7 marzo 2017

Platone in collina - Angì Perniola

È un romanzo di formazione, in cui il personaggio egemone, una fanciulla fantasiosa, dialoga con Platone. Gli eventi procedono in una situazione di crescente tensione emotiva fino al raggiungimento della scoperta dell’Eros; ciò accade, prima sotto le false spoglie della Maschera poi, caduto il Simulacro, sotto quelle concrete del Volto. Il percorso di crescita si sviluppa a partire da un’infatuazione immaginaria e/o fittizia, per arrivare all’esaltante consapevolezza della passione reale, entro una dimensione talvolta onirica. Come sottofondo c’è una natura che si fa sostanza proprio nella sua evanescente consistenza olfattiva e più in generale sensoriale. È appunto in un ambito di prorompente, conturbante e intensa sensualità che l’azione prende forma. I fatti si incentrano sulla vicenda esistenziale della protagonista che vive la sua evoluzione, insieme intellettuale ed emotiva, in un inscindibile rapporto di fattori concettuali ed accrescitivi strettamente intrecciati tra loro. Si tratta quindi di un’educazione sentimentale, condotta sullo sfondo di un contorno familiare imprescindibile per determinare le radici ed il sostrato di un iter evolutivo. Tragitto pregnante nel sottobosco magmatico di sentimenti confusi in una stagione della vita fondamentale come l’infanzia prima e l’adolescenza poi, luoghi di plasmazione e sviluppo dell’età adulta. Su tre percorsi narrativi strettamente intrecciati, si articola il cammino della figura centrale del racconto che, dall’abbaglio dell’Apparenza, giunge alla consapevolezza del Vero. Sono rappresentati simboli e archetipi di un discorso universale, unica via per accedere a valori certi e non fittizi del vivere, per sfuggire la banalità dell’esistenza. Dalla dimensione del quotidiano si accede all’universale. È infine possibile individuare almeno due filoni interpretativi con temi altamente emblematici in entrambi: una rappresentazione figurale e paradigmatica con possibilità di lettura metaforica nel primo, aspetti più visivi e plastici nel secondo. Si presta quindi a vari livelli di lettura.

Recensione

Una ragazzina estremamente curiosa che si affaccia alla molteplicità caotica della vita e all'incognita del futuro e uno dei più grandi filosofi dell'umanità: questi i due personaggi, singolarmente affiancati in questo insolito romanzo di formazione. Una simile premessa prepara il terreno a grosse aspettative, rincarate anche dalla quarta di copertina che indugia sulla stratificazione di senso del romanzo e su una certa molteplicità di livelli di lettura. Così, però, non sembra essere del tutto; lodevole l'iniziativa, ma forse avrebbe giovato qualche sforzo in più.

L'atmosfera di base mi ha ricordato molto quella di un romanzo che, a suo tempo, era sulla bocca di tutti: L'eleganza del riccio di Muriel Barbery. Lungi dal voler indugiare in paragoni e confronti letterari, non posso tacere una fortissima sensazione di déjà vu che mi ha colpito già alle prime pagine, soprattutto per quanto concerne la figura della protagonista, una ragazzina sveglia che si innalza su un piedistallo per catturare, commentare e talvolta criticare tutto ciò che la circonda, nel suo piccolo mondo che è essenzialmente ristretto all'ambiente familiare. Sarà, in questo caso, il dialogo immaginato con Platone a fornire la chiave per la scoperta di sé e dell'altro e a permettere dunque la piena maturazione. Una formazione che, in realtà, procede con tempi non omogenei: la narrazione indugia moltissimo sulla prima giovinezza della protagonista, per poi saltare sempre più velocemente agli stadi successivi, fino a presentarci una donna adulta e consapevole, in cui però si fa fatica a riscontrare la ragazzina di poche pagine prima.

Sul piano della formazione, dunque, luci e ombre: proprio quello che sarebbe il livello di lettura più romanzesco, si presenta abbastanza fiacco, e, a seconda dei casi (e forse anche del tipo di lettore), per nulla coinvolgente. Forse qualcuno rivedrà se stesso, mentre qualcun altro vedrà solo una ragazzina petulante. Ma se si considera il livello più metafisico della storia, sorprende l'abilità con cui l'autrice ha scandito lo sviluppo psicologico ed emotivo della protagonista in termini e tempi nettamente platonici: sicché, se si considera unicamente l'aspetto della "educazione platonica", il progetto appare perfettamente riuscito.

Luci e ombre si riscontrano anche nel profilo stilistico e linguistico. In questo caso vige la totale confusione. La lingua si fa schizofrenica: piana, paratattica, elementare e povera, poi improvvisamente aulica, con lunghe e tortuose riflessioni. Certo, incide molto anche la scelta di alternare parti dialogate e capitoli narrativi, ma a rendere il tutto più caotico e casuale è la scarsa caratterizzazione linguistica dei personaggi: la ragazzina e Platone, cioè, parlano allo stesso modo. La prima si esprime a volte come la ragazzina che, giustamente, è, mentre altre volte le vengono messe in bocca espressioni fin troppo adulte e consapevoli; Platone, dal canto suo, appare spesso rozzo, indugiando in un parlato spiccio, quasi gergale, salvo poi lanciarsi in riflessioni che sembrano copiaincollate dalle sue stesse opere. Se non altro - e va detto perché è un pregio affatto scontato - la documentazione dell'autrice fa sì che in pochi dialoghi e in una manciata di battute il grosso del pensiero del filosofo trova una adeguata e felice rappresentazione.

Un ibrido malriuscito, dunque. Certo non è facile armonizzare la provenienza antica (ma sempre attuale) del pensiero di Platone con le vicende personali di una ragazzina del ventunesimo secolo, ma il risultato finale è più stridente di quanto ci si possa aspettare.

Giudizio:

+3stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Platone in collina
  • Autore: Angì Perniola
  • Editore: Mimesis
  • Data di Pubblicazione: 2017
  • Collana: La vita di Sophia
  • ISBN-13: 9788857537559
  • Pagine: 116
  • Formato - Prezzo: Brossura - 10,00 Euro

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