11 aprile 2014

Il richiamo delle spade - Joe Abercrombie

Logen Novedita, il famigerato guerriero, ha infine esaurito la sua fortuna. Si è fatto un nemico di troppo e ora ha davanti a sé un futuro solitario e cupo, in cui da un momento all'altro potrebbe ritrovarsi a guardare la morte in faccia per l'ultima volta. Ma saranno proprio i morti a offrirgli un'ultima opportunità, perché qualcuno, là fuori, ha ancora dei progetti per il Sanguinario.
Il Capitano Jezal dan Luthar, modello di egoismo e vanità, ha in mente poco altro che banali sogni di gloria, da far avverare in duello a colpi di spada. Ma la guerra è alle porte, gli eserciti si mobilitano e sui campi di battaglia del gelido Nord si combatte con regole terribilmente cruente.
L'Inquisitore Glokta, carnefice storpio, sarebbe contento di veder tornare i resti del Capitano Jezal in una cassa, ma d'altro canto lui odia chiunque non sia stato ridotto nelle sue condizioni. Confessione dopo confessione, senza lasciar spazio a nessun sentimento se non al rancore, elimina i traditori in seno all'Alleanza, ma la sua ultima scia di cadaveri potrebbe condurlo dritto al cuore corrotto del governo. Se soltanto potesse sopravvivere abbastanza a lungo da poterla seguire...

Recensione

Dici “Martin” e hai già condannato Abercrombie al pubblico scherno. Paragonare un autore fantasy a uno scrittore nato come G.R.R. Martin, soprattutto se giovane e normodotato, significa scavargli una fossa sotto i piedi e sperare che cadendoci non si faccia troppo male.

Abercrombie dalla fossa esce un po' malconcio: l'inesperienza pesa su questo primo volume della saga denominata La prima legge, Il richiamo delle spade, alquanto difficile da commentare poiché riveste il ruolo solitamente destinato ai romanzi centrali delle serie, l'essere cioè privo di avvenimenti di rilievo in preparazione del volume successivo: intrecciando i destini di tre personaggi principali e dei comprimari che ruotano loro attorno, i cui punti di vista si alterneranno realizzando una storia corale, l'autore getta le basi per una quest di stampo classico rimandandola tuttavia al secondo romanzo.

Si nota il tentativo dell'autore di creare personaggi che si allontanino dagli stereotipi classici della letteratura fantastica, ma malauguratamente finisce per farne dei cliché al contrario: Jezal Dan Luthar vorrebbe essere l'antipaladino per eccellenza, un giovane rampollo che ostenta con arroganza la propria abilità con la spada e le proprie nobili origini, ma l'eccessivo calcare sui suoi difetti lo rende a sua volta una macchietta; l'inquisitore Sand Dan Glokta vorrebbe forse imitare Tyrion Lannister nel suo cinico sarcasmo derivante da una deformità fisica (qui eredità di una precedente guerra), ma non ne ha lo smalto né la lingua tagliente; Logen Novedita spoglia la figura classica e dignitosa del barbaro del nord sottolineandone eccessivamente la semplicità di mente.
Non mancano i personaggi femminili, ovviamente, feroci e indipendenti in modo da accaparrarsi le simpatie delle lettrici ma, anche loro, sbozzate con l'accetta perché sia chiaro che si oppongono al paradigma maschilista: Ardee, giovane di umili origini appena giunta nella grande città su richiesta del fratello, che per risaltare sulle esponenti del gentil sesso che popolano la capitale non può che esprimersi come una scaricatrice di porto, flirtare con chiunque e avvinazzarsi a ogni ora del giorno; Ferro, capace guerriera con un passato di schiavitù, che non riesce a terminare una frase senza ricorrere al pugnale.
Tra questi spicca, boccata d'aria fresca in una stanza affollata di gente prevedibile, il mago Bayaz, lui sì, personaggio intrigante e sorprendente nel suo allontanarsi oltremodo dalla stantia figura del saggio barbuto.

Per quanto riguarda lo stile, non avendo letto il romanzo in originale mi vedo costretta a soprassedere, non potendo però fare a meno di notare che la lettura in italiano risulta a dir poco semplicistica e penalizzata da una traduzione apparentemente malfatta, tanto che si può perfino leggere una frase come Si sentiva come un re visto che nessun uomo aveva visto una cosa del genere nelle ultime centinaia di anni.

In definitiva, giudizio più o meno sospeso e tre stelle non proprio piene, l'ultima di incoraggiamento a una saga che si spera avrà qualcosa di meglio da offrire nei prossimi volumi.

Giudizio:

+3stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Il richiamo delle spade
  • Titolo originale: The Blade Itself
  • Autore: Joe Abercrombie
  • Traduttore: Tavani B.
  • Editore: Gargoyle
  • Data di Pubblicazione: 2013
  • Collana: Extra
  • ISBN-13: 9788898172016
  • Pagine: 679
  • Formato - Prezzo: Rilegato, sovraccoperta - 19.00 Euro

4 Commenti a “Il richiamo delle spade - Joe Abercrombie”

  • 11 aprile 2014 alle ore 11:40

    Paragonarlo a Martin può essere fuorviante, ma ha il vantaggio (per i librai) di farlo vendere. Fra parentesi, lo stile lo ricordo poco ma è molto caratterizzato - nel senso che la voce cambia a seconda del punto di vista su cui la narrazione è focalizzata. Il più simpatico è Logen, ma come personaggio ho amato Glotka (più avanti, a dire il vero). Jezal non sono riuscito a farmelo piacere fino agli ultimi capitoli (dell'ultimo libro) e lo stesso dicasi per Bayaz. Tengo per me il mio giudizio complessivo sulla trilogia, che se interessa ho pubblicato qualche tempo fa; aggiungo solo che mi è rimasta la curiosità di leggere uno degli autoconclusivi, che dicono essere meglio riusciti. Nello specifico "The Heroes", che dovrebbe esistere anche in italiano.
    Saluti!

    PS
    Anzi, no. A me questo titolo non piace, perché non penso traduca bene The Blade Itself. I titoli, per quando mi riguarda, essendo immune alle fascette, hanno fatto il 90% dello sforzo di marketing!

  • 11 aprile 2014 alle ore 12:49
    sakura87 says:

    A onor del vero, a me il titolo non dispiace, se non ho capito male è tratto da un verso di Omero che intero sarebbe: "The iron itself draws a man to it", quindi è una traduzione molto libera.

  • 11 aprile 2014 alle ore 15:01

    è una libera traduzione da Omero, a sua volta liberamente tradotta. Per il Pindemonte sarebbe "Allettamento è all’uom lo stesso ferro".
    Sarebbe qualcosa tipo: "Infatti lo stesso ferro trascina un uomo."

    Però "richiamo" è una parola chiave precipita il titolo in quella categoria di titoli "per lettore italiano". L'uso del plurale toglie l'universalità e fa immaginare più a uno schieramento di eserciti che all'essenza stessa dell'arma - che secondo me è un tema importante di questa trilogia, magari ne discuteremo quando e se l'avrai letta tutta.
    IMHO, naturalmente, ma a me non piace proprio. :)

  • 11 aprile 2014 alle ore 15:02

    (Scusa, "un uomo" ma anche "l'uomo" in senso generale e non personale.)

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