18 luglio 2015

Il morso del lupo - Luigi Balocchi

Una giovane donna viene massacrata con inaudita ferocia nella sua abitazione. Il caso appare subito di intricata soluzione. Gli inquirenti non sanno darsene ragione. Sono alle prese con qualcosa di mai accaduto. Un cronista di nera fa sua l’indagine. Segue la pista dell’improvvisa, terrificante, rivelazione del Male. Chi ha commesso un simile crimine, ne è l’incarnazione. Per capirne di più, chiama in causa un sensitivo, che conferma appieno i suoi sospetti.
C’è qualcosa di terribilmente oscuro dietro il feroce assassinio. Il solo a essere sospettato e a finire nel mirino degli inquirenti è il fidanzato della giovane vittima.
Su di lui si assommano gli indizi, ma non una prova certa. Il sospettato viene infatti arrestato ma subito dopo rilasciato. Intanto, l’omicidio, assurge a rilevanza nazionale. Ne parlano i giornali, le TV. L’orgia mediatica è devastante. Deciso a proseguire sulla strada della verità, il cronista scopre molto di più di quanto siano riusciti a fare gli inquirenti. E ben presto si rende conto di star seguendo una strada di morte e perversione.
È un mondo dove regnano droghe e sesso estremo. Tassello su tassello ricostruisce la vita parallela del fidanzato della giovane vittima.
Una storia di sesso e dannazione, morte e resurrezione, dunque, dove nulla è quel che sembra e tutto par si confonda risucchiato nell'eterno enigma dell’uomo in cerca di salvezza. 

Recensione

Da ex giornalista di cronaca nera, Balocchi -che in alcune foto assomiglia incredibilmente ad Humprey Bogart- prova a dare una propria interpretazione al famoso delitto di Garlasco. Assegna una nuova identità ai personaggi, cosicché Chiara Poggi, la vittima, prende il nome di Sara Bigi, e Alberto Stasi, il fidanzato, diventa Roberto Turi. Sposta la scena del crimine da Garlasco a Vigevano che, nel racconto dell'autore, risulta una cittadina particolarmente licenziosa. Immagina, pertanto, che il delitto venga maturato in un clima orgiastico, coadiuvato anche da una droga che riduce i freni inibitori delle persone, scatenando in loro gli istinti più violenti.
Il tentativo dell’autore di creare intorno a questa storia una atmosfera surreale carica di tensione, minaccia e morbosità, indicata a più riprese con l’ululato del lupo, virtuale simbolo dello scatenarsi degli istinti peggiori, è riuscito solo in parte. Il motivo ritengo sia da ricercare soprattutto nel linguaggio usato, che avrebbe dovuto essere più asciutto e meno discorsivo.
Il protagonista, poi, che è un giornalista di cronaca nera che ha ormai superato la cinquantina, risulta ridicolo quando tende a parlare come uno sbarbatello, usando termini come “lumare” al posto di guardare e utilizzando nelle sue considerazioni troppe frasi fatte quali con un pugno di mosche in mano, non era una di primo pelo, mi aveva dato il due di picche, come il fumo negli occhi, vedere i sorci verdi, eccetera.
Il testo è inoltre costellato di frasi di cui, pur intuendosi il significato, la terminologia risulta poco appropriata, come:

L’Osvaldo mi restava parato davanti con il fiato masticato fra i denti. 
E l’ordine delle cose apparenti sta tutto nell’adempimento di una procedura.   
Dove a stento si potevano contenere una ventina di anime, di corpi ve n’erano il doppio e di più. 
Allora, giorno dopo giorno, avevo potuto osservare lo slargo di un morbo che dall’anima si pronunciava evidente per il corpo.

eccetera, eccetera. 

Senza contare alcune affermazioni che, per quanto espresse con ironia, appaiono discutibili, come:

Far sesso può essere pari ad un’autentica missione. I missionari trasudano vanità a tutto spiano. Josephine era anche una pertica di donna, aveva quella spanna d’altezza in più che tanto si confà all’arredo di un ufficio con pretese.   

O affermazioni banali nella loro ovvietà:

Possedere è ben diverso dall’essere posseduti. 

Peraltro la caratterizzazione dei personaggi è buona e anche il ritmo risulta sufficientemente sostenuto. Ciò rende la lettura scorrevole e discretamente avvincente.
Da segnalare che tutto il romanzo è volutamente pervaso da un pessimismo cupo e ossessivo che ricorda un po' quello di Ballard. Non stupisce, quindi, che diversi personaggi vadano incontro al suicidio.
Per quanto il sesso sia alla base della storia, nel testo non solo non ci sono scene volgari, ma neanche descrizioni che potrebbero essere definite osée. Solo che, nonostante l'autore asserisca che:

L’intimità sessuale è una sciabolata di luce nell’ombra della natura umana

quella descritta risulta tutt'altro che luminosa ma, invece, cupa, perversa, con tendenza alla dipendenza per effetto della droga.

Pur riconoscendo all'autore la capacità di avere dato un'interpretazione originale ad un noto avvenimento di cronaca, stante le considerazioni precedenti il giudizio non può essere del tutto positivo.

Giudizio:

+2 stelle+ e mezza

Dettagli del libro

  • Titolo: Il morso del lupo
  • Autore: Luigi Balocchi
  • Editore: goWare
  • Data di Pubblicazione: 2015
  • Collana: Pesci Rossi
  • ISBN-13: 9788867973613
  • Pagine: 168
  • Formato - Prezzo: ed. dig. Euro 4,99 - ed stampa brossura Euro 11,90

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