24 novembre 2017

La verità sul caso Harry Quebert - Joel Dicker

Estate 1975. Nola Kellergan, una ragazzina di 15 anni, scompare misteriosamente nella tranquilla cittadina di Aurora, New Hampshire. Le ricerche della polizia non danno alcun esito.
Primavera 2008, New York. Marcus Goldman, giovane scrittore di successo, sta vivendo uno dei rischi del suo mestiere: è bloccato, non riesce a scrivere una sola riga del romanzo che di lì a poco dovrebbe consegnare all'editore. Ma qualcosa di imprevisto accade nella sua vita:il suo amico e professore universitario Harry Quebert, uno degli scrittori più stimati d'America, viene accusato di avere ucciso la giovane Nola Kellergan. Il cadevere della ragazza viene infatti ritrovato nel giardino della villa dello scrittore, a Goose Cove, poco fuori Aurora, sulle rive dell'oceano. Convinto dell'innocenza di Harry Quebert, Marcus Goldman abbandona tutto e va nel New Hampshire per condurre la sua personale inchiesta.
Marcus, dopo oltre trent'anni deve dare risposta a una domanda: chi ha ucciso Nola Kellergan? E, naturalmente, deve scrivere un romanzo di grande successo.

La Recensione di Emerson

Marcus Goldman, il protagonista del romanzo, è un giovane scrittore che, dopo essere diventato una star milionaria per un esordio letterario sfolgorante, si trova in crisi d'ispirazione. Nel frattempo Harry Quebert, amatissimo ex professore universitario che aveva ricoperto per il giovane Marcus la figura di mentore, padre adottivo e amico (in una sorta di passaggio di consegne, lo aveva educato alla letteratura, facendo di lui lo scrittore di grido del nuovo secolo, come lui lo era stato in quello trascorso), viene sospettato dell'uccisione di una quindicenne, Nola Kellergan, avvenuta trentatré anni prima. Con lei, a trentaquattro anni, aveva avuto una relazione che gli aveva ispirato il suo romanzo di più grande successo: "Le origini del male". Marcus Goldman si reca quindi ad Aurora, paesino marittimo sulla costa del New Hampshire dove abita Harry, nella cui proprietà è stato trovato il corpo sepolto della ragazza, per aiutarlo a dimostrare la sua innocenza. Inizia così le indagini per scagionare l'amico che rischia la pena di morte nel caso venisse ritenuto colpevole. Il ritrovamento del cadavere della ragazza ha creato grande scompiglio nella minuscola comunità costiera, dove tutti si conoscono e, apparentemente, sanno tutto di tutti. Si potrebbe pensare che, per questo motivo, non dovrebbe essere difficile risalire al colpevole, ma pare invece che gli abitanti del paese abbiano ognuno qualche segreto da nascondere che li rende incapaci di raccontare tutto ciò che sanno. Anche il corpo di polizia non è immune da questo difetto, dato che, al momento della scomparsa di Nola, avrebbe dovuto procedere con maggior impegno nelle indagini. Lo stesso Harry Quebert è reticente a fornire le informazioni che potrebbero farlo scagionare e risulterebbe incomprensibile il suo comportamento, se non fosse almeno in parte giustificato per lo shock derivante dall'accusa infamante. In ogni caso, ogni volta che Marcus pensa di essere arrivato finalmente a trovare il vero colpevole, unitamente alla soluzione del caso, ecco che scopre a carico di altre persone indizi tali da vanificare ogni precedente ipotesi.

Si possono leggere recensioni entusiastiche per questo romanzo del ventottenne Joel Decker da parte dei lettori  francesi che ne hanno fatto un caso letterario, nonché da parte della critica del Corriere della Sera che lo giudica un capolavoro della letteratura moderna. Ma è veramente tale? Aspettative troppo elevate vengono in genere deluse.

Punto di forza di questo romanzo è senza dubbio la sua scorrevolezza. E' inoltre molto avvincente, con colpi di scena che si ripetono in continuazione ad un ritmo sempre più incalzante via via che le ipotesi di soluzione si susseguono. Siamo in presenza di un libro di quasi ottocento pagine che, per quanto avvincenti, si sarebbero sicuramente però potute ridimensionare, riducendo, ad esempio, i numerosi e piuttosto mielosi flash back amorosi di Harry, lo scrittore accusato ingiustamente, e Nola, la ragazzina minorenne dalla personalità complessa. Vi si trovano inoltre alcune ingenuità investigative che non si possono rivelare per non rovinare l'effetto sorpresa al lettore, ma che banalizzano la costruzione del giallo. Molte, infine, le reticenze dei testimoni che servono spesso solo a procrastinare la soluzione del caso.

Uno dei punti deboli dell'autore sono i dialoghi. Alcuni sono esageratamente inverosimili e provengono da personaggi troppo caricaturali, come quelli con la madre di Marcus Goldman. L'assillante premura nei confronti del figlio risulta ridondante e artificiosa. D'altronde bisogna convenire che tutte le figure femminili appaiono piuttosto stereotipate nel loro desiderio di accasarsi, pur tenendo conto che parliamo degli anni settanta.

Il romanzo si sofferma frequentemente sul mestiere dello scrittore, insistendo sistematicamente sui principi che dovrebbero regolarlo, ma tratta anche una tematica di maggior scalpore, quale quella della differenza d'età nelle relazioni sentimentali. A differenza del comportamento del professor Humbert verso Lolita, nell'omonimo libro di Nabokov, romanzo che peraltro non fa più scandalo, Harry Quebert aveva cercato di non lasciarsi sopraffare dal sentimento che lo spingeva verso la quindicenne Nola. Era stato solo quando lei aveva tentato il suicidio ritenendosi respinta, che lui, a quel punto, si era sentito giustificato a lasciarsi andare nel corrispondere all'amore della giovane. Ma chi poteva essere interessato ad uccidere una ragazzina incapace di vivere la propria età? In un crescendo di scoperte sul conto di Nola (apparentemente ben superiori a quelle di Lolita che, in fondo, aveva "solo" una "doppia vita", essendo l'amante di Quilty di nascosto dal suo patrigno professor Humbert), il lettore si trova davanti ad una serie di informazioni sul comportamento della ragazza chiaramente destinate a sorprenderlo. Stupisce che Harry Quebert, che conosceva alcuni dei precedenti di Nola, non ne faccia menzione a Marcus ed al suo avvocato al fine di discolparsi. La giustificazione per questo suo comportamento consiste nel fatto che anche lui ha un segreto oltremodo vergognoso e il suo silenzio ha quindi una finalità autopunitiva come forma di espiazione.

La sorte ha voluto che questo romanzo diventasse un caso editoriale, nello stesso modo dell'esordio di Marcus Goldman, e sicuramente di Decker, autore appena ventottenne, sentiremo ancora parlare: se è riuscito ad accattivarsi la simpatia dei lettori adesso, figuriamoci quando raggiungerà una maggiore maturità di scrittura.

Giudizio:

+3stelle+ (e mezzo)

La Recensione di Chiara A.

Credo che nella vita talvolta ci siano dei momenti in cui leggere diventa qualcosa di estremamente difficile, come se si avesse un calo dell’attenzione o una riduzione dell’interesse, un libro sbagliato in un momento sbagliato può incidere sicuramente e peggiorare la situazione o addirittura causare questo blocco di lettura.

Quando ho iniziato a leggere La verità sul caso Harry Quebert, cercavo un libro che riaccendesse in me quella voglia irrefrenabile di trovarmi davanti ad un libro impossibile da accantonare, uno di quei libri che devi forzatamente continuare a leggere finchè non ce la fai più. Ebbene La verità sul caso Harry Quebert è stato esattamente questo per me.

Sin dalle prime pagine è stato amore a prima vista, tra lo stile fluido di narrazione e un lavoro di traduzione certosino e ponderato il libro racconta come il destino talvolta faccia intrecciare il tempo e le persone nel modo più impensabile. La storia di Marcus Goldman, scrittore emergente americano che deve tutto al suo maestro, di università ma soprattutto di vita, Harry Quebert, trova un punto morto nel momento di stesura di un secondo romanzo dopo il primo best seller, motivo che lo spingerà a ricercare dopo anni di silenzio Harry. Il passato però torna a vivere quando nella cittadina di Aurora, dove Harry Quebert vive, viene ritrovato il cadavere di una ragazzina scomparsa numerosi anni prima, Nola Kellergan, esattemente nel giardino del professore universitario. Scatta cosi l’apertura di una inchiesta e inevitabilmente, Marcus si ritrova ad indagare su una vicenda che potrebbe dargli una chance, una ispirazione ma soprattutto una possibilità di riscatto per il suo amico Quebert.

Verità scottanti ed inaspettate si alternano in una costruzione temporale abbastanza complessa ma estremamente fluida attraverso continui flashback che lasciano spazio a cambiamenti di focus narrativi. Il romanzo è come una vera e propria inchiesta che ascolta e racconta i punti di vista di ieri e di oggi dei cittadini di Aurora che coinvolti o meno, sono il tipico esempio di chi sa e ha paura talvolta di raccontare la verità perché questo comporterebbe il tirar fuori ulteriori verità scomode, come una reazione a catena.

Nola Kellergan diventa così il centro di una vicenda che cela dietro il suo presunto omicidio una serie di storie e fatti del tutto sconvolgenti.

Ammetto che fino alle ultime pagine ho continuato a fare supposizioni sul cosa potesse essere successo quel 30 agosto del 1975, la data della scomparsa di Nola. In realtà ripensandoci a posteriori, l’autore dissemina nel romanzo una serie di indizi che inequivocabilmente raccontano la verità dei fatti, il problema sta nel saperli cogliere e nell’assemblarli nel modo corretto!

Ho trovato nella scrittura e nello stile di Joel Dicker una rarità ed una qualità impeccabile, è come se il lettore fosse catapultato in carne ed ossa nelle vicende raccontate; noi che leggiamo siamo lì mentre viene ritrovato il cadavere di Nola, siamo lì quando Marcus indaga alla ricerca della verità e siamo sempre lì quando alla fine il romanzo ci insegna a non arrenderci e a non aver paura mai di fallire o di raccontare la verità mostrandoci per quello che siamo realmente.

I personaggi del romanzo nascondono tutti delle grandi fragilità e in alcuni troviamo la materializzazione di stereotipi internazionali – come il trionfo dell’apparenza o il sogno americano di fare successo – in altri invece troviamo delle motivazioni più profonde che permettono di uscire dalla mediocrità in nome di un riscatto vero e proprio – pensiamo a Marcus o anche allo stesso Harry. Nola è il personaggio più complesso che ahimè è impossibile analizzare senza raccontare troppo della vicenda, una ragazza che è ben lontana comunque dalla sua età anagrafica e che nasconde dei segreti inconfessabili.

Il libro offre spunti di riflessione per tematiche importanti come ad esempio la violenza e il bullismo ma parla anche di solidarietà e di collaborazione, di speranza.

Visto il tema del romanzo, uno scrittore che vuole scrivere un libro e cerca aiuto nel suo maestro, anche lui scrittore di best seller, potremmo parlare anche di un libro sulla metanarrazione – il che conferisce una difficoltà maggiore nella sua stesura e dunque un riconoscimento ulteriore a Dicker che è stato così bravo a raccontare di come si scrive.

La struttura appare concentrica, come un labirinto di pagine ma alla fine è come si risvegliasse una circolarità narrativa e tutto si conclude esattamente come l’autore ha iniziato. Per comprendere a pieno quello che sto scrivendo è fondamentale però leggere questo bellissimo libro, un best seller contemporaneo che merita davvero il tempo dedicatogli per la lettura. Oltretutto se siete amanti della scrittura, come nel mio caso, non potrete non amare i consigli che Marcus ha ricevuto nel corso della sua gioventù da Harry, e che capitolo dopo capitolo, racconta al lettore con fare profetico.

Un libro che parla dei libri e sembra quasi essere una dichiarazione d’amore non solo all’amore stesso, che infatti è il sentimento che come sempre ha un ruolo centralissimo nella vicenda in tutte le sue forme, ma soprattutto alla scrittura. Concludo questa mia recensione citando un passo del libro che secondo me ha centrato in pieno lo stato d’animo che ha il lettore quando si accinge a concludere un romanzo

“Un bel libro, Marcus, non si valuta solo per le sue ultime parole, bensì sull’ effetto cumulativo di tutte le parole che le hanno precedute. All’ incirca mezzo secondo dopo aver finito il tuo libro, dopo averne letto l’ultima parola, il lettore deve sentirsi pervaso da un’emozione potente; per un istante, deve pensare soltanto a tutte le cose che ha appena letto, riguardare la copertina e sorridere con una punta di tristezza, perché sente che quei personaggi gli mancheranno. Un bel libro, Marcus, è un libro che dispiace aver finito.

Giudizio:

+5stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: La verità sul caso Harry Quebert
  • Titolo originale: La verité sur l'Affaire Harry Quebert 
  • Autore: Joel Dicker 
  • Traduttore: Vincenzo Vega
  • Editore: Bompiani
  • Data di Pubblicazione: 2013
  • ISBN-13: 9788845273285
  • Pagine: 779
  • Formato - Prezzo: Brossura, sovracoperta - Euro 19,50 

5 Commenti a “La verità sul caso Harry Quebert - Joel Dicker”

  • 3 luglio 2013 alle ore 14:05
    Peek-a-booK! says:

    Anche io ne avevo sentito parlare bene da una mia amica che l'aveva letto in lingua originale.
    Molto utile la tua recensione, credo ci farò un pensierino su questo libro :)

    Valentina
    www.peekabook.it

  • 3 luglio 2013 alle ore 14:50
    emerson says:

    Quando l'avrai terminato di leggere, conferma o meno il giudizio.

  • 4 luglio 2013 alle ore 22:16

    Fantastico, fantastico, fantastico libro. Un giallo ben articolato e una tanto profonda quanto azzeccata analisi del mestiere dello scrittore.

  • 18 luglio 2013 alle ore 11:46
    Annalisa says:

    Scorrevole e avvincente perché per 350 pagine non sai che sia il colpevole e vorresti saperlo e per i trentacinque colpi di scena finali, d'accordo. Scritto in modo sciatto. Involontariamente (?) comico nei dialoghi citati con la madre e in molti altri:
    Non partire, Harry! In nome del cielo! Senza di te non sono più niente!”
    “[Cara]… A questo punto devo dirtelo… ti ho mentito sin dall’inizio… Io non sono uno scrittore famoso…
    [certo, è Stanilao Moulinsky in uno dei suoi piu' riusciti travestimenti].
    Ridondante e ripetitivo (volontariamente ripetitivo, ma ci si stufa, dopo un po').

    Due stelle sono fin troppe, secondo me :-)

  • 18 luglio 2013 alle ore 14:46
    emerson says:

    Ovviamente le valutazioni sono diverse e un giudizio che sia una via di mezzo tiene conto dell'originalità e del tipo di scrittura. Apprezzo il paragone con Stanislao Moulinsky.

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