22 agosto 2015

Speciale Romanzi d'Appendice: Grandi speranze - Charles Dickens

Considerato il padre della letteratura vittoriana, Charles John Huffam Dickens nacque il 7 febbraio 1812 a Portsea Island (Portsmouth), secondo degli otto figli di John Dickens, impiegato all'Ufficio Stipendi della Marina Britannica, e di Elizabeth Barrow. Avido lettore fin da bambino, l'impiego del padre gli consentì di avere un'istruzione, almeno fino a quando John Dickens, che manteneva un tenore di vita più alto di quanto la sua rendita gli consentisse, fu rinchiuso nella prigione per debitori di Southwark. La famiglia lo seguì, con la sola eccezione di Charles, all'epoca dodicenne, che fu costretto a lasciare gli studi e a lavorare in una fabbrica di lucido per scarpe per mantenersi. Le dure condizioni di lavoro influenzarono a fondo la vita e le opere di Dickens, soprattutto Oliver Twist e il più autobiografico David Copperfield, e lo convertirono in un fervente sostenitore della necessità di una riforma socioeconomica che tutelasse le fasce della popolazione più povere e che garantisse condizioni di lavoro più umane.
La morte della bisnonna di Charles, che lasciò alla famiglia una discreta eredità, consentì al padre di saldare i debiti e di uscire dalla prigione di Southwark, ma la madre non ritirò subito il ragazzino dal lavoro in fabbrica, gesto che segnò per sempre i rapporti tra i due e che fece maturare in Dickens una certa misoginia. Riuscì comunque in seguito a riprendere gli studi fino al 1827, anno in cui iniziò a lavorare nell'ufficio legale di Ellis & Blackmore come praticante, imparando anche, nel tempo libero, la stenografia, che gli consentì poco dopo di lasciare l'ufficio e di lavorare sia come reporter freelance che come stenografo in tribunale e negli studi legislativi. La vicinanza alla mostruosa macchina burocratica e alle contraddizioni del sistema legale confluirono successivamente in opere come Nicholas Nickleby, Dombey e Figlio e soprattutto Casa desolata.
Dopo alcuni iniziali tentativi di sfondare come attore (tanto forte era l'amore per il teatro da lui maturato in questo periodo), uno zio materno gli offrì un lavoro al "Mirror of Parliament", per cui iniziò a scrivere sotto lo pseudonimo di "Boz" alcuni brevi e arguti articoli a tema politico, che nel 1836 vennero pubblicati in due raccolte dal nome di Sketches by Boz.

Dickens iniziò a calcare la scena letteraria del tempo stringendo amicizia con lo scrittore William Harrison Ainsworth, nel cui salotto in Harrow Road si riuniva periodicamente con Benjamin Disraeli, George Cruikshank, Edward Bulwer-Lytton, e con John Macrone, l'editore che aveva pubblicato i suoi Sketches. Il successo di questi ultimi condusse a una proposta degli editori Chapman&Hall perché Dickens fornisse dei testi con cui accompagnare le incisioni di Robert Seymour su una rivista mensile. Il risultato (Hablot Knight "Phiz" Browne aveva poi sostituito Seymour, morto suicida) divenne in seguito il romanzo a puntate Il Circolo Pickwick, che acquisì un successo via via maggiore fino a vendere, con l'ultimo numero, 40.000 copie. Poco dopo la fine della pubblicazione di Pickwick, Dickens iniziò Oliver Twist, il primo romanzo vittoriano con un bambino per protagonista, pubblicato nel 1838.
Il suo successo non conobbe battuta d'arresto: tra il 1838 e il 1839 pubblicò Nicholas Nickleby, cui seguirono La bottega dell'antiquario (1840-41) e il suo primo romanzo storico, Barnaby Rudge, uscito a puntate sul settimanale "Master Humphrey's Clock", da lui stesso fondato dopo alcuni dissapori con l'editore John Macrone. Rientrato in Inghilterra dopo un lungo e trionfale viaggio in America e Canada con la moglie Catherine Thomson Hogarth, Dickens iniziò a lavorare sulla prima delle storie a tema natalizio, Un canto di Natale, e ai più maturi Dombey e Figlio (1849-1850) e David Copperfield.
A questa seconda fase della sua produzione appartengono anche Casa desolata (1852–53), Tempi difficili (1854) e La piccola Dorrit (1856). Le entrate dell'autore, che si profuse corpo e anima nell'aiuto - anche economico - di ospedali per poveri e associazioni di carità e assistenza per "donne decadute" e orfani, aumentarono anche grazie ai reading tour in Inghilterra, Scozia e Irlanda, sempre più numerosi man mano che la sua popolarità aumentava. Nel 1859 uscì Racconto di due città, seguito due anni dopo da Grandi speranze.
L'8 giugno 1870, mentre stava lavorando a Il mistero di Edwin Drood (che rimarrà incompiuto), Dickens perse i sensi a causa di un'emorragia cerebrale che già si era manifestata negli anni precedenti. Morì il giorno seguente. Contrariamente al suo desiderio di essere seppellito privatamente e senza alcuno sfarzo nella Cattedrale di Rochester, le sue spoglie furono poste nell'Angolo dei Poeti dell'Abbazia di Westminster.


Pip vive in un piccolo villaggio alla foce del Tamigi. La sua infanzia di fervida e inquieta immaginazione viene sconvolta dall'irruzione di due adulti: il criminale Magwitch e la bizzarra e ricca Miss Havisham. Esaltato a "grandi speranze" dalla ricchezza che la vecchia signora sembra destinargli, il giovane rompe i legami d'affetto con il villaggio per recarsi a Londra, inseguendo la fredda e sprezzante Estella e fatalmente attratto dalle propaggini più inquietanti della città: il kafkiano mondo legale delle Inns of Court, le carceri di Newgate e le limacciose sponde del Tamigi. Narratore e protagonista, Pip ripercorre con humour e passione il suo cammino di conoscenza e disillusione, facendo i conti con la propria cecità di fronte ai casi della vita. Da questo romanzo è stato tratto di recente il film "Great Expectations", con, tra gli altri, Helena Bonham Carter e Ralph Fiennes.

Recensione

«Pirrip era il cognome di mio padre e Philip il mio nome di battesimo, ma la mia lingua infantile non riuscì a cavarne nulla di più lungo o più esplicito di Pip. Sicché cominciai a chiamare me stesso Pip e Pip mi chiamarono gli altri.
In quanto al cognome Pirrip, mi baso sull'autorità della tomba di mio padre e su mia sorella - la moglie di Joe Gargery, il fabbro. Non avendo mai visto mio padre o mia madre e neppure una loro immagine (a quei tempi l'era della fotografia era ancora lontana), le mie prime fantasie sul loro aspetto derivarono, assurdamente, dalle pietre tombali. La forma delle lettere su quella di mio padre, suscitò in me la strana idea che fosse un uomo quadrato, robusto, scuro, con capelli neri e ricci. I caratteri e il tenore dell'epitaffio ANCHE GEORGIANA MOGLIE DEL SUDDETTO, mi portarono ingenuamente a concludere che mia madre fosse lentigginosa e malaticcia. A cinque piccole losanghe di pietra, lunghe circa due palmi, ordinatamente disposte in fila accanto alla tomba e consacrate alla memoria dei miei cinque fratellini - che smisero ben presto di arrabattarsi e lottare per sopravvivere - sono debitore di una certezza in cui credevo fervidamente, e cioè che fossero nati supini con le mani in tasca, e che ve le avessero tenute sinché erano rimasti su questa terra.
Avevamo la palude, giù in basso lungo il fiume, a non più di venti miglia dal mare - nel tratto in cui si formava l'ansa. Credo di aver avuto la prima percezione, estremamente vivida e netta, dell'identità delle cose, in un rigido memorabile pomeriggio, all'imbrunire. Fu allora che scoprii con certezza che quel luogo desolato coperto di ortiche era il cimitero; e che Philip Pirrip, defunto di questa parrocchia, e anche Georgiana moglie del suddetto, erano morti e sepolti; e che Alexander, Bartholomew, Abraham, Tobias e Roger, bambini del sunnominato, erano anch'essi morti e sepolti; e che la piatta distesa fosca al di là del cimitero, intersecata da canali, argini e barriere, su cui pascolava sparso il bestiame, era la palude; e che la bassa linea livida più giù era il fiume; e che la tana remota e selvaggia da cui si scatenava il vento, era il mare; e che il mucchietto di brividi che sentiva crescere la paura di ogni cosa e si metteva a piangere, era Pip.
«Silenzio!», gridò una voce tremenda mentre un uomo sbucava tra le tombe, di fianco al portico della chiesa. «Sta zitto, piccolo demonio, se non vuoi che ti taglio la gola!».»

Inizia con uno degli incipit più famosi dell'epoca vittoriana Grandi speranze: il giorno di una brumosa vigilia di Natale il giovanissimo Pip, in visita alle tombe dei defunti genitori, viene terrorizzato da un galeotto in fuga in cerca di cibo e di una lima. Nonostante desideri poco incorrere nelle ire della violenta sorella, Pip obbedisce, ma la fuga dell'uomo è di breve durata: il giorno successivo Magwitch, questo il nome del galeotto, viene ricatturato nelle paludi.
Le stranezze nella vita di Pip non terminano qui: poco dopo l'episodio il ragazzino viene chiamato a Satis House, una dimora un tempo sontuosa ma adesso nel più completo disfacimento, dalla stramba Miss Havisham. La donna, abbandonata il giorno delle nozze molti anni prima, infesta Satis House come un fantasma, ancora nel lacero abito nuziale che aveva appena finito di indossare, non uscendo quasi dalla stanza buia in cui tutto è rimasto come in quel giorno. Pip, cui Miss Havisham chiede di andarla a trovare di tanto in tanto (e che lo stupisce con strambe richieste), s'innamora all'istante di Estella, l'algida protetta adottata dalla donna perché possa un giorno vendicarla dei torti subiti dal sesso maschile.
Giunto all'età adatta per imparare un mestiere, Miss Havisham paga a Joe Gargery, il mite cognato di Pip, un compenso perché lo assuma come apprendista fabbro. Di malumore Pip si adatta alla povera esistenza che gli è sempre stata destinata. Ma poco dopo il ragazzo viene convocato da Mr. Jaggers, il legale di Miss Havisham, che gli comunica un'inaspettata notizia: un misterioso benefattore, che vuole restare anonimo, ha messo una grossa somma a disposizione di Pip perché venga educato come un gentiluomo a Londra. Non senza qualche senso di colpa nei confronti di Joe, ed eppure felice di mutare la sua misera condizione in una che gli consenta di essere al livello di Estella, Pip, convinto che il misterioso benefattore sia Miss Havisham e che gli abbia destinato la sua protetta, parte per Londra pieno di grandi speranze.

Da queste mosse si dipana un romanzo di formazione tragicomico denso di colpi di scena e agnizioni degni della migliore tradizione dickensiana: dal palustre villaggio natale Pip giunge nella frenetica Londra, dove, rinnegando sempre più le sue umili origini, si darà ai bagordi con il coetaneo Herbert Pocket (figlio del suo precettore Matthew Pocket, negletto cugino di Miss Havisham). Risucchiato dalla torbida corrente londinese, che lo inizierà alla scioperataggine di una vita trascorsa tra ritrovi mondani, un'educazione senza scopo, debiti da saldare e adorazione incondizionata verso Estella, il passivo Pip scoprirà il marcio nascosto nell'esistenza più dorata fino a rimpiangere l'ingenua semplicità della sua precedente vita, da cui si troverà tagliato fuori. A salvarlo (letteralmente), come spesso accade nelle opere dickensiane, sarà l'amicizia.

Ma le grandi speranze cui il titolo si riferisce non sono unicamente quelle di Pip: grandi speranze sono quelle di Abel Magwitch, che ha accumulato un capitale perché il suo protetto diventasse ciò che lui non ha avuto l'occasione di divenire; grandi speranze sono quelle di Miss Havisham, che ha educato Estella senza sentimento per farne un'arpia che potesse far soffrire il maggior numero di uomini possibile; grandi speranze di sfondare nel commercio così da sposare la fidanzata Clara sono quelle di Herbert, grandi speranze - di ricchezza, di potere, di ascesa sociale - nutrono gran parte dei personaggi.
Evidenti sono i riferimenti autobiografici nella figura di Estella, ispirata all'algida attrice Ellen Ternan, con cui l'autore intraprese una relazione extraconiugale dopo un'iniziale riluttanza da parte di lei. Ma le esperienze personali dell'autore sono riflesse anche nella descrizione dell'ambiente legale - lo studio del rigido e macchiettistico Mr. Jaggers, un inferno burocratico di cavilli e garbugli giudiziari, in cui l'impiegato John Wemmick ostenta un'identità professionale diametralmente opposta alla spontaneità e simpatia che Pip scopre nel suo privato - con cui Dickens ebbe modo di lavorare a stretto contatto, e nei contrasti del protagonista con la violenta figura materna (in questo caso la sorella) che prevale sull'inetta figura paterna (il cognato Joe). Autobiografico è pure il sentimento di solidarietà che si respira per tutto il romanzo verso gli orfani, Pip ed Estella, oppressi, l'uno in povertà e l'altra in ricchezza, dall'aridità sentimentale, così come lo stesso Dickens era stato oppresso dalla noncuranza di un padre incapace e di una madre che lo aveva costretto al lavoro in fabbrica.

Scritto e pubblicato a puntate tra il 1860 e il 1861 sul periodico "All the Year Round", Grandi speranze è un'opera matura popolata da un carosello di pittoreschi personaggi, scritta con lo stile unico e sferzante del padre della letteratura vittoriana.

Giudizio:

+4stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Grandi speranze
  • Titolo originale: Great Expectations
  • Autore: Charles Dickens
  • Traduttore: M.F. Melchiorri
  • Editore: Newton Compton
  • Data di Pubblicazione: 2014
  • Collana: I MiniMammut
  • ISBN-13: 9788854165144
  • Pagine: 415
  • Formato - Prezzo: Rilegato - 3,90 €

0 Commenti a “Speciale Romanzi d'Appendice: Grandi speranze - Charles Dickens”

Posta un commento

 

La Stamberga dei Lettori Copyright © 2011 | Template design by O Pregador | Powered by Blogger Templates