1 agosto 2013

Tartarughe divine - Terry Pratchett

Brutha è il prescelto. Il suo dio gli ha parlato, sebbene, ehm, sotto forma di tartaruga. Brutha è un ragazzo semplice. Non sa leggere. Non sa scrivere. È bravino a coltivare i meloni. E i suoi desideri sono pochi e ragionevoli. Vuole rovesciare una tentacolare Chiesa corrotta. Vuole evitare un'orribile e sanguinosa guerra santa. Vuole fermare la persecuzione di un filosofo che ha avuto il coraggio di suggerire che, contrariamente al dogma della Chiesa, Mondo Disco fluttua veramente nello spazio sul dorso di una gigantesca tartaruga (*). Lui vuole la pace, la giustizia e l'amore fraterno. Lui vuole che la Quisizione smetta di torturarlo adesso, per favore. Ma soprattutto ciò che vuole davvero, più di ogni altra cosa, è che il suo dio elegga un altro prescelto.

Il capolavoro di Terry Pratchett, un romanzo unico e divertentissimo, che è anche una dissacrante, amara satira contro i totalitarismi di ogni genere.

(*) Il che è vero, ma la Quisizione non ha nessuna intenzione di ammetterlo.

Recensione di Daniele

Giusto per cominciare, comincio affermando che questo è uno dei migliori libri di Terry Pratchett tra quelli tradotti in Italia, in attesa di vedere nella nostra lingua anche perle come Going Postal e The Last Continent. Il titolo italiano, Tartarughe divine, è l'unica nota negativa, anche se piuttosto vistosa, di una edizione ben localizzata (tanto di cappello alla traduttrice Valentina Daniele che è riuscita nell'ardua impresa), lavoro tutt'altro che facile, visto che Sir Terry Pratchett è uno dei maestri riconosciuti di quell'English Humour tanto efficace per gli anglofoni quanto incomprensibile varcati i confini linguistici anglosassoni.

La storia parla di Brutha, novizio sempliciotto dalla straordinaria memoria, che viene scelto dal dio Om per aiutarlo a recuperare i poteri perduti dopo essersi reincarnato per caso in una tartaruga. Om è anche il dio dell'unica religione monoteista del Mondo Disco, anche se i suoi fedeli pregano più per abitudine o per paura della "Quisizione" che per reale devozione. Così Om, impaurito dalla prospettiva di essere dimenticato e di tornare tra i miliardi di altri dei senza fedeli che sciamano dimenticati aspettando un'occasione, comincia il viaggio con il suo ultimo credente rimasto con l'obiettivo di recuperare i suoi poteri di dio.

Pratchett non sbaglia nulla, ogni frase è una sferzante satira su religioni opprimenti, filosofie vacue e scienze saccenti. Su un terreno potenzialmente insidioso, T.P. gioca la carta dell suo tipico umorismo (il fantasy usato come arma per mettere alla berlina le consuetudini e le manie della realtà moderna) per il quale è osannato nel mondo e evita magistralmente prolissità e luoghi comuni. Lo stile è quello di tutti i suoi libri, quindi i fan si sentiranno come a casa, mentre i nuovi lettori avranno per le mani una storia dall'esito tutt'altro che scontato raccontata con una sagacia senza pari. Anche i personaggi, nonostante siano nuovi e non facciano parte di altre serie (l'unico già conosciuto è il bibliotecario, che appare in un fugace paragrafo) hanno un'aria familiare (tanto per fare un esempio, ci sono forti analogie tra il personaggio di Sono-Qui-Per-Regalare Dhblah e Mi-Voglio-Rovinare Dibbler) senza però scadere nella benché minima sensazione di déjà-vu.

In conclusione, mi riallaccio a quanto scritto all'inizio: "Tartarughe divine" è uno dei migliori libri di Terry Pratchett disponibile sul mercato italiano. I fan non possono perderlo, mentre chi non ha mai letto nulla dell'autore ha un ottimo motivo per iniziare.

Giudizio:

+5stelle+

Recensione di Sakura

Certamente non mancano le opere di finzione che ironizzano sulla religione mettendo in risalto i paradossi e le assurdità di azioni e credenze dei fanatici. Una in più non fa mai male, soprattutto se è firmata da Terry Pratchett, che nei quaranta romanzi del Mondo Disco si è mostrato in grado di sbeffeggiare tutto lo sbeffeggiabile.

Le tante divinità dell’universo creato dall’autore britannico, di cui si può leggere a spizzichi e mozziconi nei romanzi del ciclo, imitano ed esagerano le caratteristiche di quelle reali, antiche e moderne che siano: si va dalla personificazione di Morte, al di sopra persino delle divinità stesse, al dio coccodrillo Offler, dal dio del tuono Io a Tak il creatore dei nani, da Bast la dea gatta a Om, l’Unico (o almeno così dicono i suoi fedeli), passando per un elenco sterminato di ogni personificazione immaginabile.

E poi ci sono i Piccoli Dei. Non sono divinità in senso stretto: ogni qualvolta un pastore ritrovi una capra ed eriga un tumulo di pietre per ringraziare chiunque gliel’abbia fatta trovare, nasce un piccolo dio. Un piccolo dio che può diventare un grande dio se altri pastori, per trovare le loro capre, gli innalzano le loro preghiere e gli erigono altri tumuli in ringraziamento. E che può tornare un piccolo dio, o persino sparire, se quei pastori smettono di credere nella sua esistenza.

Perché le divinità nascono dai fedeli, questo è certo, ma nel Mondo Disco ciò avviene letteralmente. Ed è una lotta tra piccoli e grandi dei per la supremazia, per conquistarsi un numero sempre maggiore di fedeli o per aggrapparsi disperatamente all’ultima persona che crede in loro. E poi c’è Om, che ha addirittura una Cittadella di fanatici che si impegnano a far rispettare i suoi precetti, torturando e bruciando chiunque vi si discosti, appigliandosi ai suoi comandamenti e ai libri dei Profeti. La Quisizione, chiamano quest’organo di disciplina, e nessuno vorrebbe mai mettersi contro Vorbis, il suo capo, l’uomo più pio che si sia mai visto sulla faccia del Disco. Ma cosa accade quando i mortali si danno così tanto da fare in nome di un dio che i fedeli iniziano a temere e rispettare più i suoi sacerdoti che il dio stesso? Accade che quel dio, anche se originariamente più potente di tutte le altre divinità dei vari pantheon, si riduce a reincarnarsi in una tartaruga guercia e a dover ricominciare daccapo a cercare proseliti.

Brutha, novizio della Cittadella, è probabilmente l’unica persona a essere così stupida e onesta da credere, con semplicità, indipendentemente dalle frustate e dalla paura di cadere nelle grinfie della Quisizione, e pertanto l’unico a sentire la voce dello stizzoso Om, prigioniero in un corpo minuscolo e incapace persino di incenerire i miscredenti. Brutha scopre suo malgrado che Om non ha mai fatto nulla di tutto ciò che gli si attribuisce, che non ha mai dettato alcun libro sacro ai profeti, che – insomma – Om stesso verrebbe arso sul rogo per blasfemia. E le cose si complicano quando Vorbis, che in virtù della sua dabbenaggine e della sua memoria fotografica vede in lui il seguace perfetto, lo porta con sé a Ephebe, città di filosofi, per trattare la pace con quegli eretici pagani. Lui e la sua tartaruga, che nel frattempo ne ha fatto l’Ottavo Profeta di Om.

Tartarughe divine (titolo originale: Small Gods), solo di recente tradotto in italiano nonostante la sua pubblicazione originale sia del lontano ’92, è il tredicesimo volume del Mondo Disco, assolutamente autoconclusivo, e non si inserisce in alcun sottociclo.

Incredibile la capacità di Pratchett di parodiare tutte le più grandi incongruenze delle religioni in generale e di quella cattolica nello specifico, attraverso dialoghi paradossali che avvengono tra fedeli e dio o tra fedeli di diverse confessioni. Non c’è miglior libro di Tartarughe Divine per iniziare la propria avventura con Terry Pratchett. Peraltro – titolo a parte – è sorprendentemente tradotto in modo ottimo (forse perché l’ironia è così sottile che mancano quei continui motti di spirito tipicamente british così difficili da tradurre).

Giudizio:

+4stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Tartarughe divine
  • Titolo originale: Small Gods
  • Autore: Pratchett Terry
  • Traduttore: Valentina Daniele
  • Editore: Salani Editore
  • Data di Pubblicazione: 2011
  • ISBN-13: 9788862565042
  • Pagine: 345
  • Formato - Prezzo: Copertina morbida - Euro 16,00

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