23 dicembre 2014

Speciale Autori Irlandesi: Il testamento di Maria - Colm Tóibín

Colm Tóibín nasce nel 1955 a Enniscorthy, nel sudest dell'Irlanda, secondo di cinque figli. Dopo aver studiato al college cattolico St. Peter, a Wexford, si laurea all'University College di Dublino nel 1975, per poi assecondare la sua inclinazione verso la Spagna, suscitata dalla lettura di Hemingway, trasferendosi a Barcellona dove resterà tre anni. A quest'esperienza sono ispirate le sue prime due opere, Sud e Omaggio a Barcellona (1990). Pur avendo deciso di proseguire gli studi conseguendo un master, sceglie di lasciare l'università per intraprendere la carriera giornalistica.

A Omaggio a Barcellona seguono i romanzi Fuochi in lontananza (1992), il cui successo permette all'autore di diventare scrittore a tempo pieno, Storia della notte (1996), parzialmente autobiografico, Il faro di Blackwater (1999), la raccolta di saggi Amore in un tempo oscuro: vite gay da Wilde ad Almodovar (2002), The Master (2004), sullo scrittore Henry James, Madri e figli (2006), Brooklyn (2009), La famiglia vuota (2010). Il testamento di Maria (2012) è attualmente il suo penultimo romanzo, piazzatosi nella rosa finale del Booker Prize 2013.
Temi ricorrenti nell'opera di Tóibín sono la società e la storia irlandesi (il nonno era un membro dell'IRA e il padre era politicamente impegnato nel partito repubblicano Fianna Fáil) e soprattutto l'identità omosessuale con cui molti dei suoi personaggi si ritrovano a confrontarsi.


Con una voce insieme tenera e piena di rabbia, "Il testamento di Maria" racconta la storia della Vergine, la storia di un evento sconvolgente che ha portato a un grande dolore. Per Maria, Gesù è un figlio perduto. E ora che, anziana, vive in esilio e nella paura, cerca di mettere insieme i ricordi dei fatti che hanno portato alla sua fine. Per lei Gesù era una persona vulnerabile, da proteggere, circondato da uomini che non le ispiravano alcuna fiducia. Da lontano ha assistito al suo "successo", fino al capovolgimento degli eventi: i giorni del processo e della passione. Quando la sua vita comincia ad acquisire la risonanza del mito, Maria decide di rompere il silenzio che circonda l'accaduto. Nel suo sforzo di dire la verità in tutta la sua complessità, emerge la sua statura morale, insieme a tutta la sua umanità di madre.

Recensione

The truth should be spoken at least once in the world.

Molti sono i romanzi che reinterpretano i Vangeli e la vita di Gesù. Molti meno sono invece quelli che scelgono di concentrarsi sulla figura di Maria, la Madre Vergine, che dopo essere stata affidata da Gesù in agonia all'apostolo Giovanni sostanzialmente sparisce dalla storia dei Vangeli. Il testamento di Maria è il lungo monologo colpevole di un'umanissima madre che, pur avendo amato indefessamente il figlio, non è stata in grado d'impedire che un ragazzo fragile e debole si trasformasse in un arrogante sedicente profeta e trovasse la morte dopo lunghi e penosi tormenti.
La voce di Maria risuona dalla sua vecchiaia solitaria a Efeso, dove, sottoposta alla podestà di due prepotenti e poco rispettosi apostoli che, non paghi di aver condotto il figlio su una cattiva strada, cercano di indurla a credere e a raccontare una versione dei fatti che lei ripudia, trova conforto negli dèi pagani piuttosto che nel giudaismo. Spiata, maltrattata con dispetto, insultata e continuamente interrogata perché i suoi resoconti sulla vita del figlio si accordino con la religione che gli apostoli intendono creare, Maria, priva di altro appoggio o altra protezione, si ripiega testardamente sui propri ricordi e sul proprio senso di colpa.

Prevedibilmente, Il testamento di Maria è stato additato dai soliti fanatici come un libro irrispettoso che trasuda l'odio di un autore disturbato. In verità l'intento di Colm Tóibín non è polemizzare con il cattolicesimo e con i Vangeli, ma narrare la storia di una madre addolorata che, con qualche riferimento in meno, avrebbe potuto essere la genitrice di un qualsiasi fanatico religioso condannato a morte. Il breve libretto - meno di cento pagine -, nonostante la candidatura al Man Booker Prize 2013, non coglie precisamente il segno: la voce di Maria si concentra più sul presente che sul passato, tralasciando di riportare la sua versione dei momenti su cui più i lettori s'interrogano, quali ad esempio l'annunciazione o la natività. Tóibín non si sbilancia più di tanto: nonostante Maria si rifiuti di credere che Gesù sia il figlio di Dio, un dio di cui forse non riconosce nemmeno l'esistenza, non può non testimoniare la realtà di alcuni dei suoi miracoli, come la resurrezione di Lazzaro, evento sovrannaturale cui non dà altra spiegazione.

Pur non aggiungendo con Il testamento di Maria nulla di nuovo o di sostanziale al panorama letterario sul tema, non si può comunque negare che Tóibín possieda una scrittura preziosa ed elegiaca: la novella incanta in alcune riflessioni amare e in alcuni passaggi ad alta drammaticità tra cui, prevedibilmente, il Calvario di suo figlio cui la madre disperata non può far altro che assistere in incognito. Senz'altro da leggere, come pure Alone of All Her Sex: The Myth and Cult of the Virgin Mary di Marina Warner, cui l'autore dichiara di essersi ispirato.

Giudizio:

+3stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Il testamento di Maria
  • Titolo originale: The Testament of Mary
  • Autore: Colm Tóibín
  • Traduttore: A. Pezzotta
  • Editore: Bompiani
  • Data di Pubblicazione: 2014
  • Collana: Narratori stranieri
  • ISBN-13: 978-8845275548
  • Pagine: 99
  • Formato - Prezzo: Rilegato, 15.00 Euro

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