23 settembre 2013

Listopia: I milleuno libri da leggere almeno una volta nella vita (#341 - 360)

Quante volte ci siamo imbattuti in una di queste liste? La stessa BBC ne aveva stilata una da cento libri (piuttosto faziosa, se volete la mia opinione). Scopo di queste liste, è noto, non è permettere al lettore di scoprire nuovi libri e nuovi autori, bensì distruggere ogni sua pretesa di letterato facendolo sentire oltremodo ignorante per il gran numero di volumi che, a fine lista, scopre di non aver non solo mai letto, ma nemmeno sentito nominare. Noi vi proponiamo questa, pubblicata in volume, che già da diversi anni circola più minacciosamente della videocassetta di The Ring (o di Pootie Tang - questa è pessima, se la capite vergognatevi) distruggendo l'autostima di ogni lettore che credeva di aver letto tutti o la maggior parte dei cosiddetti libri da leggere prima di morire. La lista in questione ha i suoi difetti. Intanto è stata stilata approssimativamente nel 2005, per cui la sezione 2000 risulta incompleta; inoltre mette in lista solo narrativa, ed è eccessivamente sbilanciata su romanzi pubblicati nel corso del 1900, glissando decisamente su quelli pre-Ottocento. Continuiamo con un'altra carrellata di venti romanzi: nel corso degli articoli vedremo quali sono stati pubblicati in Italia e quali risultano ancora inediti.



341. Paura di volare – Erica Jong (1974)

Pubblicato negli Stati Uniti nel 1973, "Paura di volare" assunse immediatamente le fattezze del caso letterario, tanto che Henry Miller lo salutò come l'equivalente femminile di "Tropico del cancro". Il romanzo narra le vicende di Isadora Wing, una donna di quasi trent'anni che comincia a intravedere i segni inesorabili del tempo che passa e si ritrova per la prima volta a fare un bilancio della sua vita. È una donna bella, appassionata e sensuale, ma con una tremenda paura di se stessa. Paura di fuggire dalle convenzioni di una vita matrimoniale ormai in crisi, ma che la pone al riparo dalle ombre della solitudine. Sarà l'incontro con Adrian, psicanalista lainghiano e anticonformista, a scuoterla dal torpore delle sue sicurezze. Con humour, grazia e leggerezza Erica Jong ci racconta la New York radicai degli anni 70 alle prese con il femminismo e la psicanalisi, mentre Isadora, pagina dopo pagina, acquista sempre più consapevolezza di se stessa insieme alla libertà di vivere lontana da ogni pregiudizio.


342. A Question of Power – Bessie Head (1974)

"Your mother was insane. If you're not careful you'll get insane just like your mother. Your mother was a white woman. They had to lock her up, as she was having a child by the stable boy who was a native." It is never clear to Elizabeth whether the mission school principal's cruel revelation of her origins is at the bottom of her mental breakdown. She has left South Africa with her son and is living in the village of Motabeng, the place of sand, in Botswana where there are no street lights at night. In the darkness of this country where people turn and look at her with vague curiosity as an outsider she establishes an entirely abnormal relationship with two men. A mind-bending book which takes the reader in and out of sanity.


343. L'assedio di Krishnapur – J.G. Farrell (1973)

Nel 1857 a Krishnapur, uno dei centri più importanti dell'Amministrazione civile dell'Impero britannico in India, la vita scorre serena e secondo il più rigoroso decoro e stile europei. La quiete di questa esistenza svanisce, però, di colpo il giorno in cui nella borsa dei dispacci, anziché i documenti attesi, vengono trovate quattro chapati, quattro piccole focacce di pasta non lievitata. Basato su un episodio storico reale, la celebre e sanguinosa rivolta dei sepoy (i soldati nativi dell'esercito imperiale), "L'assedio di Krishnapur" narra dell'incombere cupo di un nemico impalpabile e inaspettato. Sorpresa e confusa dagli eventi, la comunità britannica si ritira nella Residency, dove viene sottoposta a un lungo e snervante assedio.


344. Il castello dei destini incrociati – Italo Calvino (1973)

Un gruppo di viaggiatori che, per un complesso di circostanze diverse, hanno perso la parola si ritrovano in un castello. L'unico mezzo che hanno per comunicare è rappresentato da un mazzo di tarocchi. Un romanzo affascinante composto da tante storie intrecciate.







345. Crash – J.G. Ballard (1973)

Ad accomunare le vite del narratore, James Ballard, e dello scienziato televisivo e psicopatico Robert Vaughan è la passione morbosa per gli incidenti stradali con il loro strascico di morte, deformazione e mutilazione dei corpi, commistione di tecnologia e carne, lamiere e sesso. Entrambi sono reduci da scontri che hanno modificato la loro percezione di cose e persone. Attorno a loro si muovono le figure di Catherine, la moglie di James, con la sua attrazione omoerotica per Karen, la dottoressa Helen Remington, il cui marito è morto nello schianto con l'automobile di James, e altri individui a loro volta presi nelle spire del fascino perverso della tecnologia e del suo impatto sulla vita umana. Il tutto descritto con algido, clinico distacco. Si spiana così la strada, come ha detto lo scrittore, "a tutti i nostri piaceri più concreti e delicati - quelli delle delizie del dolore e della mutilazione; del sesso come arena perfetta, come brodo di coltura di sterile pus, per tutte le veroniche delle nostre perversioni; della libertà morale di attendere alla nostra psicopatologia come a un gioco; dell'apparente illimitatezza delle nostre capacità di concettualizzazione. Ciò che i nostri figli hanno da temere realmente non sono le autostrade del domani, bensì il nostro sottile piacere nel calcolare i più eleganti parametri delle loro morti".


346. Il console onorario – Graham Greene (1973)

Un mondo fatiscente eppure vitale, estremamente torbido ed esotico, scosso da paradossali contraddizioni, serve ancora una volta a Graham Greene per ordinare un romanzo nella prospettiva di una tutt’altro che santa alleanza fra esistenza, assurdo e ironia. Ai confini con il Paraguay, in una piccola città senza nome di una provincia senza nome, vive Charley Fortnum, console onorario di Sua Maestà britannica, diplomatico di infimo rango, marito dell’avvenente e molto più giovane Clara. Rapito da guerriglieri paraguaiani, per Charley Fortnum, personaggio più superfluo che scomodo, nessun potere costituito è disposto a far niente e i guerriglieri, loro malgrado, sono decisi a eliminarlo per non mettere in pericolo la loro organizzazione. La sorte del console onorario sembra segnata quando interviene Eduardo Plarr, altro inglese senza radici, che muore nel riuscito tentativo di salvare Fortnum. Niente tragedia, ma una trasformazione interiore, il recupero di una carica esistenziale e di comprensione umana che il console non aveva mai sospettato di possedere. Dall’ambasciatore britannico al vecchio José, non uno dei personaggi di questo romanzo corrisponde a una persona realmente esistita. La provincia e la città argentine in cui la vicenda si svolge nella maggior parte delle situazioni presentano naturalmente alcune somiglianze con una città vera e con una provincia reale. Le ho lasciate senza nome perché desideravo prendermi alcune libertà, e non essere legato alla mappa stradale di una particolare città, o alla topografia di una determinata provincia.


347. L'arcobaleno della gravità – Thomas Pynchon (1973)

Nell'Inghilterra della seconda guerra mondiale, minacciata dai missili V2, il tenente americano Tyrone Slothrop è dotato di una facoltà tutta particolare: avverte in anticipo la caduta dei razzi grazie all'eccitazione sessuale. Per questa prerogativa viene tenuto sotto controllo dai servizi segreti e dagli scienziati. Avvertendo che contro di lui si sta architettando qualcosa fugge da Londra. Il libro, parabola sulla guerra e la tecnologia, racchiude un profondo significato filosofico ed esistenziale.


348. The Black Prince – Iris Murdoch (1973)

Bradley Pearson, an unsuccessful novelist in his late fifties, has finally left his dull office job as an Inspector of Taxes. Bradley hopes to retire to the country, but predatory friends and relations dash his hopes of a peaceful retirement. He is tormented by his melancholic sister, who has decided to come live with him; his ex-wife, who has infuriating hopes of redeeming the past; her delinquent brother, who wants money and emotional confrontations; and Bradley's friend and rival, Arnold Baffin, a younger, deplorably more successful author of commercial fiction. The ever-mounting action includes marital cross-purposes, seduction, suicide, abduction, romantic idylls, murder, and due process of law. Bradley tries to escape from it all but fails, leading to a violent climax and a coda that casts shifting perspectives on all that has preceded.


349. Sula – Toni Morrison (1973)

A Medallion, Ohio, la popolazione nera vive nel Fondo, una sorta di mondo a parte, separato dalla Città dei bianchi. Qui Sula e Nel, due ragazzine, diventano grandi amiche. Ma con gli anni, mentre Nel sceglie di condurre una vita"normale", si sposa, ha figli, Sula accentua il proprio anticonformismo al punto da diventare, con i suoi atteggiamenti ribelli, la paria della comunità e rompere perfino il rapporto con l'amica. Sula viene condannata alla solitudine e soltanto il tempo permetterà a Nel, e al Fondo stesso, di comprendere quanto grande fosse stato il suo ruolo nelle esistenze di tutti... Come osserva Franca Cavagnoli nella Postfazione, "mai prima... nella letteratura americana, il rapporto fra due donne nere o fra le due metà di una stessa persona, come lascia intendere Morrison in più di una intervista, è stato indagato con più partecipe e al contempo distaccata sincerità".


350. Le città invisibili – Italo Calvino (1972)

Città reali scomposte e trasformate in chiave onirica, e città simboliche e surreali che diventano archetipi moderni in un testo narrativo che raggiunge i vertici della poeticità. 








351. Il seno – Philip Roth (1972)

Per ragioni incomprensibili, il professore David Alan Kepesh si ritrova trasformato in un enorme seno. Cieco ma provvisto di udito e soprattutto di sensibilità cutanea, riceve le visite del padre, che gli racconta le vicende del suo piccolo mondo ebraico, dell'affettuosa e banalissima fidanzata, del rettore, che fugge travolto da un riso incontenibile, e del suo psicanalista. Ma soprattutto viene lavato da miss Clark, l'infermiera che gli procura un piacere immenso. Da una situazione surreale, simile a un incubo kafkiano o a un quadro di Dalì, Philip Roth fa scaturire situazioni comiche (e oscene).


352. Il libro dell'estate – Tove Jansson (1972)

L'estate, l'ultima isola abitata prima del mare aperto nell'arcipelago finlandese, un paesaggio selvaggio e incontaminato, la casa lontana dalla civiltà, una nonna e una nipotina e, silenzioso nume tutelare, il padre. Una vita quotidiana che segue i ritmi svagati delle vacanze e quelli capricciosi del tempo: qualche visita occasionale, tempeste, avventure, divieti trasgrediti, furtive spedizioni a isole altrui, navigazioni notturne. Su uno sfondo che dell'idillio non ha il sentimentalismo, ma ne ha certamente il fascino, un libro dall'apparenza semplice che riesce a parlare senza enfasi, ma anche senza ingenuità, senza eufemismi ma con tocco ironico e leggero, della complessità del vivere, delle luci e delle ombre dell'animo umano, della crudele imparzialità della natura.«Senza un'infanzia felice non avrei mai incominciato a scrivere», dice Tove Jansson. Ed è proprio quella felicità che emana dai suoi scritti: l'espressione di quel raro equilibrio fra sicurezza e rischio, sfida e ritorno, ribellione e rifugio, paura del nuovo e desiderio di provare, timore e sete di conoscere, bisogno di solitudine e necessità di affetti. E' la felicità di camminare su un filo teso, sapendo che vi è comunque una rete di protezione, del sentire con intensità, del prendere la vita sul serio, ma accettandola così com'è. Da qui l'affinità e l'intesa fra Sofia, la bambina che inizia ad affrontare la vita, e la nonna, che l'ha vissuta a fondo, l'ha amata con la saggezza di non pretendere di capirla e sa che fra poco dovrà lasciarla. Il loro dialogo, che spazia su ogni cosa che sta fra il crescere e il morire, è come una musica che resta a lungo nell'orecchio, come una sonatina.


353. G. – John Berger (1972)

Figlio di un ricco commerciante livornese e della sua giovane amante nordamericana, G. viene concepito nel 1886, quattro anni dopo la morte di Garibaldi, l'eroe che ha incitato la nazione a diventare se stessa, l'uomo che a ogni italiano sarebbe piaciuto essere. Il suo apprendistato alla vita si svolge nella campagna inglese, affidato alle cure dei cugini materni Beatrice e Jocelyn, superstiti di una famiglia aristocratica decaduta e di una classe sociale in estinzione. Allontanato dalla madre e dal padre, condannato fin dall'origine al destino di chi non ha patria né appartenenza, G. incarna fino in fondo l'individuo contemporaneo in bilico tra libertà e solitudine, invenzione di sé e autodistruzione.
Lo troveremo, raffinato involontario europeo ante litteram, nelle principali città degli stati-nazione degli anni a cavallo tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento: Parigi, Milano, Londra, Trieste. Cosmopolita, poliglotta, innamorato di altrove, costeggerà con l'interesse freddo dell'osservatore distante i grandi rivolgimenti storici, politici, sociali, tecnologici della sua epoca, spingendo il suo sprezzo per la vita "come ci è data" fino a morirne.
Attraverso un'arditissima scrittura romanzesca, che di continuo si ferma a interrogarsi su se stessa, sul ruolo del narratore, sull'impossibilità di descrivere senza distorcere, sul desiderio dello scrittore (fatale alla verità) di dire tutto, Berger indaga l'asimmetrico assetto della Storia. Da una parte i potenti, dall'altra i deboli e gli espropriati e, più specificamente, come sia andato disegnandosi lungo l'asse del potere il ruolo delle donne e quello degli uomini, quali abusi siano stati tacitamente subiti o siglati dalle prime e perseguiti dai secondi, con quali effetti di deformazione sulla vita dei due sessi e della società nel suo complesso. G. come Garibaldi. G. come Don Giovanni. G. come il nome che John Berger dà – o sceglie di non dare – al protagonista del radicale romanzo/saggio che nel 1972 gli fece vincere l'ambito Booker Prize, il più importante premio letterario inglese, e che oggi torna in una nuova traduzione italiana.
Un romanzo che analizza, contesta, interroga, rivela, suggerisce, mostra il farsi delle cose proponendo così anche il loro possibile disfarsi, invitando con forza i lettori a fare la loro parte, a mettersi in gioco. Una formidabile e provocatoria sfida narrativa e intellettuale, un affresco storico carico di pathos, che riconosce solo all'individuo il diritto di mettere in discussione il confine tra vita e morte.


354. Tornare a galla – Margaret Atwood (1972)

La giovane donna protagonista di questo romanzo ritorna dopo molti anni alla casa isolata in cui ha passato infanzia e adolescenza, allarmata dalla notizia dell'improvvisa sparizione del padre. La casa si trova su un'isola deserta, al centro di un grande lago nella regione del Québec, circondata solo dall'acqua e dalla foresta: la porta è aperta, la casa è vuota, l'orto è in abbandono. In una stanza ci sono dei fogli pieni di indecifrabili disegni, come scarabocchi infantili o primitivi graffiti. Per i tre amici che accompagnano la ragazza, l'uomo che vive con lei e un'altra coppia, la gita sull'isola ha il sapore di un'avventura turistica. Ma per lei la vicinanza con le forze elementari della terra e dell'acqua e la rivisitazione di luoghi e gesti dell'infanzia hanno l'effetto di una graduale rivelazione. La ricerca del padre si trasforma in un sofferto pellegrinaggio interiore: la verità cui il fondo del lago e i misteriosi graffiti sembrano alludere non riguarda soltanto la scomparsa del padre ma lei stessa, la sua identità femminile, il suo posto in un mondo che con la natura ha perduto ogni contatto. La purezza del paesaggio appare minacciata dalla malattia che viene dal Sud, dall'invasione degli americani, alfieri della civiltà tecnologica.


355. House Mother Normal – B.S. Johnson (1971)

Eight residents in a home for the elderly sit down to dinner, along with the House Mother herself, and each takes it in turn to relay the proceedings of the evening from their own, individual perspective. By virtue of the novel’s clever structure, the reader’s comprehension of events is limited so as to allow them a powerful experience: Johnson’s humorous yet deeply compassionate depiction of what it means to live life and grow old.


356. In uno stato libero – V.S. Naipaul (1971)

In questo libro dalla forma singolare (racconti che racchiudono un romanzo breve) Naipaul abbandona le strade e i paesaggi di Trinidad che fanno da sfondo a tanta parte della sua opera e percorre le vie del mondo: solca l’Egeo e il Mediterraneo, visita gli Stati Uniti, l’Inghilterra, l’Egitto, si sofferma in Africa. Sono vicende di spaesamento, di fragilità individuali che i casi di disparate esistenze hanno portato a misurarsi con situazioni e ambienti, se non propriamente ostili, certo sconosciuti e alieni. Disadattati o déracinés, i protagonisti sono comunque impari al confronto: e se per taluni lo svantaggio si chiama follia, povertà o mancanza di istruzione, anche i personaggi apparentemente meglio equipaggiati scontano ciascuno una propria incrinatura profonda – sfiducia in se stessi e nella vita, paura della realtà, timore delle illusioni. Straordinaria è l’intensità con cui l’autore è riuscito a trasmettere il malessere dell’Africa «libera», sempre sull’orlo di una tensione insostenibile, come se la guerra civile fosse il normale stato delle cose. Forse nessun altro scrittore, prima di Naipaul, aveva saputo raccontarci con altrettanta lucidità il mondo in cui ormai ovunque siamo immersi: mondo delle migrazioni irreprimibili, dove gli sradicati incontrano altri sradicati. Ma il piglio con cui affronta una materia tanto dolente è tutt’altro che larmoyant. Il libro è percorso da una vena costante di humour che, pur nero e amarissimo, fa vibrare, come una scarica di corrente elettrica, i temi della sofferenza e del disagio, spogliandoli di ogni venatura patetica e scoprendone così la verità ultima. In uno Stato libero è apparso per la prima volta nel 1971.


357. Il libro di Daniel – E.L. Doctorow (1971)

[Pubblicato in Italia nel 1980 da Mondadori, Il libro di Daniel è ormai fuori catalogo. Protagonista è un giovane laureando che, scrivendo la tesi di dottorato, investiga sulla morte violenta dei suoi genitori adottivi.]


358. Paura e disgusto a Las Vegas – Hunter S. Thompson (1971)

Pubblicato nel 1971 sulla rivista musicale "Rolling Stones", il libro narra del viaggio di un giornalista sportivo e del suo avvocato a bordo di una Chevrolet rossa. La meta è Las Vegas, dove si tiene la Mint 400, sgangherata corsa di moto e Dune-Buggy. Il viaggio si rivela allucinante, esilarante e disperato. I due protagonisti, sotto l'effetto della droga, assistono a una trasformazione totale della realtà, che assume le più imprevedibili sfaccettature. Il romanzo disegna il quadro dell'America di quegli anni, l'America degli sconfitti, persi in un baratro che le droghe ed i miti andati in frantumi non hanno potuto colmare. Il romanzo è accompagnato da una "Piccola Enciclopedia Psichedelica" composta da nomi prestigiosi e inattesi.


359. Foto di gruppo con signora – Heinrich Böll (1971)

Questo romanzo di Boll offre uno spaccato di cinquant'anni di vita tedesca dall'età guglielmina al secondo dopoguerra. Nella sua indagine su Leni, donna sensuale e di carattere, che attraversa gli eventi più drammatici della Germania contemporanea, l'autore veste i panni del cronista, mettendosi sulle tracce di tutti colori che l'hanno conosciuta: dal fratello poeta che si distrugge per sottrarsi all'abiezione del nazismo, a suor Rahel, dall'affarista Pelzer alla prostituta Margret. Attraverso le testimonianze di quanti l'hanno frequentata, attraverso foto, lettere, oggetti personali, l'autore ricostruisce una biografia che è insieme immagine di un'epoca e di un ambiente. [La nostra recensione]


360. Ragazzi selvaggi – William Burroughs (1971)

I ragazzi selvaggi, specie di umanoidi omosessuali, adolescenti guerriglieri, mutanti biologicamente specializzati a uccidere, sconvolgono il mondo. Con una potente metafora che nasce non tanto dai contenuti quanto dalla tecnica specifica del linguaggio, Burroughs mette in luce la follia che ha fatto irruzione nel sociale.
Ragazzi selvaggi è un veridico romanzo sulle pulsioni autodistruttive della nostra società e una terrificante profezia su ciò che ci attende.


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