22 agosto 2014

Seppellite il mio cuore a Wounded Knee - Dee Brown

1860 - 1890: è il trentennio della "soluzione finale" per il problema indiano, che approda alla distruzione della cultura e della civiltà dei pellerossa. In questo periodo nascono tutti i grandi miti del West, un'epopea ad esclusivo beneficio degli uomini bianchi. I racconti dei commercianti di pellicce, dei missionari, dei cercatori d'oro, delle Giacche Blu, degli avventurieri, dei costruttori di ferrovie e di città stendono una fitta coltre che nasconde la versione indiana sulla conquista del West.
I pellerossa costituivano l'antistoria, l'ostacolo al trionfo della nuova civiltà; per di più non sapevano scrivere nella lingua dei bianchi. Eppure la loro fievole voce non è andata perduta del tutto: alcuni ricordi hanno resistito al tempo in virtù della tradizione orale o per mezzo delle pittografie; dai verbali degli incontri ufficiali è possibile desumere illuminanti testimonianze; nelle rarissime interviste raccolte da giornalisti sono reperibili suggestive ricostruzioni di celebri e sanguinosi avvenimenti, e da sperdute pubblicazioni dell'epoca l'opinione dei pellerossa è potuta così giungere fino a noi.
Dee Brown ha fatto solo la sua parte di storico: la raccolta delle fonti, l'esame critico, la stesura della narrazione. Per la prima volta a parlare sono i pellerossa, dai grandi capi agli oscuri guerrieri; narrano come venne distrutto un popolo ed il mondo in cui viveva.

Recensione

Chi appartiene alla generazione "post-Balla coi lupi" ha imparato che gli indiani non erano poi così cattivi e i cow-boy non erano poi così buoni, al contrario il trattamento ricevuto dai nativi americani da parte dei discendenti dei padri pellegrini può tranquillamente essere definito come spietato e crudele e rientra senza dubbio nella categoria dei genocidi.
Quando Dee Brown pubblicò Seppellite il mio cuore a Wounded Knee nel 1970, la bilancia dell'opinione pubblica pendeva invece decisamente dalla parte dell'uomo bianco, dipinto in decine di film e romanzi come vittima innocente di selvaggi sanguinari che prendevano scalpi e rapivano bambini. Brown ribalta questa prospettiva dando voce per la prima volta all'altra parte che, naturalmente, racconta una storia ben diversa, destinata a suscitare un enorme scalpore e infinite accuse di parzialità, tanto che si diede per scontato che l'autore avesse discendenze indiane(non è vero: Dee Brown, bibliotecario, storico e scrittore originario della Louisiana, proviene invece da una famiglia la cui storia si estende fino ai tempi del Far West).

Certo è innegabile che il libro offra una prospettiva parziale (ma ricordiamo anche che si trattava di una voce solitaria nel panorama di decine di libri di storia altrettanto parziali), è innegabile che venga data voce solo agli indiani (e chi mai l'aveva sentita fino ad allora?), è innegabile che non vi sia quasi traccia degli atti di disonestà compiuti da questi ultimi mentre sui tradimenti e le crudeltà dei coloni americani si spendono pagine e pagine, ma è altrettanto innegabile che le fonti storiche esistono e parlano da sole, i trattati truffaldini e mai mantenuti esistono nero su bianco e parlano da soli, l'esistenza e l'utilizzo delle riserve per rinchiudere gli indiani in regioni in cui la sopravvivenza era impossibile è ampiamente documentata, così com'è nota la superiorità numerica e militare dell'uomo bianco.

La narrazione di Brown si concentra capitolo per capitolo su una diversa tribù, narrando le circostanze che ne hanno causato l'inesorabile scomparsa. Ogni esperienza ha la sua storia particolare, ma tutte presentano dei tratti comuni: man mano che i coloni si espandevano a ovest e individuavano nuovi terreni promettenti per la caccia, l'agricoltura o l'estrazione di metalli preziosi, procedevano con l'informare gli indiani del posto che quella non era più casa loro ed erano gentilmente pregati di spostarsi un po' più in là, in cambio di un risarcimento in cibo e armi spesso misero. Ben presto gli "un po' più in là" si fecero un po' troppo frequenti e pretenziosi e i risarcimenti inesistenti, per cui le popolazioni indigene iniziarono a opporre resistenza firmando così la loro condanna alla distruzione. Nonostante molte tribù diedero prova di coraggio e astuzia impegnando l'esercito degli Stati Uniti per diversi anni in stancanti operazioni di guerriglia e ottenendo storiche vittorie, l'inferiorità numerica e di armamenti era tale che furono davvero poche quelle che sfuggirono alla morte o al confino nelle riserve (dov'erano comunque destinati a morire data la scarsità di cibo e l'imperversare delle malattie).

È inutile girarci attorno: stiamo parlando dello sterminio di un popolo. Si può obbiettare che gli eventi vanno contestualizzati e dopotutto in ogni invasione il popolo invaso finisce per avere la peggio, ma non dimentichiamo che i fatti narrati si svolsero nel corso del diciannovesimo secolo e non del Medioevo: l'idea di civiltà aveva già raggiunto una certa evoluzione, cosa di cui erano ben consci i coloni americani che infatti hanno tentato di ammantare le loro gesta di un'aura di legalità fatta di trattati puntualmente invalidati e accordi mai rispettati.

È bene chiarire che, nonostante il titolo poetico, Seppellite il mio cuore a Wounded Knee non è un romanzo ma un saggio storico, per cui la lettura non è sempre scorrevole anche perché lo stile di Brown è piuttosto arido e offre poca analisi dei fatti preferendo elencare eventi e battaglie. Ciononostante non mancano i passaggi commoventi quando si arriva alla narrazione della lenta agonia patita da molte gloriose tribù. Al di là dello stile asciutto dell'autore, la lettura è anche appesantita dal grosso numero di strafalcioni ortografici, impossibile dire se responsabilità del traduttore o di Brown, che in verità vanta un glorioso curriculum come storico e bibliotecario ma sappiamo che la cultura di base degli americani latita un po' per cui tutto è possibile.

Sicuramente è una pecca di quest'edizione italiana la totale assenza di cartine ad accompagnare la lettura: considerando che la geografia degli Stati Uniti è essenziale per comprendere la maggior parte delle dispute sul territorio e la portata dei continui spostamenti a cui sono stati costretti gli indiani, un aiuto grafico sarebbe stato doveroso e avrebbe faciliato di molto la lettura.

Giudizio:

+4stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Seppellite il mio cuore a Wounded Knee
  • Titolo originale: Bury My Heart at Wounded Knee
  • Autore: Dee Brown
  • Traduttore: Furio Belfiore
  • Editore: Mondadori
  • Data di Pubblicazione: 1994
  • Collana: Oscar Storia
  • ISBN-13: 9788804423836
  • Pagine: 480
  • Formato - Prezzo: Brossura - 10,00 Euro

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