14 gennaio 2014

Letteratura di viaggio: gli Stati Uniti (parte II)

Cari lettori,
dopo una lunga pausa siamo finalmente in grado di ricominciare il nostro giro degli Stati uniti a colpi di libri. Come promesso, in questo nuovo capitolo ci occuperemo degli stati del Sud, un'area geografica che merita un capitolo a parte non solo per la sua vastità ma anche per l'unicità della sua cultura.
Se vi è capitato di vedere qualche film ambientato in questa regione saprete che ciò che caratterizza gli abitanti del Sud è un forte senso di appartenenza alla loro terra d'origine, una fierezza e un attaccamento alle proprie radici che arriva a eclissare quella di qualunque abitante del resto del Paese. Nonostante quest'area includa stati molto lontani e molto diversi fra loro, dal Texas alla Nord Carolina, dal Missouri alla Florida, essi risultano comunque accomunati da una storia unica ed un'unica cultura che conferisce loro un'identità ben distinta, spesso attivamente coltivata e incentivata dagli stessi abitanti, molti dei quali ancora oggi faticano a rassegnarsi al fallimentare epilogo della Guerra di Seccessione.
Un atteggiamento chiuso e un'economia basata principalmente sull'agricoltura hanno favorito l'affermarsi di una mentalità prevalentemente di stampo conservatore, di cui la famiglia, la religione e l'attaccamento alla terra risultano i capisaldi. Se alcuni aspetti di questa cultura, come la questione razziale o il fanatismo religioso, suscitano perplessità o addirittura ribrezzo, non si può negare il fascino esotico posseduto dai racconti ambientati nel Sud, senza dimenticare che alcuni fra i più grandi capolavori della narrativa americana appartengono proprio alla Southern Culture.


A costo di apparire scontati non possiamo che iniziare il nostro viaggio con un'opera famosissima (anche se spesso più citata che letta veramente): Le avventure di Huckleberry Finn di Mark Twain (Garzanti). Pubblicato nel 1884 ma ambientato una ventina di anni prima nel Sud pre-guerra di seccessione, questo romanzo non è solo l'opera più influente della cultura sudista ma è anche il primo vero esempio di ciò che ancora oggi viene considerata la letteratura del Sud, grazie soprattutto al modo diretto e schietto con cui vengono affrontati temi come il razzismo e la violenza. Concepito inizialmente come seguito de Le avventure di Tom Sawyer, questo racconto acquista in corso d'opera dignità di vero capolavoro. Vi si narrano le picaresche avventure del giovane Huckleberry Finn, che si sottrae ai rischi della "civiltà" e dell'"educazione" insieme con lo schiavo fuggiasco Jim. A bordo di una zattera, i due discendono il Mississippi vivendo una sorta di idillio fluviale, continuamente minacciato dalla violenza della società. Quello di Huck è un vero viaggio iniziatico, che lascia intravedere in filigrana le ansie profonde della nazione americana, attanagliata da problemi razziali, da laceranti divisioni di classe e dall'incombere di un'assurda guerra civile.

Un altro immancabile classico che magistralmente illustra l'impatto della Guerra di Seccessione sul sud agricolo,
schiavista e arretrato è Via col vento di Margaret Mitchell (Mondadori). Vista la costanza con cui Rete4 replica l'infinito (e bellissimo) polpettone in due puntate con Vivien Liegh e Clark Gable molti di voi saranno portati a snobbare questo pilastro della letteratura americana dimenticando che questo mattone ha portato il Premio Pulitzer nel 1933 alla Mitchell, che proprio di Atlanta, in Georgia, era originaria. L'origine "sudista" dell'autrice si respira in tutta l'opera, che riveste di un alone mitico alcuni dei valori tradizionali del sud schiavista, atteggiamento che aveva suscitato non poche polemiche all'epoca della pubblicazione del libro. La storia, lo sappiamo tutti, è quella di Rossella O'Hara, la viziata e capricciosa ereditiera della grande piantagione di Tara, in Georgia. L'illusione di una vita facile e agiata si infrangerà in brevissimo tempo, quando i venti della Guerra Civile cominceranno a spirare sul Sud degli Stati Uniti, spazzando via in pochi anni la società schiavista. Il più grande e famoso romanzo popolare americano narra così, in un colossale e vivissimo affresco storico, le vicende di una donna impreparata ai sacrifici: la tragedia della guerra, la decimazione della sua famiglia, la necessità di dover farsi carico della piantagione di famiglia e di doversi adattare a una nuova società. E soprattutto la sua lunga, travagliata ricerca dell'amore e la storia impossibile con l'affascinante e spregiudicato Rhett Butler, avventuriero che lei comprenderà di amare solo troppo tardi.

La Mitchell, inoltre, appartiene al periodo che viene oggi considerato come il "rinascimento" della letteratura sudista, ovvero gli anni '20 e '30 del 1900, in cui vennero alla luce veri e propri capolavori come le opere di William Faulkner e Tennessee Williams, entrambi molto più obbiettivi nel parlare della loro terra di origine.
Di Faulkner, originario del vincitore del Nobel nel 1949, sono molte opere che riecheggiano lo spirito crudo e desolato della sua terra d'origine. Fra di esse vogliamo segnalare Mentre morivo (Adelphi), il racconto di un viaggio folle su un barroccio sgangherato, tra inondazioni e fienili in fiamme, sotto i cerchi sempre più stretti degli avvoltoi che accompagnano speranzosi il grottesco funerale di Addie Bundren. Attorno alla bara, ingobbiti nei loro truci destini, assorti ciascuno nel proprio segreto, il marito e i cinque figli. Faulkner scrive questo suo quinto romanzo in sei settimane: è l’estate del 1929, ha trentadue anni, lavora di notte come operaio in una centrale elettrica e ha appena pubblicato una delle sue opere più alte e composite, L’urlo e il furore. E Mentre morivo è un nuovo, ancor più vertiginoso azzardo, poiché in esso Faulkner riesce a ordire una rara, tetra polifonia di voci monologanti, nella quale riconosciamo il suono di un’America primordiale e sino allora muta.

E' un Sud torrido, sensuale e violento quello che accompagna quasi tutte le opere del grande drammaturgo Tennessee Williams.

L'opera simbolo da questo punto di vista è probabilmente lo splendido Un tram che si chiama desiderio (Einaudi) ambientato nella misteriosa e decadente New Orleans. Qui come altrove, al centro della partitura teatrale, è la figura di donna, alcoolizzata, ninfomane sino alla demenza. I giovani inquieti e malati di Williams, le sue donne perdute, che tentano di ritrovare se stesse attraverso un disperato ritorno ad uno stato materno, sono le figure-simbolo di una tragedia che non è solo dell'America d'oggi. La commedia fu allestita la prima volta a New York il 3 dicembre 1947 per la regia di Elia Kazan, interpreti Marlon Brando, Karl Malden e Kim Hunter. Gli stessi interpreti, con l'aggiunta di Vivien Leigh nella parte di Blanche, torneranno anche nel famosissimo film del '51, sempre diretto da Kazan, per il quale però Williams fu costretto ad operare numerosi tagli a passaggi scomodi per l'epoca, come i riferimenti all'omosessualità.

New Orleans, culla del jazz e commistione unica tra la cultura inglese, francese e quella degli ex-schiavi africani, è protagonista prediletta di numerosissimi romanzi ed ha ispirato il genere di storie più disparate, che spesso traggono origine dall'alone mistico che avvolge la città.
Non sorprende quindi che molta della letteratura moderna con protagonisti i vampiri sia ambientata proprio qui (e nella Louisiana in generale). C'è un che di selvaggio e primordiale in queste terre che evidentemente suggerisce lo sfociare di violenze ataviche che stimolano la fantasia degli scrittori, i quali spesso utilizzano la maschera dell'horror per parlare delle discriminazioni e delle esplosioni di odio che affliggono questi stati. Fra di essi figura di primo piano è Anne Rice che proprio a New Orleans ambienta il celeberrimo Intervista col vampiro, romanzo horror, romanzo gotico, romanzo storico e filosofico che è l'inizio di una delle saghe narrative di maggior successo mondiale. Con il suo capolavoro, Anne Rice ha ricreato il mito notturno dei vampiro, trasformandolo in una figura oscuramente luminosa capace di incarnare, e di raccontare, i mali, le paure, le angosce di noi contemporanei. In questa sorta di educazione sentimentale è il vampiro Louis a raccontarci le angosce della vita eterna, la condanna a essere ogni notte carnefice.

E' invece la Louisiana creola la protagonista delle opere di Kate Chopin, oggi conosciuta come una delle prime romanziere femministe della letteratura. La sua opera più celebre è infatti Il risveglio (Einaudi), romanzo che celebra la liberazione interiore di una donna nell'America del primo novecento. Siamo in Louisiana, nell'epoca in cui le famiglie creole, discendenti dai coloni francesi, iniziano a mescolarsi con la società anglosassone del resto degli Stati. È cominciata la voga dei bagni di mare, e il romanzo si apre in una località di villeggiatura, tra signore con bambini e giovani cicisbei. Nulla d'estremo avviene nei fatti narrati lungo il corso del romanzo, ma il valore del libro sta appunto nel modo in cui da un quadro di vita quotidiana agiata e convenzionale di fine-secolo, dal cicaleccio della buona società, da una narrazione fitta e misurata che scorre leggerissima alla lettura, prende forma un imperativo interiore di libertà. Edna Pontellier, di famiglia di piantatori presbiteriani del Kentucky, sposata con un rispettabile uomo d'affari dell'antica borghesia francese di New Orleans, si rende conto, tra villeggiatura e ritorno in città, della distanza tra quello che lei sente e il mondo limitato delle persone e delle abitudini che la circondano.

Infine, a dimostrazione dello spirito eclettico di questa città, come non citare questo romanzo unico, vincitore del Pulitzer e capolavoro della satira:
Una banda di idioti di John Kennedy Toole (Marcos y marcos), un romanzo con una storia particolare perché pubblicato solo postumo nel 1980, undici anni dopo il suicidio dell'autore che visse nel totale anonimato senza mai sospettare che il suo romanzo sarebbe stato considerato uno dei capisaldi della moderna letteratura sudista. Capolavoro della satira, l'opera raccoglie le gesta di Ignatius Reilly, uno dei massimi nemici del popolo americano di questo secolo. Immaginatevi una strana miscela fra un barbone, un Oliver Hardy impazzito, un Don Chisciotte grasso e un Tommaso d'Aquino perverso. Immaginatevi un gigante con baffoni e berretto verde da cacciatore che, fra giganteschi rutti e flatulenze, si vede costretto a continui attacchi contro un'America "priva di geometria e teologia". Attorno a lui, in una New Orleans trasformata in palcoscenico quasi dadaista, un coro di personaggi epici. Jones, negro in semischiavitù, che fulmina con una frase al vetriolo "quella nazista della padrona" del Notti di Follia e ci fa ridere fino a piangere. La signorina Trixie, ottuagenaria sempre a caccia di prosciutti pasquali e, suo malgrado, dell'eterna giovinezza. Myrna, anarco-femminista di New York, che sfida con un serrato carteggio anima e sesso di Ignatius. Una mamma disperata, Santa Battaglia e l'agente Mancuso, pronti a consolarsi con partite di bowling. E poi, Yoghi, Rosvita e Batman, le Manifatture Levy, Gus Levy, signora e viziatissime figlie. Immaginatevi un diario del lavoratore, una summa teologica dell'assurdo, una rivolta di operai attorno a una croce eretta nell'ufficio contabilità, chilometri di archivio ridotti a zero in un minuto, un vecchio cliente umiliato senza scampo con una lettera di insolenze ineguagliabili. Cento pagine per immergersi, pian piano, nel mondo di questo libro, e tutte le seguenti per sperare di non uscirne più. Immaginatevi un capolavoro, e poi leggetelo.

Come si vede lo schiavismo e la discriminazione razziale sono due dei principali dei fili conduttori di queste opere e stendendo un'ombra di violenza e vergogna che arriva fino ai giorni nostri. Non a caso sono numerosi i romanzieri contemporanei che si sono occupati di questo tema,anche coloro che non sono principalmente noti per il risvolto etico delle loro opere come il maestro del legal-thriller John Grisham. Il suo Il momento di uccidere (Mondadori) si immerge totalmente nel tumultuoso contesto sociale del Mississipi raccontando la storia di Carl Lee Hailey, nero ed eroe del Vietnam a cui due bianchi, ubriachi e razzisti hanno picchiato a sangue e violentato la figlioletta. Carl Lee li uccide, in preda ad una furia selvaggia, davanti a numerosi testimoni. Si tratta di brutale omicidio o esecuzione esemplare? Vendetta o giustizia? Il caso infiamma gli Stati Uniti. Per dieci giorni in un tribunale del profondo Sud americano si discute la colpevolezza di un uomo senza mai poter ignorare il colore della sua pelle. Una storia di forte impatto che è stata anche portata sul grande schermo in un film omonimo di Joel Schumacher,con Sandra Bullock, Matthew McConaughey e Samuel L. Jackson.

Restando in tema di discriminazione razziale forse lo stato con la reputazione più infame è l'Alabama
(lo diceva anche Neil Young in Alabama, causando l'ira dei Lynard Skynard) e in effetti proprio in Alabama è ambientato uno dei romanzi più celebrati della letteratura sudista, Il buio oltre la siepe di Harper Lee (Feltrinelli), anch'esso scritto negli anni '60 e anch'esso vincitore del Pulitzer. La storia è nota più o meno a tutti: in una cittadina del "profondo" Sud degli Stati Uniti l'onesto avvocato Atticus Finch è incaricato della difesa d'ufficio di un uomo di colore accusato di violenza carnale... La vicenda, che è solo l'episodio centrale del romanzo, è raccontata dalla piccola Scout, la figlia di Atticus, un Huckleberry in gonnella, che scandalizza le signore con un linguaggio non proprio ortodosso, testimone e protagonista di fatti che nella loro atrocità e violenza non riescono mai a essere più grandi di lei. Nel suo raccontare lieve e veloce, ironico e pietoso, rivive il mondo dell'infanzia che è un po' di tutti noi con i suoi miti, le sue emozioni, le sue scoperte, in pagine di grande rigore stilistico e condotte con bravura eccezionale.

Molti resteranno sorpresi, ma Harper Lee e Anne Rice hanno qualcosa in comune: entrambe vengono in qualche modo ricollegate al genere del Southern Gothic, una delle massime espressioni della letteratura nord-americana che in generale si distingue per i suoi personaggi disturbati e le situazioni grottesche e sinistre descritte, spesso legate ad alcol, violenza e razzismo. La regina di questo genere è però considerata Mary Flannery O'Connor,
scrittrice amatissima in patria ma poco nota qui da noi che ha spesso utilizzato i suoi racconti decandenti per esaminare questioni di etica e morale. Autrice anche di diversi romanzi lunghi, per chi non la conosce un buon punto di partenza può essere la raccolta Tutti i racconti (Bompiani). La virtù dell’umiltà, di cui parla la O’Connor a proposito dello scrittore, è proprio quella che manca ai suoi personaggi. Solitamente si tratta di persone che applicano alla realtà i propri schemi mentali angusti, e vengono regolarmente vinti dalla realtà stessa, nella quale alberga, imponderabile, il Mistero. Questo volume di racconti ci mostra il mondo e l’arte di questa straordinaria scrittrice cattolica americana, morta a soli trentanove anni. Le sue storie, spesso crude e spietate, riescono a essere realiste e simboliche allo stesso tempo. La O’Connor si diverte a ribaltare i luoghi comuni, le facili opinioni della gente, ma anche l’ideologia orgogliosa e l’etica tutta d’un pezzo del laico. Dio interviene a portare sconvolgimento, e al tempo stesso un po’ di luce e d’aria, nei rigidi schemi del razionalista. Ed è proprio il razionale che la O’Connor mette continuamente in discussione.

Naturalmente non possiamo concludere questa carrellata senza occuparci dello stato più grande, il Texas, patria dei "veri americani" secondo molti, simbolo di un machismo e una megalomania tutta americana ma anche intriso di cultura sudista e di una fortissima influenza messicana, soprattutto nella parte meridionale del paese. Proprio al confine tra Texas e Messico è ambientato uno dei capolavori di Cormac McCarthy, Non è un paese per vecchi (Einaudi),
che ci parla di un paese che ha abbandonato i vecchi valori per cadere in preda a una violenza cieca e incontrollata. Tale violenza si incarna in Anton Chigurh, un assassino psicopatico munito di un'arma micidiale e di una pericolosa filosofia della giustizia. Il suo avversario, un uomo del passato che non sa farsi una ragione della ferocia del presente, è lo sceriffo Bell. Entrambi sono alla ricerca di Llewelyn Moss, un reduce del Vietnam che mentre cacciava antilopi sul Rio Grande si è ritrovato sul luogo affollato di cadaveri di una battaglia fra narcotrafficanti, e ha colto al volo un'occasione che si è rivelata troppo grande per lui. L'inseguimento si svolge lungo e oltre il confine, in un crescendo di suspense e violenza. Il destino di Moss, erede di tutti i cowboy di McCarthy e dei loro valori di dignità e onore, dipende da quale dei due inseguitori lo troverà per primo. Scritto in uno stile veloce e asciutto, crudo e implacabile come una premonizione di tragedia, con i dialoghi incisivi che rendono unica la scrittura di McCarthy, questo romanzo riporta il lettore nei paesaggi del Sudest degli Stati Uniti, popolati da uomini che, "se uno li ammazzasse tutti, toccherebbe costruire una dépendance dell'inferno". A proposito di questo libro vale anche la pena di segnalare lo splendido film tratto da esso dai fratelli Joel ed Ethan Coen che ha conquistato quattro Oscar.
La nostra recensione: Non è un paese per vecchi.

Un vero e proprio figlio del Texas è Larry McMurtry,che nella sua terra natale ha ambientato la maggior parte delle sue opere, molte delle quali, come Hud il Selvaggio e Voglia di tenerezza sono anche state adattate per il cinema. Qui vogliamo invece ricordare Un volo di colombe (Mondadori), titolo del 1985 che ben rappresenta l'anima "western" del Texas che valse al suo autore il Pulitzer. Il romanzo fa parte di una saga che segue le vicende di alcuni ex-Texas rangers mentre trasportano bestiame dal Rio Grande al Montana.


Vogliamo concludere questa carrellata con un autore che in realtà non ha origine sudiste essendo cresciuto a New York ma che ugualmente ha saputo catturare perfettamente in uno dei suoi romanzi l'atmosfera torbida e misteriosa della Georgia. Stiamo paralndo di John Berendt e del suo Mezzanotte nel giardino del bene e del male (Rizzoli). Quando per la prima volta si recò a Savannah, una città storica nel cuore del Vecchio Sud, John Berendt la conosceva solo per averla incontrata in "Via col vento".
Non immaginava che sarebbe stato travolto dal sottile, magico fascino e dalla bellezza delle sue case e delle sue piazze. Non sospettava che avrebbe scoperto i misteriosi ridi vudù che ancora vi sopravvivono né che sarebbe stato preso nel gioco di una cupa storia di sangue. Soprattutto, non aveva messo in conto il successo del libro in cui, pochi anni dopo, decise di raccontare il suo incontro con la città. Pubblicato nel 1994 questo libro si è trasformato in un autentico testo di culto, facendo di Savannah una delle città più visitate degli Stati Uniti. Chi lo leggerà capirà perché. Si ritroverà in un mondo affascinante, popolato da una galleria di personaggi stravaganti e improbabili quali solo il Vecchio Sud sa produrre: dall'inventore che dedica il suo tempo a progettare pesci rossi fluorescenti alla Signora delle Seimila Canzoni, fino alle gentili socie del Club delle Donne Sposate e al compìto William Simon Glover, che ogni mattina da vent'anni porta a spasso un cane invisibile. Finché non entra in scena Jim Williams, antiquario ed esteta, uno degli uomini più ricchi, brillanti e odiati della città, e una notte il silenzio della sua splendida dimora è spezzato da una serie di colpi di pistola. Da questo momento Mezzanotte nel giardino del bene e del male, pur raccontando una storia rigorosamente vera con protagonisti veri, assume il ritmo di un romanzo giallo condito di ambigua morbosità e narrato con maestria; un thriller dove il colpevole apparente potrebbe non essere quello reale, e dove sull'esito di un processo pesano tanto le manovre degli avvocati quanto i riti che una donna di nome Minerva compie nel cimitero di Beaufort intorno all'ora più propizia: la mezzanotte. Ma il vero, indimenticabile protagonista di questo libro resta la splendida e un po' inquietante Savannah, la città che "Le Monde" ha definito "la più bella del Nord America", il luogo dove "il passato non passa mai del tutto". L'opera, purtroppo, è ora uscita di stampa e difficilmente reperibile se non presso qualche biblioteca ben fornita, a meno che non vogliate cimentarvi con il romanzo in lingua originale. In alternativa c'è sempre il singolare film che Clint Eastwood ne ha tratto con protagonsti Kevin Spacey e John Cusack.

E con questo abbiamo davvero terminato la nostra carrellata. Come vi potete immaginare il materiale è immenso e poco può trovar spazio su queste pagine, speriamo comunque di aver toccato i punti fondamentali e avervi dato qualche spunto interessante! Alla prossima puntata e, nel frattempo,come sempre, buone letture!


Nota: immagini liberamente reperite su Google. Le sinossi dei libri accanto delle copertine sono tratte da Goodreads. 

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