27 luglio 2017

Dillo tu a mammà -Pierpaolo Mandetta

I sentimenti non sono semplici, ma con le parole lo diventano. 
L’amore è sempre una faccenda di famiglia. Samuele ne è convinto, mentre guarda fuori dal finestrino sul treno che da Milano lo trascina verso sud. Dopo essere fuggito per anni, è finalmente pronto a rivelare ai suoi genitori di essere omosessuale. Con lui c’è Claudia, la sua migliore amica, incallita single taglia 38 e unica donna di cui si fida. Appena arrivano a Trentinara, un grazioso borgo del Cilento, ad accoglierli ci sono i parenti al completo. E la sera, alla festa del paese, il papà ha un annuncio da fare: suo figlio e la fidanzata Claudia si sposeranno a breve. È un vero e proprio shock per Samuele: lui vuole sposare Gilberto, il compagno rimasto a Milano, proprio lo stesso uomo che lo aveva convinto a riavvicinarsi ai suoi. Ma nelle case del Sud è quasi una tradizione che sogni e desideri vengano condivisi in “famiglia”: non solo con mamma e papà, ma anche con quella vecchia zia che si incontra una volta all’anno e persino con la vicina di casa. E così Samuele, per poter essere padrone della propria vita, dovrà fare i conti con un passato che vuole lasciarsi alle spalle; stavolta, però, non è disposto a scendere a compromessi. E adesso chi glielo dice a mammà?

Recensione

Un trentenne gay lascia la sicurezza del Nord Italia più cosmopolita e affronta un viaggio di ritorno, giù al Sud, verso la propria famiglia e un passato che aspetta soltanto di essere risolto.

Se a leggere queste due righe vi viene in mente una valanga di libri e film e vi sorprende la tentazione di urlare al cliché imperante, be', è perché in fondo è davvero un cliché. Uno dei più vitali, a ben vedere. Fosse solo perché mezza Italia si trova o si è trovato nella stessa situazione di Samuele.

L'autore probabilmente lo sa, e con autentico gusto sembra giocare con i più disparati stereotipi culturali italiani: la Milano da bere, superficiale, anoressica e frigida, contro il profondo Sud, bulimico nelle relazioni come nelle abitudini alimentari, tra un caldo sempre torrido, parti in casa e gossip di paese.
Nel mezzo troviamo Samuele, stritolato tra due identità fittizie, tra due mondi diametralmente opposti, che non gli riesce proprio di chiamare casa; forse perché, in un certo senso, è dentro se stesso che deve innanzitutto imparare a sentirsi accogliere.
Come a dire: non puoi chiedere di essere accettato dagli altri se non ti accetti per primo, e, di conseguenza, non puoi amare e farti amare se non sai amare neanche te stesso.
Il senso di tutto il romanzo mi sembra stia qui: un lungo giro verso casa, dal Nord al Sud e di nuovo al Nord, che porta Samuele a scoprire a amare se stesso.

Dunque è una crisi esistenziale da manuale quella che si prospetta. E come tutte le crisi, anche questa si gioca su una sterminata serie di conflitti: è proprio in tale prospettiva che vanno colti gli abbondanti luoghi comuni che affollano il romanzo; un po' troppo, forse, perché se è vero che alcuni aspetti culturali, alcuni eventi e alcuni personaggi danno colore all'ambientazione, altri (tanto per dirne uno: il parto in casa cui partecipa malauguratamente Samuele) sembrano del tutto superflui, non andando a incidere in alcun modo sull'azione narrativa.
Apprezzo l'autoironia mostrata dall'autore e la volontà precisa di giocare con gli stereotipi anche per smontarli, ma Trentinara pare davvero incarnare ogni possibile luogo comune della provincia meridionale italiana. E in realtà bastava poco per smussare l'effetto, giocare con il chiaroscuro, puntualizzare, per dirne una, come in fondo la provincia italiana è tutta uguale, da Voghera a Vibo Valentia.

Il confronto culturale dunque è la tematica che salta continuamente all'occhio, e a volte finisce con l'oscurare quello che sarebbe il tema principale, ovvero l'omosessualità del protagonista.
Messo alle strette da un fidanzato pretenzioso in termini di stabilità, Samuele affronta finalmente la famiglia e si dichiara.
Ora, non c'è cosa più ritualizzata, in una certa narrativa di tematica queer, del fatidico coming out in famiglia. Anche qui, non si sfugge.
In ogni caso, il fattaccio passa subito in secondo piano, tanto per la famiglia quando per Samuele stesso, che comincia a fare i conti con se stesso.
Samuele ha un fidanzato e un lavoro soddisfacente: all'orizzonte si stagliano la stabilità del matrimonio (pardon, unione civile) e la sicurezza di un imminente successo professionale. Il coming out sembrava la sfida più grande: e invece, superato l'ostacolo con irrisoria difficoltà, Samuele scopre solo un grande vuoto esistenziale.
Tutto il romanzo è, come detto, il tentativo del protagonista di risolvere questo vuoto.

A questo punto devo sporcare la fluidità della recensione con una serie di considerazioni soggettive.
Se, da un lato, mi sembra che oggettivamente l'autore abbia svolto un buon lavoro in termini di introspezione psicologica, tale da restituire un profilo realistico e vivo, soggettivamente, come lettore spassionato, devo ammettere un certo senso di frustrazione che ha accompagnato la lettura.

Samuele non avrebbe di che lamentarsi: nella realtà odierna i trentenni (incluso l'attuale scrivente) affrontano una crisi di fatto, imposta dalla mancanza di prospettive, a volte in campo professionale, a volte in campo relazionale, a volte, disgraziatamente, in entrambe.
Samuele viene presentato sotto una luce di crisi generazionale che a ben vedere non gli è propria.
Una considerazione soggettiva, la mia, ma che è consistente al punto da impedire qualunque possibilità di empatia col protagonista.
Ma anche a cercare di essere il più oggettivi possibili, resta comunque una sensazione amara, come se alla fine Samuele restasse un personaggio incompiuto, irrisolto nonostante quel possibile lieto fine, suggerito in chiusura, che sembra anche abbastanza forzato.

Sicché, non nascondo una certa difficoltà nel recensire questo romanzo: mi ha divertito, mi ha incollato alla pagina, ma non ho provato alcuna compassione.
Anche la galleria dei personaggi secondari non mi ha soddisfatto, e qui mi permetto la presunzione di una considerazione oggettiva: metà dei personaggi sono semplici macchiette, delle caricature, altri hanno più spessore, ma comunque appaiono statici, cristallizzati.
C'è poi il personaggio di Claudia, l'amica del cuore di Samuele, l'immancabile frociara che fa da spalla al protagonista gay. Confesso totale insofferenza per questo personaggio.
Al di là della scarsa empatia, in realtà trovo che questa figura sia inutile anche a livello narrativo: non aggiunge nulla alla trama, finisce solo con l'appesantirla, fa da amplificatore alle negatività di Samuele, aggiunge altre lagne a quelle del protagonista, e non incide in alcun modo sul percorso di crescita del protagonista.

Nonostante certe criticità, il giudizio è comunque positivo: non mi sono annoiato, ho riso e mi sono lamentato, mi ha persino fatto riflettere. Resta la sensazione di un romanzo irrisolto, ma chissà: forse è quanto di più appropriato per una vita che solo all'ultima pagina comincia a essere vissuta veramente.




Giudizio:

+4stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Dillo tu a mammà
  • Autore: Pierpaolo Mandetta
  • Editore: Rizzoli
  • Data di Pubblicazione: 2017
  • Collana: 
  • ISBN-13: 9788817094474
  • Pagine: 322
  • Formato - Prezzo: Brossura - 18,00 Euro

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