26 luglio 2015

L'aquila e la piovra - Gianni Palagonia

Nell’Albania di oggi vige il Kanun, il codice di leggi che regola anche le faide della criminalità organizzata. Con queste leggi si deve confrontare il protagonista del romanzo, un poliziotto italiano che si ritrova in missione nel Paese delle Aquile. Il libro è una storia vera in forma di romanzo, basato su una lunga trasferta lavorativa di Palagonia in Albania, in cui affronta la pericolosa alleanza tra le mafie italiane e quella albanese, tra droga e controllo di impianti di energia rinnovabile.

Recensione

Il protagonista di questo romanzo, sotto lo pseudonimo di Gianni Palagonia, narra la sua missione in terra albanese quale poliziotto antimafia. È una storia interessante perché rivela aspetti dell’Albania poco conosciuti, come l'esistenza del codice d’onore “Kanun”, ad esempio, una sorta di compendio di norme che affonda le sue radici nelle tradizioni popolari. Fa sensazione venire a sapere che in Albania esistono ancora faide familiari per cui vi sono persone che non possono uscire da casa per non essere uccise e devono contare solo sull’aiuto di amici per poter sopravvivere durante una reclusione forzata che può durare tutta la vita, stante che il suddetto codice dispone il domicilio come l'unico luogo inviolabile. In contropartita le donne possono uscire anche di notte non accompagnate ed essere relativamente al sicuro, dato che un semplice sgarbo verso di loro potrebbe causare una guerra tra famiglie. Ma vengono evidenziati altri aspetti dell’arretratezza sociale del paese, come la disparità ancora esistente fra uomini e donne, nonché la corruzione dilagante sia nel settore della sanità che in quello della giustizia. A tale proposito viene rilevato che la connivenza tra politica e criminalità è un fenomeno diffuso in Albania:

L’Albania ci ha sempre preso come modello per prendere spunti, per migliorarsi, nel bene e nel male.
È un paese che si è gettato alle spalle il comunismo, ma che ha ancora una lunga la strada da percorrere perché la democrazia possa affermarsi.
I ritardi nel trasporto aereo e ferroviario, la corruzione, la mala sanità e la disparità di condizioni sociali, inconvenienti di cui ci lamentiamo in Italia, sono poca cosa rispetto a ciò che si verifica in Albania, dove la delinquenza italiana trova terreno fertile per le proprie attività criminali. Il titolo del libro mette l’accento, appunto, sul simbolo albanese, l’aquila, e la mafia italiana, la Piovra, come viene nominata nel famoso serial televisivo italiano, visto anche alla televisione albanese con sottotitoli in lingua. A questo proposito c'è un aneddoto popolare, riportato da uno dei personaggi del libro, che detta:
L’albanese è duro, ha pianto solo due volte: quando è morto il dittatore e quando è morto il commissario Cattani.

Nel romanzo, ogni personaggio incontrato dal protagonista si sente in dovere di esporre qualche aspetto degli usi e costumi della popolazione, e ciò comporta una continua interruzione del racconto, specie nella prima parte del libro, minando la sua scorrevolezza. In aggiunta a questo, nella storia, si trovano inseriti anche i ricordi del protagonista, escamotage dell’autore per giustificare il costante raffronto tra i comportamenti della popolazione albanese attuale con quelli della Sicilia del secolo scorso, di modo che la storia risulta a metà fra il reportage e l’autobiografia. Tale peculiarità del romanzo, che non può essere catalogato con precisione in nessun genere specifico, può scontentare sia le aspettative del lettore più interessato a conoscere i modi di vivere degli albanesi, sia quello più incuriosito dalle vicende personali del protagonista.

Nel romanzo è presente anche una storia d’amore, che potrebbe avere un lieto fine, tra il protagonista ed un’insegnante. Relazione non facile, data la mentalità albanese che ritiene i costumi italiani troppo disinvolti e giudica come una “poco di buono” la donna albanese che si lasci coinvolgere in un rapporto affettivo con un italiano.

Per questo la maggior parte degli uomini albanesi che vivono in Italia e sono fidanzati con delle italiane, non le sposeranno mai. Alla fine per il matrimonio sceglieranno sempre una donna albanese, proprio perché è considerata più seria. Qui molti uomini lo dicono apertamente: amante italiana, moglie albanese.
Fra le curiosità rinvenute nel romanzo, si legge che il lek, la moneta albanese, ha preso il nome da
Leke Dukagjini, un principe e condottiero albanese che aveva combattuto agli ordini di Scanderberg contro l’impero ottomano agli inizi del 1400.
A Leke Dukagjini si dovrebbe anche la stesura del codice Kanun.
Per quanto le notizie sul popolo albanese siano interessanti, qualche pecca si rileva quanto alla caratterizzazione dei personaggi del romanzo, siano o meno creazioni di fantasia. Il linguaggio usato, inoltre, trova una certa ripetitività in luoghi comuni, come quello di “andare in galera e buttare via la chiave”. Anche i dialoghi non possono certo definirsi brillanti, avendo spesso solo una funzione interlocutoria.
Ciò premesso, aldilà dell'esposizione di usi e costumi su un paese quasi sconosciuto dalla maggior parte degli italiani e sull’attività di un poliziotto onesto che adempie al proprio dovere con dedizione, il romanzo, pur risultando interessante dal punto di vista informativo, non appare esaltante dal punto di vista letterario.

Giudizio:

+3stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: L'aquila e la piovra
  • Autore: Gianni Palagonia
  • Editore: CentoAutori
  • Data di Pubblicazione: 2015
  • Collana: L'arcobaleno
  • ISBN-13: 9788868720261
  • Pagine: 384
  • Formato - Prezzo: Brossura - Euro 16,50

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