6 settembre 2013

Letteratura di viaggio: gli Stati Uniti (parte I)

Cari lettori, in questa nuova puntata della nostra rubrica di letteratura di viaggio ci proponiamo una meta ambiziosa, ovvero quella di portarvi in giro per gli Stati Uniti. Data l'immensità dell'impresa procederemo per tappe a partire dalla regione più vicina a noi, la East Coast, evitando il più possibile l'area di New York, alla quale dedicheremo un capitolo a parte.
Maine, Massachusset, Rhode Island, Pensylvania, Conneticut sono solo alcuni degli Stati simbolo non solo del cuore politico del Paese ma di un vero e proprio modo di vivere e di pensare. Discendenti diretti delle tredici colonie originarie fondate dai Padri Pellegrini provenienti dall'Europa a partire dal 1600, fucina e politica intellettuale all'origine della Guerra d'Indipendenza e base di partenza per l'espansione verso Ovest, oggi rappresenta un po' il salotto buono dell'America, la sede dei college più famosi, i custodi della tradizione, i cui abitanti spiccano per una mentalità comunitaria, attenta alle forme e estremamente conscia delle distinzioni sociali, non priva di un certo snobismo radical chic.


Per capirne davvero la cultura puritana, che si accompagna al forte spirito idealista, la cosa migliore è senza dubbio partire con un classico, anzi due. Quelli che vi propongo sono due lavori completamente diversi ma estremamente fedeli alla realtà nella quale sono stati ambientati: La Lettera Scarlatta e Il Crogiuolo. Uno dei primi libri veramente "americani" per linguaggio, tematiche e ambientazione, il celebre romanzo di Nathaniel Hawthorne fu un successo editoriale fin dalla sua pubblicazione nel 1850. La vicenda si svolge nella Boston puritana del sec. XVII. Hester Prinne ha preceduto nel Massachusetts il marito, un anziano scienziato, e ha avuto una figlia, Pearl, da una relazione illegittima. Viene messa alla gogna e condannata a portare sul petto la lettera A (adultera), ritagliata "in un bel panno scarlatto". Rifiuta di dire il nome del suo amante, ma il marito, sotto falso nome, si mette alla ricerca dell'uomo. Riesce a scoprirlo: è il giovane reverendo Dimmesdale, che soffre moltissimo, ma, per orgoglio, non vuole confessare.
Da questo libro è stato tratto un celebre film con Demi Moore e Gary Oldman che, in tutta onestà, vi sconsiglio vivamente.


La seconda opera, fondamentale, è invece Il crogiuolo, terza opera teatrale di Arthur Miller, che si differenzia decisamente dalle due precedenti: 'Erano tutti miei figli' e 'Morte di un commesso viaggiatore'. Siamo nel XVII secolo, a Salem, dove una folle esplosione di fanatismo religioso travolge la comunità portando la paranoia e le rivalità personali a livelli mostruosi e aberranti. Il processo alle streghe di Salem diventa qui mezzo per parlare della caccia alle streghe che imperversava nell'America maccartista degli anni cinquanta, un'accusa decisa e intensa che lascia scossi e invita ad una profonda riflessione sulla natura umana.
Anche per quest'opera esiste una trasposizione cinematografica del '96 intitolata "La seduzione del male", nemmeno questa particolarmente riuscita ma comunque godibile per l'interpretazione del sempre ottimo Daniel Day Lewis e Winona Ryder allora all'apice della fama.


Oggi, tuttavia, quando pensiamo a stati come il Massachusset, Conneticut, Maryland, una delle prime cose che ci vengono in mente sono le cosiddette Prep School, gli esclusivi collegi privati dove si offre una preparazione di alto livello per college e università, veri e propri mondi a parte con le loro regole e gerarchie, tanto da essersi meritate un vocabolo apposta per definirne lo stile: preppy appunto. I romanzi ambientati in queste boarding school costituiscono quasi un genere letterario a parte e godono di enorme popolarità sia negli USA che in Europa, dove evidentemente in molti subiscono il fascino dell'atmosfera unica di queste istituzioni.
Naturalmente il pensiero corre subito verso un classico come Il Giovane Holden, ma oggi vogliamo segnalarvi anche ad un cult moderno come Prep di Curtis Sittenfeld.

Lee Fiora, quattordicenne di provincia cresciuta in una cittadina dell'Indiana, ottiene una borsa di studio per la preparatory ("prep") school di Ault, un prestigioso liceo vicino a Boston. È — come prometteva il dépliant — un ambiente esclusivo di antichi edifici di mattoni e prati impeccabilmente curati, ragazzi dai sorrisi smaglianti e belle ragazze in kilt. Quando si ritrova da sola nel collegio, a oltre mille chilometri dalla famiglia e dagli amici, Lee comincia a capire ciò che il dépliant non diceva: per esempio che ad Ault "i soldi erano dappertutto, ma in genere erano invisibili. Ogni tanto si intravedevano in cose scintillanti, come il cofano della Mercedes del direttore, o la cupola dorata dell'edificio scolastico, o i capelli biondi, lunghi e lisci di una ragazza". Soprattutto, Lee si rende conto che lei sarà sempre un'estranea tra i rampolli delle ricche famiglie della East Coast, intimidita e attratta dai suoi compagni. Proprio perché è una di quelle "ragazze tranquille, noiose ed emarginate", Lee riesce a cogliere — con la precocità e la crudele esattezza di un giovane Holden al femminile — i tratti essenziali dei caratteri, delle relazioni, dei rituali di alunni e professori. Attraverso il suo sguardo osserviamo la commedia quotidiana e le occasionali tragedie della vita di collegio, la nascita e la morte delle amicizie, la paura e il desiderio delle prime esperienze sessuali, le elusive ma insuperabili barriere di razza e di classe, i conflitti con gli insegnanti e i genitori. In questo debutto che rivela un nuovo talento della giovane narrativa americana, Curtis Sittenfeld offre un ritratto profondo e toccante non solo di una ragazza che cresce e si trasforma davanti ai nostri occhi, ma anche di quell'eterna adolescenza che appartiene a tutti noi.


Un po' meno celebre, ma considerato uno dei migliori del genere e quindi tutto da riscoprire, è Quell'anno a scuola di Tobias Wolff.
È il 1960, JFK è appena stato eletto, ma alla Hill School la notizia è la visita di Hemingway: il grande scrittore consegnerà il premio letterario della scuola al miglior racconto. Uno degli studenti, il più povero e complessato, pensa di scrivere la storia che gli darà fama e riconoscimento sociale. Ma la sua opera viene smascherata come il puro plagio di un racconto altrui. Esplode lo scandalo e il ragazzo viene cacciato dalla scuola. Raccontata vent'anni più tardi dal ragazzo stesso, diventato scrittore affermato, questa storia tormentata si staglia nella mente del lettore come il congedo nostalgico dall'ultimo istante dorato che precede la fine dell'innocenza.


Famosissimo invece il controverso Dio di Illusioni di Donna Tartt. Qui tecnicamente siamo in un college ma atmosfere e mentalità rimangono le stesse.
Un piccolo raffinato college nel Vermont. Cinque ragazzi ricchi e viziati e il loro insegnante di greco antico, un esteta che esercita sugli allievi una forte seduzione spirituale. A loro si aggiunge un giovane piccolo borghese squattrinato. In pigri weekend consumati tra gli stordimenti di alcol, droga e sottili giochi d'amore, torna a galla il ricordo di un crimine di inaudita violenza. Per nascondere il quale è ora necessario commetterne un altro ancora più spietato...
Le atmosfere cupe e a tratti inquietanti del libro della Tartt ci suggeriscono un cambio di scenario che a molti di voi sarà familiare e

che si rifà alle aree più povere della East Coast. Regione emblema di queste atmosfere è il Maine, uno Stato in parte ancora molto povero, il che spiega il suo lato oscuro e nascosto, che Stephen King, un vero figlio del Maine, è riuscito ad incarnare più di tutti.
Sebbene egli abbia sempre scelto località fittizie, tra le quali spicca il celebre trio Derry-Castle Rock-Jerusalem's Lot, non è difficile per chi conosce la zona riconoscere certi paesini isolati spazzati dal vento caratteristici di questa regione. Impossibile elencare qui tutte le opere di King ambientate nel Maine, che costituiscono una grossa parte della sua produzione, per un elenco dettagliato vi rimandiamo allo speciale della nostra Sakura dedicato a questo autore. Come spunto per i (pochi) di voi che ancora non hanno letto nulla di questo autore suggeriamo qui l'emblematico Le notti di Salem, primo di tre romanzi ambientati nell'immaginaria Jerusalem's Lot.
Una casa abbandonata, un paesino sperduto, vampiri assetati di sangue. Quando il giovane Stephen King decise di trapiantare Bram Stoker nel New England sapeva che la sua idea, nonostante le apparenze, era buona, ma forse neanche la sua fervida immaginazione avrebbe saputo dire quanto. Era il 1975 e, da allora, il racconto dell'avvento del Male a Jerusalem's Lot, meglio conosciuta come Salem's Lot, non ha mai cessato di terrorizzare milioni di lettori, consacrando il suo autore come maestro dell'horror.


Lasciamo, almeno in parte, alle nostre spalle, gli scenari più terrificanti, e occupiamoci di due altri celebri autori che hanno saputo cogliere e delineare con estrema sensibilità lo spirito più rurale e tradizionalista della East Coast: John Irving e Elizabeth Strout. Di tutta la produzione di Irving, autore malinconicamente dickensiano con una spiccata propensione per i drammi etici, non si può non citare Le regole della casa del sidro, drammone sul tema dell'aborto in uno sperduto orfanotrofio del Maine negli anni

'40. Da questo libro nel 1999 Lasse Hallström trasse una celebre pellicola con Tobey Maguire e Charlize Theron, che fruttò allo stesso Irving un Oscar per la sceneggiatura.
La storia di Homer Wells, un ragazzo dall'animo ricco di sentimenti e ideali, cresciuto nell'orfanotrofio di St. Cloud's nel Maine, e del medico-padre Wilbur Larch, che accoglie nel suo istituto neonati abbandonati e fa abortire povere donne che altrimenti finirebbero nelle mani di macellai. Larch educa il giovane e gli insegna la professione, nella speranza che un giorno prenda il suo posto. Homer preferisce lasciare l'orfanotrofio e seguire la propria via lavorando in una fattoria dove si produce sidro. Si renderà ben presto conto che non conosce nulla del mondo dei grandi, e che dovrà affrontare dolori, asperità, e percorrere molta strada per capire le regole della vita. Un percorso di crescita in un romanzo dall'atmosfera ricca di sentimento che affronta i quesiti esistenziali della vita, della morte e dell'amore.


Ancora più significativo il contributo della Strout che dal Maine è fuggita in età adulta verso la giungla newyorkese ma che grazie anche

al Maine ha trovato la celebrità, arrivatale con la conquista del premio Pulitzer per Olive Kitteridge, esempio secondo molti di una letteratura WASP (bianca, anglosassone e protestante) che faccia riferimento a valori americani al 100%.
In un angolo del continente nordamericano c'è Crosby, nel Maine: un luogo senza importanza che tuttavia, grazie alla sottile lama dello sguardo della Strout, diviene lo specchio di un mondo più ampio. Perché in questo piccolo villaggio affacciato sull'Oceano Atlantico c'è una donna che regge i fili della storie, e delle vite, di tutti i suoi concittadini. È Olive Kitteridge, un'insegnante in pensione che, con implacabile intelligenza critica, osserva i segni del tempo moltiplicarsi intorno a lei, tanto che poco o nulla le sfugge dell'animo di chi le sta accanto: un vecchio studente che ha smarrito il desiderio di vivere; Christopher, il figlio, tirannizzato dalla sua sensibilità spietata; un marito, Henry, che nella sua stessa fedeltà al matrimonio scopre una benedizione, e una croce. E ancora, le due sorelle Julie e Winnie: la prima abbandonata sull'altare, ma non rassegnata a una vita di rinuncia, sul punto di fuggire ricorderà le parole illuminanti della sua ex-insegnante: Non abbiate paura della vostra fame. Se ne avrete paura, sarete soltanto degli sciocchi qualsiasi».
Con dolore, e con disarmante onestà, in Olive Kitteridge si accampano i vari accenti e declinazioni della condizione umana – e i conflitti necessari per fronteggiarli entrambi.


Vi è poi uno stato che si distingue ironicamente per la sua capacità di non distinguersi affatto: il New Jersey. Snobbato per tradizione dai vicini newyorkesi che lo ritengono simbolo di un provincialismo estremamente dissonante dalla multiculturalità della Grande Mela, il New Jersey è considerato da molti amercani come uno stato senza particolare personalità, senza alcuna caratteristica distintiva, patria di autostrade infinite e anonimi centri commerciali.

Curiosamente, o forse proprio per questa sua capacità di emulare un'America senza faccia e senza regole, il New Jersey ha negli anni ispirato numerosi artisti e scrittori. Fra di loro inevitabile segnalare Philip Roth, un autore che più volte è ritornato alle sue radici, soprattutto per esplorare la cultura della working-class nella comunità ebraica di Newark, prima, durante e dopo il secondo conflitto mondiale.
Suoi il celebre Pastorale Americana, che gli fruttò il Pulitzer nel 1998 e Goodbye, Columbus, cinque racconti sul New Jersey.
Pubblicato per la prima volta nel 1959, Goodbye, Columbus è la storia di Neil Klugman e della bella e determinata Brenda Patimkin. Lui vive in un quartiere povero di Newark, lei nel lussuoso sobborgo di Short Hills, e si incontrano durante una vacanza estiva, tuffandosi in una relazione che ha a che fare tanto con l'amore quanto con la differenza sociale e il sospetto. Questo romanzo breve è accompagnato da cinque racconti, il cui tono va dall'iconoclasta al sorprendentemente tenero.


Poco resta da dire sul famosissimo Pastorale Americana: Seymour Levov è alto, biondo e atletico. Malgrado sia di origine ebraica al liceo lo chiamano "lo Svedese". Negli anni '50 sposa miss NewJersey, avviandosi ad una vita di lavoro nella fabbrica del padre. Nella sua splendida villa cresce Merry, la figlia cagionevole e balbuziente. Finché arriva il giorno in cui le contraddizioni del paese raggiungono la soglia del suo rifugio, devastandola. La guerra del Vietnam è al culmine. Merry sta terminando la scuola e ha l'obiettivo di "portare la guerra in casa". Letteralmente.


Se invece vogliamo avere un'idea di cosa si intende per la tipica "Jersey Girl", vale la pena di esplorare il lavoro di Janeth Evanovich, la cui serie dedicata a Stephanie Plum ci presenta una perfetta rappresentazione di queste ragazze semplici, alla mano e dal carattere deciso, amanti del ballo e dalla lingua tagliente.
Bastardo numero uno è il primo libro della serie, qui conosciamo Stephanie Plum: al verde, senza fidanzato né amici, per sbarcare il lunario decide di lavorare per un'agenzia di cauzioni. Un lavoro totalmente inadatto a una ragazza. Stephanie capita proprio al momento giusto per occuparsi dell'incarico migliore: acciuffare l'irresistibile e canagliesco Joe Morelli, con cui aveva avuto una torrida avventura…


Naturalmente anche in questa enclave dell'"all american" si è infiltrata la questione dell'immigrazione e proprio lo scrittore Junot Díaz ci offre un'emblematica narrazione del difficile e controverso assorbimento delle diverse culture nel ceto medio americano, grazie al suo capolavoro, ancora una volta degno del Pulitzer, La breve favolosa vita di Oscar Wao. Già dal titolo si capisce che il romanzo non avrà un lieto fine classico. Ma non importa. Perché la vita di Oscar - ribattezzato Wao da un amico dominicano che storpia il nome di Wilde - è davvero favolosa. Da favola. Da favola letteraria, magica e realistica al tempo stesso. Nasce e cresce nel New Jersey, il grasso, poco attraente, intelligente e parecchio eccitato Oscar. Sua madre Belicia è una ex reginetta di bellezza scappata da Santo Domingo perché perseguitata dal clan del dittatore Trujillo, la sorella, Lola, è una ragazza dolce, assennata e insieme spericolata come tutte le dominicane di Díaz. L'intero albero genealogico di Oscar, come quello di altre migliaia di dominicani, è composto da figure torturate, espropriate, martirizzate.


E come non concludere con due autori simbolo per il New England e per la narrativa americana in generale: John Updike e John Cheever. Entrambi premi Pulitzer, entrambi perfetti interpreti e al tempo stesso smaliziati critici dei valori tipicamente yankee, si concentrarono sulla crisi dell'americano medio e dei suoi ideali etici e religiosi. Di Updike si nota soprattutto l'accento posto sulla crisi della morale cristiana, lo sfascio del matrimonio e il rapporto con la sessualità, tematiche per cui si è a tratti guadagnato la controversa fama di autore misogino. Impossibile a questo proposito non citare il dissacrante Le streghe di Eastwick di cui tutti abbiamo quantomeno visto l'omonimo film del 1987 con Jack Nicholson e Michelle Pfeiffer.

Sono belle e pericolose, tutte e tre; divorziate, sono attorniate da uomini e da amanti; e, ovviamente, sono capaci di qualunque prodigio, perché sono tre streghe. Alexandra, Jane e Sukie vivono in una cittadina del New England, circondate dai pettegolezzi, ma non hanno nessuna voglia di nascondersi o di limitare il loro desiderio di avventura e trasgressione. Alexandra scolpisce piccole bambole, le sue "puppine"; Jane suona il violoncello; Sukie scrive per il quotidiano locale: ma nessuna esita a usare i propri poteri per scatenare improvvise tempeste o trasformare palle da tennis in rane o sedurre i maschi della loro piccola città. Finché non compare in scena un uomo che non si aspettavano e che sconvolge le loro esistenze di streghe un po' annoiate. Si chiama Darryl Van Horne, viene da Manhattan, ed è tanto affascinante quanto misterioso, nelle sue manie e nei suoi comportamenti sempre sopra le righe. Nel giro di poche settimane la casa che Van Horne sta ristrutturando diventa la sede di incontri sessuali a quattro, un ménage torbido e spregiudicato, che alla lunga scatena nelle tre amiche gelosie e invidie reciproche. Quando poi una quarta e più giovane donna trova spazio entro le attenzioni dell'uomo misterioso, la situazione precipita in modo tumultuoso, rivelando tutti i terribili poteri delle streghe di oggi.


Ma per chi è davvero interessato a questo autore l'opera più importante è sicuramente la serie dedicata a "Rabbit" Angstrom di cui Corri, coniglio è il capitolo iniziale.
Ex campione di pallacanestro, marito e padre mediocre, lavoratore senza passione, il protagonista di questo romanzo è prigioniero di un tormentato conflitto fra istinto e norme sociali; è un essere inconcludente, timido, incolto, ma capace di trovare nella propria solitudine una spirituale forza di ribellione. Coniglio, in un momento più di noia che di disgusto, abbandona la moglie, e con la stessa impulsività abbandonerà l'amante, per tornare di nuovo dalla moglie.


Di Cheever, il Čechov dei sobborghi com'è stato soprannominato, si ricordano soprattutto i romanzi brevi che smantellano

l'ipocrisia di una società estremamente attenta alle forme esteriori ma dilaniata al suo interno da conflitti sociali e famigliari.
Di lui vi proponiamo la raccolta I racconti (pubblicata in Italia anche con il titolo Addio, fratello mio). Maestro del racconto come misura ideale di investigazione e reinvenzione, John Cheever è stato il riconosciuto testimone di un'America suburbana soffice e torbida, e continua a essere l'implacabile voce-sonda che ha per la prima volta tratto dall'ombra la gestualità rituale e le emozioni malate di una media borghesia chiusa dentro il suo severo protettivo benessere. Piccole anime, piccoli accadimenti, piccole trame, e un grande disegno che le contiene. La "commedia umana" di John Cheever è contenuta in questi sessantuno racconti che costituiscono la dorsale più riconoscibile e più fascinosa della sua produzione. Dagli anni Sessanta in avanti l'editoria italiana ha cercato di trovare un posto di eccellenza a questo scrittore, a volte puntando sui romanzi a volte sbriciolando i racconti in piccole raccolte: in questa edizione vogliamo essere vicini alla densità, alla complessità ma anche alla naturale fluvialità di una narrazione che chiede continuità e costanza. Fatto com'è di insistenze e ossessioni, il mondo di John Cheever si dispiega qui intero e avvolgente. Si dà conto, per la prima volta in Italia, della galleria di personaggi che Cheever ha saputo creare e dello stile che ne regge la sequenza. La maggior parte di questi racconti sono apparsi sul "New Yorker" fra il 1935 e il 1978.


Con questo abbiamo concluso la prima parte del viaggio, speriamo non vi siate affaticati troppo e siate pronti a seguirci nella prossima puntata in cui ci avventureremo per i torridi e misteriosi paesaggi del Sud. Per il momento buona lettura!

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