21 aprile 2017

La valle dell'orso - Richard Adams

Profezie e leggende avevano preannunciato il ritorno di Shardick, un orso terribile che semina il panico e la distruzione nella valle abitata dal primitivo popolo degli Ortelga.








Recensione

Chi si aspetta di ritrovare le epiche avventure della colonia di conigli che ha reso Richard Adams famoso in tutto il mondo, dovrà giocoforza ricredersi.
In questo romanzo, nonostante gli evidenti rimandi naturalistici che il titolo richiama, troviamo un altro tipo di natura, quella umana, attraverso le vicissitudini leggendarie e dall’evidente gusto epico di una terra multi-sfaccettata, contraddittoria nelle sue essenze.

La storia parte da un incendio che lambisce il fiume dove si trova Ortelga, l’isola avamposto di una civiltà umana, succube dell’egemonia della città di Bekla, dove vivono uomini semplici dediti alla caccia e alla sopravvivenza, governati da un barone mandato dalla capitale. Vicino a essa troviamo Quiso, un altro avamposto di frontiera dove le sacerdotesse dedite al culto di Shardik si confinano per gran parte dell’anno. Ed è proprio Shardik che appare in tutta la sua magnificenza: un orso che arriva all’isola per scampare alle fiamme e riporta nei suoi abitanti l’antico fulgore per le tradizioni del passato, quasi un misticismo collettivo.
L’orso dio non tornava da secoli al suo tempio, ed è portatore di un messaggio che i suoi custodi, coloro che per primi lo vedono, devono recepire e comunicare al popolo. Il più improbabile degli uomini, il cacciatore Kelderek noto come Gioca-coi-bimbi, è uno di questi, insieme a lui si unisce la Tuginda, la sacerdotessa capo della setta di Quiso, nella missione di venerare, onorare e seguire il loro dio. Ma una popolazione invasata, che nell’evento riconosce la possibilità di ritornare al Governo dell’intero regno, separerà le strade dei due, portando Kelderek a diventare altro ma soprattutto a fare un lungo percorso di crescita personale, conducendolo in luoghi – e situazioni – che la sua povera mente semplice non sarebbe stata nemmeno capace di immaginare.

Questo credo che sia il fulcro centrale del racconto: attraverso Kelderek, che compie un vero e proprio percorso dell’eroe, circondato dal realismo magico che permea tutta la storia, attraversiamo le epoche di svolta, le battaglie e i cambiamenti sociali di una umanità intera: egli da cacciatore diventerà re/pontefice, poi esule e schiavo e ancora altro, facendo un continuo confronto con la sua coscienza personale e la sua spasmodica ricerca della guida che l’orso in cattività prima e fuggitivo poi dovrebbe fornirgli. Sino ad arrivare a una sintesi: i bambini sono il futuro, e l’infanzia è il vero tesoro da proteggere, a ogni modo possibile.

Tanti sono i temi che vengono fuori dalla lettura, tutti collegati alla morale e a temi etici, ancora oggi, drammaticamente attuali: Adams ci parla del confine tra giustizia sociale ed estremismo religioso, di reclusione e di libertà, di amore per le tradizioni semplici contrapposte al fascino di una vita moderna e agiata, di schiavitù e di quanto sia lecito poter dire di possedere qualcun altro. E ancora di guerra di liberazione che rende le vittime carnefici peggiori dei loro precedenti padroni.
I L’intera società descritta, variegata sulla base della zona in cui la storia, o meglio l’orso, si sposta, riflette in maniera netta le diversità sociali e culturali delle popolazioni che si ritrovano, a discapito delle differenze, a ritrovare un messaggio comune pur di mettere un punto fermo alla pace dei territori.
Che sia in nome di un dio o dei principi di affermazione, non ha alla fine importanza.
L’ambientazione risulta varia ma comunque netta e ben descritta, il lettore, data la dovizia di particolari, in alcuni tratti sin troppo estesa, ha modo di comprendere, di entrare dentro il villaggio, la città o l’antico luogo di culto di una società ormai desueta e scomparsa, i cui eredi danno inizio a una nuova era.
Anche la psicologia dei personaggi, tutti filtrati secondo la terza persona narrativa a tratto onnisciente, risulta delineata, consapevole, verosimile, per quanto comunque si fatichino a volte a comprendere le scelte intraprese.

Il libro trova una sua conclusione tutto sommato congrua, in uno stile pulito ma prolisso, che a volte annoia proprio per la creazione ad hoc dei tempi andati, lontani, che potrebbe corrispondere a qualsiasi epoca antica. Ma in sé racchiude anche il messaggio ultimo, legato al futuro, esattamente come prima si commentava.
La valle dell’orso diviene pertanto un’esperienza di lettura particolare, di sicuro non adatta a tutti i palati.
Un romanzo dalle tinte epiche, con una venatura di fantastico che permea l’intero impianto, che può stupire quanto invece lasciare indifferenti. Totalmente diverso dalle storie dei conigli che gran parte del mondo ha amato, eppure simile nella concezione e nel tema che va al di là della trama. Un libro che ancora oggi è quasi introvabile, se non si sa dove cercare.

Giudizio:

+3stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: La valle dell'orso
  • Titolo originale: Shardik
  • Autore: Richard Adams
  • Traduttore: Pier Francesco Paolini
  • Editore: Rizzoli
  • Data di Pubblicazione: 1976
  • ISBN-13: 9788817133630
  • Pagine: 420
  • Formato - Prezzo: € 7,00

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