11 novembre 2015

Memorie di una interprete di guerra - Elena Rževskaja

Mosca, ottobre 1941. Sono passati quattro mesi dall’attacco della Germania hitleriana all’URSS. Elena Rževskaja, ventiduenne, lascia la fabbrica di orologi dove lavora e si iscrive a un corso per interpreti militari. Inizia un’avventura che la porterà a diventare testimone attenta e partecipe della guerra, in un movimento continuo che attraverso cittadine e villaggi sconvolti dal conflitto la condurrà al fronte, e infine a Varsavia e a Berlino. Ed è qui, nel suo ruolo di interprete militare, che la giovane Elena si troverà nel maggio del ’45 al centro della misteriosa vicenda del riconoscimento del corpo carbonizzato di Hitler, di cui Stalin non informa neanche il maresciallo Žukov, comandante dell’Armata Rossa che entra vittoriosa in Berlino. E a questo punto il libro da avvincente narrazione diventa anche un ineludibile documento storico che contribuisce a chiarire una delle vicende più oscure della Seconda guerra mondiale.

Recensione

Memorie di un’interprete di guerra è il risultato finale di un reportage che, dopo vari articoli, approfondimenti e romanzi di Elena Rževskaja, racconta a cuore aperto la dura realtà del Fronte, mettendone in risalto gli aspetti più oscuri e inaspettati.
L’intento dell’autrice, con l’aiuto della traduttrice Daniela di Sora, è tramandare ai posteri le sue preziose memorie che preservano un grande segreto storico e portano alla luce questioni irrisolte, sulle quali i grandi dell’epoca della Seconda Guerra Mondiale hanno preferito stendere un alone di mistero, preferendo così il mito alla Storia.

Una verità sulla morte di Hitler che si discosta da quella storiograficamente conosciuta (documentata nei minimi particolari), le realtà del Terzo Reich e le esperienze di chi la guerra l’ha vissuta sulla propria pelle, sono solo alcuni degli argomenti affrontati da parte della Rževskaja che nel suo romanzo, racconta di sé, Elena, un’interprete di tedesco per il fronte russo.
Un lavoro autobiografico portato avanti con caparbietà e con molto coraggio: rievocare tutte le memorie dell’esperienza bellica, infatti, significa anche riportare alla mente dolorose immagini di tristezza, rassegnazione e disperazione.
Il romanzo è un vero e proprio contenitore di ricordi, documenti, lettere e stralci di appunti di Elena, recuperati dai quaderni e dai taccuini che la accompagnarono fedelmente nei suoi vari spostamenti bellici. Leggiamo nelle prime pagine, di una Elena desiderosa di partire entusiasta alla volta del Fronte per vivere una esperienza che le permettesse di crescere e di sentirsi viva, ma l’entusiasmo ci mette poco a scemare, trasformandosi in desiderio di sopravvivere.

Non so sinceramente dove l’autrice abbia trovato la forza e il coraggio di sostenere una situazione simile, anche se non era in prima linea con un elmetto ed un fucile in mano, infatti, combatteva nel silenzio delle retrovie la sua guerra, munita di carta ed inchiostro. L’imminenza del crollo psicologico viene respinta con forza anche se non mancano momenti di debolezza che Elena trascorre stringendosi nei suoi valenki.
Uno degli spunti di riflessione offerti dal romanzo è la coincidenza tra il concetto di umanità, di fratellanza e l’etichetta storico-politica di nemico: il mio nemico è il soldato tedesco ma il soldato tedesco è anche un uomo come me. Ecco le parole del professore di tedesco di Elena:

-Vi prego di non dimenticare, Genossen, che l'autore di questi versi era un tedesco. Quando noi avremo vinto e il nazismo in Germania sarà stato definitivamente sconfitto, avremo il diritto di dire a noi stessi che mai, neanche negli anni della guerra e della ferocia, mai abbiamo smesso di amare questa splendida lingua.

I tedeschi non sono solo Adolf Hitler e Goebbels, ma anche le vittime della loro politica.
Si tratta di pensieri che popolano le menti ed i cuori di chi ha visto amici ma soprattutto nemici, prigionieri e vittime di loro stessi, beffati dal loro credo politico.
L’uomo ha perso molto della sua integrità morale come creatore della Guerra, una realtà dagli instabili equilibri dove è facile che la vittima diventi carnefice e viceversa.
A farne le spese, in ogni a caso, non sono mai i potenti: tristissime le immagini dei sopravvissuti che Elena ci racconta e descrive, ma anche piene di speranza per un domani migliore.
Col senno di poi possiamo purtroppo dire che il domani di cui si parla, il nostro ieri dunque, non è stato come ci si prospettava: la prepotenza, l’arroganza e la cattiveria continuano indisturbate a scorrere nei fiumi dell’animo umano, ormai contaminato e irriconoscente verso gli altri.

Nella lettura, l’egoismo amplificato di Hitler ci fa rabbrividire, come i peccati dei suoi sottoposti che non sono da meno; mi ha colpito molto la storia della famiglia di Goebbels, dal finale macabro.
Continuo ogni volta a sorprendermi di quanto l’animo umano possa essere spietato, come se non ci fosse mai un fondo da raggiungere oltre il quale è impossibile andare.
Il romanzo è una testimonianza molto viva e sentita di Elena, un dono che lei fa a noi lettori, condividendo tutti i suoi pensieri ma anche le sue riserve, permettendoci così di conoscere lati oscuri della Storia contemporanea.
Con uno stile molto lineare e accorato il libro si consuma celermente e lascia spazio a riflessioni su tematiche molto profonde. Un lavoro estremamente toccante e ben elaborato.
Non posso che assegnare cinque stelle e consigliarlo agli amanti della Storia, a coloro cui le pagine concesse dai libri scolastici non bastano.

Giudizio:

+5stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Memorie di una interprete di guerra
  • Autore: Elena Rževskaja
  • Traduttore: Daniela Di Sora
  • Editore: Volans Edizioni
  • Data di Pubblicazione: 07/2015
  • Collana: Amazzoni
  • ISBN-13:978-8862431200
  • Pagine: 448
  • Formato - Prezzo: Brossura - 20,00 Euro

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