, e che intende farsi valere, fino al punto di proiettare se stessa lontano dalla provenienza pur di affermarsi.
I loro destini sono netti, ineluttabili, e portano i tre giovani a intessere un collegamento tra le loro esistenze, che dal principio sembrerebbe non concretizzabile ma che di fatto si realizza, dimostrando a tutti che non si possono mai fare dei preventivi sulle occasioni che possiamo trovarci dinanzi nel nostro cammino.

Il sento ultimo della storia, quindi, diventa proprio questo: non esiste una premeditazione, né tanto meno è possibile decidere il proprio destino senza fare i conti con gli imprevisti. In questo passaggio diventa fondamentale l’esperienza di tutti e tre i protagonisti: Alberto ha un ideale di uomo e di famiglia che intende mettere in pratica, che sente forse come il suo dovere primario, ma continua a percepire dentro un’insoddisfazione di fondo che lo allontana dalla fedeltà e, soprattutto, dalla sua eterosessualità apparente. Elisa impara invece che è inutile scappare dalle proprie origini e che forse è meglio lottare per affermarsi. Vito invece decide di rassegnarsi agli eventi, accettando anche i lati del suo intimo che scopre per caso, e che forse ha sempre cercato di allontanare.
Ognuno ha il suo percorso, le loro vite in un modo o nell’altro si intrecciano, si slegano e si affrancano, ma nessuno dei tre può fare a meno degli altri due per comprendere quello che davvero ha importanza: per realizzarsi bisogna essere felici.

Il testo si basa di certo su una solida conoscenza dell’ambientazione, non tanto paesaggistica, quanto lavorativa.
È ricco di dettagli sulla falegnameria, sul tipo di lavoro e di rifiniture necessarie alle creazioni, forse anche didascalico in certe parti, dove l’autrice fa emergere la passione per il bello, il solido e ben realizzato, a partire dal legno e dal suo significato più nobile: a tratti sembra quasi di sentire i profumi e gli odori del lavoro, delle qualità di materiali e perfino della segatura, un fascino che di sicuro può coinvolgere i lettori più esigenti.
L’oggetto, il legno, pertanto, quasi si eleva a personaggio ma diventa esso stesso significato metaforico, che ci parla di solidità ma anche di duttilità e malleabilità. Perché in fondo ciò che ci resta da fare non è altro che lavorare su noi stessi, e sulle nostre esistenze.
La storia comunque è costellata di altri personaggi, figuranti che si qualificano e interagiscono nella scena con poche e decise pennellate, che aiutano a inquadrare meglio i tre protagonisti della storia, i dialoghi sono calzanti e dotati di un buon ritmo, le relazioni instaurate e la rete di rapporti non contraddicono comunque l’evolversi della storia ma la agevolano, lasciandola scivolare sino alla fine su un piano non scevro dell’inaspettato, e forse questa è la dote più importante di questo libro.
La forma è puntuale, abbastanza precisa, e lo stile comunque incarna il modo moderno di vivere dei tre giovani, rendendoceli vicini, noti, forse anche appetibili. Le scene sono dettagliate, descrittive anche nelle fasi di lavoro del legno, così come nelle vicende che si concatenano in un legame a catena. Sono presenti anche delle scene erotiche che affrontano la sessualità con estrema delicatezza, ma senza tralasciare le emozioni e i gesti degli attori.

Abietarii è di sicuro un romanzo che si incastra tra la tematica omosessuale moderna dello scoprirsi e dell’accettarsi, e il romanzo di formazione che trascende dal sentimentale per addentrarsi nell’introspettivo. Ma racconta in prim’ordine la vita e il potere delle scelte e del saper cogliere l’attimo per non perdere le occasioni che si possono presentare una volta soltanto, quella giusta.
Una lettura dedicata a chi ha bisogno di confrontarsi con la realtà del sé, e che guida di sicuro nel non aver paura di vivere appieno il presente e meno che mai dimenticarsene quando si rincorre il proprio futuro.

Giudizio:

+4stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Abietarii
  • Autore: Cristina Lattaro
  • Editore: Bookeco
  • Data di Pubblicazione: 2016
  • ISBN-13: B01APN9ADE
  • Pagine: 163
  • Formato - Prezzo: Ebook - 1,49

1 Commenti:

  • 16 marzo 2016 alle ore 15:12
    Unknown says:

    Grazie!

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