2 novembre 2016

I canti di un sognatore morto e Lo scriba macabro - Thomas Ligotti

La letteratura dell'orrore si è spesso mescolata alla science fiction nella storia di questo genere in Italia. Opere horror sono apparse su I romanzi di Urania, su Galassia, su altre collane, sempre con grande successo da parte del pubblico. Adesso l'orrore che dal nuovo mondo arriva in Italia è quello fenomenale e arcano del più degno erede dei classici del soprannaturale. Il concetto di un mondo reale che si sovrappone a quello che conosciamo, un mondo ove regnano la legge del caos e della morte, serpeggia tra le pagine di questo libro, oggetto di culto in tutto il mondo, insieme a tre elementi mediatici: il libro, le marionette, una vecchia città. Chimici che sperimentano droghe rivoluzionarie, antichi cavalieri condannati alla follia, un vampiro mezzosangue che deve sostenere la visita dei suoi curiosi parenti francesi, maschere capaci di cambiare il tempo e lo spazio, presenze che si aggirano nella notte... un libro magico, affascinante, di altissimo livello letterario, uno degli eventi più importanti e più attesi per la letteratura del fantastico in Italia. Un condensato di brividi, di dubbi, una porta su mondi terribili e alieni, che entusiasmerà sia chi ama la paura, sia chi ama la fantascienza La seconda parte del volume è invece l'edizione italiana di "Grimscribe", seconda antologia di Thomas Ligotti, che segue la prima "I canti di un sognatore morto". L'edizione che riunisce le due raccolte, cui si riferisce la recensione che segue, è edita da Penguin nella collana 'Classics': un vero tributo, per un autore che ha pubblicato i primi lavori appena 30 anni fa. In italiano entrambe le raccolte sono disponibili, separatamente, nell'edizione di Elara, nella collana 'Libra Fantastica'.

Recensione

Una raccolta di racconti brevi dell’orrore, al massimo si arriva a una manciata di pagine, e un senso del macabro, del grottesco e dell’angoscia esistenziale sottilmente originali: questi due pregi, insieme, fanno del libro di Thomas Ligotti un piccolo capolavoro di genere, un genere degenerato – chiedo venia per il gioco di parole – nella migliore tradizione di Poe, Lovecraft e King. Anzi in realtà due raccolte di racconti, perché l’edizione Penguin unisce le due prime raccolte di short tales dell’autore italoamericano, la prima, i ‘Canti di un sognatore morto’, del 1986, e la seconda, ‘Lo scriba macabro’, del 1991.
Due opere di esordio che però mostrano già una notevole maturità compositiva e tematica e che non potevano che migliorare nel tempo, in misura inversamente proporzionale alla stabilità mentale dell’autore. Anche in questo Ligotti rincorre i suoi più noti predecessori, E. A. Poe ed H. P. Lovecraft, le cui brevi vite trascorse sull’orlo della follia hanno spalancato a generazioni di lettori orizzonti infiniti di angoscia e di paura.


Edizione italiana Elara, 2015
In realtà in Italia Ligotti è un autore ancora poco conosciuto: ha avuto un primo inizio di notorietà grazie alla citazione nei crediti di una miniserie americana di grande successo e di pari qualità, la prima stagione di ‘True Detective’. In effetti sono soprattutto le atmosfere e le ambientazioni di questo piccolo gioiello televisivo che devono molto alla penna di Ligotti e che permettono di capire come l’influenza di un autore non molto noto, se non negli angusti territori della narrativa horror, possa esondare e impregnare di sé molto di ciò che c’è intorno. La maestria di Ligotti risiede nella capacità di creare un paesaggio dell’orrore originale, attraverso sottili richiami e citazioni dai classici, rinnovando degli schemi che affondano negli archetipi più intimi dell’animo umano e del contemporaneo. Mentre i racconti di Poe richiamano le tetre ambientazioni gotiche così naturali per il XIX secolo e quelli di Lovecraft trovano un ecosistema ideale nelle ombrose vallate del New England, le storie di Ligotti hanno il loro palcoscenico d’elezione nei margini del mondo contemporaneo, come se la realtà non fosse altro che la quinta scenica di un racconto macabro, sospeso tra il surreale e il virtuale. Periferie, piccoli villaggi, soffitte piene di cianfrusaglie, teatri abbandonati, manicomi e ospedali, edifici fatiscenti, strade deserte che sembrano non portare in alcun luogo, vecchie case di campagna costituiscono i luoghi del nuovo orrore di Ligotti, quasi la scena di un ‘teatro grottesco’, come suggerisce il titolo di una delle sue ultime fatiche.

L’angoscia che attanaglia il lettore non è la classica pelle d’oca prodotta dall’attesa di un solo colpo mortale; Ligotti riesce con maestria a circondare chi legge poco alla volta, con maestria, con uno stile a tratti barocco, che abbonda di descrizioni, soprattutto di scene e paesaggi, su tutte le sfumature dell’assurdo e del bizzarro. Alla fine ci si trova immersi in una dimensione appena leggermente sfasata dalla realtà, con un senso di disagio complessivo che non è legato alla situazione, piuttosto somma una serie di suggestioni quotidiane e comuni e le rende ‘creepy’, o meglio ne svela il lato oscuro.

Edizione italiana Elara 2015
È il caso dei racconti legati al tema delle maschere e del carnevale, di quelli legati ai culti della terra e alle tradizioni delle comunità rurali, o ancora delle storie ambientate nei luoghi dove il malessere dell’individuo prende una consistenza fisica, come i manicomi criminali o le case di cura, o alle periferie urbane semidegradate e disumanizzanti. Il panorama dell’incubo rinnovato da Ligotti con l’innesto originale delle proprie ossessioni si inserisce perfettamente nel paesaggio che ad ogni lettore di racconti e romanzi è famigliare, con le note caratteristiche di Poe, Machen, Lovecraft, King, Hodgson e così via: ad esempio nel racconto ‘Masquerade of a dead sword: a tragedy’ Ligotti riprende il celebre precedente di Poe, ‘La maschera della morte rossa’. In ‘Dr. Voke and Mr. Veech’si echeggia fin dal titolo lo sdoppiamento di personalità degli stevensoniani Jekyll e Hyde. In ‘The library of Byzantium’ i ricordi della biblioteca di Babele di Borges si intrecciano alla ricca tradizione sui grimori maledetti.

Ad arricchire il piatto del disgusto e dell’abominio – se ma ce ne fosse ancora bisogno – l’autore aggiunge anche delle brevi sezioni critico-letterarie in cui discute l’origine e il senso della sua ispirazione e in definitiva ciò che, per lui, rende estremamente concreta la visione fantastica della realtà. Perché sarà grazie a Thomas Ligotti che trovare un tetro maniero, un misterioso straniero senza nome e senza volto o un tempio costruito per idoli sanguinari non sarà più necessario a evocare l’immaginario dell’orrore.
Anche un manichino abbandonato in una discarica, un magazzino sgangherato o un vecchio cinema cadente, una soffitta polverosa piena di ciarpame: i ‘non luoghi’ della morbosità e della paura nuovi di zecca.

Giudizio:

+5stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Canti di un sognatore morto e Lo scriba macabro
  • Titolo originale: Songs of a dead dreamer and the Grimscribe
  • Autore: Thomas Ligotti
  • Editore: Penguin Random House
  • Data di Pubblicazione: 2015
  • Collana: Classics
  • ISBN-13: 9780143107767
  • Pagine: 464
  • Formato - Prezzo: paperback - $ 17,00

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