29 marzo 2017

L'allieva - Alessia Gazzola

Alice Allevi è una giovane specializzanda in medicina legale. Ha ancora tanto da imparare e sa di essere un po' distratta, spesso sbadata. Ma di una cosa è sicura: ama il suo lavoro. Anche se l'istituto in cui lo svolge è un vero e proprio santuario delle umiliazioni. E anche se i suoi superiori non la ritengono tagliata per quel mestiere. Alice resiste a tutto, incoraggiata dall'affetto delle amiche, dalla carica vitale della sua coinquilina giapponese, Yukino, e dal rapporto di stima, spesso non ricambiata, che la lega a Claudio, suo collega e superiore (e forse qualcosa in più). Fino all'omicidio. Per un medico legale, un sopralluogo sulla scena del crimine è routine, un omicidio è parte del lavoro quotidiano. Ma non questa volta. Stavolta, quando Alice entra in quel lussuoso appartamento romano e vede il cadavere della ragazza disteso ai suoi piedi, la testa circondata da un'aureola di sangue, capisce che quello non sarà un caso come gli altri. Perché stavolta conosce la vittima.

Recensione

Ho riflettuto a lungo prima di proporre questa recensione sul blog: avrei voluto darle un tono più obbiettivo e meno influenzato dall'emotività del momento ma è davvero difficile non farmi prendere dall'irritazione ogni volta che penso a questo romanzo. Sapere che Alessia Gazzola è uno dei più celebrati esempi di giovani autrice italiana sulla cresta dell'onda, pubblicata per di più da una casa editrice seria e di fama come Longanesi è piuttosto disarmante.

Certo se siete in cerca di una lettura leggera L'allieva può essere il candidato ideale: un misto di giallo e rosa (più rosa che giallo in verità), questo libro fornisce l'occasione per qualche ora di piacevole distrazione, grazie alla sua scrittura scorrevole e alla trama abbastanza coinvolgente.
C'è un solo problema da affrontare che potrebbe non essere per niente semplice da ignorare: la protagonista Alice Allevi è una lazzarona, piagnina ed egocentrica.
Gli esperti di marketing vorranno farvi credere che siete di fronte ad una nuova Bridget Jones, simpaticamente pasticciona e teneramente goffa ma se c'è qualcosa di simpatico in una ragazza che continua a darsi della stupida e dell'inetta a righe alterne, è una simpatia che svanisce piuttosto in fretta non appena vi renderete conto di quanto Alice adori crogiolarsi nel suo vittimismo.
Per quanto ella sia solita lamentarsi di essere l'ultima ruota del carro nel Dipartimento di Medicina Legale, infatti, è chiaro da subito che la ragazza non ha la minima intenzione di risollevarsi dalla disastrosa disastrosa situazione in cui si trova e questo perché è fermamente convinta che essa sia solo frutto del destino cinico e baro e della malvagità di tutti quelli che la circondano.

Dalla lettura del libro emerge chiaramente - e per voce della stessa Alice che narra in prima persona - che i suoi scarsi successi professionali sono dovuti alla sua abitudine di non portare a termine gli incarichi assegnati oppure di farlo con ritardo e una buona dose di errori oltre che alla totale mancanza di un qualche contributo originale nei progetti di ricerca. Pur confessando candidamente questi errori la ragazza si dice sconvolta quando subisce un richiamo ufficiale dai superiori, i quali hanno l'ardire di farle notare che il suo rendimento è scarso "senza un minimo di delicatezza", perché è ovvio che a una trentenne specializzanda in Medicina Legale bisogna comunicare che rischia la bocciatura con parole dolci e affettuose.
Ecco quindi che la capa del dipartimento diventa perfida, il superiore che le intima di fare le cose con più attenzione diventa str**zo e l'amica che la pungola a darsi una svegliata è subito crudele. il mondo di Alice Allevi è tutto così: una lunga parata di str**zi che non si degna di riconoscere i suoi meriti.

Capite bene quindi che tutte quelle pagine impiegate a darsi dell'inetta erano solo scena, un'ipocrisia bella e buona: come il 90% dei mediocri Alice è in realtà convinta di non essere capita e infatti decide di trascorrere gli ultimi mesi dell'anno scolastico in cui dovrebbe lavorare come una forsennata per riacquistare credibilità a crogiolarsi nell'autocommiserazione, accumulando lavoro arretrato e rifiutandosi di prestare attenzione anche agli incarichi più banali come consegnare ai parenti di una defunta, che stazionano proprio fuori dalla sua porta, gli oggetti personali della loro cara. E' inquietante notare anche che tutte le volte che compie un errore Alice, dopo aver incolpato la sfortuna e la sua innata goffaggine (cosa irrisolvibile secondo lei) risolve sempre il problema con un'alzata di spalle e un "ci penserò domani"; ciò che non trascura mai è ribadire quanto siano str**zi i perfidi colleghi che le rimproverano le sue distrazioni. (Perché sia chiaro: se una specializzanda in medicina legale si perde un cadavere affidato a lei da soli 5 minuti non è mica una cosa grave, sono i capi a essere cattivi).

A conferma di avere a che fare con una persona o palesemente ipocrita o palesemente stupida sono le continue dichiarazioni che la ragazza fa in merito alla sua professione, che lei sostiene di amare più di ogni cosa e di non poterne mai considerare un'altra. Peccato che Alice sia incapace di mettere in pratica anche solo le funzionalità di base, come fare un prelievo a un cadavere - del resto quando incontri di sfuggita una tizia in un negozio e il giorno dopo quella muore come fai a non affezionarti? -; per di più quando le viene chiesto di presentare un qualsiasi articolo o lavoro di ricerca che la possa salvare dalla bocciatura ella confessa candidamente di non avere la più pallida idea di cosa inventarsi ma, al tempo stesso, fa i capricci per non essere assegnata al team di un altro collega perché quel lavoro non è per lei interessante. Allucinante ma non abbastanza.
La fanciulla che tanto ama dare dello str**zo agli altri è una bella str**zetta lei stessa, piena di commenti acidi verso le altre donne colpevoli dei essere avvenenti o di successo (la collega gnocca è un'arpia, la presentatrice tv è una sgallettata con la tinta di una donna in menopausa, giusto per raccontarvi i commenti più amabili), a dimostrazione che le prime maschiliste siamo purtroppo noi donne.
L'autrice tenta poi di darle un'aurea di apertura mentale facendola parlare del fratello "probabilmente gay". La probabilità è data dal fatto che il ragazzo mette lo smalto nero e ogni tanto usa una maschera per il visto, cosa che Alice non perde occasione di fare notare alla madre chiedendole se secondo lei è "normale". Quando invece emerge che il fratello forse non è gay ma frequenta una ragazza, lei prontamente osserva "buon per lui". Alla faccia dell'apertura mentale.

Al suo carattere lagnoso Alice aggiunge, com'è tipico, un egocentrismo imbarazzante che la porta a mettere in piedi melodrammi da soap opera brasiliana quando il tizio con cui esce ogni tanto da un paio di mesi le annuncia di aver abbandonato un lavoro che aveva sempre detto di odiare per recarsi in Africa, il suo sogno. Qui scatta il dramma perché il vile e crudele evidentemente non ama abbastanza la nostra eroina per fossilizzarsi, a soli 30 anni, in una vita che non sopporta rinunciando al lavoro dei suoi sogni, scelta che costringe la nostra a piangersi addosso ancora di più e passare un altro paio di settimane di cazzeggio al lavoro, come le migliori sedicenni. Il vile prosegue poi nel suo atteggiamento vile rispondendo alle mail lagnose di Alice in ritardo e in modo stringato, come se essere andato a lavorare in un paese in preda alla guerra civile possa essere una giustificazione per ferire così la povera Alice.

Tra un piagnisteo e l'altro la ragazza si convince però di avere delle intuizioni geniali sul caso di omicidio che dovrebbe essere al centro del romanzo: peccato che nella sua genialità non si accorga di essersi fatta abbindolare come la più tonta delle principianti, mentre la seconda delle sue intuizioni non ha alcun senso di esistere e l'autrice se la inventa di sana pianta. La sua testardaggine porta conseguenze potenzialmente disastrose nella vita di altre persone ma i (pochi) sensi di colpa vengono presto soffocati dalla necessità di correre fra le braccia dell'uomo della sua vita. Le priorità prima di tutto!

In conclusione Alice è il tipico esempio di quella mediocrità italiana che ama riempirsi la bocca con parole come "meritocrazia" convinta che i propri problemi dipendano dalla malvagità altrui invece che dalla propria inettitudine. Sinceramente ho davvero faticato a sorvolare su questi aspetti anche perché l'intera vicenda è narrata dalla protagonista stessa e che, quindi diventa piuttosto difficile da ignorare.
Va detto in tutta onestà che l'intrigo giallo aveva comunque catturato la mia attenzione - a differenza di quello rosa piuttosto insulso - ed è grazie ad esso che sono riuscita ad arrivare fino alla fine ma di consigliare questo romanzo sinceramente non me la sento proprio. Da dimenticare.

Giudizio:

+1stella+

Dettagli del libro

  • Titolo: L'allieva
  • Autore: Alessia Gazzola
  • Editore: Longanesi
  • Data di Pubblicazione: 27 gennaio 2011
  • Collana: La Gaja Scienz
  • ISBN-13: 9788830429970
  • Pagine: 387
  • Formato - Prezzo: Copertina rigida - Euro 18.60

3 Commenti a “L'allieva - Alessia Gazzola”

  • 31 marzo 2017 alle ore 08:40
    Pythia says:

    Rotflol! Bellissima recensione :) Leggendola, continuavo a pensare "mannaggia se hai ragione", ma a me i romanzi della Gazzola piacciono comunque, nonostante i difetti che hai riscontrato. Li trovo leggeri, a modo loro spassosi, un buon intervallo tra letture più impegnate.

  • 31 marzo 2017 alle ore 09:10
    Valetta says:

    Grazie :)
    E' vero che è una lettura perfetta per quando si vuole qualcosa di poco impegnato, io però ho fatto proprio fatica a non farmi irritare dalla protagonista! Forse dipende anche dal momento in cui lo si legge, probabilmente ero in una fase particolarmente polemica ;)

  • 4 settembre 2017 alle ore 08:11
    Unknown says:

    Avevo recensito la Gazzola tempo fa, intimorita anche io dal successo che ha.. pensando " magari non l'ho capita". Mi rasserena molto leggere la tua recensione:)

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