17 giugno 2011

Il mercante di zucchero - Adriana Assini

«Forza compari, di questi infami non dovrà rimanere neppure la semenza!».
Palermo, 1516. Sotto la Loggia dei Pisani, lo Squarcialupo incita i mercanti, oppressi dalle tasse e dalle ingiustizie del viceré, a contrastare le prepotenze della dominazione spagnola. Il carismatico Gian Luca Squarcialupo, mercante di cannamele e giurato della Conceria, s’è messo, infatti, a capo della rivolta contando sull'appoggio incondizionato di Cristoforo De Benedetto, compagno di mille avventure, e sull'aiuto di parte della baronia locale.
Ma per il focoso ambasciatore delle istanze popolari, si apre un altro fronte di battaglia: sebbene conteso da amanti e concubine, vuole a tutti i costi Francesca Campo. La donna, però, è già promessa a un ricco notaio e Gian Luca pur di averla è pronto a stringere un patto persino col demonio.
Intanto, un’oscura e malvagia confraternita di sette membri, sette come i peccati capitali, incappucciati e armati di stiletto, sta cospirando contro di lui…
«È un tipo scaltro ma per nostra fortuna piuttosto avventato» disse con falsa noncuranza il capo della confraternita. «Fa un uso spregiudicato delle armi eppure, nonostante questo, è uno generoso e, dunque, vulnerabile. Dettaglio che potrebbe essergli fatale.»

Recensione

Adriana Assini è una veterana dei romanzi storici e si vede: leggere Il mercante di zucchero è come fare un viaggio nel tempo nella Sicilia del '500, le atmosfere, gli odori, i rumori sono tratteggiati con tanta abilità da far sembrare il romanzo un racconto illustrato, tanto vividamente si stagliano davanti agli occhi del lettore. In effetti la Assini è anche acquarellista, sua è l'illustrazione sulla copertina del libro e questo mi pare si rifletta nel suo stile di romanziera, le sue descrizioni sono pennellate delicate ma efficaci, sia quando si tratta di descrivere paesaggi e atmosfere sia quando deve illustrare le emozioni più intime dei suoi personaggi.

Ciò che manca nella narrazione e che toglie fascino al romanzo è, a mio parere, la capacità di scrivere una trama veramente coinvolgente, che abbia un ritmo incalzante e sappia veramente interessare il lettore. La storia di una rivolta popolare nella Palermo del sedicesimo secolo, dove i mercanti si uniscono alle fasce più povere della cittadinanza per ribellarsi al soffocante gioco del viceré spagnolo Hugo de Moncada si prospetta come un avvincente racconto fatto di complesse alleanze, intrighi, tradimenti e molta passione ma alla prova dei fatti si rivela lento, ripetitivo e in alcuni punti un po' sfilacciato.

Gian Luca Squarcialupo, il mercante di zucchero del titolo, coraggioso, irruento e impulsivo, è l'anima della rivolta o almeno questo è ciò che accade quando finalmente questa rivolta si compie, ovvero negli ultimi capitoli del libro.
Per buona parte del romanzo lo Squarcialupo si incontra con gli amici, sbraita, litiga, si lamenta del pessimo stato dei suoi affari, parla di passare alle vie di fatto e poi più nulla per qualche mese fino all'incontro successivo, dove di nuovo si sbraita, si litiga, si progetta ma non si conclude nulla senza che ci sia un vero perché. La sequenza degli eventi diventa abbastanza ripetitiva e le conversazioni tra i rivoltosi un po' sconclusionate, così come un po' sconclusionata è la figura di Francesca Campo: presentata nella parte iniziale del romanzo come l'unica donna che il protagonista abbia mai amato, sparisce per interi capitoli senza che nessuno, men che meno Gian Luca, senta la sua mancanza, ricompare per poche pagine, giusto in tempo per dimostrare che non si sa bene che ruolo e che personalità darle, per poi sparire di nuovo, e così via fino alla fine del romanzo. Oltre alla storia d'amore anche altri aspetti secondari dell'intreccio non vengono gestiti a dovere, svariati personaggi entrano nella narrazione con l'aria di dover dare chissà quale fondamentale contributo per poi tornarsene da dove sono venuti senza che il loro scopo sia chiaro. Mi riferisco in particolare al personaggio di Vincenzo e al suo coinvolgimento con la setta dei Beati Paoli (una sorta di associazione mafiosa ante-litteram travestita da confraternita religiosa), coinvolgimento a cui viene dato grande spazio senza che se ne capisca bene lo scopo, visto che la confraternita i questione sembra gestire la situazione perfettamente anche da sola.

Difficile quindi dare un giudizio complessivo, si tratta di un libro ben scritto, c'è talento e fantasia ma manca il ritmo e la capacità di coinvolgimento, non c'è quella spinta che fa fare il salto di qualità e così rimane un'opera riuscita a metà.

Giudizio:

+3stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Il mercante di zucchero
  • Autore: Adriana Assini
  • Editore: Scrittura e scritture
  • Data di Pubblicazione: 2011
  • Collana: Voci
  • ISBN-13: 9788889682371
  • Pagine: 222
  • Formato - Prezzo: Brossura - Euro 12,50

2 Commenti a “Il mercante di zucchero - Adriana Assini”

  • 30 giugno 2011 alle ore 12:49
    Anonimo says:

    Seguo molto il vostro sito e le vostre recensioni che, in molti casi, mi hanno spinto ad acquistare libri di cui non avrei mai saputo l'esistenza, ed è accaduto così anche per questo libro (mi interessava molto la storia essendo una palermitana amante della storia della mia città), ma stavolta, pur rispettando il parere di Valletta, non mi trovo affatto d'accordo con lei (e con la recensione) che ne ha fatto.

    Lei dice: - "lo Squarcialupo si incontra con gli amici, sbraita, litiga, si lamenta del pessimo stato dei suoi affari, parla di passare alle vie di fatto e poi più nulla per qualche mese":
    e certo che non passa ancora ai fatti: viene spedito lontano da Palermo, come può, quindi, fare qualcosa? se la storia (quella vera, intendo, è così come si fa a cambiarla?
    Ancora Valletta dice: - "di nuovo si sbraita, si litiga, si progetta ma non si conclude nulla senza che ci sia un vero perché"
    ma che perché vorresti?le ribellioni sono precedute proprio da questo "parlare e sbraitare" continuo, lamentarsi, progettare a lungo, per poi mettere in atto qualcosa di cui non si sa bene l'esito ma che, di sicuro, dura il respiro di poco tempo se paragonato a tutto il tempo che si è impiegato per dargli vita.

    Ho letto molto volentieri questo libro e l'ho trovato bello e interessante, ma soprattutto vero, perché racconta una realtà di ieri che è anche una realtà di oggi.Il tutto con uno stile e una scrittura elegante.
    Io, per quel che può valere, lo consiglio vivamente.

    Maurizia

  • 30 giugno 2011 alle ore 14:08
    Valetta says:

    @Maurizia
    Grazie per il suo commento. Sinceramente mi è dispiaciuto non riuscire a dare una votazione più alta a questo libro, che per molti aspetti ho trovato ben fatto. Tuttavia, personalmente non sono riuscita a liberarmi dalla sensazione che mancasse qualcosa, non ho avvertito la tensione crescente che di solito caratterizza l'esasperarsi di una situazione di disagio, non c'era pathos. C'erano lo sbraitare e il lamentarsi (primi sintomi dell'insoddisfazione che porta alla rivolta) ma avrei preferito venisse dato più spazio alla progettazione, alle dinamiche di "causa-effetto".
    Questione di gusti ovviamente :)

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