25 gennaio 2017

Origine Animale. Come continuare a mangiare carne e salvare il pianeta, la vostra salute e gli animali - Massimo Andreuccioli

La rivoluzione vien mangiando! Da dove proviene il cibo che acquistiamo? Come viene prodotto? Cosa si nasconde dentro i capannoni degli allevamenti intensivi? Dopo aver letto la prima parte del libro molto probabilmente vi risulterà difficile mangiare una bistecca, un formaggio o un uovo prodotti dall’industria alimentare ed esposti sugli scaffali dei supermercati. Ma esiste un’altra possibilità, un modo migliore di produrre e consumare, un mercato alternativo fatto di piccole fattorie, caseifici artigianali, allevamenti naturali, dove gli animali vivono nella loro condizione naturale, e non come malati terminali, dove il pianeta viene rispettato, accudito e nutrito e non solamente depredato. Dove, soprattutto, possiamo trovare cibo vero, sano, pulito perché prodotto da un’agricoltura sostenibile. Rispondendo a quattro semplici domande questo libro vi guiderà verso un’alimentazione più sana, più corretta, più sostenibile nei confronti dell’ambiente e degli animali. Avrà anche delle straordinarie ripercussioni sulla qualità della nostra vita e della nostra comunità. La seconda parte del libro è una guida interattiva geolocalizzata che vi fornirà i giusti indirizzi per trovare il cibo vero, con oltre 600 luoghi tra aziende agricole, negozi, mercati, ristoranti, agriturismi, dove poter acquistare, consumare o soggiornare. Un libro che ci aiuterà a migliorare la qualità della nostra vita. 

Recensione

In un'intervista rilasciata in televisione qualche anno prima di morire, Umberto Veronesi affermava di essere preoccupato non tanto per l’aria inquinata, dato che le vie aeree del nostro corpo possiedono alcune modalità di difesa, quanto per la qualità di cibo che mangiamo di fronte a cui l'organismo è pressoché inerme.
In Origine Animale l’autore mette appunto in guardia i consumatori su ciò che offre l’industria alimentare, asserendo che, come sui pacchetti di sigarette, anche su alcuni cibi dovrebbe essere apposto l’avviso che l’alimento in questione potrebbe arrecare danno alla salute.

Le carni lavorate, ad esempio, come i salumi in genere, sono posti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità sullo stesso livello di pericolosità del fumo e dell’alcool. La dicitura sui pacchetti di sigarette serve a non far promuovere class action a carico dei produttori da parte dei consumatori. Quando verrà accolta una class action anche a carico dell’industria alimentare per i danni causati dal cibo che produce, probabilmente tale scritta sarà prevista anche sulla confezione di molti insaccati e altri prodotti animali.

L’obiezione che in genere viene posta a chi prova a mettere in guardia qualcuno sulla qualità del cibo in commercio è "Se vai a vedere, non dovresti mangiare più nulla" che, come dice Andreuccioli, "è la massima espressione del qualunquismo alimentare", ma che è anche vera, perché "non si dovrebbe mangiare nulla di ciò che l’industria agroalimentare produce."

Il motivo è che per alzare i profitti l’industria alimentare abbassa i costi di produzione a scapito della qualità del cibo, con il conseguente insorgere di numerosissime patologie sull’organismo umano.
È ben vero che, una volta informati sui pericoli che corriamo, si è liberi di mangiare qualsiasi cibo vogliamo, anche quelli potenzialmente cancerogeni, tuttavia, se non per noi, dovremmo almeno tener conto dello stato in cui sono tenuti gli animali negli allevamenti intensivi.
Mucche, maiali e polli oltre ad essere costretti alla quasi totale immobilità, a vivere sopra i loro escrementi ed a nutrirsi di mangimi dal composto discutibile, vengono riempiti di ormoni e antibiotici. I primi servono a far crescere in fretta gli animali e i secondi a non diffondere malattie, dato l’affollamento in cui sono costretti a sopravvivere (dire vivere sarebbe eccessivo, visto che, a paragone di molti allevamenti, i lager nazisti sembrano poter essere considerati luoghi di villeggiatura).

Se noi siamo veramente ciò che mangiamo, potrebbe realizzarsi uno di quegli scenari da fantascienza distopica che tanto piacciono agli amanti del catastrofismo. Già, come viene constatato ormai da alcuni anni, i batteri stanno diventando sempre più resistenti agli antibiotici, a causa proprio dell'assuefazione a quelli contenuti nel cibo.
Comunque il saggio di Andreuccioli non pretende di farci diventare tutti vegetariani, ma consiglia di mangiare meno carne e, soprattutto, di mangiarne di più sana, rivolgendosi a quegli allevamenti che, oltre a garantire agli animali una qualità di vita migliore, danno loro da mangiare elementi naturali e vegetali come l’erba ed il fieno. La loro carne, in questo modo, sarà migliore oltre che sotto il profilo medico, anche sotto quello del gusto.
L’econnivoro non avrà magari la comodità del supermercato sottocasa e alcuni alimenti potranno avere un prezzo maggiore, ma guadagnerà in salute e risparmierà in medicine.

L’allevamento intensivo su basi industriali è nato a cavallo delle due guerre mondiali, quindi poco più di mezzo secolo fa. Ciò vuol dire che l'impatto del cibo che stiamo mangiando è destinato a produrre gli effetti dannosi al nostro organismo solo relativamente da poco tempo, ma saranno soprattutto i nostri figli a risentirne maggiormente. Si spera, peraltro, che possano essere ancora nella possibilità economica di optare per scelte alimentari più oculate perché, come dice l'autore:


Non può esistere nessuna rivoluzione economica che non sia supportata da un’economia vincente.

Andreuccioli, che si proclama vegetariano, tratta nel suo saggio anche delle esperienze di persone da lui conosciute che hanno lasciato la città per andare a vivere una vita più sana in campagna, svolgendo lavori di fattoria.
Al di là dei film umoristici che sono stati prodotti su questo filone, non sono esperienze alla portata di tutti, naturalmente, e presuppongono spirito di adattamento, sacrificio, nonché anche un adeguato capitale iniziale e, aggiungerei, una discreta dose di fortuna, elemento necessario ad ogni imprenditore.

L’autore non pretende che dall’oggi al domani chi è abituato ad alimentarsi ai fast food cambi improvvisamente abitudini, né che si imponga a chi è abituato a mangiare carne di mangiare solo verdure, ma che impari ad autoeducarsi prima di tutto mangiando carne biologica e cercando poi di sperimentare gradualmente altri cibi non di origine animale.
Origine Animale è un saggio che non racconta novità eclatanti, ma regole di buon senso ed è scritto in forma molto scorrevole.Non è molto lungo, ancorché ben documentato (consta di sole 170 pagine comprensive di molte tabelle e grafici). Le rimanenti 280 pagine, per arrivare alle 450 di cui è composto il saggio, costituiscono una guida interattiva, suddivisa per regione, su dove trovare negozi, ristoranti e aziende a cui ci si può rivolgere per acquistare cibo sano, ed è quindi alla portata anche di coloro poco propensi alla lettura.
Probabilmente un buon ecoconsumatore dovrebbe essere educato fin da piccolo ad alimentarsi adeguatamente, perché le cattive abitudini degli adulti sono dure a morire, e i resoconti di coloro che, come Andreuccioli, si occupano con competenza di questa materia, meriterebbero maggiore divulgazione.
Un ottimo saggio, quindi, semplice, discorsivo ma ben documentato, quasi l'abc del consumatore.


Giudizio:

+4stelle+ e mezza

Dettagli del libro

  • Titolo: Origine Animale Come continuare a mangiare carne e salvare il pianeta, la vostra salute e gli animali. Con una guida interattiva per econnivori principianti.
  • Autore: Massimo Andreuccioli
  • Editore: goWare
  • Data di Pubblicazione: 2016
  • Collana: Salute e benessere
  • ISBN-13: 9788867976898
  • Pagine: 459
  • Formato - Prezzo: ebook - Euro 6,99

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