17 gennaio 2011

Autostop con Buddha. Viaggio attraverso il Giappone - Will Ferguson

Un abile scrittore rievoca il suo viaggio in Giappone, seguendo gli itinerari più inconsueti. Se ne ricava un'immagine nitida e vera, ricca di inquietudini, squilibri, contraddizioni. Ma c'è anche il vivido racconto di un'esperienza fatta di incontri, di persone, di caratteri indimenticabili. L'autore mostra una speciale maestria nella rappresentazione dei tratti psicologici oltre che nella descrizione suggestiva e attenta dei paesaggi e degli stili di vita. Raramente la letteratura di viaggio ha saputo entrare così a fondo e con tanta garbata e partecipe ironia nell'intimo delle persone.

Recensione

Giappone, Giappone... tanto amato quanto malvisto, tanto idealizzato quanto pregiudicato.
Il diario di viaggio di un canadese nel Sol Levante è un facile specchietto per le allodole (i nippofili), decisamente facili all'entusiasmo specialmente, si sa, quando ci sono di mezzo i sakura, ormai divenuti simbolo di quanto di poetico il Giappone possiede. Il pericolo di una simile lettura è quello di ritrovarsi a leggere tutti i peggiori stereotipi cogitabili: nipponici poetici, ordinati, cortesi, riservati, diffidenti; nonché, peggio del peggio, si rischia di annegare in continue e scontate introspezioni filosofiche e poetiche sulla caducità della vita al solo posar lo sguardo su ogni pietra, centimetro di cielo, tazza da té, staccionata in legno, albero, casa, inchino...

Ebbene, dimenticate ogni cosa: non avete ancora inquadrato Will Ferguson. Will è un gran figlio di puttana, un narratore che trasuda lucidità di giudizio, umorismo, immediatezza espressiva, autoironia. Un po' scroccone, facile alla sbronza, provocatorio e riflessivo, Will è una delle voci narranti più dannatamente coinvolgenti che mi sia mai capitato di leggere.

Da capo Sata a capo Soya (l'estremo limite meridionale e quello settentrionale), Ferguson attraversa il Giappone in autostop, anticipando il Sakura Zensen (il Fronte dei ciliegi in fiore) che dal Kyushu all'Hokkaido si lascia dietro un oceano di fiori sbocciati. I momenti poetici e tristi non mancheranno di certo, ma la maggior parte degli aneddoti narrati da Ferguson, storici o personali, sono all’insegna della canzonatura: basti pensare al tratto percorso con un automobilista di Sakai, al quale provocatoriamente il protagonista non ha fatto che ripetere quanto scortesi e indifferenti fossero i suoi concittadini, salvo desiderare di sprofondare dopo aver scoperto che l’uomo l’ha caricato in macchina per una lunga deviazione nonostante dovesse recarsi appena dietro l’angolo; o all’arresto da parte di una pattuglia della Sicurezza Stradale dopo essere stato colto in flagrante a fare l’autostop sul ciglio di una superstrada; o ancora, all’incontro a un karaoke con impiegati di azienda così ubriachi da conferirgli una promozione nella loro azienda.

Will ha scelto l’autostop per viaggiare non tra i giapponesi, ma con loro. Con mentalità tipicamente occidentale seleziona, racconta e commenta usi, costumi, pezzi di storia, sempre in modo irriverente ed esilarante, quanto di più lontano possa esistere dalle idealizzazioni di cui spesso è fatto soggetto tutto ciò che riguarda il Sol Levante. L'itinerario seguito non è quello consueto (e infatti non tocca città note come Tokyo o Kyoto), ma attraversa soprattutto isolette disabitate e paesini di campagna, permettendo un'analisi del Giappone quotidiano attraverso il contatto con persone comuni.
E, tra una risata e una riflessione amara, si finisce per sentirsi realmente un po' in viaggio con Ferguson.

Capo Sata è dove finisce il Giappone.
Se si voltano le spalle al mare e si guarda verso nord, ci si trova con l’intero Giappone sospeso sopra la testa come una spada. È un territorio vulcanico, lungo e stretto: uno stato insulare che si protende – senza mai arrivare a toccarli – verso i suoi vicini. È una terra che ispira metafore. L’hanno paragonata a una cipolla: uno strato dopo l’altro a ricoprire… il nulla. Qualcuno l’ha definita un labirinto, una fortezza, un giardino. Una prigione. Un paradiso. Ma per alcuni il Giappone non è niente di tutto questo. Per qualcuno, il Giappone è una via da percorrere. E Capo Sata è là dove la via finisce.
Una strada si snoda in giravolte che scendono verso il mare, affollata ai lati da palme consunte e da piante rampicanti. I villaggi scorrono via veloci. La strada si inerpica su per le montagne, svolta un angolo, per poi finire, bruscamente, in una foresta di pini e cedri. Una galleria si perde sul versante della montagna.
Da qui in poi si continua a piedi, nella frescura umida e inaspettata della galleria, dopo la tappa obbligata alle bancarelle di souvenir, per un sentiero che taglia fra gli alberi. Lungo il percorso, ci si imbatte in un tempio nascosto. Si suona il campanello per svegliare gli dèi e si prosegue verso il cuore della foresta.
Da una rupe sporge un edificio in gas beton scolorito, aggrappato all’ultimo pezzo di terra solida. Al suo interno, una donna dall’aria stanca vende calamari infilzati in bastoncini e ricoperti da uno strato denso e vischioso di salsa di soia. In qualche modo si resiste alla tentazione. Si salgono invece le scale che portano all’osservatorio e, dalle finestre piene di aloni di polvere e impronte di nasi, si può ammirare la maestosità di Capo Sata.
Alcuni turisti cominciano a gironzolare nei paraggi, senza un’idea precisa sul da farsi ora che hanno visto il panorama. Comprano i calamari, osservano attraverso i telescopi a gettone e aggrottano la fronte, pensierosi. “E così, questo è Sata” dicono. La fine del mondo.
Sata dà veramente l’impressione della fine.
Qui il mare e la terraferma s’incontrano. La costa si tuffa tra i massi. Alberi di pino si sporgono dalle scogliere a strapiombo, le onde s’infrangono e si ritirano – da quella distanza quasi non si sentono – e rocce frastagliate e isolotti solitari emergono dall’acqua come pinne di squalo. A Sata c’è sempre vento, un vento che tira dal mare aperto e risale dalla scogliera.
“Guardate” dice il signor Migita, mentre arriva e raduna i figli davanti a sé. “Guardate laggiù.”
Indica loro le montagne, dove si scorge una debole macchia rosa tra i sempreverdi.
“Sakura” dice loro. E il cuore prende a battermi.
Sono arrivati i fiori di ciliegio. Ora è cominciato il viaggio, ora è partita la corsa, ora la sfida ha avuto inizio. “Sakura! Lo pensi davvero?”
Guarda di nuovo. “Forse no. Vuoi dei calamari?”

Giudizio:

+5stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Autostop con Buddha. Viaggio attraverso il Giappone
  • Titolo originale: Hitching Rides with Buddha
  • Autore: Will Ferguson
  • Traduttore: Silipigni C.
  • Editore: Feltrinelli
  • Data di Pubblicazione: 2009
  • Collana: Universale Economica. Traveller
  • ISBN-13: 9788807721281
  • Pagine: 454
  • Formato - Prezzo: Brossura - 12,50 Euro

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