10 febbraio 2011

Quei giorni a Bucarest - Stefan B. Rusu

Bucarest, 1992. Nicu è uno studente della Facoltà di Giornalismo e collabora con la rivista Jurnal Universitar. In redazione arriva la notizia che un gruppo di studenti liceali vuol mettere in scena l’adattamento teatrale di Dichiarazione d’amore, un film di culto per i giovani romeni degli anni Ottanta, quando ancora il regime comunista, sotto la guida di Ceausescu, sembrava saldo. Appena Nicu entra nella palestra del liceo “Ion Neculce”, dove si stanno svolgendo le prove, è immediatamente colpito e affascinato dall’attore protagonista, il diciassettenne Gabriel. Figlio di un importante architetto e professore universitario, abituato, per la sua straordinaria bellezza, a sedurre chiunque, è a sua volta attratto da Nicu. Ma nella Romania di quegli anni l’amore tra due ragazzi non può avere vita facile.

Recensione

Bucarest, anni Novanta. Mentre la Romania post-comunista si risveglia su un mondo diverso ed estraneo, un gruppo di liceali prepara l'adattamento teatrale di Dichiarazione d'amore, film cult e scandalo nella Romania ancora comunista degli anni Ottanta. Uno spettacolo che ormai non desta più alcun scalpore nella società post-comunista, al contrario della passione omosessuale che si consuma tra Gabriel, il giovane protagonista dello spettacolo, e Nicu, giovane giornalista in prova mandato ad assistere alle prove. Un parallelo non casuale: se negli anni Ottanta il film scandalo poteva essere metro delle chiusure e dei limiti della società rumena, ma anche del desiderio di apertura, lo stesso accade alla storia tra i due ragazzi, che ben presto diviene simbolo delle contraddizioni e delle difficoltà di una nazione ancora in crescita.

Cosa può significare, dunque, l'amore tormentato dei due ragazzi in un paese in cui "l’odio per i froci era come il tifo per la nazionale di calcio, come la bandiera, unisce tutti"? E cosa può significare, soprattutto, per i due protagonisti? A ben vedere, il loro è un rapporto capace di scardinare violentemente gli equilibri. Porta l'intera società, fatta di compagni di classe, di università, genitori, docenti, a confrontarsi con se stessa. Minaccia di far cadere Gabriel, adolescente ribelle perennemente in bilico sul filo della sua identità, che non riesce mai a mettere a fuoco se stesso, che si sente troppo diverso, troppo solo, senza punti di riferimento, e che in realtà vorrebbe disperatamente essere come gli altri. Trascina infine Nicu in un triangolo amoroso, perché lui ha già qualcuno: Vittorio, un italiano perennemente in completo Armani che lavora a Bucarest.

E apriamo la doverosa parentesi sul singolare personaggio di Vittorio: perché proprio un italiano? La risposta arriva subito non appena si scopre che il romanzo è scritto da un rumeno, ma in italiano (con l'aiuto di un editor). Vittorio finisce allora con l'incarnare la difficile mediazione, il confronto tra queste due culture e nazioni apparentemente distanti; Vittorio stesso diviene simbolo e punto di vista per il lettore italiano, che vede se stesso con gli occhi dell'altro.

La forza di questo romanzo sta dunque nel valicare le barriere, nell'oltrepassare i limiti del romanzo di genere, nel superare i cliché e i pregiudizi, mostrando come una storia d'amore riesca davvero a cambiare la vita. Forse non un intero paese, ma almeno la vita di qualche persona.

Giudizio:

+4stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Quei giorni a Bucarest
  • Autore: Stefan B. Rusu (con A. Bresciani)
  • Editore: Playground
  • Data di Pubblicazione: 2010
  • Collana: High School
  • ISBN-13: 9788889113493
  • Pagine: 153
  • Formato - Prezzo: Brossura - 11,00 Euro

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