3 febbraio 2017

Sick City - Tony O'Neill

Jeffrey e Randal vivono in una Los Angeles dove il mondo della rispettabilità si incrocia sempre e pericolosamente con quello del crimine e dove il potere del denaro regna indiscusso, quasi limpido nella sua assenza di contrappesi. Jeffrey è un ex ragazzo di strada nordirlandese, fuggito nella città californiana. Randal è un rampollo del più importante magnate cinematografico hollywoodiano. Si conoscono per caso in una clinica di disintossicazione gestita da un ambiguo dottore, che è anche un divo della televisione grazie a un reality dal titolo "Disintossicare l'America", nel quale alcune micro-celebrità si sottopongono, o fingono di sottoporsi, al trattamento terapeutico. Jeffrey ha deciso di disintossicarsi subito dopo la morte improvvisa del suo compagno, un ex poliziotto molto più grande di lui, dedito ad attività e frequentazioni non sempre legali. Sa di dover essere pienamente in sé per poter affrontare un affare che potrebbe cambiargli per sempre la vita. L'affare riguarda una vecchia pellicola amatoriale pornografica in cui sono protagoniste alcune delle star più famose di Hollywood, ma in particolare Sharon Tate, l'ex moglie di Roman Polanski.

Recensione

Le vite di Randall e Jeffrey non potrebbero essere più diverse, per età, estrazione sociale e condizioni di vita: il primo è il rampollo di una nota famiglia del cinema e istituzione di Hollywood, l’altro è un giovane irlandese scappato da casa che tra marchette e spirali di droga è finito anch’egli a Los Angeles senza trovare un suo destino preciso. Il minimo comune denominatore di entrambi, e del resto dei personaggi che in questa storia si presentano, agiscono e svaniscono sulla base delle necessità, è la dipendenza da stupefacenti. I due solidarizzano nel centro di recupero del famoso Dottor Mike, e decidono di portare avanti un progetto comune che consenta a entrambi di poter cambiare vita, perlomeno nelle loro illusioni iniziali, dando vita a una serie di rocambolesche situazioni in cui, in un modo o nell’altro, entrambi si districano sino alla fine.

Un aspetto che colpisce di questo testo permane certamente l’atmosfera di assoluta decadenza di Los Angeles, fatta di anfratti puzzolenti e vicoli, di comunità di disintossicazione e appartamenti incasinati che sono ben lontani dall’immagine edulcorata che traspare mediaticamente della città. Parliamo di personaggi che vivono una vita ai margini, che lottano per prevalere e, molto spesso, ciò significa semplicemente sopravvivere.
Le immagini rese, per quanto possano colpire e a volte turbare, risultano comunque abbastanza vivide e soprattutto coerenti con le situazioni che vengono esposte. I vissuti sono verosimili e anche le reazioni che di volta in volta si sviluppano all’interno della storia.
Una caratteristica pregnante, se affrontiamo il dipanarsi della trama, è la circolarità delle vicende di ciascuno dei protagonisti e degli altri personaggi (o perlomeno di chi all’interno della storia sopravvive): tutti partono da un punto predefinito, vivono una serie di situazioni che in qualche modo portano dei cambiamenti ma di fatto, a conclusione, i protagonisti si ritrovano esattamente al punto di partenza, con sole le speranze, sempre le stesse, che permangono intatte.
Un aspetto curioso che non guarda in faccia nessuno: né chi ha la possibilità economica né chi alla vita precaria ci è abituato.
Un altro tema, che accompagna quello della dipendenza, diventa quindi proprio la falsità del mondo delle stelle hollywoodiane, che nascondono dietro la loro ostentazione i vizi e gli eccessi che per quieto vivere devono rimanere segreti. Ma non sempre il punto va a segno, proprio come nel caso del Dottor Mike, la cui sicurezza di essere il guru che televisivamente salva le vite dalla dipendenza lo porterà alla sua rovina, ma anche nel suo caso la circolarità si attiva, ripresentandoci comunque un finale dove di fatto, nulla è mutato per nessuno. Trina rimane sola, Randall e Jeffrey senza soldi e con uno scopo nuovo per guadagnarne e Mike con un nuovo show da condurre dopo lo scandalo di cui è stato artefice e contestualmente vittima.

Un aspetto peculiare è la presenza di una serie di personaggi di contorno che un po’ assurgono al ruolo del deus ex machina, laddove agiscono proprio al momento giusto, e poi scompaiono lasciando il lettore a chiedersi perché e che fine abbiano fatto. Non sappiamo se per economia di trama o per scelta precisa, ma su qualche personaggio forse ci si poteva esprimere maggiormente.

In linea generale la storia ha una sua attrattiva, che un po’ abbiamo imparato a conoscere grazie ai vari Welsh, Breaston Ellis e Cooper, ma va al di là del genere da essi portato avanti per addentrarsi in modo originale e ancora nuovo al problema del mondo della droga, che ci sembra sempre lontano fino a quando, in un modo o nell’altro, non ci colpisce direttamente.

La struttura del testo che permane comunque solida, la sintassi inappuntabile e un buon ritmo espressivo portano il lettore sino alla fine.

Di sicuro Sick City rimane un romanzo che tratta di temi e di società decadenti, che non è adatto a tutti i palati, ma che comunque colpisce e porta di nuovo un auge un argomento, quello dei margini di chi soffre da dipendenza di sostanze, che non andrebbe mai sottovalutato.
Una lettura intensa, comica e drammatica contemporaneamente, che fa piacere condurre una volta superata le riserve sul mondo che descrive.

Giudizio:

+3stelle+ (e mezzo)

Dettagli del libro

  • Titolo: Sick City
  • Titolo originale: Sick City
  • Autore: Tony O'Neill
  • Traduttore: Gaja Cenciarelli
  • Editore: Playground
  • Data di Pubblicazione: 2012
  • ISBN-13: 978-8889113615
  • Pagine: 330
  • Formato - Prezzo: € 18,00

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