20 marzo 2014

Speciale Grandi scrittrici: L'età dell'innocenza - Edith Wharton

Edith Wharton (1862-1937) è stata la prima donna ad aggiudicarsi un premio Pulizer per la letteratura, assegnato nel 1921 al suo romanzo L’età dell’innocenza. Nata nell'influente famiglia newyorchese dei Newbold Jones, fu educata in casa da una serie di istitutrici e tutori mentre la famiglia si spostava tra Parigi, New York e Newport. A 16 anni pubblicò il suo primo libro, una raccolta di poesie, ma il suo interesse per la scrittura era visto di cattivo occhio dalla famiglia, che lo considerava inappropriato e imbarazzante.

Nel 1885 Edith sposa un banchiere di Boston, Edward Robbins Wharton, ma il matrimonio è infelice anche a causa dei disturbi mentali del marito, che provocheranno dapprima il trasferimento a Parigi di Edith nel 1906 e successivamente il divorzio, ottenuto nel 1913.

Molto amica dello scrittore Henry James, che le farà anche da mentore nella sua carriera letteraria, si dedica alla scrittura di racconti brevi e romanzi e mette su carta anche altre sue passioni: i viaggi, il giardinaggio e la decorazione d’interni.
Durante la prima guerra mondiale è a Parigi, dove si occupa con passione dell’assistenza dei rifugiati, opera che le procurerà la nomina a Cavaliere della Legione d’Onore. In seguito si dedica quasi interamente alla scrittura, portando a compimento 38 libri.

Edith Wharton è stata anche la prima donna a essere eletta all’American Academy of Arts and Letters e ad aver ricevuto un dottorato onorario in letteratura conferito dalla prestigiosa università di Yale, oltre a tre nomination al Nobel per la Letteratura, prima di morire in Francia, per un infarto, nel 1937.


Durante l’età dorata di New York, le persone della buona società “temevano lo scandalo più della malattia”. È questo il mondo di Newland Archer, giovane avvocato di ottima famiglia, mentre si prepara a sposare la bella, ma convenzionale, May Welland.
Quando la misteriosa e affascinante cugina della fidanzata, la Contessa Ellen Olenska, torna a New York dopo un matrimonio disastroso, Archer si innamora di lei. Diviso tra dovere e passione, Archer tenta di prendere una decisione che potrebbe ridefinire coraggiosamente la sua vita oppure distruggerla.


Recensione

La prima donna stava cantando: «M’ama... non m’ama... m’ama!» [...]. Naturalmente cantava «M’ama!» e non «He loves me», perché una legge inalterabile e indiscussa del mondo musicale esigeva che i libretti tedeschi di opere francesi, cantate da artisti svedesi, venissero tradotti in italiano per essere capiti più facilmente da un pubblico di lingua inglese. Questo, a Newland Archer, pareva un fatto naturale come tutte le altre convenzioni che regolavano la sua vita [...].

New York, anni Settanta dell’Ottocento.
L’élite cittadina è costituita da un numero molto ridotto di clan familiari, tutti imparentati tra loro, i cui ritmi sono scanditi da riti sociali e convenzioni immutabili. Una bizzarra società tribale, che Wharton conosce bene, in cui gli unici elementi discordanti sono innesti provenienti da altri contesti sociali (come la vecchia signora a capo del clan Mingott, innalzata dal matrimonio, ma di origini assai più umili).
In questo mondo nessuno è libero: le donne sono educate fin dall'infanzia ad una purezza e conformismo che ne farà delle ottime mogli e madri di famiglia, ma anche gli uomini non hanno in realtà nemmeno la libertà di scegliere liberamente a quale carriera dedicarsi, esistendone solo poche considerate “rispettabili”.

Il giovane avvocato Newland Archer è in procinto di annunciare il proprio fidanzamento con May Welland, unione benedetta dalle famiglie e gradita alla società, quando torna in città la cugina di lei, la Contessa Ellen Olenska, quasi sempre vissuta in Europa, teatro del suo infelice matrimonio con un nobile polacco, violento e incline al tradimento.

La frequentazione con la nuova “cugina”, refrattaria ad adeguarsi alle insensate consuetudini locali e a lasciare che il clan decida della propria vita, porterà Archer dapprima a interrogarsi sull'ipocrisia a cui il codice morale condiviso costringe tutti i propri membri a trovare scappatoie per perseguire i propri desideri e successivamente a scegliere tra questa donna e una vita socialmente rispettabile.
In questa ipocrisia di fondo, il rapporto tra individuo e società è uno dei temi principali del romanzo. Nessuno è completamente innocente: anche Newland Archer, che crede di essere un progressista, arrivando anche ad affermare che

«Le donne hanno diritto di esser libere... quanto noi»
ma che è in realtà schiavo di quelle stesse costrizioni sociali da cui vorrebbe fuggire. Anche May, cresciuta per mantenere la sua innocenza rimanendo ignorante (o almeno fingendosi tale) delle cose spiacevoli della vita, non esita a servirsi delle armi che la società le offre per perseguire i propri scopi.

Wharton rende questo conflitto sotterraneo, che non esplode mai in gesti o azioni plateali, adottando due punti di vista: quello di Newland Archer, idealista e disattento, concentrato su se stesso e le proprie idee e quello di un narratore onnisciente e drammaticamente ironico che, attraverso la descrizione attenta e pedante di ogni particolare, offre al lettore una visione completa di un contesto sociale in cui un singolo sguardo o un gesto insignificante possono in realtà rivelare molto di più sui personaggi della vicenda, che appaiono così splendidamente caratterizzati.

Giudizio:

+4stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: L’età dell’innocenza
  • Titolo originale: The Age of Innocence
  • Autore: Edith Wharton
  • Traduttore: Amalia D'Agostino Schanzer
  • Editore: Corbaccio
  • Data di Pubblicazione: 2010
  • Collana: Scrittori di tutto il mondo
  • ISBN-13: 9788863800951
  • Pagine: 348 pagine
  • Formato - Prezzo: Ebook - 5,99 Euro

1 Commenti:

  • 20 marzo 2014 alle ore 15:14

    Bellissimo libro e bellissimo il personaggio di Ellen, le ultime righe del romanzo poi mi hanno stretto davvero il cuore nonostante non abbia amato molto Archer. Adesso però esito a leggere La casa della gioia per paura di rimanerne delusa!

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