11 agosto 2015

Speciale Romanzi d'Appendice: I miserabili - Victor Hugo

Victor-Marie Hugo, nato nel 1802 a Besançon dalla famiglia di un generale napoleonico e morto a Parigi nel 1885, venerato come padre della Patria, può essere considerato in qualche modo una figura esemplare del Romanticismo e della storia francesi del XIX secolo. Dopo una vocazione molto precoce per la scrittura, legata a un'istruzione classica e insieme attenta all'attualità, il suo debutto avviene poco dopo l'adolescenza e segna l'inizio di una carriera letteraria e politica lunghissima e prolifica, dalla prosa alla poesia, al teatro.

Attivo nei circoli del romanticismo parigino anche come pubblicista, nel 1830 la polemica nota come bataille d'Ernani generata dal suo dramma omonimo, poi musicato da Verdi nel 1844, viene ritenuta una data d'inizio per il fenomeno romantico francese. Attivo anche politicamente come avversario dell'oscurantismo reazionario e sostenitore di ideali liberali o vicini al nascente socialismo filantropico-umanitario, ha una vita pubblica e privata molto attiva, funestata da morti di figli e parenti, dalla follia della figlia Adéle e da battaglie politiche, alle quali possiamo riportare diverse idee anche del suo capolavoro, I miserabili, scritto con diverse pause dal 1834 fino al 1862. Le forme del romanzo storico e i temi che prendono spunto da questioni sociali come la gisutizia e le differenze di classe nel movimentato scenario politico della Francia moderna forniscono materia a una penna, quella di Hugo, praticamente inesauribile. L'impegno politico, che lo porta allo scontro, dopo un iniziale sostegno, con il regime di Napoleone III per via della svolta autocratica del 1851, lo consacra con l'esilio prima a Bruxelles e poi a Guernesey un padre nobile, coperto di onori e considerazione come Pari di Francia, già dai tempi di Luigi Filippo, e Senatore, e infine sepolto subito dopo la morte nel Pantheon, nel 1885.


In questo grande romanzo, tra i più importanti della letteratura francese, Victor Hugo riversa gran parte della sua esperienza umana e sociale, per costruire una storia di fatica, esilio, amore e povertà. Un'epopea della miseria e un imponente affresco d'epoca che, nella Parigi dell'800, vede protagonisti alcuni indimenticabili personaggi, come Jean Valjean, la solare Cosette, Fantine, il cupo ispettore Javert: anti-eroi ricchi di luci e ombre, capaci di gesti scellerati ma anche di azioni generose e commoventi. Una storia dal ritmo incalzante, magistrale e irripetibile per l'autenticità delle emozioni e per la complessità della trama narrativa.

Recensione

Più che cosmologica leggere I miserabili di Victor Hugo sembra un'impresa titanica, al limite delle forze del lettore medio. Almeno questa è la prima impressione di fronte al monumentale mattone della letteratura francese ed europea pubblicato in volume nel 1862, sebbene per la struttura e la gestazione, oltre che per le tematiche 'eversive', sia tranquillamente assimilabile ai romanzi d'appendice tanto di moda all'inizio del XIX secolo, in particolare a I misteri di Parigi di Eugéne Sue del 1843.
Prima impressione soltanto, però, perché ad avere la perseveranza diabolica di portare a termine l'eroica impresa capita di ribaltare il giudizio e di considerare il feuilleton di Hugo un vero capolavoro, pur con le sue pecche. Fin dalle prime pagine ci si accorge innanzitutto di come la penna dell'autore sia abilissima nel plasmare figure e ambienti, personaggi e situazioni storiche. Ci si riferisce soprattutto al ritratto iniziale del vescovo di Digne, monsignor Bienvenu Myriel, con la sua pacata santità quotidiana, quasi laica, con la sorella condiscendente e santa per analogia e la perpetua Magloire, devota e protettiva. Al termine della vicenda intera si percepisce invece anche il respiro oceanico e profondo dell'opera che ruota tutta intorno alla figura di Jean Valjean e in cui anche tutti gli episodi iniziali acquisiscono una collocazione e un ruolo perfettamente coerenti: nella trama in sé, in un libro smisurato come questo, non un episodio appare superfluo. Questo dà conto della grandezza di Hugo e del suo capolavoro.

Al di là degli spaccati sociali e delle riflessioni umane sulle classi e i loro rapporti, dei racconti storici, anche vissuti in prima persona, degli scorci insuperabili di una Parigi già del tutto 'ville' ma non ancora molto 'lumiére', dei singoli personaggi, I miserabili trovano una dimensione sublime nella figura gigantesca e indimenticabile del protagonista, Jean Valjean.
Questo gigante-nano riassume in sé e nel suo destino sciagurato e sublime insieme il senso di un'epoca e della sua visione della vita, tradotto in forma romantico-sentimentale – forse un po' fuori tempo massimo se pensiamo che l'opera di Hugo fu pubblicata ben sei anni dopo Madame Bovary, il capolavoro di Flaubert che dava il segno di un netto cambiamento del clima letterario in direzione naturalista – ma capace di suscitare nel pubblico una partecipazione fortissima da un colpo di scena all'altro e di unificare il fluire della narrazione e di tutti gli altri personaggi, da Cosette a Gavroche, da Fantine a Marius, dall'ispettore Javert al vescovo Bienvenu.

Valjean, il vescovo Bienvenu e
i candelabri d'argento
Ed è singolare come questo tipo, o meglio arche-tipo, umano in grado di evocare storie e mondi così diversi e distanti, protagonista solitario di una traversata di profondissima espiazione, nel romanzo si limiti perlopiù al ruolo di presenza muta: fino alla conclusione, in cui la confessione/congedo assume il tono di un profluvio di parole, Valjean-Madeleine-Fauchelevent parla con il contagocce. Magari la sua vita interiore è l'oggetto d'analisi preferito dall'autore ma le sue parole, le sue esternazioni sono limitatissime. La sua figura sublima se stessa nel simbolo che incarna e che si può forse riconoscere nel valore allegorico dei candelabri del vescovo Bienvenu, a lui 'donati' all'inizio della vicenda. I candelabri sono segno della luce che rischiara le tenebre, sia come sforzo laico verso il progresso sociale di una mentalità che arriva dal secolo dei Lumi, moderata e pacifica nella sua portata rivoluzionaria, sia come virtù religiosa da trasmettere di testimone in testimone attraverso una fede non fredda e distante da una realtà spesso brutale ma anzi in grado di riscaldarla: Valjean è a tutti gli effetti 'figlio' in spirito del vescovo Bienvenu, che lo fa rinascere al mondo come uomo nuovo e passa il testimone di una nuova ed eterna umanità alla generazione successiva, attraverso la felicità di Marius e Cosette, di cui è, a tutti gli effetti, padre.
In questa successione lineare e semplice l'autore, in parte per moda – quella dell'appendice –, in parte per dare spazio ai suoi intenti di critica sociale, in particolare sul senso della pena e della redenzione nella giustizia e nella società degli uomini, in parte per la gestazione molto lunga del racconto, inserisce una serie di lunghe divagazioni, che appesantiscono la lettura, almeno per noi lettori moderni. Si parla di Waterloo, ed ecco che parte una ricostruzione storica dettagliatissima sulla battaglia esiziale per Napoleone di diverse decine di pagine. Valjean e Cosette finiscono in un monastero di clausura: interi capitoli ne descrivono vita morte e – letteralmente – miracoli per dare un senso dell'esperienza della vita contemplativa. I superstiti della rivolta del 1832 trovano scampo nelle fogne di Parigi, ma il lettore non si salva da una accuratissima ricostruzione della storia fognaria della capitale francese, con annessi aneddoti e varie altre amenità.

In effetti questo affastellarsi di deviazioni laterali dal tronco della storia di Valjean potrebbero indurre a dare a I miserabili meno di cinque stelle, anche tenendo conto del fatto che si è di fronte a uno stile narrativo alquanto lontano dai nostri gusti. Quando però ci si trova dinanzi al finale, quando ogni sorpresa sembra ormai lontana e inverosimile, e invece Hugo trova con un colpo di genio il modo – sì, è vero, piuttosto strappalacrime: ma si tratta di un feuilleton, in fin dei conti! – di stupire il lettore, di rimettere in equilibrio tutte le vicende del racconto, di salvare i proverbiali capra e cavoli e di commuovere, tutta la fatica del leggere viene ampiamente ripagata e superata. Non resta che un miserabile senso di vuoto perché si è giunti all'ultima pagina.

Giudizio:

+5stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: I miserabili
  • Titolo originale: Les Misérables
  • Autore: Victor Hugo
  • Traduttore: Riccardo Reim
  • Editore: Newton Compton
  • Data di Pubblicazione: 1995
  • Collana: I Mammut, I grandi tascabili economici
  • ISBN-13: 9788879836234
  • Pagine: 1296
  • Formato - Prezzo: Brossura - Euro 12,90

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