4 giugno 2013

Le braci - Sándor Márai

Dopo quarantun anni, due uomini che da giovani sono stati inseparabili tornano a incontrarsi in un castello ai piedi dei Carpazi. Uno ha passato quei decenni in Estremo Oriente, l'altro non si è mosso dalla sua proprietà.

Ma entrambi hanno vissuto in attesa di quel momento.

Null'altro contava, per loro. Perché condividono un segreto che possiede una forza singolare. Tutto converge verso un "duello senza spade" - e ben più crudele. Tra loro, nell'ombra, il fantasma di una donna.

E il lettore sente la tensione salire, riga dopo riga, fino all'insostenibile.

Recensione

"A quanto pare si sopporta tutto quando la vita ha un senso e uno scopo"

Che Le braci di Márai sia uno di quei romanzi che restano nella memoria del lettore si capisce abbastanza in fretta, dopo l'inizio molto pacato, man mano che ci si addentra nella storia, attraverso una commistione abilmente dosata di presente e passato, e ci si avvicina al cuore pulsante della vicenda, alle braci che scintillano ancora, debolmente, sotto le ceneri.

Una trama semplice e scarna, l'abusatissimo tema del triangolo amoroso alla Jules et Jim, nelle mani di un narratore esperto riesce a incatenare chi legge e lo tiene 'arrampicato sull'orlo del divano' (cit.), nella sospensione di un percorso già tracciato eppure enigmatico e oscuro.

La storia è raccontata a posteriori, quando ormai, dopo quarantuno anni di attesa ne rimangono solo le ceneri e, sotto di esse, attese e temute insieme, le braci ancora vive. La grandezza dell'opera risiede per me soprattutto in questo, nella capacità di costruire un paesaggio emotivo e narrativo in totale semplicità e naturalezza, lasciando che poi nella trama singoli particolari emergano come le braci nel buio e mandino i loro bagliori a illuminare i protagonisti e le loro scelte.

Due anziani amici per le pelle, praticamente due fratelli, provenienti però da situazioni famigliari e sociali assai diversi, uno di stirpe austro-ungarica ricca e influente, uno di origini più modeste, polacco, ma introdotto negli stessi ambienti anche grazie alla reciproca amicizia, si ritrovano, dopo quarantun'anni di rottura improvvisa e inspiegata, per una cena nella dimora del primo.

Henrik, il possidente e generale, invita il suo commilitone e amico di antica data Konrad nel suo castello, in cui il convitato di pietra è la moglie Krisztina, morta da tempo, dopo una lunga separazione vissuta in casa nel silenzio e nella penombra del non detto.

I fantasmi del passato sono i veri protagonisti di questo incontro tanto più preparato con cura dall'ospite, Henrik, e pregustato, quanto più atteso per interi decenni. Oltre ai tre protagonisti, i due uomini e la moglie e amica defunta, l'unico personaggio che ha un qualche rilievo è la vecchia balia di Henrik, ormai decrepita, Nini, che rappresenta i lari della storia domestica.

Il confronto tra i due vecchi amici è il completamento dell'attesa di una vita; per questo motivo Henrik vuole che tutto rievochi l'atmosfera dell'ultimo incontro che ha visto insieme i tre protagonisti, diversi decenni prima. Dopo quella cena Konrad parte per i tropici, lasciando senza spiegazioni il servizio nell'esercito, l'amico d'infanzia e la relazione ambigua con la di lui moglie. Di seguito il matrimonio tra Henrik e Kristzina finisce in una muta separazione e, alcuni anni dopo, con la morte di lei senza che i due si siano spiegati.

Tutto questo e anche l'episodio che ha segnato la partenza della catastrofe, durante una partita di caccia, viene raccontato in un lungo monologo - e in realtà quasi tutto il romanzo è un soliloquio del generale in pensione, roso dal dubbio e dalle insicurezze - da Henrik, mentre i due sopravvissuti siedono in poltrona dopo una cena che ha il sapore della rievocazione (quasi una seduta spiritica, considerando la presenza della moglie defunta), davanti a un focolare di cui, al termine dell'incontro, non resteranno che le braci.

Il vero nucleo tematico del romanzo è il rapporto di amicizia e fratellanza tra i due uomini, superiore anche all'amore che entrambi provano per la donna che li ha di fatto separati: il loro legame è destinato a diventare un vincolo, che prosegue inalterato nei rovelli e nei rimorsi del tradimento per decenni e non si spezza che alla fine. 

Per motivi storici in qualche modo questo sentimento in disgregazione finisce per rappresentare anche la scomparsa identitaria di quella coscienza che era il collante di base di un mastodonte come l'Impero Austro-Ungarico, ma il punto focale rimane comunque il rapporto tra i due individui e il 'redde rationem' che si trasforma in un duello senza vincitore né vinto.

Anche se nel giudizio dell'autore Le braci peccherebbe di eccesso di romanticismo, non si riesce a rimanere inerti alla lettura e percepire eccessi melensi. La grande abilità narrativa di Márai sta nel riuscire a trasformare la trama con una serie di piccoli particolari disseminati nelle descrizioni che diventano dei simboli, quasi volesse un linguaggio cifrato, tutto nascosto nel non detto.

Oltre al valore iconico delle braci, che rimandano a qualcosa che cova sotto le ceneri e solo nel finale si svelano nella loro pienezza semantica come punto di arrivo di tutta la vicenda, ci sono innumerevoli segni - per esempio l'episodio in cui Konrad suona il piano insieme alla madre del suo amico, o ancora il particolare del ritratto di Kristzina, rimesso al suo posto dopo lunghi anni di oblio -, che punteggiano la sfida tra i due uomini e rendono il racconto un vero e proprio duello, in cui spetta il lettore stabilire, nell'ambiguità levantina e malinconica della conclusione, chi sia il vero vincitore, ammesso che ce ne sia uno.

Perché in fondo l'abilità di un narratore disilluso e romantico insieme - forse troppo ma di certo senza eccessi e sbavature, con uno stile rigoroso e impeccabile - si vede tutta nel creare una suspence e una partecipazione emotiva nel lettore senza che, tutto sommato, nella trama succeda alcunché.

Giudizio:

+5stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Le braci
  • Titolo originale: A giertyàk csonkig égnek 
  • Autore: Sándor Márai
  • Traduttore: Marinella D'Alessandro
  • Editore: Adelphi
  • Data di Pubblicazione: 2008
  • Collana: Biblioteca Adelphi, 358
  • ISBN-13: 9788845922572
  • Pagine: 181
  • Formato - Prezzo: Brossura - 10,00 Euro 

5 Commenti a “Le braci - Sándor Márai”

  • 5 giugno 2013 alle ore 12:52
    sakura87 says:

    Io ho pianto amare lacrime di sangue per la noia.

  • 6 giugno 2013 alle ore 10:21
    Anonimo says:

    Non è facile trovare un autore abile come Marai nel ricreare le atmosfere, nonostante l'abbia letto diversi anni fa ricordo perfettamente l'impressione che ebbi della stanza in cui avviene il confronto, con quel caminetto, presenza stranamente sospesa tra il rassicurante e l'opprimente. Bello.

  • 20 giugno 2013 alle ore 14:59
    polyfilo says:

    bhe, almeno è abbastanza breve, sakura... ;-)

    anche a me è piaciuta molto l'atmosfera intrisa di lieve tristezza e malinconia, la presenza opprimente del passato e il senso di liberazione e di fine contenuto nel rogo finale delle testimonianze e dei ricordi...

    c'è tanto di non detto e suggerito insieme nell'immagine delle braci che la lettura mi faceva sentire come un caso pieno d'acqua perennemente sul punto di tracimare.

  • 9 marzo 2014 alle ore 22:18
    Unknown says:

    Dipanate questo mio dubbio: l'omicidio era stato premeditato?

  • 9 marzo 2014 alle ore 22:19
    Unknown says:

    Dipanate questo mio dubbio: l'omicidio era stato premeditato?

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