11 luglio 2015

In morte di una cicala - Maria Silvia Avanzato

Azzurra ha il cuore spezzato e nulla da perdere. Sono gli anni Ottanta, la scuola è finita e l'aria di città è diventata irrespirabile. Desiderosa di tranquillità, la ragazza decide di ritirarsi in un piccolo paese con pochi, schivi abitanti, Cima d'Argile, prendendo in affitto la dépendance della villa di IIda, una donna anziana e dimenticata da tutti, con un glorioso passato da attrice e un presente di solitudine e deliri.

Nel borgo cupo e perennemente battuto dalla pioggia, Azzurra cerca Barbara, amica dei tempi della scuola, fuggita per inseguire il sogno della musica e poi scomparsa senza dare più notizie. Tutti, in paese, sostengono che Barbara sia morta, ma le stranezze e le voci che ha lasciato dietro di sé disegnano una scia che Azzurra non può e non vuole ignorare. La stessa llda, fra le nostalgie del grammofono e le finestre sempre socchiuse, ha qualcosa da nascondere.

Sullo sfondo di una provincia umida e abbandonata, in balia dei capricci del fiume, dove i misteri riposano fra le diroccate pietre tombali del vecchio cimitero, ha inizio un percorso verso un passato oscuro, in cui i pericoli sono in agguato e i peggiori incubi diventano realtà.

Recensione

In morte di una cicala è un thriller italiano che presenta diversi elementi originali.

Intanto l'ambientazione è insolita: una ragazza, una giovane artista, fugge dalla gabbia della casa dei genitori a Bologna e si rinchiude volontariamente in un piccolo villaggio sui colli bolognesi, Cima d'Argile, condannato al vuoto annichilito della lontananza rispetto al mondo civile. In più siamo negli anni Ottanta, a quanto è dato capire, e non ci si può aspettare neppure l'aiuto del mondo digitale per abbattere la barriera delle distanze: il mondo è ancora privo di smartphone e portatili, le cabine telefoniche non sono una reliquia di archeologia contemporanea; i social network non hanno ancora reso impossibile sparire nel nulla.

La scelta di trasferirsi nel piccolo paese, che forse anche adesso non è molto cambiato rispetto a trent'anni fa, è dovuta alla speranza di ritrovarci un'amica dei tempi della scuola, partita per una vita nomade da barbona all'inseguimento di un sogno musicale e poi inghiottita dal nulla. In più il piccolo villaggio può essere un rifugio adatto per vivere una storia d'amore proibita con un ex professore e pittore, lontano dalle rispettive famiglie della benpensante Bologna. Però all'arrivo a Cima, dove Azzurra trova lavoro e alloggio come una sorta di custode presso la villa di una vecchia attrice in disarmo con sindrome da diva, segue la scoperta che Barbara, la compagna di classe e unico legame sincero della protagonista, è morta.
O almeno così racconta la voce del popolo e la famiglia della poveretta. Forse anche per sfuggire alla realtà del fallimento della sua storia d'amore Azzurra cerca di capire meglio cosa sia successo alla sua amica, della cui morte nessuno sembra essersi dato troppo peso, e nel chiedere in giro scoperchia il proverbiale nido di vipere che la porta a indagare sugli scheletri nell'armadio di un villaggio che è placidamente intontito dalla noia solo in apparenza.
Vengono fuori storie di droga – e cos'altro ci si può aspettare dal nulla di un piccolo villaggio sepolto vivo nella monotonia padana – e altri misteri, la morte in un incidente stradale del bello&dannato locale, Ares Berreschi, il figlio scapestrato della diva d'antan, una tomba che pare non esistere, un clima generale di omertà da parte degli abitanti del villaggio che si muovono in simbiosi per difendersi dal corpo estraneo arrivato dalla città a scuotere la pace morbosa di una vita statica e immutabile.

Da qui si scatena un vortice di crimini, omicidi, piccoli scandali legati alla vita sessuale che dipingono il sonnacchioso paesello come una copertura per una specie di doppia vita, come la brutta crosta di un paesaggio dozzinale che nasconde una realtà simile alle immagini visionarie e malate di un pittore come Antonio Ligabue, che della bassa padana ci ha lasciato un quadro tutto fuorché rassicurante. Del resto, come amava ripetere Agatha Christie che di country lifestyle e omicidi si intendeva parecchio, nulla crea più disagio di un bel cadavere in campagna!

La costruzione di un paesaggio agreste che si rivela molto diverso da come appare, la scelta di rievocare un ambiente attuale per la cultura postmoderna come la Bologna degli anni '800, quelli del Punk e del riflusso da contestazione, dei racconti ingenui e tragici di Tondelli è molto interessante, come pure la capacità dell'autrice di generare atmosfere suggestive come nel cinema thriller anni '70, dal primo Dario Argento ai fratelli Avati della Casa delle finestre che ridono. Anche la scelta di affidare il racconto a una successione di voci narranti che di volta in volta raccolgono l'incarico della ricerca e della testimonianza è tutt'altro che scontata, anzi originale e strutturata in base agli sviluppi della trama. Infine la scelta della metafora della cicala, l'insetto che vive per cantare e muore alla fine dell'estate è indovinata.

Lasciano perplessi sostanzialmente due elementi: il primo è che sembra mancare una revisione critica dello stile, che in diversi punti presenta delle durezze e delle forme espressive incerte; il secondo che nella trama si affastellano una serie di spunti e di vicende che rischiano di ingolfarla e renderla poco scorrevole, generando un senso di spaesamento nel lettore. Non che questo sia necessariamente un fatto negativo in un buon giallo, intendiamoci. Anzi, comunque per tanti aspetti, come si è già detto, In morte di una cicala ha diversi lati interessanti. Da un lato però ci sono delle incertezze stilistiche, a volte anche banali, come nell'uso del lessico, o sintattiche, non necessariamente errori, certo, ma asprezze che indicano forse l'esigenza di una revisione più attenta. O forse solo una maturità espressiva ancora da completare? Dall'altro forse la presenza di troppi fatti in un libro che tutto sommato è anche abbastanza breve lo rende un po' difficile da seguire: la ragazza sparita, una tomba mancante, il paese troppo placido per essere vero, il mostro, il barista maniaco, i misteri della villa della diva di un tempo... forse sarebbe stato meglio non mettere troppa carne al fuoco. Oppure utilizzare uno spazio narrativo più ampio?

Giudizio:

+4stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: In morte di una cicala
  • Autore: Maria Silvia Avazato
  • Editore: Fazi Editore
  • Data di Pubblicazione: 2015
  • ISBN-13: 9788876252877
  • Pagine: 240
  • Formato - Prezzo: Brossura - 14,00 Euro

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