19 marzo 2014

La miscela segreta di casa Olivares - Giuseppina Torregrossa

Nel cuore di Palermo, sotto il grande appartamento degli Olivares, batte il cuore di un drago fiammeggiante: è la macchina che tosta dalla mattina alla sera il caffè, spandendo per le vie del quartiere un profumo intenso fino allo stordimento. È tra le pareti della torrefazione che cresce Genziana, il più bel fiore tra i figli di Roberto Olivares, che ha chiamato come lei la qualità più pregiata di caffè. La vita scorre nell'abbondanza e nella certezza che il futuro non riservi sorprese perché Viola - sensuale e saggia matriarca - sa prevederlo leggendo i fondi di caffè. Ma proprio quando Genziana si appresta alla fioritura della giovinezza irrompe la guerra, e con essa la fame e la distruzione destinate a cambiare per sempre le sorti della città. Improvvisamente Genziana si ritrova sola, il grande drago sbuffante è costretto a fermarsi. Palermo, intorno, è un immenso teatro di macerie, una meravigliosa creatura ferita che deve capire come rinascere dalle proprie ceneri. "La tua fortuna saranno le femmine, la tua sicurezza il caffè" aveva detto Viola alla figlia scrutando il fondo della sua tazzina. Armata unicamente di queste parole, Genziana compie un lungo cammino, che la porta lontano senza mai allontanarsi dai Quattro Mandamenti di Palermo. Una folla di personaggi umili ma capaci di profonda umanità, l'incontro con una donna venuta dal Nord, le attenzioni del mafioso Scintiniune, l'amore per Medoro: tutto sarà per lei lievito di cambiamento...

Recensione

Tra saga famigliare, cronaca di guerra e "narrativa al femminile" (con le dovute virgolette e controvirgolette), La miscela segreta di casa Olivares racconta la storia di Genziana, nata e cresciuta tra i chicchi di caffè. Una storia di desideri, scoperte e privazioni, di guerra e di ripresa, caratterizzata da brevi incursioni intimistiche a vantaggio di una narrazione di ampio respiro che coinvolge il destino della Torrefazione Olivares prima e dopo la seconda guerra mondiale; sullo sfondo si agita la massa palermitana, scossa ma mai veramente smossa dai capricci della Storia.

Il caffè domina tutta la narrazione, impregnando l'esperienza di lettura a più livelli: una vera e propria esperienza estetica, multisensoriale, possibile solo grazie a un'ottima cura stilistica. Sembra davvero di scorgere tra le pagine la fragranza dei chicchi di caffè tostati o il suono della caffettiera in azione, fosse solo per la continua ricorrenza del caffè nella storia. Il caffè diventa lente privilegiata di un'analisi famigliare e della storia di una città, ma anche metafora di crescita personale. Il caffè è, per Genziana, la misura del suo rapporto con il padre, la cui scomparsa le ha sottratto il segreto della miscela di cui porta il nome, e il cui sforzo a riscoprirla scandisce il ritmo del romanzo. Il caffè, o meglio, la sua privazione è anche declinazione delle privazioni della guerra. Una presenza imponente, forse eccessiva, volutamente abbondante, che richiama l'esagerazione barocca dell'estetica siciliana, ricca come una cassata addobbata; così è lo stile del romanzo, denso di aggettivi, ricco di campi semantici sovrapposti, dal mondo del caffè a quello vegetale. Tra il caffè e l'essere umano si instaura un rapporto di reciproca contaminazione: Genziana, scura come un chicco di caffè, scopre con una tarda tostatura la sua vera fragranza, mentre caffettiere e gli strumenti dell torrefazione si ricoprono di aggettivi umanizzanti, come Orlando, il drago che mastica i chicchi della Torrefazione Olivares. Dotata di volto e vezzi umani è la città di Palermo, dipinta, prima della guerra, come "una signora aristocratica dagli occhi languidi", poi come un organismo ferito nelle sue membra; mentre dei fiori le femmine di casa Olivares portano i nomi e la loro natura.

Molto apprezzabile le saltuarie pennellate della vita palermitana a cavallo della seconda guerra mondiale. L'autrice sceglie una focalizzazione molto ridotta, geograficamente ristretta a un incrocio di poche vie del centro storico che però bastano a dare sostanza allo scenario; con poco viene offerto al lettore un quadro vivido della città di Palermo, i cui abitanti sono "sottomessi, ma non asserviti" e "la parola famiglia non aveva ancora un suono sinistro". Da menzionare soprattutto il lavoro linguistico, che ha reso necessario (ma non troppo, a ben vedere) un glossario per le tantissime espressioni dialettali e gergali; non aspettatevi però il siciliano artificioso e misto di Camilleri, perché la Torregrossa usa l'autentico dialetto palermitano, ben diverso.

Ciò che non mi ha pienamente convinto è l'influenza, per così dire, di elementi narrativi riconducibili, alla lontana, al romanzo intimistico "femminile": ho percepito, in sostanza, l'esigenza di un lieto fine (che poteva anche non starci) e di un conseguente ricongiungimento amoroso, come se (e questa è la sensazione che maggiormente mi ha disturbato) l'atto amoroso fosse necessario per sancire definitivamente una femminilità che comunque Genziana aveva già dimostrato nel corso del romanzo, assumendo il comando della famiglia e della Torrefazione e affermandosi come donna adulta, libera dall'imitazione del ruolo materno. Una sensazione, comunque, che si presenta poi controbilanciata da accenni alla nascita dei movimenti femministi a Palermo, in concomitanza con le prime elezioni libere della Repubblica (avrei gradito maggiore spazio, ma forse sarebbe venuto fuori un altro romanzo).

Esperienza gradevole ed esteticamente piacevole, dunque. Un romanzo che mi sento di consigliare praticamente a chiunque, la cui particolare collocazione spazio-temporale non può davvero incutere timore o allontanare: impossibile resistere al richiamo del caffè e delle storie che si annidano nel suo aroma.

Giudizio:

+4stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: La miscela segreta di casa Olivares
  • Autore: Giuseppina Torregrossa
  • Editore: Mondadori
  • Data di Pubblicazione: 2014
  • Collana: Scrittori italiani e stranieri
  • ISBN-13: 9788804624998
  • Pagine: 332
  • Formato - Prezzo: Brossura - 18,00 Euro 

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