28 settembre 2010

Intervista a Paola Sironi, autrice di Bevo Grappa

L'autrice

Paola Sironi è nata nel 1966 a Milano. Vive con il marito e la figlia in un paese dell’hinterland milanese. Ha lavorato come consulente informatico per diverse aziende e attualmente è capo progetto presso una società di credito. Scrive nel tempo libero per passione e “Bevo grappa” è il suo primo romanzo.






Il libro:

Flaminia Malesani abita nel benestante nord Italia e ogni giorno si mescola alla folla dei pendolari brianzoli che si riversano nella produttiva città, si confonde come numero anonimo tra gli impiegati del terziario avanzato, si muove consona ai frenetici ritmi milanesi. E’ una ragazza dalla vita comune, disincanta come i suoi coetanei, specchio di una generazione schiacciata in prospettive limitate. Eppure, Flaminia Malesani, nella sua vivace tensione emotiva, ci racconta una società molto più articolata e meno banale delle comuni semplificazioni, sviscerandone peculiarità e contraddizioni. E’ lei la voce narrante di “Bevo Grappa” e ogni vicenda del romanzo ci arriva solo attraverso il suo sguardo.
Orfana di entrambi i genitori, Flaminia abita con i tre fratelli in una casa popolare. Alterna una vita sociale e familiare, intensa e scombinata, alla regolarità dei ritmi lavorativi e alla stabilità della relazione sentimentale con il fidanzato Milo. Ama la letteratura, il cinema, la musica, frequenta centri sociali, termina ogni cena con uno o più bicchieri di grappa. Si concede svaghi intellettuali e più frivoli vizi. Emancipata e combattiva, sa adattarsi con consapevole ironia ai compromessi del quotidiano e dell’impegnativa convivenza con i tre fratelli, dalle personalità divergenti.
A lei si contrappone la figura Massimo, il più estroso e impudente dei quattro fratelli Malesani: presunto detective, con tanto di agenzia investigativa di facciata, è in realtà adescatore di ricche mogli tradite. Ed è solo una casualità a portare nella sua attività di seduttore e mantenuto un incarico da vero detective.
Massimo inizia a seguire il caso con impegno. Indaga sui retroscena che possono nascondersi dietro la morte violenta di Mirco e Arianna, i due giovani apparentemente trucidati per fatalità nel corso di una rapina. Ma agli occhi di Flaminia, riluttante ad offrirgli aiuto nell’indagine, il fratello è spinto da un capriccio narcisista e solo quando l’avvicendarsi di personaggi e sviluppi entra di prepotenza nella sfera personale di Flaminia, i due fratelli si ritrovano complici nella ricerca della verità. Il rapporto conflittuale tra Flaminia e Massimo diventa filo conduttore della narrazione, contrapponendo all’egocentrismo dominante di Massimo lo spirito pratico e razionale di Flaminia. Ma niente è troppo scontato: le caratteristiche di ciascun personaggio si delineano nel corso della storia, rivelando difetti e virtù meno evidenti, fino alla soluzione finale.



L'intervista



1. Ciao Paola, innanzittutto grazie per la tua disponibilità.

Ciao e grazie a voi per l’ospitalità.


2. Inizio facendoti i complimenti per Bevo Grappa, un noir che ci porta a Milano e nella Brianza. Come è nata l’ispirazione?

Innanzitutto dall’osservazione del contesto sociale in cui vivo, tra la Brianza e Milano appunto. Io abito nell’hinterland nord, una terra di mezzo tra la provincia e la città, con una discreta esperienza di entrambe le realtà. E sono una pendolare, come Flaminia, la protagonista di Bevo Grappa. Ma l’intenzione non è mai stata autobiografica, più un desiderio di cogliere qualche personalità in mezzo alla massa che si muove all’inizio del libro verso la città e di far risaltare una volta tanto le soggettività meno uniformate e mediaticamente meno visibili. Mi ha sempre attratto la dissonanza di alcuni soggetti reali con i soggetti statistici che ci vengono proposti, per non dire imposti. Elementi discordanti, a volte un po’ grotteschi, eppure ingranaggi essenziali. Ne conosco tanti e credo che meritino attenzione.
In secondo luogo, mi piaceva l’idea di un caso poliziesco affrontato da dilettanti nelle difficoltà del quotidiano. Oltre a tutti gli spunti umoristici che offre, è anche più facile che il lettore instauri un rapporto identificativo con i personaggi. Lo dico da lettrice.
Da ultimo mi interessava far emergere la convivenza tra una realtà produttiva frenetica, anche alienante, ma integra e una realtà più sottaciuta, che si muove al di fuori delle regole. Perché, anche se se ne parla poco, il nord Italia non ne è esente.


3. Flaminia e i suoi fratelli sono una famiglia inusuale, vitale, allegra. Leggendo il tuo libro mi sono trovata a desiderare una famiglia cosí. Qual è l’origine di questi personaggi?

Di base l’origine è la fantasia. Io sono cresciuta in una famiglia borghese assolutamente regolare, molto diversa dalla famiglia Malesani. Né posso dire di aver mai conosciuto famiglie così particolari. E’ ovvio però che l’immaginazione attinge anche al proprio vissuto, prima di trasformarlo a suo piacimento. Qualunque riferimento specifico sarebbe riduttivo, le esperienze personali che hanno contribuito a caratterizzare i quattro fratelli Malesani sono veramente tante, ma penso che la mia infanzia, trascorsa in buona parte in compagnia di fratelli, cugini, amici di famiglia rigorosamente tutti maschi, abbia avuto una discreta influenza. Era decisamente un contesto vivace e scanzonato.


4. Flaminia è forte, curiosa, determinata ma, nel contempo, desidera stabilità affettiva e professionale. Qual è la fascinazione che la spinge a continuare a contribuire alle indagini sull’omicidio di Arianna e Mirco?

Come in ogni buon giallo, Flaminia vuole la verità. E’ spinta inizialmente dall’empatia con Blanka, ma non concede ai propri coinvolgimenti emotivi la distorsione dei fatti: è abituata a sforzarsi di guardare oltre le manipolazioni e si ostina ad associare giustizia e verità in maniera indissolubile. Con tutta la rigidità che le è caratteristica.


5. Massimo è un giovane uomo bello, intelligente, egoista e sicuro di poter ottenere tutto grazie al proprio fascino. Che cosa lo spinge ad interessarsi a una donna come Blanka?

Nient’altro che un calcolo vantaggioso. Con una capacità, quasi fastidiosa, di sapere cogliere le debolezze delle donne che usa e accontentarne i desideri, al solo scopo di manovrarle a suo comodo.


6. Blanka, a modo suo, è una delle vittime di questa vicenda. Anche lei giovane e bella, tenta di sopravvivere come può. Verso di lei si prova un affetto particolare. Qual è il messaggio di questo personaggio contemporaneamente coraggioso e fragile?

Blanka è uno dei personaggi a cui anch’io sono maggiormente affezionata. Blanka ha tutto il coraggio della sopravvivenza femminile. Non è abbastanza forte e sentimentalmente emancipata da riuscire a sottrarsi al ruolo di vittima predestinata. Eppure non affonda, credo sia questo il messaggio.


7. Stefania è una donna oscura. Vuoi parlarci di lei?

Stefania e suo marito Cesare fanno parte di quella realtà produttiva al confine tra legalità e illegalità, cui accennavo prima. Sono arroganti, sprezzanti delle regole, interessati solo al loro benessere edonistico, prepotenti nel loro delirio di piccolo potere economico. Vuoti. Però Stefania è anche una donna molto pragmatica ed è decisamente molto più adulta della maggior parte dei personaggi della storia.


8. Cesare è innamorato oppure insegue un’illusione che sconfina nel narcisismo?

La seconda che hai detto, dal mio punto di vista. Il confine però è labile. Ogni lettore si può fare la sua idea. Del resto nessun personaggio è delineato in maniera assoluta, ciascuno ha la sua complessità psicologica e una buone dose di contraddizioni.


9. Nel tuo romanzo viene descritta la vita in una casa dell’edilizia comunale, con il suo microcosmo, le sue leggi, le sue contraddizioni. Non si legge spesso di come si svolge la vita in questo tipo di abitazioni eppure, chiunque vi abbia abitato, ne prova una certa fascinazione. Come è nata l’idea di ambientarvi parte del romanzo?

Prima sono nati i personaggi e poi il contesto dove farli vivere. Mi sembrava appropriato. Nel mio amore per i contrasti, la socialità, a volte anche obbligata, della vita dei quattro fratelli si contrappone volutamente a una certa tendenza a chiudersi nel proprio infimo universo, abbastanza tipica della Brianza. Nel bene e nel male, ne emerge un’esistenza più piena e anche più attraente. Almeno per me e dalla tua domanda deduco di non essere la sola. Non tutti la pensano così.


10. Leggere il tuo romanzo spinge ad amare Milano e la sua provincia. Com’è il tuo rapporto con la città?

Domanda difficile. Milano è la città dove ho studiato, dove ho sempre lavorato e dove si è svolta la quasi totalità della mia vita sociale giovanile. Mi ha offerto molto, sia a livello formativo, sia come opportunità di svago e professionali. Ma parliamo di circa trent’anni di vita in cui io sono cambiata molto e la città ha conosciuto diversi momenti storici, trasformandosi di conseguenza. Non sempre siamo state in sintonia. Come molti quarantenni ho una certa nostalgia della vivacità culturale e ideologica che le ho visto in altri tempi. Quando ideologia ancora non era una parolaccia. Ne soffro la persistente insufficienza strutturale, pur essendo oggettivamente ben integrata nel suo affanno quotidiano. Però Milano continua a essere la miglior visuale sulle evoluzioni sociali, politiche ed economiche del Paese. Non ci rinuncerei facilmente.


11. Flaminia e Blanka sanno arrivare al cuore del lettore. Che cosa le rende così comunicative?

Sono entrambe donne schiette e dirette. Dicono e fanno quello che pensano. Qualità piuttosto rara e non solo nelle donne, come da luogo comune.


12. Flaminia ama la buona cucina e la grappa. Sei anche tu una buongustaia?

Di più. Sono anche vorace e refrattaria alle rinunce del palato. Non sono una salutista e, giusto per rendermi un po’ antipatica, approfitto senza scrupoli del mio metabolismo annientatore che mi consente di mantenere pressoché inalterati i miei cinquantadue chili.


13. Qual è il tuo rapporto con la scrittura?

Grafomane. Tendo a scrivere tutto. Sul lavoro mi aggiro sempre con un blocco e una matita in mano, sono l’unico tecnico informatico a cui nessuno chiede di documentare quello che ha fatto, perchè è scontato che io lo abbia documentato, in genere ancora prima di farlo. Quando posso, documento anche i lavori degli altri. La scrittura è la forma di comunicazione che prediligo perché consente la riflessione e la revisione. Appaga il mio perfezionismo e compensa la mia smemoratezza.


14. Quali libri e autori ti hanno ispirata di più?

Questa è un’altra domanda a cui fatico sempre a rispondere. Non c’è un genere preciso o un libro o un autore a cui mi sento di far riferimento. Tanti libri, tanti autori, tanti generi e anche tanti film e una buona musica di sottofondo. Provo a citarne qualcuno. Parto dal cinema: “Rosetta” dei fratelli Dardenne, con particolare riferimento alla tecnica della telecamera che scruta dentro la protagonista, ha avuto un’influenza importante sullo stile.
Libri e autori, limitandomi al contemporaneo: “Ti prendo e ti porto” di Niccolò Ammaniti, tutti i Montalbano di Andrea Camilleri, “La famiglia Winshaw” di Jonathan Coe, tutti i Malaussène di Daniel Pennac, Georges Simenon, Massimo Carlotto, Santo Piazzese e via dicendo. Sono molto diversi tra di loro, come puoi vedere e non hanno una relazione immediata con il mio libro.
Da non dimenticare: il punk-rock a tutto volume quando scrivo, mi fa muovere le dita più veloci sulla tastiera.


15. Quali sono i tuo progetti letterari per il futuro?

Sto lavorando al secondo romanzo, stessi protagonisti, cauto silenzio sul resto.


Grazie Paola. Ancora tanti complimenti per Bevo Grappa e in bocca al lupo per i tuoi futuri lavori!

2 Commenti a “Intervista a Paola Sironi, autrice di Bevo Grappa”

  • 29 settembre 2010 alle ore 22:23
    1 come Tante says:

    as salam alaykoum vittoria, sono qui per ringraziarti per esserti unita al mio blog. ho letto con attenzione questo post, così ricco di particolari, Paola é senz'altro una donna intrigante. Adoro scrivere, e avere sempre persone che apprezzano le belle letture e lo scrivere, l'interscambio culturale, il sentirsi donne, così diverse, ma sempre molto speciali perché ognuna di noi possiede talenti e pregi, anche se a volte non li ostentano.
    Ti verrò a trovare ancora
    Notte sister
    nedjma

  • 29 settembre 2010 alle ore 22:43
    Vittoria A. says:

    as salam alaykoum anche a te Nedjma sono contenta che il post ti sia piaciuto. Paola e' sicuramente un'autrice (e una donna) molto interessante! Passa quando vuoi, le tue visite sono sempre gradite.

    Notte anche a te.

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