17 aprile 2017

La vita degli altri - Neel Mukherjee

Nel 1967, nel cuore di Bhabanipur, a Calcutta, fa bella mostra di sé una grande casa a quattro piani, con un prezioso giardino sul retro. È la casa dei Ghosh, gente scaltra e abile che viene da Calcutta nord e possiede aziende – come la Charu Paper & Sons, una rinomata cartiera – e, a detta di tutti, eccellenti entrature nelle alte sfere del Partito del Congresso. Al piano superiore vivono Baba e Ma e la famiglia di Adinath, l’erede designato del grosso della ricchezza dei Ghosh, il primogenito che segue docilmente il sentiero tracciato per lui dal padre. Al piano immediatamente inferiore Bholanath, il più giovane dei Ghosh che dirige la Charu Books, un’azienda i cui guadagni se ne vanno quasi tutti per sostenere l’istruzione della figlia in una costosa scuola in lingua inglese, più sotto abita il secondogenito Priyo, e più sotto ancora Purba, la giovane vedova dell’ultimogenito.
In una nicchia al centro della parete rivolta a est della casa, in uno sfavillio di seta rossa e oro, troneggia la divinità che regna sulla casa, la munifica dea della ricchezza, Lakshmi, col suo imperscrutabile mezzo sorriso. Prima di ogni pasto, la famiglia riunita attende, com’è costume della gente di Calcutta nord, che il primogenito deflori l’intonso monticello di riso cotto con un grosso cucchiaio. In casa Ghosh è, insomma, concesso a tutti il lusso di recitare la Grande Famiglia Felice.
Quando cala il palcoscenico sulla recita, la realtà però svela il suo vero volto.
Adinath cerca rifugio nella bottiglia di Johnnie Walker, nascosta in una libreria a vetri tra le opere complete di Rabindranath Tagore. Sa che la fortuna dei Ghosh è aggrappata a un’esile filo destinato inevitabilmente a rompersi. Tra le agitazioni sindacali, la fragilità del governo e del Partito del Congresso, la minacciosa ascesa del Partito comunista, la Charu & Sons non durerà a lungo: prima o poi crollerà sotto il ricatto dei creditori e dei sindacati.
Nel chiuso della camera da letto Sandhya, sua moglie, si dispera ogni sera per le sorti di Supratik, il figlio scomparso. Animato da una sorta di incandescenza, che traspare dai suoi grandi e luminosi occhi neri, e, nello stesso tempo, da un’opacità interiore, quel figlio le ha sempre destato preoccupazione. Ora però, dopo aver preso parte ai moti studenteschi a Calcutta, si è pericolosamente unito ai militanti maoisti del Medinipur, nell’ovest del Bengala, dove imperversa la rivolta dei lavoratori delle piantagioni di tè, di coloro… la cui vita è un nulla destinato a tornare al nulla.
Finalista al Man Booker Prize e vincitore dell’Encore 2015, La vita degli altri è un romanzo epico, coinvolgente e ricco di personaggi memorabili che, attraverso il declino di una famiglia, dipinge i turbolenti anni in cui il vento della modernità si è abbattuto sull’India.

Recensione

Ma, mi sento esausto dal mio consumare, dal mio prendere e arraffare e usare.Mi sento così gonfio che è come se non potessi più respirare. Me ne vado per cercare un po' d'aria e trovare un posto dove io possa purificarmi,respingendo la vita che mi è stata data e creandomene una propria.
Mi sembra di vivere in una casa che mi è stata data in prestito. E` tempo che trovi la mia.
Perdonami
.


I Buddenbrook all'indiana.
La decandenza di una potente famiglia di proprietari di una catena di cartiere si mescola con le rivolte contadine e operaie che hanno infiammato il Bengali negli anni '60 6 '70, quando il nipote più grande si ritrova coinvolto nei movimenti terroristi che combatterono per l'uguaglianza sociale, in una Paese dove la disparità e la discriminazione sono sconvolgenti ancora oggi.

Pur essendo arrivato tra i finalisti al Booker Prize, Neel Mukherjee non è certo Thomas Mann e il suo romanzo, pur contenendo ottimi elementi, non soddisfa del tutto le aspettative.
La causa è da rintracciarsi soprattutto nella prosa che ho trovato a volte piatta, monotona e ingombrata da dettagli non sempre necessari:la storia inizia a prendere ritmo solo nella seconda parte, dove l'autore si mostra capace anche di un discreto lirismo e dimostra concretamente che La vita degli altri avrebbe potuto essere un capolavoro se fosse stato scritto con più intensità e un po' meno pedanteria.

Un aspetto che i lettori potrebbero faticare a digerire è lo scarso appeal dei protagonisti, spesso capaci di piccole e grandi meschinità, e però innegabilmente umani nella loro imperfezione e nei loro tratti meno gradevoli - e forse per questo poco accettati da chi legge -, tanto che io ho trovato difficile non simpatizzare con ognuno di loro almeno una volta nel corso della storia.
Se proprio dobbiamo trovare un problema da questo punto di vista è lo scarso spazio dedicato ad ognuno: il romanzo infatti balza avanti e indietro nel tempo attraverso tre generazioni di Gosh, raccontando episodi casuali della loro esistenza, a volte connessi l'un l'altro, a volte destinati a rimanere a sé stanti.

Attraverso questa narrazione frammentaria intuiamo le ragioni del fallimento dell'impero di famiglia - che è poi più o meno il solito: la vecchia generazione ha fondato tutto ma è incapace di stare al passo coi tempi che cambiano mentre la nuova è priva di spina dorsale -; tuttavia il destino della famiglia viene gradualmente abbandonato man mano che l'autore si concentra sull'ascesa di Supratik tra i terroristi di stampo Marxista fino alla sua inevitabile conclusione.
L'intento dell'autore è quello di suggerire che stiamo guardando due facce della stessa medaglia ma gli scambi tra il giovane e il resto della famiglia sono così pochi che al lettore sembra di seguire due filoni narrativi totalmente separati, sensazione accentuata dalla scelta di narrare i capitoli dedicati a Supratik in prima persona e in forma epistolare mentre il resto del romanzo è raccontato da un narratore onnisciente.

Per quel che mi riguarda le parti migliori sono proprio quelle che seguono il giovane terrorista: a dispetto delle sue evidenti mancanze e contraddizioni, il tormentato idealismo di Supratik colpisce nel profondo e le vicende che lo vedono protagonista sono le più coinvolgenti con la loro perfetta rappresentazione della vita di abusi e carestia patita dal contadino medio indiano, che ho trovato indimenticabile nella sua drammaticità.
E` davvero un peccato che il resto della romanzo manchi di questa intensità e i frammenti dedicati agli altri membri della famiglia rimangano per la maggior parte fini a sé stessi.

In definitva ho comunque trovato il romanzo una lettura valida e interessante, anche perché non leggo spesso libri ambientati in questa parte del mondo e gli eventi narrati sono risultati nuovi e coinvolgenti; al di là di una certa pesantezza espositiva nella prima parte, mi sento comunque di consigliare La vita degli altri: una lettura non facile ma di grande impatto.

Giudizio:

+4stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: La vita degli altri
  • Titolo originale: The Lives of Other
  • Autore: Neel Mukherjee,
  • Traduttore: Norman Gobetti
  • Editore: Neri Pozza
  • Data di Pubblicazione: ottobre 2016
  • ISBN-13: 9788854510173
  • Pagine: 608
  • Formato - Prezzo: Brossura - Euro 17,00

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