5 agosto 2010

Le quattro casalinghe di Tokyo - Natsuo Kirino

La pazienza di Yayoi, della dolce e graziosa Yayoi, si è rotta oggi improvvisamente come un filo. Nell'ingresso di casa, davanti alla faccia insopportabilmente insolente di Kenji, il marito che ha dilapidato tutti i suoi risparmi, Yayoi si è tolta la cinghia dei pantaloni e l'ha stretta intorno al collo del disgraziato. Kenji ha tentato di afferrare la cintura, ma non ne ha avuto il tempo. La cinghia gli è penetrata subito nella carne. È stato buffo vedere come il collo di Kenji si sia piegato all'indietro e le mani abbiano cominciato ad annaspare disperatamente nell'aria. Sì, buffo, veramente buffo, poiché un uomo così, un infelice che beve e gioca, non si cura dei figli, è attratto da donne impossibili e picchia la moglie, non meritava certo di vivere! Le gambe abbandonate storte sul pavimento di cemento dell'ingresso, accasciato sulla soglia, la testa tutta girata, Kenji, a un certo punto, non si è mosso più. Yayoi gli ha messo allora una mano sul collo per sentire le pulsazioni. Niente. Sul davanti dei pantaloni ha visto una macchia bagnata. E ha riso, stupefatta della forza furiosa, della crudeltà di cui era stata capace. Ha riso anche quando Masako e Yoshie, le fedeli amiche, l'hanno aiutata trasportando il cadavere a casa di Masako, tagliandolo a pezzetti e gettando poi i resti in vari bidoni d'immondizia.

Recensione


I miei cinque stelle, a meno che non siano stati debitamente riletti, mi mettono seriamente in difficoltà al momento di commentarli. Deve trattarsi di ansia da prestazione: meritano così tanto –a mio parere, of course- che temo di sminuirli con il mio commento dandone un’idea sbagliata all’eventuale lettore.
Le quattro casalinghe di Tokyo, il mio primo libro di Natsuo Kirino, non farà eccezione, ma tenterò ugualmente una recensione all’altezza, ben consapevole che non renderà giustizia al romanzo. Lettore avvisato…
Il titolo italiano è ordinario: pone l’accento sulle protagoniste del romanzo (per l’appunto, quattro casalinghe giapponesi) tacendo sugli avvenimenti noir al limite della verosimiglianza in cui si imbatterà il lettore. Il titolo parla di donne, ed è facile farsi la pregiudizievole idea che il romanzo tratterà la sfera sentimentale: niente di più sbagliato. I personaggi sono alienati, spesso spietati, frustrati dalla vita e per nulla inclini alle riflessioni affettive.
Masako vive in una famiglia in cui l’incomunicabilità ha troncato qualsiasi rapporto tra i suoi componenti, che ormai famiglia lo sono solo di nome: il figlio diciassettenne è stato espulso da scuola e, non trovando l’appoggio e la fiducia paterna, si è chiuso in un silenzio ostico; il marito, analogamente, ha preferito rinchiudersi in se stesso per vivere in un mondo in cui nulla può toccarlo. Masako, che è stata vittima di mobbing nell’ufficio di crediti in cui lavorava da giovane a causa della sua fierezza e dignità del tutto fuori posto in una donna giapponese, ha preferito iniziare a lavorare di notte in uno stabilimento che produce pranzi precotti, e quella è stata la fine di ogni contatto tra lei e la sua famiglia.
E’ allo stabilimento che la sua storia si intreccia con quella di altre tre donne: la bella e giovane Yayoi, madre di due bambini e vittima dei soprusi del marito giocatore d’azzardo, che ha dilapidato il patrimonio; Kuniko, vanitosa e schiava delle mode, che deve far fronte a ingenti debiti dovuti ai suoi folli acquisti; e infine Yoshie, una vedova che deve occuparsi della figlia capricciosa e della suocera paralizzata, dibattendosi nelle ristrettezze economiche.
L’equilibrio della vita –difficoltosa ma ordinaria- delle quattro si rompe bruscamente quando Yayoi, in un raptus di furia, strangola con la cintura il marito Kenji che, non pago di aver perduto tutti i risparmi in un locale di Shinjuku, l’ha anche picchiata. Yayoi, per nulla pentita ma terrorizzata per l’avvenire dei suoi bambini, telefona a Masako, che si offre di aiutarla a smaltire il cadavere. Yoshie e Kuniko, per denaro e non certo per amicizia, aiutano Masako a fare a pezzi il corpo di Kenji e a farlo sparire in diversi punti di raccolta dell'immondizia. Sataka, proprietario del locale in cui Kenji si era indebitato, e unico indiziato dell’omicidio soprattutto a causa dei suoi precedenti penali, costituisce un’ottima copertura per le casalinghe; ma quando l’uomo perderà ogni cosa a causa della sua incriminazione, inizierà a indagare per scoprire la causa di tutte le sue rovine. Altri personaggi secondari interverranno a complicare la narrazione corale, che efficacemente non si concentra su un unico punto di vista, né solo su quello delle quattro protagoniste.
La parola che meglio rappresenta questo romanzo è: straniamento. Non solo perché le quattro protagoniste sembrano vivere alienate dalla realtà, ma perché le loro reazioni agli avvenimenti che di volta in volta accadono, sebbene sulla carta sembrino trovare una loro logica giustificazione, straniano il lettore stesso, che solo a fine romanzo si viene a chiedere se davvero quattro donne che non intrattengono legami di amicizia possano arrivare a commettere un delitto simile insieme.
Per il modo disincantato in cui descrive la società giapponese moderna, mi viene un po’ di accostare la Kirino ad Haruki Murakami (il Murakami di Norwegian Wood, ovviamente). Eppure quella della Kirino, naturalmente, è una visione da donna, che ci aiuta un po’ a far luce su quello che è realmente il mondo orientale, non certo quello di Banana Yoshimoto e dei manga per ragazze, che tacciono sulle piaghe di una società non meno malata di altre: maschilista, sempre volta a favorire la competitività, rinchiusa in un ultimo, estremo tentativo secolare di mantenere le tradizioni. Una società che tenta di favorire l’omologazione e invece esalta l’individualismo, che crea casalinghe veramente disperate. Non quelle che devono affrontare il piccolo tradimento del marito o il fatto di non potersi permettere la macchina di lusso, ma quelle che devono portare avanti una famiglia in cui non si comunica e continuare a mettere la cena a tavola col sorriso sulle labbra, quelle il cui marito dilapida i sudati risparmi a baccarat e devono continuare a chinare la testa, quelle vedove che devono badare alla figlia insopportabile, al nipote abbandonato e alla suocera paralizzata, e poi tutte andare a inscatolare riso e carne in una fabbrica di pranzi precotti da mezzanotte alle cinque per sbarcare il lunario. E sempre, sempre, sempre, tenute a conservare le apparenze, la vera essenza del Giappone.
Natsuo Kirino ha scritto un piccolo capolavoro dell’introspezione psicologica, ricreando uno spaccato quotidiano (che rapidamente sfuma con l’horror) che è mera scusa per mettere in tavola le difficoltà sociali del sesso femminile: maschere da casalinghe, lavoratrici, mogli, madri, che nascondono il loro vero volto di donna.

Giudizio:

+5stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Le quattro casalinghe di Tokyo
  • Titolo originale: Auto (Out)
  • Autore: Natsuo Kirino
  • Traduttore: Origlia L.
  • Editore: Neri Pozza
  • Data di Pubblicazione: 2009
  • Collana: Biblioteca
  • ISBN-13: 9788854503229
  • Pagine: 652
  • Formato - Prezzo: Brossura - 14.00 Euro

6 Commenti a “Le quattro casalinghe di Tokyo - Natsuo Kirino”

  • 6 agosto 2010 alle ore 17:38
    ValePi says:

    oddio sarò sincera: ho letto la tua recensione solo a sprazzi
    mi hai talmente incuriosita e convinta che ho avuto paura di leggere troppo del libro e rovinarmi la lettura
    ma ho letto quanto basta: prendo nota e sarà sicuramente tra i miei prossimi acquisti

  • 6 agosto 2010 alle ore 20:21
    sakura87 says:

    Valepi, mi fa piacere di averti invogliata all'acquisto! Credimi, ne vale veramente la pena!
    Ripassa di qui se lo leggi e fammi sapere =)

  • 11 agosto 2010 alle ore 12:18
    Midnight89 says:

    L'ho trovato ieri in una bancarella al mare,sono stata tentata fino all'ultimo,ma alla fine ho comprato Colori Proibiti di Yukio Mishima.Ma il prossimo acquisto sarà certamente questo libro,ora sono ancora più invogliata a comprarlo

  • 11 agosto 2010 alle ore 22:03
    sakura87 says:

    Midnight, molto bello anche Colori proibiti :) lì Mishima si avvicina molto a Oscar Wilde.

  • 5 gennaio 2014 alle ore 04:02
    claudia says:

    buffo il web, leggo solo ora i commenti di 3 anni e mezzo fa, ma sono rimasta affascinata dalla lettura delle 4 casalinghe. La trama, lo sviluppo narrativo, la descrizione accuratissima dei personaggi i colpi di scena. Sto cercando di acquistare altri titoli della Kirino, purtroppo è introvabile "pioggia sul viso", che fu invece quello che le fece vincere il primo premio della sua carriera.ma è del 1993, e non se ne trova traccia..

  • 5 gennaio 2014 alle ore 12:03
    sakura87 says:

    Ciao, Claudia, mi fa piacere che ti sia piaciuto. Anch'io vorrei recuperare altri libri della Kirino, purtroppo "L'isola dei naufraghi" è stato una delusione non piccola.

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