17 marzo 2014

Listopia: I milleuno libri da leggere almeno una volta nella vita (#841 - 860)

Quante volte ci siamo imbattuti in una di queste liste? La stessa BBC ne aveva stilata una da cento libri (piuttosto faziosa, se volete la mia opinione). Scopo di queste liste, è noto, non è permettere al lettore di scoprire nuovi libri e nuovi autori, bensì distruggere ogni sua pretesa di letterato facendolo sentire oltremodo ignorante per il gran numero di volumi che, a fine lista, scopre di non aver non solo mai letto, ma nemmeno sentito nominare. Noi vi proponiamo questa, pubblicata in volume, che già da diversi anni circola più minacciosamente della videocassetta di The Ring (o di Pootie Tang - questa è pessima, se la capite vergognatevi) distruggendo l'autostima di ogni lettore che credeva di aver letto tutti o la maggior parte dei cosiddetti libri da leggere prima di morire. La lista in questione ha i suoi difetti. Intanto è stata stilata approssimativamente nel 2005, per cui la sezione 2000 risulta incompleta; inoltre mette in lista solo narrativa, ed è eccessivamente sbilanciata su romanzi pubblicati nel corso del 1900, glissando decisamente su quelli pre-Ottocento. Continuiamo con un'altra carrellata di venti romanzi: nel corso degli articoli vedremo quali sono stati pubblicati in Italia e quali risultano ancora inediti.



841. L'Assommoir - Émile Zola (1877)

Settimo romanzo del ciclo dei Rougon-Macquart, la grande saga su una famiglia francese del secondo Ottocento, L'Assommoir (1877) racconta la lotta tenace e disperata della lavandaia Gervasia, trasferitasi a Parigi per tentare il suo sogno di emancipazione e ascesa sociale con l'amante Lantier. Ma il benessere, il decoro borghese e la felicità resteranno per lei un miraggio. Romanzo della moltitudine e della lotta solitaria dell'individuo, dell'ascesa e della caduta, ebbe al suo apparire uno straordinario successo e fu all'origine di una memorabile battaglia artistica. Da questo appassionante romanzo fu tratto il film Gervaise di René Clement.


842. Terra vergine - Ivan Turgenev (1877)

Questo romanzo è l'ultimo di Turgenev ed è il romanzo sui giovani populisti russi dell'"andata al popolo". Con quest'opera lo scrittore intendeva terminare la sua carriera letteraria e sperava di eliminare le incomprensioni sorte fra lui, la critica e il pubblico fin dai tempi di Padri e figli, incomprensioni che si erano poi accentuate con Fumo. Qualche anno dopo la pubblicazione di questo romanzo, il quale arrivò al successo gradatamente, Turgenev scriverà che i suoi romanzi avevan voluto essere la presentazione di "fisionomie in veloce mutamento di uomini russi dello strato colto". E Terra vergine fu proprio l'ultimo e più ampio affresco di questi giovani.


843. Daniel Deronda - George Eliot (1876)

As Daniel Deronda opens, Gwendolen Harleth is poised at the roulette-table, prepared to throw away her family fortune. She is observed by Daniel Deronda, a young man groomed in the finest tradition of the English upper-classes. And while Gwendolen loses everything and becomes trapped in an oppressive marriage, Deronda's fortunes take a different turn. After a dramatic encounter with Mirah, a young Jewish woman, he embarks on a search for her lost family and finds himself drawn into ever-deeper sympathies with Jewish aspirations and identity. 'I meant everything in the book to be related to everything else', wrote George Eliot of her last and, perhaps, most ambitious novel, and in weaving her plot strands together she created a bold and richly textured picture of British society and the Jewish experience both within and beyond it.


844. The Hand of Ethelberta - Thomas Hardy (1876)

Adventuress and opportunist, Ethelberta reinvents herself to disguise her humble origins, launching a brilliant career as a society poet in London with her family acting incognito as her servants. Turning the male-dominated literary world to her advantage, she happily exploits the attentions of four very different suitors. Will she bestow her hand upon the richest of them, or on the man she loves? Ethelberta Petherwin, alias Berta Chickerel, moves with easy grace between her multiple identities, cleverly managing a tissue of lies to aid her meteoric rise. In "The Hand of Ethelberta" (1876), Hardy drew on conventions of popular romances, illustrated weeklies, plays, fashion plates and even his wife's diary in this comic story of a woman in control of her destiny.


845. La tentazione di Sant'Antonio - Gustave Flaubert (1874)

Sant'Antonio è in perenne conflitto con le forze demoniache del male: la regina di Saba non tralascia alcuna delle sue armi seduttive e la conseguente battaglia si fa cruenta nel momento in cui la Lussuria e la Morte si sfidano nell'ansia del superamento e dell'impossibile catarsi. Quando è vicino al disvelamento del mistero donde nasce l'essere e l'esistere, il movimento e la stessa dinamica delle cose, degli oggetti, della vita, ecco la luce del sole, un sole dantesco che guida e protegge, apparire con l'implicito invito alla preghiera salvifica: il segno della croce, in quel frangente, vuol significare la sconfitta della tentazione e il ritorno festante alla preghiera.


846. Via dalla pazza folla - Thomas Hardy (1874)

"A scarnirlo dalla meravigliosa tessitura in cui è intrecciato - scrive Attilio Bertolucci - il romanzo presenta la struttura semplice, quasi elementare, delle ballate popolari... O del melodramma, verrebbe voglia di aggiungere: non manca neppure il basso continuo del coro villereccio, con voci soliste che di tanto in tanto se ne escono fuori in effetti, per lo più comici, irresistibili. Ma come si fa a scarnirlo, se si è continuamente presi nell'incantagione della sua musica e dei suoi colori, nel suo tempo lento, bradicardico, con appena qualche accelerata convulsa nei momenti tragici?" [La nostra recensione]


847. Il viaggiatore incantato - Nikolaj Leskov (1873)

«L’esperienza che passa di bocca in bocca è la fonte a cui hanno attinto tutti i narratori. E fra quelli che hanno messo per iscritto le loro storie, i più grandi sono proprio quelli la cui scrittura si distingue meno dalla voce degli infiniti narratori anonimi» scrisse Walter Benjamin nel suo saggio su Leskov. Ed è la voce che torniamo a sentire – una «gradevole e manierata voce di basso» – appena il «viaggiatore incantato» comincia a raccontare le peripezie della sua esistenza. Siamo su un battello che naviga sul lago Ladoga e il narratore ci appare come «un uomo di enorme statura, con un viso abbronzato ed aperto e folti capelli ondulati d’un color di piombo». Le sue avventure, anche le più sconcertanti, e improbabili, non sono mai cercate, ma precipitano su di lui come eventi della natura. La morte lo sfiora più volte, ma sempre per rifiutarlo. La vita lo usa per un suo disegno, oscuro a tutti salvo alla madre morta, che aveva promesso il figlio a Dio. Presto ci accorgiamo che potremmo ascoltare senza fine le storie di quest’uomo «che aveva molto veduto» e non pretendeva di sapere. Le sue parole spiccano sul fondo dorato della vecchia Rus’ di Kiev, immoto e solenne, ma le storie stesse sono un pulviscolo vorticoso. Entrano ed escono di scena vagabondi e prostitute, padroni e mercanti, principi e cavalieri nomadi – e infine, incidendosi nella memoria, la zingara Gruša, simile a «una serpe lucente». Leskov non era uomo che amasse le teorie. Ma dietro questa inarrestabile dispersione e frantumazione di casi si avverte un azzardo teologico che risale a Origene e alle prime dottrine della Chiesa ortodossa: l’esigenza che tutto sia salvato, anche i suicidi senza confessione. E con la storia di un seminarista suicida si era avviato questo folto corteo. Landolfi tradusse Il viaggiatore incantato, quasi controvoglia, a cavallo fra il 1962 e il 1963, ma – come talvolta accade – raggiungendo un risultato magistrale: il tono dell’oralità è qui presente dalla prima all’ultima frase, come se tutto il libro fosse un unico respiro. Il viaggiatore incantato è del 1873, mentre la traduzione di Landolfi apparve per la prima volta nel 1967.


848. Il giro del mondo in 80 giorni - Jules Verne (1873)

"In questo libro il "misterioso" Oriente e il "selvaggio" West emanano ancora i bagliori di un itinerario nel meraviglioso, ma la narrazione è una macchina modernissima, dal percorso già deciso, inscritto in un meccanismo perfetto. Al viaggio che è rischio, scoperta, mutamento, si contrappone - con uno sguardo profondo sul futuro - il viaggio che è calcolato sfruttamento del teatro di esperienze del mondo." (Gian Mario Villalta).


849. Carmilla e altri racconti- Sheridan Le Fanu (1872)

Avvolti in atmosfere sinistre e inquietanti, popolati da creature sospese tra la vita e la morte, assetate di sangue e portatrici di sciagure, questi racconti di Joseph Sheridan Le Fanu hanno profondamente influenzato la narrativa fantastica e dell’orrore. Da Il testamento del gentiluomo Toby ai Racconti di fantasmi della Tiled House, da La cugina assassinata a Una notte alla “Locanda della Campana”, da Il fantasma e il conciaossa a Il fantasma della signora Crowl, da Il patto col Diavolo a La persecuzione, fino al celebre Carmilla – per citare solo alcune delle storie qui proposte – la fantasia di Le Fanu risveglia invincibili paure ancestrali, creando un universo oscuro e sconvolgente.


850. I demoni - Fëdor Dostoevskj (1872)

Petr Verchovenskij, guidato ideologicamente dal demoniaco Stavrogin, è a capo di un'organizzazione nichilista e lega i suoi seguaci con una serie di delitti. L'ultima vittima è Satov, un ex-seguace convertitosi alla fede ortodossa. Per coprire il delitto Petr obbliga Kirillov a scrivere una lettera di autodenuncia, prima di suicidarsi. Altri delitti, apparentemente immotivati, seguono e solo il suicidio di Stavrogin che si impicca nella soffitta del suo appartamento, sembra pore fine all'azione di questi "demoni.


851. Erewhon - Samuel Butler (1872)

Erewhon, romanzo fantastico e satirico pubblicato anonimo nel 1872, cui fece seguito, quasi trent’anni dopo, il non meno affascinante Ritorno in Erewhon, è l’opera più ricca e sorprendente di Samuel Butler, erede di Swift e precursore della fantascienza, outsider arrabbiato nell’Inghilterra di fine secolo. Erewhon, cioè Nowhere (In-nessun-posto) è un mondo solo apparentemente immaginario dove i malati vengono messi in prigione e processati; le vittime sono considerate immorali; i delinquenti vanno all’ospedale, ovvero sono curati a domicilio da medici dell’anima chiamati «raddrizzatori»; le scuole dell’Irragionevolezza insegnano la lingua ipotetica, e suprema istituzione del paese sono le mistiche Banche Musicali. Ma quel che forse colpirà di più il lettore di oggi è la chiaroveggenza di Butler sul futuro di una civiltà tecnologica che è già diventato, per noi, presente.


852. Acque di primavera - Ivan Turgenev (1872)

Una storia fatta d'amore ma anche d'amarezza, di gioia ma anche di rimpianto, una storia costruita sulla desolazione causata dalla cosapevolezza che il passato, qualunque esso sia, non può ritornare se non sotto forma di nostalgia.


853. Middlemarch - George Eliot (19)

Pubblicato a puntate tra il 1871 e il 1872, "Middlemarch" è, nel variegato paesaggio del romanzo inglese di fine Ottocento, tra i punti più alti mai raggiunti in termini di capacità di rappresentazione della complessità delle psicologie e di attenzione quasi d'ordine sociologico all'ambiente sociale (il sottotitolo, "Studi di vita in provincia", definisce da subito il contesto). Al centro della storia è proprio l'immaginaria cittadina inglese di Middlemarch, all'interno della quale si articolano i destini di quattro personaggi e di due matrimoni infelici, indagati da George Eliot nei loro più impercettibili interstizi attraverso lo strumento chirurgico di uno stile espressivo sempre acuminato. Il romanzo che permette di comprendere la solidissima fragilità dell'Inghilterra vittoriana. [La nostra recensione]


854. Attraverso lo specchio - Lewis Carroll (1871)

A oltre un secolo dalla sua pubblicazione, Alice, come romanzo e come personaggio, conserva ancora intatta tutta la sua freschezza, incantando non solo i più giovani ma anche gli adulti, che nel suo mondo meraviglioso scoprono un altro sé, pronto a sfidare ardui giochi linguistici, entusiasmanti trucchi psicologici, situazioni impossibili che mettono in discussione la realtà e svelano l'irresistibile fascino dell'assurdo. In un romanzo in cui la sospensione dell'incredulità è d'obbligo, il gusto del gioco non può essere dimenticato e va riscoperto con occhi che sappiano guardare al di là del consueto. Perché qui è l'essenza della vita, e forse tra i sogni segreti di tanti c'è proprio la tana di un coniglio bianco in cui perdersi, uno specchio al di là del quale riscoprire la bellezza della vita reale. È letteratura per ragazzi? È un libro da leggere punto e basta.


855. Rudin a Romance and a King Lear of the Steppes - Ivan Turgenev (1870)

1916. Turgenieff (Turgenev), novelist, poet, and playwright, known for his detailed descriptions about everyday live in Russia in the 19th century, he portrayed realistically the peasantry and the rising intelligentsia in its attempt to move the country into a new age. Two of Turgenieff's smaller novels, they are reflective of the negative view of Russian society that pervades his work. See other titles by this author available from Kessinger Publishing.


856. He Knew He Was Wrong - Anthony Trollope (1869)

The central theme of the novel is the sexual jealousy of Louis Trevelyan who unjustly accuses his wife Emily of a liaison with a friend of her father's. As his suspicion deepens into madness, Trollope gives us a profound psychological study in which Louis' obsessive delirium is comparable to the tormented figure of Othello, tragically flawed by self-deception. Against the disintegration of the Trevelyans' marriage, a lively cast of characters explore the ideas of female emancipation and how to distinguish between obedience and subjection. Although himself no supporter of women's rights, in this novel some of Trollope's most spirited characters are single women. Published in 1869, the same year as John Stuart Mills' The Subjection of Women and while the Divorce Act was a relative novelty, He Knew He Was Right was a timely novel, drawing a fine line between the obedience of women within marriage and their total possession by men.


857. Guerra e pace - Lev Tolstoj (1869)

Grandiosa epopea storica, accorata riflessione filosofica, ritratto di una società in fermento, dramma di amore e morte, straordinaria sintesi esistenziale: ogni definizione è calzante per Guerra e pace, romanzo che si ripropone da una generazione all’altra con immutata immediatezza e commozione. L’intreccio del racconto storico e di quello fantastico genera una rara quantità di grovigli tematici e ideologici che si compongono in un ritmo maestoso, ogni personaggio esprimendo la ricerca di Tolstoj della verità etica essenziale e contemporaneamente stagliandosi come toccante espressione poetica dei caratteri più oscuri e più luminosi dell’animo umano. [La nostra recensione]


858. L'educazione sentimentale - Gustave Flaubert (1869)

Nel 1840 Frédéric Moreau, giovane baccelliere, sogna intense passioni e grandi successi artistici. Turbato dal fascino di Mme Arnoux, stabilitosi a Parigi, cerca di rivederla. Nel frattempo frequenta giovani ambiziosi tra i quali Deslauriers che aspira al potere politico. Frédéric non riesce però a imporsi in nessun settore e la sua vita oscilla tra facili amori, il gran mondo e l'amore che prova, nonostante tutto per Mme Arnoux. Col passare degli anni tutti i sogni si infrangono e resta solo la sensazione del fallimento.


859. Phineas Finn - Anthony Trollope (1869)

The second of Trollope's Palliser novels tells of the career of a hot-blooded middle-class politician whose sexual energies bring him much success with women.


860. I canti di Malrodor - Conte di Lautréamont (1869)

Grande e conturbante poema dell'inconscio, allegoria della nascita, forsennato repertorio di sanguinose atrocità, di sadiche efferatezze e di violente e crudeli infrazioni alla "Norma" e ai codici della sinistra società borghese in cui il suo autore si era trovato a vivere, "I canti di Maldoror" sono anche l'esplorazione estrema delle possibilità di una cultura, la radicalizzazione massima delle sue possibilità e delle sue contraddizioni; sono il libro che, più di qualunque altro, può "funzionare" nel senso della progettazione di un'altra cultura e di un'altra civiltà. La dialettica dell'efferatezza, del "Male", della violenza (oltre che, forse, le disavventure editoriali del suo libro) doveva indurre Isidore Ducasse a proporre e a esplorare i termini alternativi della sua impresa. Una vita, un'opera, una vicenda editoriale misteriose che hanno scatenato un lavorio critico, orientato nel senso della filologia o dell'interpretazione psicologica, o della denigrazione e dell'apologia. Considerato di volta in volta un genio malato, uno schizofrenico, un poeta degli strati sotterranei della civiltà, Lautréamont fu riscoperto in particolare dai surrealisti. La sua opera principale è un poema scritto in una prosa di potenza lirica, composto di sei canti che esprimono in un flusso narrativo di modalità allucinate e oniriche la blasfema visione del mondo e la parodistica rivolta contro l'umanità e contro Dio del suo unico personaggio, Maldoror.

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