9 giugno 2017

Tredici - Jay Asher

Clay Jensen torna a casa da scuola e davanti alla porta trova un pacchetto indirizzato a lui, ma senza mittente. Dentro ci sono sette cassette numerate con dello smalto blu. Clay comincia ad ascoltare: le ha registrate Hannah Baker, la ragazza di cui Clay è innamorato da sempre. La stessa ragazza che si è suicidata due settimane prima. Hannah ha registrato tredici storie, una per lato, una per ogni persona che in un modo o nell’altro l’ha spinta verso la decisione di togliersi la vita. Ma lui cosa c’entra? Clay è sconvolto, vuole capire fino in fondo, scoprire quale ruolo ha svolto. Per tutta la notte, guidato dalla voce di Hannah, Clay ripercorre gli episodi e i luoghi che hanno segnato la vita della ragazza e che come tante piccole palle di neve si sono accumulati fino a divenire una valanga incontrollabile. Per tutta la notte, con la voce nelle cuffie, Clay si tuffa nei ricordi, nei rimpianti, e si tormenta cercando di capire cosa sarebbe successo se…

Recensione

Se non avete vissuto sotto un sasso negli ultimi mesi, avrete sicuramente sentito parlare di Tredici, nuova serie TV targata Netflix di enorme successo per il tema trattato e il formato scelto per trattarlo.
Bullismo e suicidio fra adolescenti si ammantano di un'aura di mistero quando tredici ragazzini ricevono una scatola di audiocassette registrate dalla compagna di scuola suicida, Hanna, prima di morire, nelle quali li accusa di essere la causa del suo gesto.

Temi forti e attuali originati dall'omonimo romanzo di Jay Asher uscito già dieci anni fa - ma in Italia solo nel 2013 - e che ora Mondadori ripubblica per la sua collana Young Adult Chryslide sfruttando il glamour della serie con una nuova copertina abbinata.

Tredici è un interessante esperimento dall'intento encomiabile: parlare di bullismo agli adolescenti e nel loro linguaggio, esplorare le ragioni che possono portare a desiderare il suicidio, senza peli sulla lingua ma trasmettendo anche il messaggio che esistono altre soluzioni alla disperazione e l'aiuto è più vicino di quanto si creda.
Il metodo utilizzato per raggiungere questo scopo desta però qualche perplessità.

A mio parere Asher colpisce nel segno nell'individuare il percorso che ha portato Hanna al suicidio. Alcuni potranno trovare parte delle motivazioni raccontate non abbastanza "gravi" da giustificare un tale gesto ma non bisogna dimenticare quanto i teenagers tendano a essere emotivi e vulnerabili oltre che considerare "l'effetto valanga" più volte citato dall'autore nel libro che porta tanti piccoli episodi spiacevoli a sommarsi e ingigantirsi, soprattutto se combinati a uno o due episodi molto gravi, come accade alla protagonista.
Pettegolezzi infondati e una cultura che tende a minimizzare la violenza sessuale scaricandone la maggior parte delle colpe sulla vittima non sono una novità della nostra società, ma il nostro culto dell'immagine e la facilità con cui le informazioni si diffondono nel mondo contemporaneo hanno sicuramente contribuito a ingrandire e inasprire il fenomeno.
Hanna a mio parere rappresenta perfettamente il lento sgretolarsi dell'autostima di un'adolescente fragile che si lascia travolgere da una spirale di solitudine, incomprensione e anche un briciolo di egocentrismo.

Ciò che mi ha lasciata perplessa, invece, è il metodo scelto da Hanna per diffondere la sua storia, che sembra più una soluzione artificiosa ideata dall'autore per rendere il libro più appetibile.
Perché, nel 2007, un'adolescente dovrebbe scegliere di registrare il suo messaggio di addio su delle audiocassette? E' altamente probabile che la maggior parte dei destinatari del messaggio non abbiano mai visto un'audiocassetta in vita loro e non abbiano a disposizione i mezzi per ascoltarla (Hanna stessa deve procurarsi il registratore da un amico convenientemente appassionato di strumenti vintage).
Nelle registrazioni il suo tono è prevalentemente astioso e vendicativo - atteggiamento comprensibile ma a mio parere un po' incompleto - ma se avesse voluto far sentire le persone colpevoli le sarebbe bastato inviare loro una lettera d'accusa. Invece ella crea questa "catena di Sant'Antonio" in cui ognuno dei colpevoli è costretto a inoltrare le registrazioni alla persona successiva minacciandoli dell'esistenza di un secondo set di cassette che verrebbe diffuso pubblicamente in caso uno di loro decidesse di interrompere la catena. Ma qual è la ragione di questo complesso macchinario? Se avesse voluto umiliare i colpevoli rendendo noti i loro abusi perché limitarsi alle sole persone della lista invece di diffondere lei stessa le cassette a tutta la scuola?

La verità è che non è Hanna a voler raccontare la sua storia ma Jay Asher che ha bisogno di tenere una "lezione sul bullismo" ed è alla ricerca di un escamotage efficace e affascinante che tenga i lettori incollati e doni loro anche una certa dose di suspense, cosa che una "normale" lettera di suicidio non avrebbe potuto fare.
Il tono del romanzo è spesso didascalico e forzato, l'ombra del narratore evidente in ogni pagina e Hanna e Clay appaiono spesso come se stessero recitando i punti di un pamphlet informativo sui suicidi adolescenziali.

Inoltre Hanna include nella sua lista persone che in realtà non hanno alcuna colpa e davvero non è chiaro perché decida di sottoporli a una tale tortura. D'altro canto, il peggiore dei suoi aguzzini, colpevole di un crimine perseguibile per legge addirittura, non è incluso fra i tredici destinatari: certo la ragazza potrebbe aver avuto paura che l'interessato interrompesse la catena delle registrazioni ma, oltre ad avere un set di back up apposta per questo, le sarebbe bastato mettere la persona in questione per ultima.
Una parziale spiegazione potrebbe essere la volontà di costringere uno dei tredici bulli a "redimersi" denunciando il crimine narrato, ma nel corso del racconto Hanna non sembra mai veramente interessata a raddrizzare un torto, soprattutto se non rivolto espressamente contro di lei.

Come si intuisce, quindi, non è semplice amare Hanna come protagonista, un tratto del libro che ho apprezzato perché tra i più realistici: l'autore non vuole che condanniate il bullismo perché la vittima vi suscita pietà, ma perché è un atto meschino e sbagliato in sé.
D'altro canto, furbamente, non vuole del tutto alienarsi i lettori e per questo sceglie come voce narrante Clay: un bravo ragazzo, sensibile e innamorato della ragazza morta.
Peccato che Asher finisca inconsciamente per cadere vittima degli stessi pregiudizi che vorrebbe condannare: nel rammaricarsi per non essere stato più vicino ad Hanna, Clay commenta più volte che sapeva che le voci su di lei erano infondate e per questo meritava il suo amore mentre non meritava il modo in cui era stata trattata. Quindi, si intuisce, se Hanna si fosse davvero lasciata palpeggiare al primo appuntamento, se davvero fosse andata oltre il bacio con uno o più ragazzi, allora avrebbe meritato di essere chiamata zoccola, ostracizzata e molestata fisicamente secondo l'autore? Arriveremo mai a un punto in cui smetteremo di usare due pesi e due misure per uomini e donne e capiremo che una ragazza ha il diritto di avere una sua vita sessuale senza che gli altri siano tenuti a esprimere un giudizio?

Come si vede, alla fine questo libro ha molte buone intenzioni ma non manca di pecche e a fine lettura sorge il sospetto che il grosso pubblico sia stato attirato più dall'idea di scoprire i torbidi segreti di un gruppo di adolescenti che da una sincera riflessione sul dramma del bullismo.

Giudizio:

+3stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Tredici
  • Titolo originale: Thirteen reasons why
  • Autore: Jay Asher
  • Traduttore: L. Borgotallo, M. C. Dallavalle
  • Editore: Mondadori
  • Data di Pubblicazione: 2017
  • Collana: Chrysalide
  • ISBN-13: 9788804626114
  • Pagine: 247
  • Formato - Prezzo: Rilegato - Euro 17,00

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