25 settembre 2015

Diario di un curato di campagna - Georges Bernanos

« L'uomo che ha accettato una volta per sempre la terribile presenza del divino nella sua povera vita », cosi Bernanos definisce il protagonista del suo Diario di un curato di campagna: questa disarmata figura di prete cattolico che si consuma fino al limite della tentazione nell'impari lotta con il male impersonato dalla tragica opacità del mondo borghese di uno sperduto villaggio della Fiandra. Egli non deve salvare soltanto se stesso ma anche le anime dei suoi parrocchiani che gli sono ostili, o lo accettano passivamente trascinandolo nelle loro ipocrisie. Giunge fin quasi al punto di abiurare, ma proprio sull'orlo della perdizione la coscienza della morte vicina lo salva.

« Un corpo a corpo fra il soprannaturale e il mondo; ma il mondo non è mai stato sentito da Bernanos con una comprensione più potente e più tenera », cosi scrisse André Rousseaux del Diario di un curato di campagna, un romanzo che ha in sé fin dalle prime pagine una carica drammatica che si va facendo via via sempre più febbrile e compressa ed esplode poi, ad un tratto, in tutta la sua pienezza dinnanzi all'illuminazione.

Recensione

Questo di Bernanos è romanzo breve ma difficile da digerire.

Il titolo è quasi un inganno, perché, almeno in chi scrive, evoca una dimensione narrativa piuttosto forte e sciolta. Nel diario del pretino di campagna di Bernanos invece manca quasi tutta la materia del racconto: il tutto è un lungo esame di coscienza sulle ragioni di una vocazione e sul senso di una scelta, quella della fede, che mostra tutte le sue difficoltà man mano che emergono le debolezze umane del protagonista. Più vicino forse all'analisi interiore tutta virata sulla spiritualità delle Confessioni di un sant'Agostino, il Diario si nutre di dubbi e di paure, di senso di inadeguatezza rispetto ai compiti di un curato e all'ambiente sociale: è il diario di una crisi e in quanto tale in tono con il contesto di inizio '900, pur essendo pubblicato nel 1936, quando ormai il percorso letterario e culturale dell'Europa si avvia verso la catastrofe della II Guerra Mondiale.

I riferimenti spirituali più importanti sono due personaggi del mondo della Chiesa all'epoca di grande attualità, il curato d'Ars Giovanni Maria Vianney e santa Teresa di Lisieux, che oggi probabilmente faticano ad evocare il mondo spirituale e religioso di cui vive il romanzo. Così pure risulta faticoso decifrare e seguire i tortuosi percorsi di autoflagellazione e di penitenza che il protagonista si impone, a voler scontare con un regime di rinuncia e di umile accettazione della propria pochezza i suoi fallimenti, sia di individuo, timido, socialmente goffo e proveniente da un ceto sociale 'inferiore', sia di uomo di chiesa, che non riesce a portare avanti i suoi progetti e i suoi compiti legati alle cure pastorali.

Il fatto stesso di scrivere un diario sembra quasi legato al bisogno di testimoniare e ammettere, in forma di espiazione, i propri dubbi, le incertezze, il vacillare di una fede che oscilla tra la supina sottomissione all'insondabile volontà di Dio e il desiderio bruciante di abdicare dai doveri della vocazione e del ministero e rende l'immagine di un prete inetto, fuori luogo con il suo abito talare sempre malmesso e stazzonato e la fama di alcolista che si procura nel villaggio: da un lato il curato sente il diario necessario come una confessione dei suoi peccati, dall'altro lo ritiene quasi una forma di superbia e vanagloria, di cedimento all'autoassoluzione.

La trama è quasi assente, compare solo a tratti nei confronti con due figure di riferimento per il pretino di provincia, il solido curato di Torcy, che lo aiuta anche economicamente, e un medico che lo assiste nei suoi tormenti fisici, che si manifestano in forma di forti dolori di stomaco, che al lettore sembrano quasi una reazione psicosomatica al malessere e alla noia profonda della realtà con cui si trova a lottare. La situazione di crisi più forte è legata alla frequentazione della famiglia dei notabili locali, quella del conte, che il parroco non può evitare e che però lo pone continuamente di fronte ai suoi fallimenti personali e spirituali. Solo verso la fine, quando si fa palese il significato della sua sofferenza fisica, che è difficile per il lettore distinguere da quella interiore, tutta la vicenda umana dell'insignificante curato di campagna acquista un senso e tocca il suo punto più alto nella conclusione.

Nel complesso la storia non è facile da leggere, forse non si tratta di un capolavoro per tutti i palati librari, o perlomeno le lunghe pagine riflessioni, le contorsioni di una fede religiosa vissuta come un tormento, fisico e morale, sono concepite come un ostacolo che il lettore può superare solo con una solida motivazione.

Giudizio:

+3stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Diario di un curato di campagna
  • Titolo originale: Journal d'un curé de campagne
  • Autore: Georges Bernanos
  • Traduttore: A. Grande
  • Editore: Mondadori
  • Data di Pubblicazione: 2002
  • Collana: Oscar, Classici Moderni
  • ISBN-13: 9788804315636
  • Pagine: 252
  • Formato - Prezzo: paperback - Euro 9,00

1 Commenti:

  • 25 settembre 2015 alle ore 17:18
    sinforosa c says:

    A me è piaciuto, tanto
    Ciao ciao
    sinforosa

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