22 ottobre 2013

Speciale Premio Hugo: Universo incostante - Vernor Vinge

Intelligenze artificiali e diversamente biologiche, space opera, singolarità tecnologiche e molto altro ancora: questo il mix che presenta Universo incostante di Vernor Vinge, vincitore del Premio Hugo 1993 ex aequo con L'anno del contagio di Connie Willis, nonché di molti altri premi, dal Nebula al Locus. Il romanzo si svolge in una Via Lattea divisa in quattro zone soggette a diverse leggi della fisica; un universo narrativo che raccoglie altri romanzi, come Quando la luce tornerà (Premio Hugo 2000) e il più recente e inedito Children Of The Sky (2011).

Vernor Vinge è uno scrittore statunitense di fantascienza, tre volte vincitore del Premio Hugo per il miglior romanzo e due volte per il miglior romanzo breve. Docente universitario di matematica, si è ritirato dalla professione per dedicarsi completamente alla scrittura. Si è imposto nel 1981 con il romanzo Il vero nome, che illustra, in contemporanea con William Gibson, il concetto di realtà virtuale. Non aderisce, tuttavia, al cyberpunk, preferendo inserire successivamente il tema della singolarità tecnologica - concetto da lui inventato - e dell'intelligenza superumana nel genere space opera.  Ha all'attivo una decina di romanzi e un gran numero di racconti, raccolti in Italia in due volumi da Fanucci. E' stato sposato con Joan D. Vinge, scrittrice di fantascienza premiata, anche lei, con il Premio Hugo.


Come sarebbe un universo in cui le leggi fisiche non fossero costanti? Ecco la premessa di questo romanzo, fondato sull'ipotesi che la nostra galassia sia divisa in quattro zone. Nelle due più interne, la velocità della luce è un limite invalicabile e lo sviluppo di civiltà progredite risulta possibile soltanto in quella più esterna: la cosiddetta zona "lenta", che comprende la Terra. Oltre quest'ultima si apre una dimensione assai vasta, dove la velocità della luce non è più assoluta e la civiltà è avanzatissima. Infine c'è una zona "trascendente", dai contorni indefiniti. E proprio all'interno di questa zona una civiltà interstellare scopre un pianeta-archivio, ricettacolo di conoscenze illimitate, ma anche sede di una perversa entità che, dopo milioni di anni, viene riattivata e scatena il suo potere distruttivo su migliala di mondi. Soltanto un'astronave sfugge all'apocalisse e si dirige verso l'unico pianeta in cui si potrà elaborare una difesa per evitare la distruzione dell'universo...

Recensione

"Come spiegarlo? Come descriverlo? Anche il punto di vista onnisciente lo troverebbe difficile."

Questo il singolare incipit del romanzo, vittima di una sicuramente non voluta ironia: nella mia personale esperienza di lettura, sceglierei queste esatte parole per giudicare un romanzo che, a fronte delle ricche e gustose promesse, risulta ben presto essere un mattone noioso, lento, inconcludente, del tutto privo di organicità, confuso e inspiegabile.

Universo incostante è un romanzo di fantascienza dai presupposti visionari: la nostra galassia, la Via Lattea, è suddivisa in quattro zone in cui le leggi della fisica sono diverse. Il nostro sistema solare è inchiodato alla "zona lenta", in cui l'evoluzione tecnologica è vincolata alla "lentezza" della velocità della luce, insuperabile; al contrario, laddove la velocità della luce non presenta alcun ostacolo, l'evoluzione si è sbizzarita, producendo le Potenze, sorta di divinità galattiche/intelligenze superumane. Il ritrovamento di un'antica Potenza, ben presto degenerata in una Perversione (una Potenza maligna) scatena l'intreccio, che si presenta come una storia d'avventura, un romanzo epico, una grande space opera che attraversa la galassia e migliaia di sistemi solari. Peccato che poi l'autore si perde completamente: è un romanzo immenso, pesante, e lentissimo. Si sarebbe potuto scrivere, con lo stesso materiale narrativo, un romanzo di massimo duecento pagine; sarebbe risultato molto più dinamico e avvincente.

Il prologo, a ben vedere, preannuncia un romanzo che poi appare radicalmente diverso. Anche stilisticamente, mi sembra, c'è un abisso tra il prologo e il resto del romanzo: l'autore sembra essere partito da un'idea e aver costruito su di essa una trama completamente distante. Ben presto la storia si arena, il ritmo si rallenta, mentre l'intreccio si divide in due filoni sfilacciati: il monotono viaggio della bibliotecaria Ravna, custode dell'unica arma che possa abbattere la Perversione, e le vicende sul pianeta Artiglio, con la sua particolarissima forma di civiltà senziente. Proprio sul mondo di Artiglio si concentrano i giudizi più entusiasti di questo romanzo (che gode davvero di un altissimo - e per me, inspiegato - gradimento): la civiltà più avanzata è formata da una specie simil-canide, riunita in una società fondata sugli "aggruppi", una coscienza collettiva in cui ogni individuo è formato da un gruppo di quattro fino a otto membri, incapaci di vivere singolarmente. L'idea è effettivamente accattivante, ma, a mio avviso, resa malissimo: occorre circa un centinaio di pagine per recepire chiaramente la struttura degli "aggruppi", rendendo impossibile seguirne le vicende e anche solo memorizzarne i personaggi.

Il vero problema è tuttavia la mancata coesione tra le parti, tra i filoni: quello che avrebbe dovuto essere un romanzo da corsa contro il tempo, per salvare la Galassia dalla furia della Perversione, che fagocita pianeta dopo pianeta, si arena, rallentando il ritmo e distraendo il lettore con sub-plot assolutamente ininfluenti nell'intreccio principale. Tale è soprattutto l'insieme delle vicende del pianeta Artiglio, in cui due giovani umani sopravvissuti a un atterraggio di fortuna si ritrovano coinvolti nelle lotte di potere di due regni diversi: il tutto è condito da una povera ambientazione da fantasy medievale e da trovate narrative altrettanto povere e discutibili.

Anche il punto di forza principale è screziato da qualche debolezza: se il Trascendente (la zona super-luce extragalattica) diviene scusa per illustrare un universo che si palesa come sistema di memorizzazione delle informazioni (viene da pensare a tutte le teorie cosmologiche che fanno capo all'universo olografico, a Freeman Dyson e via dicendo), la sua realizzazione è fiaccata da trovate ben poco originali (come la Rete galattica che vede i pianeti comunicare tramite... e-mail), che fanno impallidire tutto il romanzo di fronte a un precedente più lontano nel tempo, eppure ancora attualissimo, come L'ultima domanda di Isaac Asimov.

Grande delusione, dunque, per un romanzo dalle ottime intenzioni, rimaste tuttavia mal compiute, se non proprio incompiute. Non dubito che l'assegnazione del Premio Hugo abbia voluto premiare gli intenti e l'esplosivo mix di idee, ma di fronte alla sua mediocre realizzazione non si può che dissociarsi.

Giudizio:

+2stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Universo incostante
  • Titolo originale: A fire upon the Deep
  • Autore: Vernor Vinge
  • Traduttore: G. Zuddas
  • Editore: Nord
  • Data di Pubblicazione: 2007
  • Collana: Biblioteca Cosmo
  • ISBN-13: 9788842915102
  • Pagine: 545
  • Formato - Prezzo: Brossura - 12,00 Euro (fuori catalogo)

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