26 luglio 2014

Il ricordo dell'amore - Aminatta Forna

Cosa accomuna il dottor Kai Mansaray, brillante chirurgo dell’ospedale di Freetown, in Sierra Leone, ed Elias Cole, l’uomo morente a molti reparti di distanza? Cosa li ossessiona, li avvicina e allo stesso tempo li tiene lontani? Quando lo psicologo inglese Adrian Lockheart giunge in Africa per curare i traumi della guerra civile sierraleonese, inizia a svelare il legame tra i due uomini, fino a scoprire che l’amore può diventare causa di azioni terribili, le cui rovinose conseguenze si diffondono come cerchi nell’acqua. Una storia di amicizia, amore e guerra, in cui tre vite sono indissolubilmente legate dagli effetti indelebili del passato e da un amore ossessivo e devastante. Un romanzo che non è solo il drammatico resoconto di ciò che rimane dopo una delle più violente guerre civili della storia, ma che indaga, con una scrittura appassionata e arguta, i meccanismi della coscienza umana, il valore dei legami, dei ricordi e delle parole.

Recensione

La protagonista indiscussa di questo romanzo è la memoria: quella collettiva, trasfigurata nella Storia, e quella individuale, intesa come somma di esperienze personali la cui sedimentazione, interpretazione e selezione diventa parte integrante della personalità di ciascuno. La memoria non ha il carattere dell’oggettività, anzi è spesso frutto di rielaborazioni, più o meno consapevoli, che ne fanno un processo cognitivo ed emotivo intriso di soggettività: cosa ricordare e come ricordare dipendono, in altri termini, da bisogni profondi legati all’identità, alla desiderabilità sociale e al mantenimento dell’equilibrio psichico. Sembrano saperlo bene i personaggi del romanzo di Aminatta Forna le cui storie personali (fatte di amore, gelosia, abbandono, paura, morte, ambizione come quelle della maggior parte degli esseri umani) sono strettamente intrecciate con le vicende del loro paese: La Repubblica della Sierra Leone, uno Stato dell'Africa Occidentale, sulla costa dell'oceano Atlantico, teatro, dal 1991 al 2001, di una sanguinosa guerra civile svolta (come molte altre) tra il generale disinteresse dell’Occidente civile e democratico.

Il fulcro da cui si dipanano tutte le vicende è Adrian Lockheart, uno psicologo londinese, specializzato nel trattamento del disturbo post-traumatico da stress, che decide di prestare la sua opera professionale in Sierra Leone. Egli rappresenta l’elemento estraneo che deve superare l’egocentrismo culturale per comprendere quanto accade intorno a lui; la sua estraneità rispetto agli eventi politici accaduti nel paese, lo rende l’interlocutore privilegiato di Elias Cole, un uomo malato e prossimo alla morte che sente la necessità di rivivere, attraverso il racconto, il suo amore tormentato per Saffia; una storia d’amore il cui esito è strettamente connesso agli stravolgimenti avvenuti nel paese a metà degli anni sessanta.

In modo del tutto casuale, Albert conosce anche il dottor Kai Mansaray, un chirurgo taciturno che usa il lavoro per combattere i suoi incubi e tenere a bada il ricordo di Nenebah, la donna di cui era profondamente innamorato prima dello scoppio della guerra civile nel 1991. Sia Elias sia Kai cercano di sfuggire ai ricordi che li tormentano smussandone le parti che ancora li feriscono, senza però grande successo perché gli eventi li costringeranno a fare i conti con il loro passato. Gli esiti non sono scontati: l’interpretazione dei fatti, per quanto erronea e falsa possa risultare, a lungo andare rischia di sostituire la verità e , anzi, in certi casi, può preservare l’equilibrio psichico. Non si tratta di un’assoluzione piena dei colpevoli e dei loro crimini; l’autrice, attraverso le parole di Albert, fa una distinzione netta tra chi ha gli strumenti cognitivi per svelare la trama di omissioni e occultamenti con cui si tenta di dare una veste rispettabile ai drammatici eventi del passato e coloro che, invece, si rifugiano nell’oblio rappresentato spesso dalla psicopatologia. Per i primi (in genere esponenti dell’élite intellettuale del Paese) non può esserci comprensione, ma solo disprezzo; per gli altri (contadini e donne analfabete, ex-bambini soldato) sono invece necessarie cure specialistiche poiché questi non sono in grado di elaborare a livello della coscienza le tragedie di cui sono stati esecutori o vittime e testimoni.

Lo stile della narrazione trasmette una profonda rassegnazione che sembra caratterizzare i sierraleonesi. Gli europei presenti nel paese (soprattutto operatori di ONG) ne sono disturbati e finiscono per avere atteggiamenti sprezzanti e denigratori; l’autrice però ci offre un’analisi più attenta, e soprattutto contestualizzata, facendo emergere i rischi per l’equilibrio mentale di un eccesso di speranza in una situazione in cui non c’è alcuna prospettiva di cambiamento, se non quella di emigrare altrove.

L’interessante taglio psicologico del romanzo si costruisce su una trama che presenta una serie di debolezze a livello dell’intreccio narrativo: troppe coincidenze e un finale veloce che è poco congruente con l’approfondimento delle parti precedenti. Sul primo aspetto si potrebbe anche andare oltre, perché può essere inteso come una specifica volontà dell’autrice di presentare gli stessi eventi sotto diversi punti di vista, dimostrando che le memorie individuali, spesso, non coincidono tra loro e forniscono versioni differenti dei medesimi i fatti. Diversa è la mia valutazione sulla conclusione che opera un salto improvviso tralasciando degli eventi importanti che potrebbero meglio spiegare alcune decisioni che appaiono del poco coerenti con le caratteristiche dei personaggi, così come sono stati descritti.

Giudizio:

+3stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Il ricordo dell'amore
  • Titolo originale:The Memory of Love
  • Autore: Aminatta Forna
  • Traduttore: Annarita Guarnieri
  • Editore: Cavallo di Ferro
  • Data di Pubblicazione: 2014 (2011 edizione originale)
  • ISBN-13: 9788879071420
  • Pagine: 688
  • Formato - Prezzo: brossura - 19,90 euro

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