8 settembre 2010

Intervista a Dianora Tinti, autrice de "Il pizzo dell'aspide"

L'autrice

Dianora Tinti è nata e lavora a Grosseto. Laureata in Scienze Economiche all’Università di Siena, vive in Maremma.
Nel 2007 pubblica con successo il romanzo Il pizzo dell’aspide, appassionante storia d’amore giunta alla decima ristampa. Ottiene la Menzione d’onore al XIV «Trofeo Penna d’autore» 2008, il Diploma d’onore al «Folle Cupido» 2009, il II posto al Premio letterario «Città di Montecatini» 2009. Con Il Giardino delle esperidi ha vinto il Premio Speciale della Giuria al concorso nazionale «Il litorale» di Massa Carrara.



Il libro

Un panorama splendido, con insenature naturali e piccoli isolotti di scogli, un fascino primordiale e suoni ancestrali, dove le onde plasmano la roccia, conferendole forme strane e diverse: lì è la “Punta dell’Aspide”, dove inizia la storia di Antonio e Francesca. Tardi arriva la coscienza di questo amore, in continua lotta con la razionalità di considerarlo solo un’amicizia. La piccola Francesca, cresciuta troppo in fretta, avverte presto di non poter fare a meno del calore, della tenerezza e dell’intimità di Antonio. I loro fidanzamenti con altri li rendono insicuri sulle scelte da fare. Cominciano a chiedersi se sia possibile voler bene a due persone contemporaneamente e se pensare di avere più di un amore non sia come pensare di poter vivere più di una vita. La coscienza di rimanere legati per tutta la vita, che qualcosa di speciale, inspiegabile e incomprensibile li avrebbe tenuti uniti per sempre, non basta. Credono e sperano di poter circoscrivere questo affetto, senza rendersi conto invece di essere un fuoco quasi spento ma che aspetta solo un leggero soffio di vento per ardere nuovamente, più forte di prima. Guardare nel proprio cuore, senza la vigliaccheria di non seguirlo in nome di una ragione che soffoca, leggersi in profondità senza mentire a noi stessi: solamente così si potrà amare gli altri e donare se stessi sempre di più.



L'intervista



Grazie, Dianora, di aver accettato di parlarci del tuo romanzo.
1. Vorrei iniziare facendoti i complimenti per Il Pizzo dell’Aspide. Il tuo libro narra una storia d’amore che si dipana nell’arco dell’intera vita dei due protagonisti, Antonio e Francesca. Puoi raccontarci come sono nati questi due personaggi?

Ti ringrazio subito dei complimenti… fanno sempre piacere, inutile negarlo. Comunque per rispondere alla tua domanda, molti anni fa un’amica di mia nonna mi raccontò la storia di un amore lungo una vita. Mi sembrò una favola, tanto era bella e struggente e il pensiero che andasse perduta, che venisse dimenticata, mi tormentò per diversi mesi. Così decisi di “metterla sulla carta” affinché potesse continuare a vivere nei cuori di chi la leggeva. Antonio e Francesca, quindi, sono personaggi veri, come la loro storia.


2. Si sente spesso dire che per dare vita a personaggi dotati di una vera personalità, capace di definirsi da soli, sia necessario un certo livello di immedesimazione, vedere coi loro occhi, percepire la vita attraverso il loro vissuto. Come è stata per te questa esperienza?

Ho scritto questo romanzo in un periodo molto delicato della mia vita, un paio di anni dopo mi sono infatti separata da mio marito. Credo di essere stata particolarmente sensibile, disposta a guardare più in profondità, meno superficiale. Quando si soffre, in genere, riusciamo meglio a capire i sentimenti di chi ci circonda. Forse è per questo che non ho faticato ad immedesimarmi in Antonio e Francesca, mi è venuto naturale provare quello che provavano loro.


3. Francesca e Antonio sono persone tormentate, persone che da sempre vivono il loro quotidiano nascondendo un segreto che non si sottomette alle regole del tempo e dello spazio. Un segreto che non confidano a nessuno. Eppure leggendo la loro storia, io ho avuto l’impressione che Francesca desiderasse confidarsi con il lettore, far conoscere la sua vita interiore, condividere i suoi dubbi e i suoi desideri. Come descriveresti Francesca ad un pubblico che ancora non conosce il libro?

La descriverei come una donna razionale che deve combattere, per tutta la vita, contro le pulsioni del cuore, che cerca disperatamente di soffocare i desideri più nascosti, che tenta con ogni mezzo di cancellare i sogni di ragazza, cresciuta troppo in fretta. Una bambina, un’adolescente, una ragazza, una donna che ha conosciuto la vita sotto tante sfaccettature…


4. Francesca sembra avere avuto tutto dal matrimonio: un marito affidabile, una figlia che ama, una bella casa e una situazione economica stabile. Eppure continua a rimanere legata ad Antonio. Pensi che si possa amare veramente una sola persona? Perché, secondo te, si cerca l’amore ma, contemporaneamente lo si sfugge, come se fosse un sentimento che incute timore?

Perché al mondo non esiste niente di più difficile dell’amore, per questo fa paura. L’amore per sempre? Che dire? Chi di noi non ha desiderato un amore totale, coinvolgente, perché no, anche sconvolgente? In più questo amore, alimentato dalla lontananza, riesce a mantenere intatto tutto il suo potenziale effettivo ed erotico, fino alla fine dei giorni dei due protagonisti.


5. Molte donne si immedesimeranno sicuramente nella storia di Francesca, soprattutto nella storia emotiva di Francesca. Da dove nasce questo personaggio? I suoi desideri e i suoi rimpianti sono molto reali e sono certa che molte donne, ma anche uomini, si trovano in situazioni simili. Secondo te non si può dimenticare oppure, in fondo al cuore, non si vuole dimenticare?

Devo dire che ho ricevuto, e ricevo tutt’ora, tantissime lettere di persone, peraltro più uomini, che leggendo il romanzo, hanno trovato il coraggio di aprirsi, di parlare di sé. In effetti, mi sono accorta che situazioni come quella che ho descritto sono molto più frequenti di quanto pensassi e che quando si vanno a toccare le corde del cuore, siamo tutti coinvolti, forse per questo il romanzo ha avuto tanta fortuna (sono state fatte, ad oggi, quattordici ristampe). Molti si sono riconosciuti nell’attempata Francesca, quando ormai vive nella dimensione di moglie e madre, certamente con tanti rimpianti e rinunce, immersa in quelle che sono le vicende che ognuno di noi subisce, spesso per convenienza o soltanto perché il destino ci ha condotto per strade diverse da quelle che sono state le nostre aspirazioni, e trova brandelli di lettere della lontana gioventù, o quella poesia dedicatale da Antonio al tempo dell’università, e che rilegge quasi a ritrovare l’antica atmosfera d’un tempo e di quel magico luogo che ha rappresentato per lei “Il pizzo dell’aspide”. No, non si dimentica, non si può dimenticare…


6. Nella personalità della protagonista, così vivace e profonda, c’è qualche elemento che rispecchia qualche cosa di te?

Chi scrive inevitabilmente parla di se stesso, anche inconsciamente. Francesca è una donna razionale, come me, e ha nelle vene sangue del sud, proprio come me che ho padre fiorentino e madre leccese. E poi le difficoltà familiari che lei incontra da adolescente, e che tanto condizioneranno la sua esistenza, le ho vissute anch’io. Quanto nei miei romanzi c’è di me? Tanto, ovviamente. Mettere a nudo i propri sentimenti e parlare di sé, penso sia una forma di generosità, che comunque poi torna indietro.“Ricominciare a quarant’anni- Racconto una donna simile a me” così ha intitolato il Corriere della Sera un’intervista a firma della giornalista Chiara Dino, mettendo l’accento sull’aspetto autobiografico del mio ultimo romanzo “Il giardino delle esperidi”. E’ vero che le protagoniste dei miei romanzi forse mi somigliano, combattive, mai dome, apparentemente forti ma allo stesso tempo fragili. Donne che sanno vivere di emozioni, di sentimenti, di gioie e dolori. Ma non è soltanto questo. Ho voluto costruire storie che diventassero per ogni donna l’emblema delle possibili svolte esistenziali.
Insomma Francesca ed Egle, due donne, due storie, ma tutte e due capaci di accettare il proprio passato e di perdonarsi, trasformando le avversità, che comunque fanno parte della vita, in vere e proprie opportunità e prendendo da queste nuovi slanci e nuovi entusiasmi.


7. “Il pizzo dell’Aspide” è un inno all’introspezione che in vita alla sincerità con noi stessi, senza nascondersi dietro false ragioni. Da dove è nata l’idea di una storia così unica?

E’ nata dalla mia convinzione che certe volte, nella vita, sarebbe meglio una brutta verità che una bella bugia e che tutte le cose sono le due facce di una stessa medaglia. Quello descritto è un sentimento puro, talmente forte che resiste a tutto e che, anche nel momento in cui Antonio e Francesca decidono di viverlo almeno in parte, incontrandosi di nascosto quando possono, non suscita i sentimenti negativi legati all'idea del tradimento, ma solo gioia e partecipazione, per un amore che è al di sopra di tutto e che ciascuno di noi vorrebbe vivere. La nudità dell'anima emerge ed è chiara se si scorge la sensibilità del sentimento, la passione sconvolgente che può durare una intera esistenza, che non si affievolisce, ma perdura negli anni vivendo nei ricordi di pochi giorni, la rinuncia per amore stesso, la maturità di una storia d'amore impossibile.


8. Devo ammettere che il finale commuove, sembra di vedere attraverso gli occhi dei due protagonisti. Quanto di loro ti è rimasto dopo questa esperienza?

Si, un addio commovente, ma senza clamori ed eccessi. Un addio scaturito da una intensissima storia d'amore, un sentimento, che ha impresso nei cuori dei protagonisti un marchio indelebile, sul cui ricordo scorrono le loro vite. Credo che rimanga l'immagine coinvolgente della loro stessa passione, disperata ultima frontiera, oltrepassata la quale non vi è ritorno, il caldo afoso, la pioggia, lo scorgersi imprevisto, lo strazio dell'incertezza materializzato in una mano che si sfiora, in un viso ed in un pianto dimesso. Mi è rimasto tutto, tanto, è il romanzo che in assoluto amo di più.


9. La scrittura è un viaggio introspettivo. Spesso, durante la stesura di un libro, ci si sente cambiare, evolvere. Qual è il tuo rapporto con la scrittura?

E’ un rapporto meraviglioso che mi ha aiutato, e ancora mi aiuta, ad esplorare l’animo umano. Un rapporto d’amore con me stessa.


10. Quali sono i tuoi autori preferiti? Quali scrittori hanno maggiormente contribuito alla tua formazione come scrittrice?

Amo gli scrittori sudamericani, Marquez, Allende, Angeles Mastretta. Mi piace perdermi nelle storie che che mi portano altrove. Mi affascina la dim ensione onirica di quella scrittura che ti porta quasi a perdere il contatto con la realtà.


11. Hai in programma un altro libro? Puoi anticiparci qualche cosa?

Sto già scrivendo un nuovo romanzo. Questa volta ho abbandonato, momentaneamente, il Mediterraneo (sia “Il Pizzo dell’aspide” che “Il Giardino delle esperidi” sono ambientati al sud, Puglia e Sicilia) per la mia terra, la Maremma toscana. Sarà ancora un romanzo di sentimenti, ma questa volta ho voluto sperimentare un approccio diverso, diciamo anche dal punto di vista maschile. Il resto è top secret. Un abbraccio a tutti, particolare a Vittoria, e grazie per il tempo che mi dedicherete.
Lascio alcuni riferimenti, nel caso voleste saperne di più:
www.dianoratinti.it
www.ismagazine.it (il magazine online dove curo una rubrica dal titolo “Donne stra-ordinarie” e dove potrete gustarvi anche una bella intervista alla nostra Vic)
Potete trovare i miei romanzi, oltre che in libreria, anche su www.bol.it, www.ibs.it, www.laFeltrinelli.it, www.webster.it.


Grazie, Dianora. Ancora complimenti per Il Pizzo dell’Aspide e per Il giardino delle Esperidi e in bocca al lupo per i tuoi prossimi lavori!

0 Commenti a “Intervista a Dianora Tinti, autrice de "Il pizzo dell'aspide"”

Posta un commento

 

La Stamberga dei Lettori Copyright © 2011 | Template design by O Pregador | Powered by Blogger Templates