17 gennaio 2014

Viaggio Allucinante III - Vincenzo Costanza

Cosa hanno in comune un sommergibile rosso, una escort di 25 centimetri e l’intestino crasso del presidente del consiglio dei ministri? Nel futuro, molto più di quanto ci si aspetterebbe. Siamo nel 2120 e sono trascorsi ben 154 anni dal primo viaggio allucinante del Proteus di Asimov all’interno di un corpo umano. Il mondo è cambiato molto… ma forse non così tanto. Roma è sempre la capitale d’Italia e il raccordo anulare avrà anche cambiato nome ma è sempre il solito bordello impossibile da percorrere. In questo mondo maledettamente simile al nostro, un anonimo ma familiare presidente del consiglio dei ministri è in pericolo di vita. No, non rischia di morire, ma un’ernia iatale con riflusso gastro-esofageo potrebbe costringerlo a cambiare stile di vita e a rinunciare alle festicciole e ai simposi “istituzionali” ai quali è abituato. Urge correre ai ripari! Di un’operazione chirurgica, non se ne parla nemmeno… troppo tempo sprecato, proprio ora che il governo è in tali difficoltà… È qui allora che la scienza post-moderna incontra la fantascienza e ha inizio il terzo Viaggio Allucinante. Un equipaggio “quasi-volontario” e non troppo convinto di militari viene arruolato per “il bene della nazione” e inviato dentro il primo ministro per operarlo dall’interno. La “sopravvivenza” delle istituzioni dipenderà dal lavoro del capitano Locascio, del colonnello Mastropasqua e del dottor Spazzani e dal loro sommergibile-supposta. Riusciranno i nostri eroi a salvare il Premier, le sue abitudini e magari anche a riportare a casa la pellaccia?

Recensione

Non è mai bello stroncare completamente l’opera di un emergente/esordiente. Purtroppo però, anche volendo partire con le migliori intenzioni, in alcuni casi c’è ben poco da mettere sul piatto degli aspetti positivi e quel poco è anche marginale ai fini della lettura. Tra questi casi devo inserire “Viaggio allucinante III” di Vincenzo Costanza. L’idea di partenza è affascinante: nel 2120 il “Presidente” ha avuto un malore a causa di un’ernia iatale ma non ci pensa assolutamente a farsi operare vista la mole di “impegni” che lo oberano. Nel futuro la tecnologia ha fatto passi da gigante e così quello che sembrava un espediente narrativo esclusivo della fantascienza è diventato realtà. Infatti, miniaturizzando una capsula con all’interno un sommergibile e tre esperti a bordo è possibile arrivare direttamente al problema senza bisogno di operare. C’è però un tempo massimo per eseguire l’impresa e l’apparato digerente del corpo umano non è un ambiente propriamente ospitale.
Chiaro omaggio al “Viaggio allucinante” di Isaac Asimov - tanto da presentarsi come un seguito apocrifo del romanzo – questo libro non si avvicina nemmeno agli intenti prefissati, cioè quello di esserne una parodia satirica all’italiana. Partiamo dal fine ultimo di tutto il lavoro, ossia far ridere il lettore. Personalmente non mi è mai capitato nemmeno di sorridere, figuriamoci di ridere. In tutte le situazioni narrate ho trovato un’ironia dozzinale, a partire dall’uso di una supposta per veicolare gli esperti all’interno dell’apparato digerente del Presidente –con tutte le battute su escrementi, puzze e vomito che ne conseguono- fino alla lascivia di quest’ultimo che dovrebbe fare da satira sulla politica italiana odierna passando per i protagonisti, uno più tonto dell’altro. La trama, potenzialmente complessa, viene tirata via in settantaquattro pagine di dialoghi raffazzonati e poco credibili. Precisamente poi, sono proprio questi a sostenere la storia descrivendo le azioni in uno stile narrativo che mi ha dato quasi l’idea di leggere una sceneggiatura tirata su sciattamente piuttosto che un romanzo o un racconto breve, segno di una certa immaturità nella costruzione della storia. Passando ai personaggi, non ne ho trovato uno che rimanga impresso nella memoria a fine lettura, essendo tutti delle macchiette e dei stereotipi. C’è il soldato semi-analfabeta che ha un’intuizione che gli scienziati non hanno nemmeno pensato di striscio, c’è il generale incompetente arrivato nella sua posizione solamente grazie alle spintarelle, ci sono i dottori arrivisti pronti a compiacere il Presidente satiro in ogni cosa pur di ottenere una promozione e, ovviamente, ci sono un paio di donnine di contorno. In più, l’autore cerca di fare ironia senza conoscere appieno l’argomento: in un paio di occasioni viene citato impropriamente il riflesso condizionato studiato da Pavlov e invece di costruire una storia comica sui vantaggi dell’uso della supposta al posto della pillola – cosa che avrebbe potuto essere sia plausibile scientificamente, sia potenzialmente ironica – se ne esce con l’abusata tecnica della “supercazzola” per spiegare un “disguido tecnico”.
In definitiva, dispiace dire che “Viaggio allucinante III” è un’opera immatura. La storia non suscita risate, i personaggi sono scialbi e la prosa si basa su dialoghi poco verosimili. Di positivo c’è l’edizione ben curata, ma di certo questo non basta a giustificare l’acquisto - anche se il prezzo è irrisorio - di un racconto di settantaquattro pagine.

Giudizio:

+1stella+

Dettagli del libro

  • Titolo: Viaggio Allucinante III
  • Autore: Vincenzo Costanza
  • Editore: Sesat Edizioni
  • Data di Pubblicazione: 02 giugno 2013
  • ISBN-13: 9788897822271
  • Pagine: 74
  • Formato - Prezzo: Ebook - Euro 1,99

2 Commenti a “Viaggio Allucinante III - Vincenzo Costanza”

  • 3 febbraio 2014 alle ore 12:29
    Unknown says:

    Daniele,
    desidero prima di tutto ringraziarla per aver letto e recensito uno dei miei libri. Ciò detto, tuttavia, mi permetto di tentare una piccola difesa del mio lavoro con una puntuale risposta alle sue osservazioni.
    Certo, il fine che ho perseguito nella stesura del racconto era quello di far quanto meno sorridere il lettore, il fatto che con lei non abbia, per così dire, funzionato non esclude che possa funzionare con altri (anzi, lo posso dare per certo stando ai giudizi raccolti finora, e non da parenti e amici). Insomma, mi appello in questo caso almeno all’attenuante del De gustibus non est disputandum.
    Più che altro, però, io credo semplicemente che lei abbia cercato di analizzare il libro con strumenti inadeguati. Mi spiego meglio, lo stile narrativo che ho scelto non è propriamente né satirico né parodistico ma più rispondente alla commedia dell’assurdo. In quest’ottica non si può parlare di ironia dozzinale, protagonisti uno più tonto dell’altro e di dialoghi poco credibili. Questi effetti sono voluti, altrimenti che commedia dell’assurdo sarebbe? E certo che i personaggi sono ridotti a macchiette e stereotipi, e cosa altro dovrebbero essere in questo tipo di rappresentazione?
    Non cerco di fare ironia senza conoscere l’argomento, ho semplicemente citato il riflesso condizionato studiato da Pavlov nella sua accezione popolare e non certo scientifica solo per rimarcare l’assurdità di alcuni comportamenti presenti nell’addestramento formale militare. Non essendo, ahimè, giovanissimo appartengo a una delle ultime classi ad aver prestato servizio militare, quando si chiamava ancora naja, e le assicuro che le assurdità erano all’ordine del giorno.
    Facciamo un esempio pratico proprio sulla scena da lei criticata. La scelta di usare una supposta al posto di una pillola per arrivare alla bocca dello stomaco, ne converrà, è già di per sé del tutto assurda. Perché percorrere una strada più lunga quando l’elemento tempo è fondamentale? L’assurdo sta nel fatto che gli scienziati si erano ‘innamorati’ dell’idea della supposta (la soluzione più complicata ma affascinante) ignorando quella più semplice e banale della pillola. Se lei obietta ‘ma come è possibile che tutti quegli scienziati siano così stupidi?’ non fa che confermare che sta adottando metri di giudizio inadeguati al caso. La supercazzola (un omaggio al grande Tognazzi di ‘Amici miei’) è la scappatoia classica usata dai potenti per zittire il popolo. Abusata o meno, questo è (tanto per fare un esempio, lei crede che la maggior parte della gente stia capendo qualcosa della trattativa sulla legge elettorale?).
    ‘Viaggi Allucinante III’ non è un capolavoro della letteratura, sono il primo a dirlo. Non è un romanzo classico che affonda le sue radici nel solco delle tradizioni ottocentesche. È nato qualche anno fa come un semplice esperimento e non pensavo alla sua divulgazione. Tempo dopo l’ho sottoposto al mio editore che ha proposto di pubblicarlo solo in ebook a 99 centesimi. Ho molto rispetto per la carta stampata e per il denaro, quindi mi è sembrato che la cosa non fosse affatto disdicevole. Successivamente la casa editrice ha portato il prezzo di copertina da 99 centesimi a 1 euro e 99 centesimi nel tentativo di fronteggiare una crisi economica che da troppo tempo attanaglia il nostro paese. Devo dire, comunque, che anche questo nuovo prezzo non mi sembra disdicevole.

  • 4 febbraio 2014 alle ore 13:10
    Daniele says:

    Prima di tutto ringrazio per il commento: è giusto che un autore difenda la propria opera e quando lo fa in maniera chiara e precisa non può che venirne fuori una discussione serena. Detto ciò, anch'io vorrei difendere la mia recensione. Per iniziare, l'attenuante citata ci sta, ovviamente, però su questo vorrei dire che il mio è un giudizio da lettore appassionato, tra le altre cose, del genere umoristico/comico oltre che di fantascienza, oppure non avrei scelto di recensire "Viaggio Allucinante III" e, quindi, ho una certa esperienza dell’argomento. Poi, va bene rappresentare i propri personaggi come stereotipi e macchiette all’interno di una commedia dell’assurdo, ma bisogna farlo anche con una certa cognizione di causa, altrimenti non ci sarebbe differenza tra, tanto per fare un esempio, Dario Fo e i cinepattoni. Riguardo Pavlov, mi spiace dire che usare un’accezione popolare ma capziosa porta a diffondere ignoranza e credo che si sarebbe potuta fare ironia sulla rigida idiozia della disciplina militare in altra maniera. In più, ripeto che l’abuso della “supercazzola” mi è sembrato un modo superficiale – non erroneo - per uscire da una situazione chiave della trama. Ci sono molti aspetti della trama troppo poco approfonditi e che non riescono a cogliere il bersaglio. Infine, capisco che la genesi dell’opera possa essere stata travagliata e trovo ammirevole la voglia di combattere la crisi attraverso la politica dei costi bassi, ma ribadisco la mia opinione che messo così, “Viaggio Allucinante III” non giustifica il prezzo.

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