31 agosto 2013

Aringhe rosse senza mostarda - Alan Bradley

Per Flavia de Luce, undicenne avventurosa, due fronti sono sempre aperti. L’uno: la resistenza attiva contro gli scherzi feroci delle sorelle maggiori, la colta Daphne e la frivola Ophelia, così diverse ma così solidali nel tormento alla sorellina. L’altro: l’investigazione degli strani casi del villaggio inglese di Bishop’s Lacey, dove sorge tra i cottage aggraziati la sua antica magione. Flavia è infatti di famiglia nobile, eccentrica come si deve e naturalmente squattrinata. La cosa più preziosa che ha ereditato da un avo è la passione fruttuosa per la chimica, che fa il paio, per affinità di metodo, con la vocazione investigativa.
Durante la fiera nel prato della parrocchia, ha la curiosità di consultare una veggente, alla quale giunge visione di Harriet de Luce, la madre morta in una escursione in montagna quando Flavia era bambina. Poco dopo, la zingara è aggredita nel suo carrozzone e ridotta in fin di vita. Il minaccioso episodio, sommato all’impossibile apparizione, sollecitano la piccola investigatrice. Qualcosa si è smosso, forse nei misteri del passato, forse in quelli del presente: stavolta è un cadavere vero che la ragazzina scopre, appeso, come un segno voluto, al tridente del Poseidone di una fontana nella sua tenuta, e con una posata dell’argenteria di casa infilzata nel naso. Impossibile non credere che sia un segnale mirato alla sua famiglia.
Le storie dell’incantevole Flavia, a metà tra il romanzo d’avventura e il giallo deduttivo, formano una serie di grande successo che possiede l’instancabile nutrimento dei colpi di scena continui, del brivido a ogni passo, della giocosità che prorompe dallo sfondo più tenebroso, proprio dei classici della letteratura per ragazzi. Il brio spumeggiante del libro che non può che avvincere a ogni paragrafo. Ma l’intreccio complesso e conseguente, lo spessore psicologico dei personaggi, la specificità dell’ambientazione appartengono alla letteratura universale.

Recensione

La tradizione inglese vuole che le aringhe, specie se prive di condimento, siano "una pietanza grossolana, buona per uno stomaco volgare", un pasto per poveri, quindi, o, quantomeno, non per buongustai, tant'è che la frase da cui deriva il titolo è ricavata dalla tragicommedia del 1594 di Greene e Lodge "A looking-glass for London and England". In esso viene detto che un bicchiere di birra senza una donzella, ahimé è come un uovo senza sale o un'aringa rossa senza mostarda. Ma una "red herring" sta anche ad indicare nei paesi anglosassoni una falsa pista e il titolo del libro gioca sul doppio senso che ben si sposa con un romanzo giallo, dove ciò che sembra non è sempre ciò che è.

Il romanzo, come si evince anche dal ritmo giocoso, sarebbe destinato soprattutto ad un pubblico giovane, tuttavia le oltre 400 pagine che compongono il libro potrebbero rappresentare un serio ostacolo per i meno portati alla lettura.

L'investigatrice di questo caso poliziesco, che si svolge nel 1950, è Flavia de Luce, un'undicenne impicciona come miss Marple e supponente come Sherlock Holmes. Credo che la frase riportata la dica lunga sulla mentalità di questa ragazzina: Quando mi trovo insieme agli altri una parte di me rimpicciolisce. Soltanto da sola posso godermi pienamente la compagnia di me stessa. Flavia narra le proprie avventure con umorismo prettamente britannico e le sue considerazioni sono le parti più divertenti del romanzo. Amica inseparabile è Gladys, la sua bicicletta, con cui le piace discutere senza mai essere contraddetta. Flavia, che ha il pallino per la chimica, ama ogni tanto infiorettare il racconto con i componenti delle sostanze da lei analizzate (le lacrime sono come un brodo ricchissimo di ingredienti: acqua, potassio, proteine, manganese, vari enzimi, grassi, olii, cera, con l'aggiunta di un bel po' di cloruro di sodio per insaporire il tutto). Dispone di un laboratorio attrezzato in una delle tante stanze nella grande dimora, situata nella tenuta di famiglia nel villaggio di Bishop's Lacey in Inghilterra. L'abitazione è un po' decadente e in parte priva di riscaldamento, dati i gravi problemi finanziari del proprietario, il padre di Flavia, che, tuttavia, non si priva di un maggiordomo tuttofare ed una cuoca.

In questo romanzo la polizia non fa una bella figura, non raccogliendo indizi sulla scena dei crimini e facendosi precedere da una ragazzina nella soluzione del caso. I fatti si svolgono nella campagna inglese e i poliziotti di periferia, è risaputo, non sono in genere considerati i più astuti. Tuttavia, da quella volta che il coroner ha stabilito che il banchiere Roberto Calvi si era suicidato impiccandosi sotto il ponte dei Frati Neri a Londra, niente può meravigliarci delle forze dell'ordine della Gran Bretagna.

Flavia de Luce è in perenne contrasto con le due sorelle maggiori che tendono a tiranneggiarla e con cui scambia spesso scherzi feroci. Flavia si pone pertanto, già alla sua giovane età, la domanda: si può amare e odiare nel medesimo tempo? La stessa questione se la poneva Catullo (Odi et amo) secoli prima, ma ad un'età molto più avanzata della nostra protagonista.

Per quanto riguarda la parte investigativa, essendo il romanzo destinato prevalentemente ad un pubblico giovane, c'è più azione che riflessione, ma gli indizi che l'autore inserisce per la scoperta del colpevole -o colpevoli- devono essere opportunamente interpretati dai lettori.

Dei romanzi della serie "Flavia de Luce" scritti da Bradley, canadese di nascita, classe 1940, giornalista ed autore radiofonico, questo è il terzo episodio. I primi due sono stati editi da Mondadori.

Giudizio:

+3stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Aringhe rosse senza mostarda
  • Titolo originale: A red herring without mustard
  • Autore: Alan Bradley
  • Traduttore: Alfonso Geraci
  • Editore: Sellerio
  • Data di Pubblicazione: 2013
  • Collana: La memoria
  • ISBN-13: 9788838930164
  • Pagine: 440
  • Formato - Prezzo: Brossura - Euro 14,00

2 Commenti a “Aringhe rosse senza mostarda - Alan Bradley”

  • 12 settembre 2013 alle ore 20:13
    ProfG says:

    Più che la mole è lo stile involuto, descrittivo e didascalico a rendere "Aringhe rosse" poco adatto a un pubblico giovanile, secondo il mio personale parere.

  • 20 ottobre 2013 alle ore 19:47
    emerson says:

    Ma se leggiamo i romanzi per ragazzi di qualche decennio fa, si può notare che lo stile è il medesimo.

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